giovedì 29 novembre 2018

CONTINUARE A VOLERSI BENE...


... pure se la Vita porterà ad essere lontani mezzo mondo, ove mondo sta per distanza reale, ideale, virtuale.
Questa giornata passerà tra i "ricordi vissuti", quelli che quando tornano alla memoria suscitano le medesime emozioni di un tempo.
Un breve viaggio in autobus dove piove all'interno dal soffitto gocciolante, conversazioni ascoltate furtivamente ma per puro caso, alcune serie, altre divertenti. Riflessione su quanto la vita in generale sia varia, nello stesso momento diversa per ognuno e sempre suscettibile di cambiamento, nel bene come nel male.
Poi in reparto, il solito triste "affollamento" che prende i connotati di normalità. Mi chiedo ancora una volta se sarò all'altezza, se dalla "quotidianità" percepita durante il percorso da casa all'ospedale riuscirò a "sintonizzarmi" con quest'altra quotidianità, parallela e altrettanto reale.
Più di una volta mi è capitato di incontrare una persona alla prima chemio e rivederla poi solo all'ultima della serie. E alle parole... mi vedi trasformata, vero?!... replicare... giusto poco poco, gli occhi però si, sono più belli.
A questo punto vederli quegli occhi farsi lucidi, non saprei se per gioia o pianto. Pietosa bugia? Certamente no, solo certi ricordi, quando lo specchio mi parlava. Va così, deve... quando sei lì.
E stasera per chiudere in bellezza, sono andata a far visita ad una vecchia Amica delle mie, "survivor" come me, un po' più acciaccata, più anziana ma ... viva. Ha voluto vedermi perché sta per trasferirsi a Londra, andrà a vivere con la figlia e la Sua famiglia. Ha perso il marito in soli quattro mesi, perché anche questo fa la Vita, stupisce nel male come nel bene, va al contrario di quanto si pensi e lascia... ricordi.
Ed io...? Io mi faccio forte, eppure mi commuovo. Ai traguardi e agli insuccessi, alla gioia della risata e al pianto per dolore. Sono scene di rinascita senza illusione. Però è speranza per esserci e per la condivisione.

SENSIBILITA'. LA VIRTU' DIFFICILE.




A volte...Tu sei molto sensibile, altre... Tu sei troppo sensibile. Da sempre me lo sento ripetere, e in quel "molto" che in altri casi diventa un "troppo" c'è il nodo del problema, da cui si evince che essere sensibili è una grande responsabilità. Le persone sensibili spesso sono vittime di pregiudizi, pure se vero è che alcune ricerche hanno scoperto che suoni, emozioni e perfino la presenza degli altri sono percepiti da queste persone molto più intensamente della media.
Tutti siamo dotati di intelligenza emotiva, capacità di riconoscere e comprendere le emozioni in Noi e negli Altri ed abilità di utilizzare tale consapevolezza nell'agire e nelle relazioni. Le persone sensibili però non sono più o meno intelligenti emotivamente rispetto agli Altri.
Le persone estremamente sensibili vivono le cose in modo molto più intenso, non si limitano solo ad ascoltare le parole pronunciate dagli altri, ma colgono anche le sottigliezze nei gesti e nel tono della voce. Tuttavia, le emozioni forti non controllate possono avere conseguenze disastrose. Le persone molto sensibili possono sfruttare l'intelligenza emotiva a loro vantaggio solo dopo aver capito che sono dotate di estrema sensibilità. Questa consapevolezza fa sì che possano godere dei benefici della loro accresciuta sensibilità e, al tempo stesso, riconoscere e soffocare le tendenze negative.
TU SEI MOLTO SENSIBILE... e in effetti questo mi porta a riflettere in ogni situazione, ad analizzarla prima di agire, perché mai vorrei arrecare danno ad alcuno, visto che mi pongo sempre nei panni di Chi è dall'altra parte. Della serie, non fare quello che non vorresti fosse fatto a te. 
Sono attenta ai dettagli ed ho cura dei sentimenti, mi accorgo di ogni piccolo particolare e lo ricordo a distanza di tempo non per rimuginare ma consentire attenuanti. Ché poi... Chi non sbaglia mai?
TU SEI TROPPO SENSIBILE... e per questo data la mia inclinazione a scavare in profondità sotto la superficie, tendo a rimandare le decisioni. Nella mia testa non posso fare a meno di passare in rassegna tutti gli esiti possibili, pagandone le spese in termini di tempo. Quando finalmente arrivo ad una decisione, che si rivela essere infelice, la prendo molto male, per cui si rallenta ulteriormente il processo decisionale, perché la paura di fare pessime scelte è parte integrante della condizione che mi frena fin dall'inizio.
Mi piego ai sentimenti, e devo pensare a lungo prima di riuscire ad incanalarli verso l'atteggiamento che desidero mantenere.
Sono sensibile alle critiche, all'inizio ci soffro anche un po' ma poi la tendenza a pensare molto alle cose ed esplorarle nel profondo, mi aiuta ad apportare i cambiamenti più appropriati. 
La capacità di tener conto dei sentimenti altrui mi fa stare bene nell'ambito di gruppo, mi piace offrire stimoli ma ho sempre un timore reverenziale per cui mai prenderei una decisione risolutiva. 
La consapevolezza estrema delle emozioni altrui mi fa molto accorta. Presto attenzione agli effetti che il mio comportamento può avere sugli altri, e lo mostro in modo molto educato. Così la maleducazione altrui mi infastidisce particolarmente.
Adoro circondarmi di silenzio, per concentrarmi e pensare, ed è questo il motivo principale per cui scrivo di notte, quando è accesa l'unica luce sulla scrivania e resto sola con me stessa. Ma come tante cose della vita, essere una persona sensibile è sia una fortuna che una condanna, ed è difficile da gestire soprattutto quando non ci si sente pienamente compresi.

mercoledì 28 novembre 2018

CURARSI A CASA


Interessante incontro organizzato dalla FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) a tema, l'avvio della ROP (Rete Oncologica Pugliese) con decreto in data giugno 2018. PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziali) e mobilità passiva.
Presenti e relatori, il dott. Evaristo Maiello (Coordinatore DIOnc Capitanata della Rete Oncologica Pugliese), il dott. Antonio Delvino (Istituto Tumori di Bari), il Cav. Francesco Diomede (Vice-presidente FAVO Nazionale). Interventi dei rappresentanti delle associazioni e di alcuni operatori sanitari.
Dopo tredici anni di stallo sembrava la cosa più complicata da realizzare, ed invece la rete ha visto la luce pur nella sua complessità. Entro fine anno saranno avviati i primi Centri di Coordinamento Oncologico che si incaricheranno di risposte complete ai malati, qualunque sia la natura del disagio che vivono, clinico, lavorativo, sociale, informativo e psicologico. Un altro concreto passo avanti sarà l'istituzione delle sottoreti di patologia, con relativi centri di riferimento e PDTA, di polmone, seno, prostata, colon e utero.
Il 13 Dicembre è la data stabilita per gli "Stati generali della Rete Oncologica Pugliese".
Rete vuol dire "integrazione", la fine di ogni residua forma di autoreferenzialità, il freno ad una mobilità passiva per cui ancora molti migrano in altri centri sperando in cure ed assistenza migliori.
Anche se sarà un percorso molto difficile, punti di forza per una rete da standardizzare saranno il "rigore metodologico", i "PDTA predefiniti e certificati con manutenzione", la "Medicina di precisione" ovvero ogni terapia dovrà essere preceduta da valutazione genetica. Nodi importanti della rete saranno altresì i medici di famiglia, adeguatamente formati ed informati cui spetterà il compito di avviare il paziente verso centri e specialisti indicati al caso.
Un incontro durato tre ore, condotto con chiarezza e aperto al dibattito. Un bel progetto che pare avviarsi al varo definitivo. Al termine tra di Noi uno scambio di opinioni, quella comune che pare un sogno o meglio utopia poter curarsi in tutta tranquillità a casa propria finché non ci sarà armonia e ognuno continuerà a "coltivare il proprio orticello". Empatia medico-paziente, umanizzazione delle cure, si fa un gran parlare ma non sono ancora atteggiamenti costanti. I farmaci e le nuove proposte terapeutiche non mancano, però non bastano.

martedì 27 novembre 2018

SAN LEOPOLDO MANDIC. UN SANTO TUTTO NOSTRO.


Non lo sapevi? Ora c'è davvero il santo protettore di Chi si ammala di tumore.
In effetti ero all'oscuro di questa cosa e venirne a conoscenza mi ha risollevato, dopo il buon Dio finalmente lassù ci sarebbe stato anche Lui per Noi, pazienti "particolari" a volte dimenticati o sicuramente poco considerati su questa terra. San Leopoldo Mandic, non lo avevo mai sentito nominare ed ora che la Cei aveva ufficializzato il riconoscimento era d'obbligo saperne di più.
Fra Leopoldo, morto di cancro, trascorse l'intera vita ad alleviare, con la preghiera, le sofferenze degli ammalati. Di lui si ricorda che per recarsi al capezzale di un malato lasciava anche il confessionale.
Riconosciuto santo in virtù della sua profezia ecumenica e per essere stato modello di riconciliazione, fra Leopoldo Mandic morì nel 1942 per un cancro all’esofago.
Per la Sua straordinaria attitudine e instancabilità l’assemblea della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) ha riconosciuto il cappuccino padovano come protettore di chi è colpito da un tumore. Un riconoscimento che è una vera carezza a sofferenti, familiari, medici e ricercatori, che ogni giorno pregano fra Leopoldo.
E' un segno che si aggiunge a una devozione già viva. "Abbiamo accolto con grande gioia la notizia", commenta il rettore del santuario a Padova, padre Flaviano Gusella, che recentemente ha anche annunciato l’ostensione permanente del corpo di san Leopoldo.
Fu un santo che accettò la sofferenza, non chiese di essere guarito ma fu esempio mirabile di accettazione della malattia.
Come ricorda il rettore del santuario padovano, la preghiera è anche per sostenere la ricerca, e per i medici e gli infermieri. "La fede è sicuramente un grande conforto sia per i malati che per gli operatori sanitari", gli fa eco la professoressa Vittorina Zagonel, direttore di Oncologia medica 1 dello Iov-Irccs di Padova.
"Tutti i giorni Noi operatori siamo in contatto con i nostri limiti e spesso ci troviamo a confidare per affidare i Nostri pazienti e il Nostro lavoro. Per noi è un conforto, come per i pazienti e i familiari. Tocchiamo con mano quotidianamente che le persone in situazioni critiche cercano aiuto spirituale in modelli di santi, soprattutto per chiedere di essere sostenuti nell’affrontare questi momenti".
La Fede, è sempre lei che dà un senso a ciò che capita, forza per affrontare e viverlo, serenità nel superarlo. Abbandonarsi tra le braccia protettive di Dio Padre, da oggi avere anche un santo cui affidarsi. Unica condizione, crederci incondizionatamente.

lunedì 26 novembre 2018

SENTIRSI MADRE


Ci sono storie che quando si ascoltano sono tali da predisporre in un certo modo. Lasciano un segno, e la reazione a ciò che si vive subito dopo coglie impreparati, stupiti.
Allora ti chiedi... come mai, perché pur essendo stata più volte spettatrice in un contesto che resta lo stesso, questa volta gli occhi sono più che lucidi. E non è solo perché non ci si fa mai l'abitudine.
Capita che prima di iniziare qualcuno mi trattenga per un saluto, dovrebbe essere rapido e invece si trasforma in un lungo racconto che pare una favola ed è al contrario vita vera.
Una lunga attesa, più dei normali nove mesi, prima che una bimba venga al Suo mondo che l'aspetta con amore. Alla mamma viene consegnata nuda ma con un paio di calzini, questi resteranno nella scatola dei ricordi, profumati di talco e di gioia.
La bimba cresce e un giorno le chiede...
La mia amichetta ha detto che è nata dalla pancia della mamma. Anch'io sono nata dalla tua?
E allora le racconta di un puledrino che qualche giorno prima di Natale aveva consegnato a loro, papà e mamma, un pacchetto in cui come dono prezioso c'era lei a farli felici.
La piccola si sentì speciale, l'unica al mondo a non essere nata dalla pancia della mamma né portata dalla solita cicogna, e sotto a un cavolo manco a pensarci.
Diventò grande e gradualmente comprese la Sua storia. Era nata dal Cuore di Chi l'avrebbe amata tanto quanto se non di più fosse arrivata dopo la gioia di una lineetta blu.
Questo racconto mi ha coinvolto, sarà stato il modo, il tempo, il mio stato d'animo... non so, sicuro è che mi ci sono vista dentro, immersa quasi protagonista. Poco dopo ho incontrato una ragazza che piangeva, l'età di mia figlia... primo respiro profondo, il motivo... potevo immaginarlo, la causa scatenante... altro respiro. Le paure, la speranza... un dito alle labbra per darsi coraggio. E le mie lacrime e il desiderio di stringerla a me, come fosse mia.

sabato 24 novembre 2018

LA "NON COMPRENSIONE"


Si avvicina il 25 Novembre, giornata in cui vengono ricordate tutte le donne vittime della violenza maschile. I femminicidi non si contano e le cause sono aberranti anche in seno alla famiglia stessa, una vera piaga sociale che trasferita su altro piano e a diversi livelli rischia di diventare luogo comune. Così si assiste ad una diffusione di tipo virale sui social, frasi fatte e poco sentite che intendono far passare l'immagine di una donna di altri tempi che stentatamente si integra nella realtà di oggi. La Donna è ben altro, vero è che necessita di cure e sentimenti palesati, ma in mancanza sa farsene una ragione, perché è un po' più su rispetto al Suo compagno. Comprende tutto di sé, i chiaroscuri del proprio animo e quando gli ormoni glelo consentono, comprende anche la visione coi paraocchi di Chi le dice di amarla.
Capirsi per capire insomma, una dote tutta al femminile, indice di grande sensibilità che non esclude completamente il sesso maschile, ché quando un uomo ce l'ha diventa un gran poeta, secondo Alda Merini. Peccato che non siano così tutti gli uomini, e perciò sarà necessario in un certo senso accontentarsi, non pretendere per non essere coperte da pretese, tipico atteggiamento maschile del "do ut des".
Comunque fin qui tutto normale o quasi, ma che dire di quelle unioni che si trascinano spente senza mai essersi accese? In questo caso è violenza di tipo masochistico, ognuno fa per primo violenza a se stesso e di conseguenza anche all'altro privandolo di amore sincero. E anche le donne, quando ci si mettono, si avvalgono di metodica diversa, ma sono capaci di violenza inaudita, sottile e logorante. Femmine e maschi dunque, violenti uguale se giudicano, non accettano e condannano.
Tante sono le forme di violenza... fisica, psicologica.... fisica e psicologica insieme, e di risposta una "strana rassegnazione".
E a tal proposito ricordo una delle "antiche amiche" conosciuta in ospedale ai tempi del primo intervento. Con un candore disarmante, addirittura sorridendo "confessava" o forse sarebbe meglio dire "affermava" quasi con vanto di aver sempre preso botte dal marito, anche... parole sue... "con la pancia avanti". E alla vista del nostro ostentato stupore, aggiungeva... "però m'ha voluto sempre bene!"

E NON MI FERMO MAI... e pure resisto


Pare essere stata questa giornata di conferme, evidentemente e pur senza cercarle, ogni tanto ne ho bisogno.
Mattinata al consueto convegno annuale di Oncologia, pomeriggio all'incontro conclusivo del MED FOOD ANTICANCER PROGRAM, condotto da una psicologa. Verifica della propria resilienza nell'ambito della sana alimentazione. Per tutto il percorso abbiamo acquisito conoscenze dalle evidenze scientifiche, parlato di alimentazione mediterranea, l'unica veramente valida, di alicamenti, cibo spazzatura, prevenzione, ma quanto convincimento di tutto questo è rimasto?
Perché fosse dato il "colpo di grazia" a dubbi e cedimenti, ci è stato chiesto di vedere trailer relativamente brevi di tre "docufilm", film documentari che trattano nel caso specifico errori alimentari per scelta più o meno libera di un cattivo stile di vita. "Supersize me" e il "plagio" silente del fast food, "Our daily bread" e gli orrori della carne da macello, e infine qualcosa di molto più leggero, "Focaccia blues" ovvero Davide che vince Golia, dove il primo è rappresentato dai sapori autentici mediterranei e Golia è il MC Donald's dal gusto piatto, omologato destinato a stancare.
Nel bene e nel male, a vedere tutto quanto ho retto, più o meno e in alcuni momenti distogliendo lo sguardo e pensando ad altro, strategie insomma. Stessa cosa al convegno, ogni volta mi meraviglio di me stessa, come possa fare io a mantenere un lucido distacco a sentir vantare "mesi di sopravvivenza" come un successo. E' chiaro che lo sono, anzi addirittura una vera conquista, però...
Che volete vi dica, forse non saranno una certezza ma mi danno forza e anche coraggio i quasi 100 mesi che ho raggiunto.

giovedì 22 novembre 2018

VERSO LA CONSOLAZIONE


Mercoledì, al solito trascorso fuori e non molto lontano. A distanza di una settimana siamo tornati a Deliceto per visitare un convento in mezzo al bosco, posizione suggestiva al primo sguardo.
C'era vento freddo e molte erano le persone che si avviavano verso "la Consolazione", questo il nome del convento.
- C'è qualche celebrazione particolare?
E la suora da Noi interpellata...
- Qui, oggi è gran festa. Una sorella prende i voti...
E in effetti tutto era approntato come per un matrimonio, e dalla porta principale i profumi del bosco venivano a mescolarsi con quelli interni provenienti dalla cucina. Una festa come si conviene va onorata in tutti i modi, e un buon pranzo è sempre tra quelli giusti.
La parentesi festosa però non mi ha distolto dal motivo per cui mi trovavo lì. Sentivo il bisogno di essere... consolata. Conforto dopo un dispiacere, forza e determinazione per andare avanti. Nello stesso tempo l'occasione specifica mi suggeriva le vocazioni dell'uomo, quelle "per tutta la vita" e le altre "durante la vita", quest'ultime incontrate quasi per caso, forse non considerate abbastanza ma che poi cambiano lo stesso l'esistenza. Essere volontari ad esempio, con fermezza e convinzione, voler mettersi in gioco anche a rischio di fallire e poi ricominciare.
Oggi cercavo la consolazione, e l'ho trovata girando pagina e affidando a Lui non solo me, perché guidi e illumini a rispondere sempre... si al compito per cui si è chiamati, senza presunzione e con l'umiltà che comprende e giustifica. Un senso di pace, la serenità ritrovata, queste le conquiste odierne mentre si completava il percorso lungo il sentiero nel bosco segnato dalle suggestive stazioni della Via Crucis fino al sepolcro.

L'ONESTA' DELLA BUONA TERRA


Come più volte è rappresentata la Speranza, se un seme capitato sull'asfalto, riesce a penetrarlo e poi germogliare, è alquanto credibile che un uomo legato alla Sua terra, coltivata con amore per una vita, riesca a sopravvivere oltre qualsiasi aspettativa, fino a quando comunque "il giorno" arriverà. E sembrerà impossibile.
Dopo un inizio garbatamente burrascoso, a me si era legato con affetto. Mi aspettava ogni volta per raccontare la storia della Sua vita, che io fingevo di non conoscere per non deluderlo. Diceva della terra e dei sacrifici, di onestà e rispetto... e gli brillava lo sguardo, poi passava alla malattia e la tingeva di tinte fosche, si lasciava scappare ogni tanto un "se riusciamo a tirare" poco convinto, ma alla fine concludeva con l'abituale soluzione in tasca... "però tanto c'ho la campagna".
Da me si fece conquistare con una caramella al caffè che accettò per buona "crianz'", visto che non amava i dolci, in seguito chiederla diventò l'invito a tornare. Scartava la caramella e poi la succhiava lentamente, mentre continuava a parlare di sé, della Sua campagna, dove si recava ogni giorno per seguire i lavori seduto sulla sedia a rotelle...
"Per me la terra è tutto. E' madre e padre, fratello e sorella. Ci devo stare assieme e assisterla come conviene. Prima spaccavo il mondo, la giravo tutta a piedi. Oggi me l'abbraccio con gli occhi, perché altro non posso.
E si fermava per asciugarsi gli occhi...
"Eh, signora Maria... io mi difendo. E mi difendo in tutti i modi. Mangio anche se non mi va. Mangio, ho lo stomaco "potente" e quello che mangio mi fa venire la forza. Poi faccio da solo la ginnastica con le gambe, faccio finta di andare in bicicletta, me le massaggio. Non voglio tenere due cose appese..."
Poi sorrideva...
"Mi difendo per non arrendermi. Io non mollo".
E lo hai fatto fino allo stremo, non solo tuo ma anche di Chi ti stava accanto, fino ad oggi quando con un messaggio la Tua dolce figlia mi ha fatto sapere che non c'eri più. Ho provato una fitta al Cuore, sapevo, qualcosa immaginavo ma come sempre vengo colta alle spalle. Vittima di perenne illusione? Mah, piuttosto affetta da inguaribile speranza.
E particolare valore ora avrà l'ultimo regalo che mi facesti un anno fa, uno spicchio di zucca... e le Tue parole.
"Ti porto qualcosa che non potrai scordare, la zucca coltivata, irrigata e raccolta da Noi, naturale.
Te la do con tutto il Cuore, perché sei una gran signora".

martedì 20 novembre 2018

TU NON SEI LA TUA MALATTIA


All'odierno incontro del GAMA il gruppo, piuttosto esiguo per numero a causa delle cattive condizioni atmosferiche, ritrova l'originaria identità del "mutuo aiuto".
Dopo l'ascolto dell'ultima incisione di Roberto Vecchioni e Francesco Guccini, "Ti insegnerò a volare", ispirata alla sfortunata vicenda di Zanardi, c'è stata la presentazione di tre volti nuovi, parenti di un paziente, rispettivamente moglie, fratello e compagna di quest'ultimo, arrivati al "nostro porto" dopo la tempesta iniziale del tumore del loro congiunto. Un carcinoma al sigma, trattato all'inizio con terapia neo adiuvante in attesa di intervento e poi complicato da un'improvvisa occlusione. Quindi intervento d'urgenza, stomia, e rallentamento della ripresa anche a causa della scoperta di metastasi plurime al fegato e al polmone. Le condizioni cliniche post operatorie comunque non destano particolare preoccupazione, ma un valore ematico che stenta a risalire, ha portato il paziente ad un apparente stato depressivo iniziale, ed ora che si appresta a riprendere i trattamenti la condizione non è di certo propizia. Egli in pratica si identifica con la malattia, e a nulla servono le rassicurazioni, gli stimoli e tutti i tentativi dei familiari e dei medici stessi. Certamente la situazione è seria ma non è rapportabile ad uno stadio terminale.
Il racconto si prolunga e da esso traspare una serie di atteggiamenti contraddittori, rifiuto alla vita e nello stesso tempo attaccamento alla materialità che ne è parte, preoccupazione per gli altri e lasciare andare alla deriva se stesso, e poi una sorta di tirannia nei confronti di Chi gli sta vicino, quasi tutto gli fosse dovuto, e ancora disinteresse, abulia, e tanto altro.
Vero è che non molto tempo è trascorso dall'intervento, arrivato tra capo e collo quale ulteriore tegola dopo la diagnosi, ma intanto loro si chiedono... come devono comportarsi?
Probabilmente lasciare che passi qualche altra settimana, forse anche più di un mese, essere meno permissivi, "imporgli" una certa autonomia dal momento che nulla la impedisce, e potrà essere d'aiuto anche far leva su quell'amore per il prossimo da sempre palesato che ancora potrà manifestare se tornerà a stare meglio. Dimenticare il passato antecedente alla malattia e prendere le distanze da quel benedetto valore che non si normalizza, perché forse l'ansia e la paura e l'angoscia per un futuro che non riesce a vedere ne sono la principale causa.

E RILEGGO DAL BLOG...


Scrivi sempre sul blog?
Domanda a bruciapelo solo qualche giorno fa. Perché a bruciapelo? Lì per lì ho quasi esitato, perché il blog ormai per me non è solo un "angolo" dove porre a ricovero fatti, emozioni e pensieri, è diventato il mio "vivere narrando" e "raccontare esistendo", che non sono la stessa cosa pur identificandosi con l'abitudine ormai radicata di rendere con parole scritte ogni mio "sentire", a pelle, con il Cuore e con la mente.
La nascita del blog fu il segno forte della virata verso il cambiamento che ancor oggi si compie e probabilmente finirà coi miei giorni che spero siano ancora molti, cosa per cui mi impegno.
Certo, ci scrivo sempre... ho risposto, e devo averlo fatto con tale veemenza che dall'altra parte c'è stato un...
Bene, per carità mi fa piacere.
Eh già, il cambiamento ha portato anche questo, ad essere impulsiva ma in senso buono, a difendere quel che sono come una conquista, poi magari sarò anche fraintesa ma il mio agire consueto alla fine chiarisce ogni dubbio. Mi sono curata e mi curo scrivendo, e dai miei pensieri scritti perciò mi si comprende meglio.
Dalla sua nascita ad oggi, anche il blog è cresciuto e non solo con le pagine. Ora riporta l'analisi attenta di ciò che io provo, ma anche degli animi in subbuglio delle persone che incontro, la ricerca costante di strategie di sopravvivenza, la cronaca di storie che non dovranno mai conoscere la fine. Oltre il pensabile, perché le Persone non sono faldoni da archiviare in ordine alfabetico. Adesso "il mio blog" è tutto questo.
Fu terapia, aiutandomi nel cambiamento che fece di me una persona nuova attraverso un processo di elaborazione dell'evento. Favorì le tante conoscenze ed il confronto, fu mezzo di informazione. In tono discorsivo, a tratti narrativo cominciai a raccontare la mia storia, che allora mi pareva unica, eccezionale e invece poi si è rivelata uguale a tante altre, differente solo perché da subito sono riuscita a vederne le opportunità, davvero tante. Non fu chiaramente merito mio, per cui è un segno che devo continuare a...

domenica 18 novembre 2018

GIORNO DOPO GIORNO...


... ed è finita un'altra settimana. Ne ripercorro col pensiero i giorni, mentre oggi che è sabato cerco di lustrare un vetro. Ogni tanto e senza esagerare, qualcosa devo pur fare, e i vetri che una volta lavavo a giorni alterni, ora devono ridursi ad una certa opacità prima che mi decida. Ma che importa, non è certo essenziale, dopo tutto per vedere chiara la realtà esterna basta affacciarsi e guardare fuori, ed appare quel che è.
Sono contenta di aver acquisito questa filosofia di vita, mi dà sicurezza, mi fa sentire fortemente motivata a continuare per questa strada, nonostante qualche delusione perché a volte succede a me come ad altri, si dà per scontato che ciò che si pensa sia giusto e comprensibile, e invece...
Ma non mi arrendo, magari faccio qualche passo indietro, è strategia, è per la rincorsa, e poi torno alla proposta perché risposta sia. Ci tengo molto a quello che reputo il "mio domani", 24 ore dopo senza guardare troppo lontano, fatto di nuove idee, senza perdere l'entusiasmo. E per questo insisto, e non mi formalizzo, né sono statica mai. Quindi se risposta non c'è, alla fine la do io a me stessa, e ricomincio dopo aver imparato ancora una volta. Si semina tanto, anche per un solo frutto.
Così finisce un'altra settimana, mentre si apprestano giorni nuovi, sempre più intensi, perché è così che voglio vivere, senza soffermarmi a pensare. Otto anni fa ricominciai di corsa, ora sono felice di tutto il tratto di strada percorso, soprattutto gli ultimi passi, più lenti, meditati e proficui.

AFFINITA'


Raffinate somiglianze riscontrabili nel tempo, piacevoli scoperte che annullano del tutto il senso di solitudine e accrescono l'autostima.
Sono anni che parlo del potere terapeutico della scrittura e che cerco di stimolare in tal senso, qualcuno recepisce, comincia ma abbandona...
Si, mi piace però sai, sono incostante per natura. Magari poi mi torna la voglia, eh!?
Qualche altro invece è un pigro cronico e non comincia proprio. Entrambi non sono consapevoli di ciò che si perdono, così come ha detto quell'Amico che mai avrei pensato. Non che sia uno stupido, per carità, ma è così preso dalla Sua campagna, dall'entusiasmo che lo prende quando va per i campi a raccogliere le verdure selvatiche amare che fanno bene, dalla passione per la cucina, che credevo non avesse tempo per altro, e invece...
Ehh, lo dico sempre a mia figlia, e prendi ogni tanto un libro in mano ché poi impari pure a scrivere, non esistono solo i telefonini, e lei... niente! A me invece piace scrivere. Quando è tempo di auguri, i parenti si rivolgono a me, perché scrivo "biglietti personalizzati", penso a Chi sono indirizzati e li costruisco su misura.
Beh, dico tra me, è già qualcosa, è pur sempre un inizio se poi si continua, e quando evolve può costituire un genere a sé, tutto nuovo.
Lo sai... gli dico... scrivo anch'io, biglietti, bigliettini coi "fiocchi" ed altro ancora. Serve per sentirmi meglio, ho cominciato a curarmi scrivendo da subito, e dopo otto anni sono così come mi vedi.
Guarita...?
Non saprei, comunque mi godo il momento, e intanto faccio... prevenzione scrivendo.
Ahh, allora ne dovrò mandare io di auguri, perché qua 'sti ritorni di fiamma non finiscono più, e quando sarà poi... sempre se sarà...vorrò fare come Te, stessa prevenzione. Vedi mai la scrittura mi allungasse la vita..

venerdì 16 novembre 2018

PER TUTTA LA VITA...


E' stata una bella "serata spirituale", di quelle che ti lasciano andare col Cuore pieno e la luce negli occhi. Una celebrazione in memoria e suffragio degli Amici che non ce l'hanno fatta ma anche un segno di continuità con i parenti che nel bene e nel male non potranno mai dimenticare.
La presentazione dell'"evento" e un lungo elenco di nomi, l'appello di Chi sapevamo essere lì presenti con Noi, poi il rito liturgico con un'omelia rasserenante per chiarezza di termini e ricchezza di contenuti, note forse scontate ma in quel contesto particolarmente appropriate.
Al centro il verso del salmo del giorno... "Per tutta la vita loderò il Signore", e intorno a questo il susseguirsi di riflessioni.
Per tutta la vita... è un impegno importante che riporta alle vocazioni dell'uomo, al matrimonio e al sacerdozio, e anche al donarsi l'uno all'Altro come fratelli in Cristo, che poi è "modello" da seguire senza nutrire alcun dubbio, giacché fu Lui per primo ad offrirsi in sacrificio per l'umanità. Così il marito alla moglie e la moglie al marito, altrettanto il sacerdote alla comunità, ove c'è bisogno di sostegno, preghiera e qualsivoglia aiuto, tutto questo si fa. Per tutti i giorni della vita, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia...
E' facile proclamarsi cristiani, esserlo davvero lo è molto meno, perché quando le cose non vanno bene rabbia e persino rancore verso Dio prendono il sopravvento, e la fede allora dov'è finita?
La fede è quella cosa che nelle difficoltà di qualsiasi tipo e nella malattia in particolare fa dire, ai piedi della Croce... "non accetto ma sopporto per Te", perché c'è passato prima Lui per la sofferenza e la morte e poi è risorto, e aver fiducia in questo aiuta per tutta la vita.
Un'atmosfera celestiale per l'intera durata del rito, un ricordo sereno di Chi non è più, alcuna tristezza. La sensazione di non trovarsi mai soli ad affrontare ciò che non si può evitare diventava consapevolezza piena, conforto e speranza... per tutta la vita.

SU IN ALTO. PROFUMO DI LEGNA ED INCENSO


Oggi è stato mercoledì, e al solito mio marito ed io siamo stati fuori. Meta, Deliceto distante poco più di 40 km, perché avevamo necessità di essere in città nel pomeriggio. Bene, quello che pareva dover essere un ripiego, alla fine è risultata una piacevole scoperta. A parte il borgo antico, gli scorci e il panorama, caratteristiche comuni a quasi tutti i paesi del Subappennino Dauno, qui...quante chiese! E poi, vicinissime l'una all'altra, da imbarazzo della scelta per coloro che abitano le case attigue. Una in particolare mi ha colpito già dal nome... Sant'Anna e i Morti. Che strana "accoppiata". Sant'Anna con Maria Bambina sull'altare e in una cappella laterale chiusa da un cancello, la Morte con la falce. Un forte ed evidente contrasto, sottolineato poi in modo contraddittorio in una scritta su una targa all'esterno, di fianco ad una porta dipinta e scolorita dall'avanzare del tempo. "Il trionfo della Morte sulla Vita". L'eterno conflitto superato e smentito dalla Resurrezione e dalla salvezza, secondo la visione cristiana, ma pure da una concezione laica che vuole memoria imperitura in Chi resta. E in un certo senso è così, se strade acciottolate di un borgo antico portano ancora i segni dopo secoli e secoli, se le mura intatte di un castello hanno resistito alle impietose intemperie, se nei discorsi a mezza voce degli anziani di un piccolo comune c'è il rimpianto del buon tempo antico.
Nulla muore del tutto se porta frutto, e i frutti a ben vederli, ci sono sempre.

giovedì 15 novembre 2018

SENTIRSI TUTT'UNO


Non si può vivere astratti dall'ambiente circostante, non si può praticare alcuna attività senza sentirsi tutt'uno con Chi si entra in relazione. E' una realtà inconfutabile, anche se non sempre è in automatico e l'armonia è una conquista.
Occorre prestare ascolto, prendere in considerazione, non arroccarsi sulle proprie idee, stimandole uniche e assolute. Ci vuole umiltà, insomma e incontrarsi a metà strada è la soluzione migliore.
Nel volontariato questa condotta è indispensabile, si mette da parte la professione per farne competenza disponibile, non esiste alcun individualismo e al contrario la totale uniformità. Sentirsi tutt'uno per essere insieme.
Se ci si mette in gioco, è ovvio considerare possibili critiche e bocciature, contrasti e tutto da ricominciare. Si cresce così e si migliora, poiché la perfezione non esiste.
Di questo, personalmente ho avuto percezione da sempre ma solo ora, da quando "Tutto cominciò", ne ho consapevolezza.
Una volta, temendo di peccare per presunzione ne parlai con persona degna di fede.
Mi fu risposto che alla fine quel che contava veramente era il "risultato finale", la "summa" delle azioni che davano origine al bene per gli Altri. Come risposta non la trovai molto chiara e così continuai a essere quel che ero, senza farmene più un problema o quasi.
Il tempo è trascorso e mi ritrovo oggi a confrontarmi sempre con ansia, angoscia e dolore, a superare qualche volta il magone con determinazione e sorriso, e di nuovo a sentirmi tutt'uno con tutto questo grazie alla passione per quello che faccio.

PREZIOSO COME L'ORO


Qualche volta la protesi fa le bizze, le ha sempre fatte o meglio, fa il suo "mestiere", sta lì, riempie e se non ci penso va tutto bene, altrimenti l'avverto come corpo estraneo e fa le bizze, appunto. In realtà perciò dipende da me. Succede per fortuna non sempre. Quando non c'era ancora, subito dopo l'intervento addirittura la cicatrice sul "seno maschio" sembrò un sorriso. Avevo dato un "valore" alla mancanza per ritrovarmi intera, col tempo imparai a vedermi quasi sempre meglio di prima. La mente va al recupero dei cocci e li mette insieme, e non basta, perché la cosa duri, cerca il lato positivo e il tutto diventa prezioso.
Quando si rompe un vaso in Giappone invece di buttare via tutti i cocci rotti lo riparano. Li rimettono insieme e tra un pezzo e l’altro calano dell’oro fuso in modo tale che, una volta il vaso ricomposto, le “ferite” brillano.
Così ne valorizzano ogni singola crepa attraverso un procedimento sofisticato che prende il nome di “Kintsugi”. Kintsugi vuol dire “riparare con l’oro”.
Ogni oggetto ritrova l’unicità, diventa speciale per la molteplicità delle proprie ferite. L’imperfezione di queste, diventa perfezione, un elemento da valorizzare, invece che da nascondere. Per i giapponesi, quindi, quando qualcosa si rompe, racconta una storia, diventa più bello, più prezioso, più raro, unico. La ferita non è più una colpa, qualcosa di cui vergognarsi, ma è una medaglia da portare con fierezza. La bellezza nel difetto. Il dolore, i traumi fanno male, è vero, ma ci aiutano a vivere. Noi abbiamo la tendenza a nascondere le nostre ferite, il nostro dolore, per non riviverlo, per dimenticare. Le cicatrici sono da eliminare, o almeno nascondere, un punto debole invece che un punto di forza. La vita è integrità, ma è anche rottura. E non sarebbe tale senza cadere rovinosamente e rialzarsi con grande dignità.
Il dolore ci segna, ci insegna, e ci dice che siamo vivi, che esistiamo, che stiamo vivendo ciò che abbiamo attorno.
Quante volte ci siamo detti, non ce la farò, e invece ce l’abbiamo fatta.
Le ferite ci rendono ciò che siamo, temprano il nostro coraggio e la nostra forza. La vita, in effetti, non è mai lineare, presenta sempre delle spaccature, che ci portano a compiere altre scelte e ad intraprendere inaspettati percorsi, magari più felici, e allora per nuova consapevolezza questa Nostra vita ci apparirà ancora più bella. Preziosa.

lunedì 12 novembre 2018

DA SPERANZA IN SPERANZA




Si vive il noto percorso con speranza e determinazione. Ottimismo e positività fanno da valido supporto e danno una mano al sistema immunitario che fa la sua parte.
Una "linea guida" comportamentale che dà i suoi frutti, le evidenze scientifiche lo provano, ma a volte qualcosa non va come si spera e procede come è deciso da disegno imperscrutabile. E allora a che serve la Speranza? 
Speranza è pure quando pare ormai inutile, perché non è Illusione. Questa è ingannevole perché proviene da un convincimento errato che esclude parte della realtà, la Speranza invece è aspettativa, fiducia che qualcosa in futuro possa cambiare in bene, non si consolida su un abbaglio, essa resta in qualità di attesa senza scadenza.
Chi spera è consapevole che non necessariamente quelle aspettative verranno soddisfatte, ma non per questo smette di attendere. Mentre l’animo che si illude sembra certo, anche se inconsapevole, dell’esistenza di quella rappresentazione ingannevole che si è fatto. Da un lato quindi permane un dubbio sulla realizzazione effettiva del cambiamento, dall’altro invece si dà per effettivo il risultato partendo da una falsa interpretazione della realtà.
Accettare la realtà comunque sia e possa evolvere è quindi speranza in sé che non muore neppure quando cessa la vita, e questo non solo secondo l'ottica cristiana della salvezza. Sono certa, pure Chi si dice convinto che tutto finisca con l'ultimo respiro, in cuor Suo si riserva una "postilla"... non può finire qui. Una "storia" non si archivia con una cartella clinica su uno scaffale che s'impolvera col tempo, non si scordano parole e racconti, non si cancellano gioie e dolori.
Le emozioni sono eterne, come le tracce delle lacrime sulle guance di Chi non potrà mai più piangere.

domenica 11 novembre 2018

IL PUDORE DELLA SENSIBILITA'


Premessa indispensabile perché non si vuole escludere nessuno, Tutti sono sensibili, più o meno e a seconda delle occasioni. E' un po' come la soglia del dolore, c'è Chi l'ha alta e Chi no, Chi sopporta e Chi piange per un graffio. Ma se in questo caso si dice apertamente di esserne consapevoli, la persona di grande sensibilità non sa di esserlo, magari intuisce quel qualcosa in più ma in certe situazioni è sempre disponibile a fare un passo indietro, a mettersi in discussione e poi riflettere per comprendere.
E' un importante e faticoso lavoro su se stessi, però credere in ciò che si sente lo impone.
La sensibilità ha pudore ed è umile, perché sa farsi da parte per veder felici, non ha bisogno di vantarsi perché la gratitudine che le viene da sé basta a se stessa.
E' da un bel po' che l'ho conosciuta ma avevo frainteso il Suo porgersi e qualche atteggiamento. Sembrava con la testa perennemente tra le nuvole, per dirla in breve, svampita, però sempre assai gentile. La cosa che mi aveva colpito da subito era il Suo cambiare espressione in modo marcato all'ascolto. Se raccontavo di serenità, le brillavano gli occhi e la curva delle labbra si allargava a 180°, se invece notava qualcuno star male o ascoltava fatti seri o tristi, il viso diventava di una mestizia tale da non sembrare autentica. Un volto da maschera tragica, o meglio uno dei due volti della maschera tragica che porta in sé entrambe le espressioni, lieta e triste. Pur non comprendendola in pieno però mi è stata da sempre simpatica, forse per la Sua mitezza... pensavo, ora so che è per la sensibilità...
- Sai, mi fa tanto male non essere capita da lei, mia sorella. Si irrita perché le do ragione anche quando ha torto, mi dice... la tua dolcezza mi dà allo stomaco, e mi fa piangere e là me ne dice ancora di tante e di brutte. Eppure se l'assecondo è perché vorrei vederla contenta.
- Tu devi essere una sognatrice... ho azzardato... mi ha sorriso...
- Vero! Ho scritto pure delle poesie, e ho vinto anche dei premi, ma non sono mai andata a ritirarli.
- E perché...?
- Mi vergognavo. Così altre cose mie poi le ho fatte firmare da altri. Tanto a me bastava averle pensate.
- La prossima volta ne porti qualcuna?
- Oh, no... chissà dove saranno finite...
Mi è tornato il dubbio che non fosse proprio in sé, ma dopo tutto la persona sensibile a volte lo è, vola coi pensieri e fa della vita un sogno.

RESILIENZA IN ALIMENTAZIONE (terza parte)


Si controllano gli stimoli anche mentre si mangia, queste alcune tecniche:
- Mangiare lentamente
- Fare piccoli bocconi e masticare a lungo
- Appoggiare le posate tra un boccone e l'altro
Dopo aver mangiato poi, sparecchiare subito, non conservare gli avanzi, levarsi da tavola appena finito.
Strategie pure quando si va fuori a pranzo o cena. Cerchiamo innanzitutto di scegliere un ristorante che abbia una cucina povera di grassi. Non arriviamo al ristorante troppo affamati. Se il menù è esposto all'entrata, decidiamo in anticipo le portate seguendo un criterio sano. Ordiniamo per primi, scegliendo i piatti poveri di grassi e quelli della tradizione mediterranea. Distogliamo lo sguardo dal cestino del pane, portato a tavola all'inizio rappesenta un grosso rischio per esagerare. Facciamo attenzione pure agli alcolici.
Se siamo invitati a casa di amici, comunichiamo loro che stiamo imparando a mangiare poco e correttamente, quindi adottiamo le stesse tecniche applicate al ristorante.
Per feste, vacanze ed eventi speciali programmiamo in anticipo, assaggiamo solo piatti speciali, viviamo vacanze attive e rilassanti, inserendo del movimento nell'attività giornaliera di routine.
Uno stile di vita attivo presenta vari aspetti positivi, è facile da adottare, non richiede particolari attrezzature o abbigliamenti, fa sentire meglio fisicamente e psicologicamente.
Riduciamo l'uso di apparecchi elettrici per impiegare così maggior tempo nella preparazione dei pasti e cucinare anche meno piatti.
Facciamo più volte le scale, occupiamoci di giardinaggio, laviamo la macchina da soli, aumentiamo l'attività sessuale.
A lavoro non abbandoniamo la sana abitudine di fare le scale, durante la pausa, camminiamo, alziamoci ogni ora dalla scrivania e passeggiamo per 5 minuti.
Negli spostamenti, quando possiamo, andiamo a piedi o in bicicletta. Se usiamo la macchina, parcheggiamo almeno 500 metri dalla destinazione, e terminiamo il percorso a piedi, magari allungandolo. Prenderanno così respiro polmoni e pensieri.

sabato 10 novembre 2018

RESILIENZA IN ALIMENTAZIONE (seconda parte)


Vari sono gli atteggiamenti a supporto della resilienza.
Fra tutte la conoscenza o la comprensione dell'"Impermanenza" che può essere di aiuto come risorsa per affrontare la vita. Tutto passa, nulla dura per sempre, compresa la vita stessa.
Poi la "Frugalità", essere moderati nel cibarsi e accontentarsi di poco. Dare giusta importanza al momento dei pasti abituandosi a mangiare sempre alla stessa ora e nello stesso luogo e con la tavola apparecchiata, lasciando una piccola porzione di cibo nel piatto.
Non arrivare a tavola affamati, e per questo fare un'adeguata colazione e uno spuntino a metà mattinata. Mangiare lentamente e dopo aver mangiato sparecchiare e lavarsi subito i denti. Sono queste tecniche per controllare gli stimoli e non cedere alle tentazioni, ma ancor prima è consigliabile fare la spesa a stomaco pieno e seguendo una lista già preparata con criterio. Inoltre pagheremo in contanti, senza portare altro denaro. Si eviterà così di acquistare il superfluo che fa gola ma non fa di certo bene, come dire... assolutamente lontano dal banco dei dolci. Saggio sarà al contrario fare grandi scorte di cibo che richiede preparazione.
(continua)

venerdì 9 novembre 2018

SINTETIZZANDO...


Già, sintetizzando perché altrimenti dovrei ripetermi, allora andrò per sommi capi narrando un "mercoledì" dei Nostri, diverso ma sull'"onda" di molti altri.
Tempo brutto per l'intera settimana e ieri le previsioni non promettevano nulla di buono... temperatura sui 19° e... rovesci, e ovunque cliccassimo la risposta era sempre quella... rovesci su rovesci.
Avviamoci lo stesso, poi si vedrà...
E ci siamo avviati, con un cielo cinerino e qualche raggio timido ed infreddolito che cercava di mantenersi stabile come dopo un'influenza.
E siamo tornati al mare, e l'aria era dolce e ferma, e il profumo intenso come nemmeno l'estate sa regalare. Novembre e il colore del mare, non più azzurro ma celeste con le tonalità grigie della perla. Novembre e la spiaggia deserta con le alghe che si sono lasciate andare. Sembra la fine ma è solo un nuovo inizio, la stagione del riposo e della quiete avanza, e poi non faremo in tempo ad abituarci che nuovamente primavera ed estate sarà, così com'è il ciclo naturale da quando esiste il mondo.
Qualche scatto in un vicolo caratteristico, una passeggiata sul lungomare cercando di evitare i numerosi semi caduti dalle palme, ed ogni tanto fermi a guardare il mare.
Un mercoledì senza cronaca né alcuna foto con pensiero dedicato. E' comprensibile, la mente è altrove e vuole lasciarsi vivere per qualche ora e poi tornare con vitalità più ricca. Perché è necessario che sia, tenere alta la speranza non è cosa da poco, gli anni passano, è vero ma i timori restano quelli e non li puoi neppure manifestare, devi tenerteli dentro e a tratti scacciarli, e anche questo facile non è. Ma alla fine sintetizzando, io spero, ho fiducia e prego di avere ancora tanti altri mercoledì pure così.



HO ASCOLTATO UNA STORIA...


Oggi ho ascoltato una storia di quelle che entrano nell'animo lasciando un'orma profonda. Delicata, soave, pare d'altri tempi. Non si può restare indifferenti.
Se è vero che non si muore mai del tutto perché si continua a vivere nei ricordi di coloro che restano, altresì Chi si è "imposto" per amore con amore, avrà guadagnato più che una briciola d'eternità, per l'esempio dato ai Suoi cari, la pacatezza e la comprensione, una mano stretta forte notte e giorno fino alla fine...
- La prendi una caramella?
- Ma si, dai. Una la prendo, pure se non è la prima...
- La tieni da parte, puoi mangiarla anche l'anno prossimo.
- Non credo arrivi fino alla fine di questo...
- Chi... non arriva?!
- La caramella, no!? Non c'arriva perché la mangio subito.
In certi contesti è facile equivocare, ed io ovviamente avevo equivocato alla grande. Meschina me...
- Ad arrivarci... io c'arrivo e vado pure oltre. Per il momento abbiamo dato, ho perso mio padre non è ancora un mese.
- Mi dispiace, com'è successso?
- Tumore aggressivo al polmone. Solo quattro mesi. E pensare che era Lui ad essere preoccupato per me...
A volte, quando certe notizie non te le aspetti, davvero resti senza parole, o proferisci banalità, cambi discorso, oppure vai via con una scusa. Stamattina, non so perché ho voluto sapere di più, non ho fatto domande, mi sono seduta sulla sponda del letto, ed ho ascoltato...
- Papà aveva 90 anni ma pareva molto più giovane, Lui si prendeva cura di mamma che è malata di Alzheimer da diverso tempo, le teneva la mano con una stretta rassicurante notte e giorno, ora siamo Noi a stringerla ma non è la stessa cosa, perché dopo un po' la ritira e il Suo sguardo diventa triste. Non è consapevole di sé ma di ciò che le manca, si. La notte che è successo, Lei è rimasta sveglia e ad un certo punto l'abbiamo sentita parlare, parlare di continuo, sembrava rivolgersi a qualcuno, pareva lucida. Mio padre era spirato da poco...
Ho sentito una storia di quelle che emozionano all'infinito, il racconto dell'unione di due anime che non conosce la fine, la prova provata che i legami veri, quelli tenuti stretti per mano non si sciolgono mai e continuano "oltre", lasciando un'eredità d'Amore.

giovedì 8 novembre 2018

SOTTO LA STESSA COPERTA







Al quarto incontro del GAMA si continua col metodo IAPS, un gruppo di foto per capirne di più e conoscere meglio se stessi. Tema centrale delle foto di stasera, il senso di solitudine e le emozioni e i sentimenti che l'accompagnano.
Intanto con questo lunedì si è concluso il ciclo di 4 appuntamenti in sala d'attesa, approcci per una sala interattiva, nello specifico organizzati e guidati da un'insegnante di Yoga, la quale mettendo a disposizione le proprie competenze ed esperienza con la malattia, ha inteso collaborare per la stesura di un progetto completo che includa anche altre attività, una per ogni giorno della settimana.
Prima di passare alle foto, è stato il momento di "formazione", condivisione dell'esperienza in reparto da parte dei volontari in queste due ultime settimane. Difficoltà incontrate, dubbi, eventuale demotivazione, e riflessioni.
Quindi le foto...
- L'interno di un "Alimentari", negozio di vecchio stampo, che riporta a ricordi d'infanzia e nello stesso tempo mette in evidenza l'importanza di una relazione, sia pur commerciale, fatta di contatto umano.
- Un bambino dall'espressione triste e smarrita. Solo, presumibilmente all'inizio di un cambiamento, come può essere l'adattarsi ad una nuova realtà.
- Una donna dallo sguardo preoccupato, a tratti impaurito, con le mani tra i capelli. Atteggiamento e postura di un isolamento forzato da se stessa.
- Una bimba di colore e un gruppo di altri tre di razza bianca. La prima da sola, gli altri sembrano ignorarla. Forse per il colore diverso della pelle?
- Una bambina piange a calde lacrime. Esprime solitudine nella sofferenza, impossibilità di condivisione, profondo dolore.
- Due donne abbracciate sotto la stessa coperta, guardano in alto, impaurite. Pare che vivano un "momento di guerra", di forte solidarietà, di "amore" in senso lato perché si sostengono a vicenda. Una scena di mutuo aiuto che riporta al Nostro gruppo, i cui componenti colgono ogni occasione per supportarsi e condividere ansie e timori, e non solo... anche momenti gioiosi di spensierata convivialità.

mercoledì 7 novembre 2018

DIARIO DI BORDO. IL MEGLIO DELLE EMOZIONI. (terzo giorno)





Se il tempo vola, due giorni sono un battito di ciglia. Così alle 13:50 di questa domenica, a conclusione di un lungo ponte festivo, siamo sul treno che ci porterà a casa.
Saliti dalla parte opposta, abbiamo attraversato un intero vagone per raggiungere i Nostri posti. Cagnolina, sgusciante dal trasportino e nel panico totale, altrettanto il marito comunque impegnato a districarsi nell'ingorgo di bagagli lungo il corridoio. Decido di mettere in pratica ciò che ho imparato: respirare profondamente e concentrarsi su qualcosa di piacevole. Mi guardo intorno, magari qualcosa m'ispira. Nulla. Poi mi soffermo a guardare le scarpe di Chi ho di fronte e quasi mi ipnotizzo da sola, poi mi oriento verso i miei pensieri di sempre. Meglio.
Stasera gran rientro per Chi era partito, un po' di nostalgia e comunque voglia di tornare alla normalità. Noi siamo in treno, e a parte la consueta agitazione, non è che ci va così male, penso alle code in autostrada, col maltempo di questi giorni, chissà...
Uniche note negative su questo treno, i minuti di ritardo inevitabile e l'impossibilità di guardare fuori, perché se fosse stato bello e soprattutto non in Autunno, quando alle 17 è quasi buio, avremmo potuto veder scorrere veloci i campi e il mare, e invece solo nebbia ai lati, sembra una coltre di nuvole.
Ehhh... ha esclamato una signora del Nostro stesso scompartimento... ormai è proprio finita. Dobbiamo rassegnarci.
E' finita? Rassegnarsi?... ho pensato... per un cambio di stagione, tra l'altro necessario ad ogni essere vivente e soprattutto alla natura? Come potrebbero essere apprezzati sole e tepore, colori e luce, se fossero assenti condizioni all'opposto?
Credo proprio sia opportuno accogliere tutto quel che arriva, contrattempi e disagi, pioggia e vento, tanto nulla dura per sempre e intanto l'esperienza avrà reso più forti, accomodanti e grati, com'è giusto che sia nelle stagioni dell'anno e della vita.
Caspita, non mi perdo un'occasione per "filosofeggiare", ormai sono incorreggibile, incurabile, incontrollabile...
Scendono la signora con la figlia del sedile di fronte, salgono due ragazzi dai moderni jeans con strategici strappi. Bermuda o pantaloni lunghi? Sorrido senza darlo a vedere... sono antica o all'antica? Beh, ognuno fa come crede, pensa come vuol pensare. Intanto prossimo è l'arrivo, ed io penso già a domani.

DIARIO DI BORDO. IL MEGLIO DELLE EMOZIONI. (secondo giorno)






Sveglia dall'alba. Quando hai consapevolezza del Tempo, inconsciamente non hai tempo da sprecare, nemmeno per dormire. Sveglia all'alba, dicevo, contatti di cui prendersi cura e rapporti considerati normali da coccolare, perché in fondo sono quelli più speciali, a volte trascurati perché dati per scontati. Quattro chiacchiere davanti ad una tazza di caffè, e un occhio al cielo, plumbeo come solo a Novembre può, poi... poi Bologna by day, per la "dotta" dal "costume medioevale".
Puntatina in un supermercato biologico e acquisti fuori dall'ordinario, gomasio e "tisana dell'Avvento", perché mai si perda il senso e l'importanza del benessere, percorso di conquista e non conquista assodata. E finalmente in centro, San Petronio e artisti di strada, ricordando il grande "Lucio" e mangiando caldarroste, bollenti, profumate d'antico, fumanti fino all'ultima briciola. Un senso di intimità domestica, curioso scoprirne il valore in strada e lontano da casa. L'animo va "in trasferta" ma conserva le sue potenzialità. Tocco finale ad un sabato speciale, cena in una trattoria resa celebre da una trasmissione televisiva. Tradizione rivisitata per piatti dal nome suggestivo, come la bella romagnola nel bosco (agnolotti ripieni di caprino in brodo di funghi e mirtillo), gusto, emozione e ricordo quando si tornerà indietro e vivo sarà il momento, nella memoria immediato.

martedì 6 novembre 2018

DIARIO DI BORDO. IL MEGLIO DELLE EMOZIONI (primo giorno)




Qualche giorno a Bologna, perché quando i figli chiamano l'Amore mette le ali.
ORE 11:00... tre ore e un quarto all'arrivo. Pensare che avevo messo nel bustone con la cuccia di Biù penna e cartaceo su cui scrivere, note per i pensieri di stasera, quando avrò poco tempo e tanto da ricordare. Però con la mia cagnolina, che per la prima volta lascia il suo piccolo mondo, non si può. Io... controllata a vista, per cui ogni piccolo movimento lo interpreta come segnale di "arrivo. Finalmente si torna a casa". E invece l' avventura per Lei è appena iniziata. Mi servo allora del telefono, sperando che la batteria duri fino a... Bologna Centrale!
ORE 12:15... due ore all'arrivo.
Di lato il mare grigio e una spiaggia spoglia. Ma nulla è triste se visto con gli occhi curiosi dell'attesa.
ORE 16:36. Pausa dopo pranzo. Figlia lava i piatti, io stravaccata sul divano.
Mamma, non devi fare niente. Come in vacanza.
Mai dare nulla per scontato, ovvero madre accudente non a vita. C'è un tempo per tutto, e quando te ne rendi conto, davvero è realtà che il tempo è trascorso. Ma non mi sento affatto vecchia, bensì adulta e senza peso di grandi responsabilità.
Dalle 17:30 in poi una lunga passeggiata per le vie del centro bolognese, di portico in portico, sotto una pioggerellina nebulizzata. Poi una sosta in Piazza Maggiore e una pausa nella Chiesa di San Francesco. È pur sempre il 2 Novembre, giorno dedicato a Loro mai dimenticati.
Il silenzio di questo giorno è colmato dalla voce della Fede ed è accompagnato dalla gioia discreta per la consapevolezza che i Nostri cari continuano ad essere, perché sempre vivi nel ricordo.
Con Noi, ovunque.
A domani.