domenica 31 maggio 2020

E SE "CONVIVENZA" DEV'ESSERE...


Quando al momento giusto due persone decidono per la convivenza, credo nessuno consigli loro o addirittura imponga tempi e modalità. Buonsenso e responsabilità e coscienza saranno unici arbitri, e giudici se è il caso. Allora qualcuno cortesemente spieghi perché... confermato quasi nullo il rischio contagio... convivere con il virus è reso ancor più pesante dai fastidiosi "ronzii comunicativi", raccomandazioni che sembrano minacce, voci monotone che non sanno dire altro che il contrario del giorno prima.
Ehhh... mi si risponderà....nessuno ha scelto questa convivenza. Si è costretti a viverla e perciò si cerca di limitarne i danni.
Va bene, replico... e ok... l'odiosa mascherina, il distanziamento, alcun assembramento... ma perché nonostante ogni cautela devo continuare a sentirmi in colpa o triste? Anche se vedo da lontano un'amica e mi viene voglia di andarle incontro ed abbracciarla. Tranquilli, continuerò a controllarmi, non farlo, e a non sentirmi fiera per questo. Dopo tre mesi, comunque credo sia il momento di darsi una regolata, e avviarsi per una modalità di convivenza responsabile ma "personalizzata".
Non si può pensare sempre alla stessa cosa, non si può temere all'infinito, occorrono pause anche brevi per ricaricarsi di ottimismo, cercare l'occasione per una risata pure ricorrendo ai ricordi, e poi spostarsi più avanti coi pensieri, ovviamente "propositivi".
I pensieri propositivi sono più che positivi, fatti di progetti diventano generosi dispensatori di speranza.
E infine non guasta l'ironia, sdrammatizza e non è mai vana, soprattutto quando l'oggetto/soggetto siamo Noi. Perché tornare a ridere di se stessi sarebbe come sempre un toccasana a lento rilascio.
Giusto ciò che serve per paturnie senza fine.

IL DRAGO A DUE TESTE


Tema complicato per i miei pensieri prima di andare, e pure controverso perché la "libertà" si presta a più interpretazioni.
Dunque partiamo dalla base, dalle "definizioni", e già questo plurale è tutto dire.
Un qualsiasi dizionario di lingua italiana così riporta...
"La libertà è la condizione di chi può agire senza costrizioni di qualsiasi genere".
Nulla da eccepire, ci sta, e ci piace pure. Poi tanto per sentire un'altra voce, prendiamo non proprio a caso il dizionario filosofico di una nota casa editrice, e leggiamo...
"La libertà è la capacità di agire o non agire senza costrizioni, rispetto a quali vincoli, entro quale campo di azione e significato sociale".
E qua le cose si complicano perché si intravede dipendenza, quindi una scelta e una responsabilità.
Allora la libertà è un diritto-privilegio o una prigionia?
Attualizzando l'argomento, ora che ci sembra aver riacquistato quel bene perso, come consideriamo la libertà?
Ormai è ufficiale, non siamo più in fase critica e dal 3 Giugno si aprono i confini delle regioni. Siamo "liberi da" una costrizione e "liberi di" venirne fuori. Ma volevamo proprio questo? O piuttosto cercavamo una libertà a disposizione senza l'obbligo di una scelta? E magari pure esenti dal giudizio altrui per questa strana "espressione di scelta".
Per quello che mi riguarda, ora che posso scegliere di riscattarmi dalla quarantena
resto sulla soglia, a pensare e scrutarmi dentro e concludere... qualcosa è cambiato. Ad uscio aperto e indecisa sul da farsi.
Mi dicevo... non aver paura di ricominciare. Oggi, dopo aver ricominciato devo trovare di continuo la forza e scegliere come continuare. Sono libera...? Forse, ma non sempre me stessa.
Insomma pare di trovarsi di fronte ad un drago con due teste.
Quando libertà piena è non dover scegliere, ma sentirsi a proprio agio con il momento.
Nota un po' sulle righe, assolutamente personale, condivisibile o meno... ma su cui riflettere.

sabato 30 maggio 2020

C'È UN TEMPO PER TUTTO


Gli incontri GAMA ON LINE per tutto il periodo di lockdown, seguendo l'andamento degli eventi e dei vari stati d'animo, hanno costituito motivazione a ritrovarsi e conoscere meglio se stessi per non perdere l'orientamento già messo a dura prova non solo dalla pandemia ma anche da una "comunicazione selvaggia".
Un'opportunità di ulteriore crescita, una pausa per riflettere, una "progettualità tra le righe".
C'è un tempo per tutto, che nel tempo matura e si evolve, occorrono pazienza e coraggio. Aspettare sapendo che si può ciò che si vuol raggiungere con determinazione.
Oggi... 12° incontro al massimo della positività.
Buone notizie in arrivo, tra cui l'eventualità di un prossimo ritorno dei volontari in reparto. Nulla di preciso in quanto a date e solo qualche accenno alle nuove modalità.
Necessario e scontato l'uso di mascherine e guanti, ovvio il distanziamento e naturale ogni cautela.
Intanto i vertici avranno un incontro con le associazioni lunedì prossimo, 1° Giugno quindi saremo pronti ad ascoltare, e non solo... anche a "preparare" con cura il Nostro ritorno che dovrà essere "in punta di piedi" coi pazienti e pure e soprattutto con medici e infermieri. Considerati i motivi della Nostra assenza e i tanti cambiamenti, sono più che comprensibili da parte loro una certa freddezza e una tacita richiesta di massima discrezione nel nuovo approccio.
Ma Noi siamo così ben motivati da essere pronti a tutto, anzi... un'anticipazione, organizzeremo un incontro da fare all'aperto verso la metà di giugno per elaborare programma e strategie in vista del "ritorno". Sarà stilato un "documento programmativo" e non mancheranno le "regole" che dovranno essere osservate con rigore. È ora di "autotestarsi", chiedersi... ho tempo sufficiente... che non vuol dire il minimo sindacale... da dedicare ad un'Associazione come il GAMA? Persone che si fissano un traguardo che è pure un obiettivo, non lo perdono mai di vista, e tengono a viverne tutte le "tappe", una per una, con sacrificio e senza evitare gli "ostacoli".
Di certo Tutti Noi saremo presenti al "nastro di partenza", magari ci riproporremo con la stessa fermezza con cui ci siamo lasciati tre mesi fa, poi saranno la verifica personale e il frequente confronto a stabilire quanta stanchezza comporta reggere un "fardello doppio", resistere o cedere il passo. Determinante ed apprezzabile la sincera autocritica.
Work in progress allora, restando come sempre in sintonia.
Ultima nota il mio "fiocco", che vedo bene stretto da un nastrino verde, il colore della libertà.
"La libertà non sta nello scegliere tra il bianco e il nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta"
- Theodor Adorno -

venerdì 29 maggio 2020

NOI RENDIAMO AGLI ALTRI CIÒ CHE SIAMO




Ora che posso scegliere, dicevo... scelgo molto spesso di restare a casa. Non mi piace ciò che vedo fuori, mi pare tutto surreale, una forzatura, un tirare a campare. Non mi piacciono le conversazioni colte a caso, e neppure quelle tra me e mio marito quando cerchiamo di riprenderci i giorni ed usciamo, ora non più di mercoledì, perché tanto non c'è ragione, al momento... si fa per dire...sono sempre libera. Sono i soliti argomenti che preoccupano e ci fanno tutti ansiogeni, e addio positività, considerando che se doveva andare tutto bene, meglio accontentarsi di com'è andata, e su quel che sarà meglio mantenere moderate aspettative.
In medio stat virtus, sostenevano gli antichi, ed io al solito mi adeguo pure in questa situazione per non restar delusa e soprattutto non deludere. Noi rendiamo agli Altri ciò che siamo, ed io mi riconosco una grande responsabilità. Sostenere, incoraggiare, portare avanti senza pause né esitazioni positività e speranza.
E poi... mettermi nei panni dell'Altro, calarmi nei silenzi per trarne le pene nascoste. Cercare nei momenti più disperati la piccola occasione per un sorriso, una breve storia per distrarre, dilatare il tempo e far di ogni minuto una briciola di eternità. Proprio delle grosse pretese. Vero è che sono "autodidatta" per bontà di Dio, e per questo non essendo tutto mio merito, sono sempre pronta per la "collaborazione" , disposta alla "correzione fraterna" purché nel massimo "rispetto" e che non sia o appaia come atto d'accusa.
E la grande responsabilità sarà anche un gravoso impegno, quando tornerò anzi torneremo al servizio attivo.
Dall'oggi al domani tutto è cambiato per Tutti.
Non è facile accettare i cambiamenti, perché solo pochi maturano nel tempo, altri non avvengono quasi mai in modo lento e tranquillo. La subitanea modalità è al pari di un'onda diversa dalle altre che è principio di una mareggiata, e come questa il cambiamento arriverà alla fine a diventare bonaccia, lasciando dietro i segni di un grande turbamento. Ma il sole non sparisce dietro le nuvole, bisogna esserne consapevoli e andare alla sua ricerca, anche in un momento drammatico come questo della pandemia, con qualche raro squarcio di serenità conquistata a fatica.
Tra qualche tempo sarà una "nuova normalità" per Tutti. Ce ne faremo una ragione e un'abitudine.

giovedì 28 maggio 2020

ORA CHE POSSO SCEGLIERE...




Resto sulla soglia, a pensare e scrutarmi dentro e concludere... qualcosa è cambiato, e non per i soldi che son pochi, sempre maledetti e lenti ad arrivare, è diversa la percezione che ho di me, ad uscio aperto e indecisa sul da farsi.
Mi dicevo... non aver paura di ricominciare. Oggi, dopo aver ricominciato devo trovare di continuo la forza e la voglia di continuare. Soprattutto quando certe intuizioni percepite nel tempo si concretizzano, e non sempre fanno piacere.
In un campo battuto dal vento, tanti sono i fuscelli ondeggianti ma non tutti uguali. Diversa è la statura e pure la posizione, non si piegheranno perciò nello stesso verso. Li vedi sottili e fragili, sono tanti ma per come muta il vento temi all'indomani di poter contarli.
E per tornare a quei giorni per l'Arcobaleno,
solita inquietudine... quella sensazione latente e vana che prende totalmente, nonostante la convinzione che possa finire in un solo modo, passando per un minimo disagio.
E sono gli alti e bassi per alcuni fatti che manco riguardano, ma quando si è fragili è normale sia così. La calma vacilla, la lucidità si appanna.
Eppure...
Ogni tanto ci penso apposta. E poi ci ripenso e non penso più.
L'abbiamo detto, no...? Rimuginare fa male e poi non porta frutto.
Sarebbe come allenarsi a dare calci al pallone, e non riuscire ad averlo tra i piedi durante la partita. Tanta energia mal spesa prima.
Stasera mi sento un po' così. Ci penso di nuovo, ma stavolta decido di orientarmi al positivo. Quel che è passato non torna mai, non in modo uguale, e se penso ad un identico, preciso "ricorso storico", questo sicuramente non sarà. La Vita ama le sorprese, gode nel sorprendere.
Perciò... calma!... tranquilla! Oggi è così nei pensieri, non puoi sapere mai cosa accadrà.
E poi ripeto quasi di continuo...
Pensa che domani migliore sarà.
Comincia subito, dopo che ogni luce sarà spenta e smorzato l'ultimo pensiero.
Ne avrai tenuto da parte uno solo... un piccolo progetto o proposito per domani, un acquisto, una dolcezza, un abbraccio. Tutto dedicato a Te
Ancora una volta, la medicina giusta sarà... vedere il bicchiere mezzo pieno e cercare di ogni cosa il lato positivo, oltre ogni apparenza.
Tu resti al centro del "piccolo mondo" ricostruito a fatica, sei forte di questo e devi continuare ad esserlo "per" questo.
Così... basta coi pensieri vagabondi e continua a vivere giorno per giorno.
Sempre sicura di ricominciare.

martedì 26 maggio 2020

AL DI LÀ DELLA FINESTRA




Racconta... mi diceva Lei con gli occhi lucidi, e la Sua mamma accanto... si, continua, racconti così bene.
Erano commosse entrambe per quella che sembrava una fiaba dall'inizio triste, di una vicenda lunga ma con lieto fine, visto che ero lì, in quel momento a raccontare.
Pian piano da sfiduciate furono più serene, presero forza dalle parole, la mia esperienza condivisa diventò premessa per una nuova pagina di un'altra storia.
Non so perché mi è tornato questo ricordo affatto recente, forse perché mi affascina l'idea delle storie nella storia, e ne scrivo tante tutte vere che s'incontrano e s'intrecciano con la mia a tessere come tela di varia umanità.
Poi nel mio solito girovagare per il web sono finita in un racconto che ho trovato affine al mio di poco fa. Giudicherete Voi, io pongo solo a margine una piccola nota. Raccontare e condividere con amore può far miracoli, colorare ciò che è grigio, dar luce a ciò che è spento...
GLI OCCHI DELL'ANIMA
Due uomini, entrambi gravemente malati, condividevano la stessa stanza d’ospedale. Uno dei due doveva sedersi sul letto un’ora al giorno durante il pomeriggio per espellere delle secrezioni polmonari. Il suo letto si trovava accanto all’unica finestra nella stanza.
L’altro uomo, invece, era costretto a trascorrere tutto il suo tempo supino. I due, col passare del tempo, si ritrovavano a parlare per ore. Parlavano delle loro mogli, delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, della loro esperienza al servizio militare e dei luoghi dov’erano stati in vacanza. Ogni pomeriggio, quando l’uomo nel letto vicino alla finestra si poteva sedere, passava il tempo a descrivere al suo compagno di stanza tutto ciò che vedeva fuori dalla finestra.
L’uomo nell’altro letto cominciò a vivere nient’altro che per questi periodi di un’ora durante i quali il suo mondo si apriva e si arricchiva di tutte le attività e di tutti i colori del mondo esterno.
Dalla finestra, la vista dava su di un parco con un bel lago. Le anatre e i cigni giocavano nell’acqua, mentre i bambini facevano navigare i loro modellini di battelli. I giovani innamorati camminavano a braccetto in mezzo a fiori multicolori e si poteva vedere in lontananza un bel panorama del profilo della città.
Mentre l’uomo alla finestra descriveva tutti questi dettagli, l’altro chiudeva gli occhi e immaginava la scena pittoresca. Un caldo pomeriggio, l’uomo alla finestra descrisse una parata che passava lì davanti.
Nonostante l’altro uomo non potesse udire l’orchestra, riuscì a vederla con gli occhi della propria immaginazione, talmente il suo compagno la descrisse nei minimi dettagli. I giorni e le settimane passavano.
Una mattina, l’infermiera, entrata nella loro stanza per portare l’acqua per il bagno, trovò il corpo senza vita dell’uomo vicino alla finestra, serenamente morto nel sonno.
Rattristata, chiamò gli addetti della camera mortuaria affinché venissero a ritirare il corpo. Non appena fu possibile, l’altro uomo chiese se poteva essere spostato in prossimità della finestra.
L’infermiera, felice di potergli accordare questo piccolo favore, si assicurò del suo comfort e lo lasciò solo. Lentamente l’uomo si sollevò un poco, appoggiandosi su di un sostegno, per gettare un primo colpo d’occhio all’esterno.
Si allungò per girarsi lentamente verso la finestra vicina al letto… e tutto ciò che vide fu un muro bianco. L’uomo allora domandò all’infermiera cosa avesse spinto il suo defunto compagno di stanza a descrivergli cose così meravigliose al di là della finestra.
L’infermiera gli rispose che quell’uomo era cieco, e che non poteva nemmeno vedere il muro. E aggiunse: “Forse voleva solamente incoraggiarvi”.
Ci sono storie come la recente pandemia, che sembrano infinite per quanto sono intense e sofferte, poi finiscono, perché tutto ha una fine.
Comportano segni di parentesi profonde, ma aver condiviso le emozioni lascia traccia nella "storia", quella di cui Tutti siamo parte, e la cui memoria poi aiuta ad andare avanti.

lunedì 25 maggio 2020

LA VITA SI FA STORIA




24 Maggio 2020... Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Ove la tenerezza non può esprimersi con lo sguardo e la carezza, sarà valida la "narrazione".
Ne ha parlato oggi il Papa, soffermandosi sulla necessità di "storie buone", dense di verità che aiutano a non smarrirsi.
Storie che edifichino, non che distruggano, storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme. Abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo, una "rete" che collega e protegge.
L’uomo è un essere narrante. Fin da piccoli abbiamo fame di storie e fiabe, crescendo poi di romanzi, di film, di canzoni, di notizie. Le storie influenzano inconsapevolmente l'intera vita, i giudizi e le opinioni, a volte pure le scelte.
Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare persino motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita.
L’uomo è un essere narrante perché è un essere in divenire, che si scopre e si arricchisce nelle trame dei suoi giorni.
Purtroppo però per l'eterno conflitto tra il Bene e il Male non tutte le storie sono buone. C'è il dolore e la sofferenza, la prepotenza e la miseria, accadono disastri, scoppiano guerre e pandemie. Ne sappiamo appunto qualcosa in tempi recenti. E poi c'è la falsità e l'enfasi nel comunicare, già... chissà perché quasi non ci accorgiamo di quanto diventiamo avidi di chiacchiere e pettegolezzi, di quanta violenza consumiamo. Anziché racconti costruttivi, che sono un collante dei legami sociali e del tessuto culturale, si producono storie distruttive e provocatorie, che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza. Mettendo insieme informazioni non verificate, ripetendo discorsi banali e proclami di odio, non si tesse la storia umana, ma si spoglia l’uomo di dignità.
Ma mentre le storie usate a fini strumentali e di potere hanno vita breve, una buona storia a distanza di secoli rimane attuale, perché nutre la vita.
Ognuno con la propria esistenza può contribuire al racconto di una sola storia che vale. Ne facciano tesoro i giornalisti, che non si limitino alla cronaca dell'evento ma si soffermino nel contesto pure su note di compassione e umanità.
È così che la Vita si fa Storia.

DOVE ERAVAMO RIMASTI?


Tra il verde e la preghiera anche Noi abbiamo ripreso i "Nostri giorni", pure se oggi mercoledì non era.
Abbiamo scelto di non spostarci molto, perché è stato come risvegliarsi da un lungo sonno e il primo passo richiedeva il "piede giusto".
Così ci siamo fermati a Troia, in più chiese e a lungo nella Cattedrale, sempre bella, e ora ai Nostri occhi anche di più. È stato desiderio di entrambi, di mio marito e mio. Io sono più fervente, Lui è un "buon cristiano inconsapevole", ma è evidente... la spiritualità è di Tutti e può essere manifesta, praticata o meno, ma tendere a qualcosa che è oltre, al di sopra è fatto naturale da cui non si può prescindere.
L'ultima volta che siamo stati in questa cittadina era una domenica d'Epifania, il clima e l'atmosfera erano tutt'altra cosa, e non solo perché stagione diversa.
Oggi, sabato non mancavano passanti per strada. La spesa, il bel sole e il tempo concesso non limitato per stare fuori purché distanziati, c'era tutto perché sembrasse un semplice "giorno dopo", se non fosse stato per le mascherine, simbolo di questa pandemia, quarantena, isolamento infinito.
Io detesto le mascherine, di ogni tipo, da quelle con le sigle impossibili, alle chirurgiche, alle colorate, a quelle destinate ai bambini coi personaggi Disney o coi supereroi. Sono orrende. E credo che dopo l'esperienza del coronavirus, di maschere e mascherine non vorrò sentir parlare neppure a carnevale. Insomma, tutto questo per dire che stamane pareva essere in un videogioco senza inizio e di conseguenza neppure conclusione.
Mi faceva strano soprattutto perché è stata la prima volta che ho lasciato il mio quartiere, davvero "io resto a casa" per me è stata consegna da mantenere per tutto il tempo.
E poi ancora panchine off limits per garantire il non assembramento, e quei posti a sedere contrassegnati in chiesa, e i preparativi per la prima celebrazione domenicale dopo il lockdown. Tentativi innaturali di un ritorno alla normalità, privata nella sua essenza di ogni gesto spontaneo e azione volontaria.
Di questo "punto e a capo - Cap. I" rassicuranti restano il verde che rispetta i tempi e i profumi per le vie... il bucato, il pollo arrosto e il caffè.

domenica 24 maggio 2020

I GIORNI PER L'ARCOBALENO... ... finiscono qui




"Chi desidera vedere l'arcobaleno, deve imparare ad amare la pioggia"
- Paulo Coelho -
I giorni per l'arcobaleno finiscono qui, ora con questi pensieri tra premessa e conclusione. E trovo giusta la citazione di Paulo Coelho come inizio, perché metafora dei giorni trascorsi in quarantena per la pandemia di Covid 19. All'improvviso tutto il mondo finito in una situazione paradossale, a mostrare limiti, carenze, tanta fragilità. Una pioggia scrosciante.
Il "racconto" inizia il giorno stesso in cui viene sospeso il servizio di volontariato in ospedale, mentre scrivo non è ancora ripreso né sapremo quando questo sarà, ma in realtà Noi, e non è pluralia maiestatis bensì parlo per un gruppo di volontari operativi, non abbiamo mai smesso di "essere volontari". Due mesi e mezzo di lockdown in cui abbiamo cercato in tutti i modi di essere "sostegno a distanza". Abbiamo persino continuato on line i Nostri incontri formativi, per individuare risorse e valori, puntarvi tutto ed essere più forti. E poi tra questi "capitoletti" senza pretese non mancano le "storie", quelle di vita vera, di dolore e piccole gioie, che ogni volontario coglie col prestare ascolto e poi custodisce insieme al sorriso e una sola lacrima, di più non può permettersi.
Abbiamo provato ad amare questi "lunghi giorni di pioggia", pensando proprio al momento in cui guardando di fronte avremmo notato il primo accenno di arcobaleno. Operando per restare uniti in famiglia coi figli lontani, in gruppo, mantenendo serenità ed equilibrio, forse qualcosa abbiamo pure sbagliato ma una cosa certa è, pian piano il peggio è finito alle spalle. Dalla triste esperienza in poi, per un tempo indeterminato ci sarà da rendere più vivi i colori di un arcobaleno tanto atteso, compito da cui nessuno è escluso. Io ho cominciato parlandone "tra le righe" timidamente, a volte sfiduciata e con malinconia, altre più serena, dipendeva dai giorni, tutti comunque per l'Arcobaleno.

sabato 23 maggio 2020

I GIORNI PER L'ARCOBALENO (n.76) (Un "percorso" lungo una vita)


Dal cortile la solita musica da flashmob delle 19.00. Qualcuno non se la sente proprio di lasciarsi alle spalle l'isolamento e si trincera dietro l'unica libertà concessagli durante il lockdown da Covid.
Però le note non sono le stesse, e quell'arcobaleno proposto e a volte propinato a forza ora si libera nell'aria e va oltre. Over the rainbow.
I miei soliti pensieri a tutte le ore, sono più o meno gli stessi ma in più sono incentrati sui valori per cui realizzo solo ora di essere come avrei voluto da sempre.
Prima ero sulla buona strada, però procedevo alla rinfusa, a zig zag come bendata perché inconsapevole, inquieta, incostante, innamorata dell'amore ma non amata da me stessa, e perciò convinta di passare per questa vita come una meteora. Poi la malattia, e l'alba di una nuova esistenza. Non facile, attenzione... però alla luce di intime certezze, uniche perché appartenenti a me sola.
La consapevolezza della propria forza interiore, esito anche di un percorso valoriale, ci rende "padroni della Nostra vita". L'ho pensato stasera, e scritto immediatamente, mi piace prendere appunti di ciò sento, diventano "risorse" nuove alla bisogna, come i sassolini bianchi di Pollicino, illuminati dalla luna riconducono a casa, alle origini.
E dall'Affetto alla Solidarietà e al prendersi cura il passo è breve. E poi l'Ascolto che impone Fiducia reciproca, l'Empatia altrimenti non si può prestare ascolto con l'attenzione dovuta senza farsi devastare.
E infine Condividere tutto questo per farne ricchezza da donare e strumenti per creare insieme una rete a maglie fitte, per proteggere e proteggersi.
Ora so perché non posso fermarmi e devo continuare.

venerdì 22 maggio 2020

I GIORNI PER L'ARCOBALENO (n.75) (VALORI...zziamoci)




Undicesimo incontro GAMA ON LINE, ancora sui valori, dopo aver dato loro un nome e averne acquisito consapevolezza.
Un utile esercizio, un passo avanti nella conoscenza di se stessi.
Stasera pochi presenti ma tutti molto partecipi e attivi nel condividere i propri valori, quelli riconosciuti attuali giacché eventualmente mutevoli di priorità nelle varie fasi della vita. Così "famiglia" e "successo" in campo lavorativo quando si è giovani, potranno scendere di qualche gradino rispetto a "solidarietà", "tolleranza", "perdono", valori ricorrenti nell'età matura, che si porta dietro un bagaglio di esperienze nel bene e nel male.
La "fede" può essere un valore presente a tutte le età, ma quando manca non è detto che il soggetto sia privo di "spiritualità", se si ritrova la capacità di darsi comunque risposte riguardo il senso della vita.
Riconoscersi dei valori però non basta, c'è comunque bisogno di una controprova, che siano gli altri e soprattutto le persone più vicine a confermarli presenti e come tali.
Poi sarà maggiore anche la soddisfazione scoprire addirittura di condividere gli stessi oltre che la vita insieme.
Molteplici sono i valori personali, però se finalizzati ad un obiettivo si noterà che considerato il primo, si incastreranno altri in una sorta di "percorso valoriale" di cui tutti sono elementi indispensabili.
Nel complesso quindi, un bell'incontro arricchito pure di alcune informazioni dalla XV Giornata del Malato Oncologico, e dalla condivisione di storie e messaggi a distanza di alcune di noi coi pazienti che si sentono "orfani" dei volontari.
Ora ai quesiti già proposti da Tiziana, si aggiungono altri due step.
- Come vorremmo concretizzare i nostri valori nell'ambito del GAMA?
- Quali sono i valori del GAMA in cui ci ritroviamo?
Al termine la lettura dei "fiocchi" che ogni volta si rivelano sempre scelti con cura.
Il mio quest'oggi è una citazione di Jaspers, filosofo e psichiatra tedesco...
“Solo insieme possiamo raggiungere ciò che ciascuno di noi cerca di raggiungere.”
- Jaspers -

I GIORNI PER L'ARCOBALENO (n.74) (Contagiati da entusiasmo cronico - terza parte)


Il Cancro non aspetta, per i malati il tempo è prezioso, in questa fase 2 si torni in fretta ad una normalità rinnovata. È l'invito appassionato e carico di speranza che Elisabetta Iannelli, segretario generale della Favo, rivolge a Chi gli compete.
Di Coronavirus si muore, è vero ma curato e una volta guariti non si è più minacciati.
Di Cancro si muore, si guarisce pure, ma un'alta percentuale di persone cronicizza e vivrà anche a lungo con la strana spiacevole sensazione di avere una scimmia sulle spalle. Alla conquista di poter sorridere ogni giorno, a volte in lotta pure per i più elementari diritti, a loro pensano le associazioni di volontariato in oncologia, per loro investe impegno e professionalità Elisabetta, che ha vissuto l'esperienza del tumore al seno.
È Suo l'ultimo intervento di questa ormai tradizionale giornata celebrativa. Inizia con la grinta e la passione che la caratterizzano.
La pandemia ha impattato sulla vita quotidiana di tutti, e in particolare dei malati oncologici.
Col primo Decreto del 4 Marzo sono state stabilite nuove modalità di accesso al lavoro, di tutela e indennità per sopperire alle conseguenze del lungo periodo di lockdown.
- Smart working
- Aumento del numero dei giorni di permesso (legge 104) per malati e caregiver da 12 a 18 giorni.
- Tutela del riconoscimento di disabilità da parte del medico competente o del medico di famiglia, testo espresso in modo ambiguo e con notevoli coni d'ombra nell'articolo 26, diventato per questo tristemente famoso.
- Indennità di ultima istanza, bonus di 600 euro, concessa ai liberi professionisti e ai lavoratori autonomi, e in un primo momento negata ai malati oncologici perché titolari di assegno di pensione
- Stop ai licenziamenti per cinque mesi
- Reddito d'emergenza
- Prolungamento dei piani terapeutici.
Elisabetta Iannelli, chiara e sintetica come sempre, ha concluso rispondendo ai quesiti richiesti, ha infine ringraziato tutti, relatori e i 124 rappresentanti delle 550 associazioni federate. Il suo sorriso ci ha accompagnato.
Il coraggio delle donne è sereno, anche quando non si è parte in causa e al contrario occorre "supportare" senza dare l'impressione di "sopportare".

martedì 19 maggio 2020

I GIORNI PER L'ARCOBALENO (n.73) (Contagiati da entusiasmo cronico - seconda parte)




Credo che al di là del proprio ruolo nella comunità, ognuno abbia una "mission" da portare avanti, in cui credere fino in fondo seguendo dei "valori".
Se così è non ci saranno ostacoli né impedimenti.
Pause forzate e stanchezza saranno opportunità per raccogliere forze e riflettere, le critiche diventeranno suggerimenti, le delusioni poi stimoli per ricominciare in modo diverso. Veri trampolini di "rilancio", per realizzare i progetti sperati.
Considerazioni personali pensando alla testimonianza di Paola Varese.
Laura Del Campo, direttore FAVO e per questo incontro a distanza moderatrice, non avrebbe potuto introdurla meglio.
Empatica ed umana, medico oncologo e volontaria appassionata, colpita anche Lei dal COVID 19 ed ora in netta ripresa.
Paola definisce la Sua esperienza col virus, "didattica" a tal punto da voler trasformarla in un "progetto".
È il 5 Marzo quando dai primi sintomi comprende di essere ammalata, prende però una decisione coraggiosa e sceglie di curarsi a casa, perché sa che l'ospedale in questi casi può diventare un focolaio assai pericoloso. Con l'aiuto complice di un collega che in seguito pure si ammalerà, trascorre 64 giorni in completo isolamento con i suoi due gatti, tra letto e poltrona, curata con "idrossiclorochina". Nel giro di venti giorni migliora, ed intanto pensa al vantaggio di essere rimasta nella propria casa, curarsi in tutta tranquillità, leggere e studiare...
A questo punto perché non pensare alla possibilità che altri possano fare lo stesso? Così coinvolge 42 medici di famiglia, che generosamente si prestano al progetto, "Covi a casa", e in 40 giorni per ben 340 persone agli inizi della malattia comincia la cura domiciliare.
Con questo protocollo la figura del medico di famiglia acquista ulteriore professionalità, e si pone in rilievo l'importanza della Medicina del territorio con l'assistenza domiciliare che si arricchisce di un'altra figura professionale, l' "infermiere di famiglia".
La Telemedicina rende immediata la lettura degli esiti (analisi cliniche, esami strumentali...), ma sarebbe necessaria una nuova piattaforma comune che garantisse la privacy.
La convivenza col virus impone per i ricoverati in ospedale un soggiorno in camere singole, sterilizzate e sanificate con scrupolo, e quando è possibile, sempre più gente curata a casa.
La dottoressa Varese conclude il Suo intervento proponendo anche una "giornata formativa" per i volontari in reparto, il cui servizio è temporaneamente sospeso.
Al momento potranno supplire con la comunicazione a distanza ( video chat di animazione), consapevoli che anche il loro ritorno dovrà adeguarsi ad un cambiamento.
(continua)

I GIORNI PER L'ARCOBALENO (n.72) (Contagiati da entusiasmo cronico - prima parte)



17 Maggio 2020... ore 10,00 già in tanti pronti a dare inizio alla XV GIORNATA NAZIONALE DEL MALATO ONCOLOGICO, ogni anno immancabile appuntamento FAVO, stavolta a distanza causa pandemia.

Con modalità diversa ma uguale passione, perché ci vuole passione quando si tratta della vita.

Saluti tra volti noti, poi silenziati i microfoni e oscurate le webcam, si dà inizio ai lavori.

Prende la parola il professore De Lorenzo che presenta il "Documento programmatico" in cui curanti e malati oncologici in sinergia propongono le azioni necessarie per superare l'emergenza COVID 19. Il paziente oncologico già fragile di suo, infatti si è trovato all'improvviso di fronte ad una nuova difficoltà che è stata di ostacolo al normale percorso intrapreso. Senza contare i ritardi delle diagnosi, degli interventi, dei follow up, e conseguente ulteriore destabilizzazione psicologica. Era perciò necessario ripristinare al più presto la normalità. Muoversi nella giusta direzione per essere proattivi, avviarsi ad esperienze ben riuscite da consolidare, promuovere il potenziamento delle reti oncologiche, sollecitando il Ministero della salute ad un accentramento delle forze.

Dalla Telemedicina alla rivalutazione della Medicina del territorio e dell'assistenza domiciliare, dal sostegno psicologico al volontariato in reparto, alle strategie per una tranquilla, per quanto possibile, convivenza col virus. Questi temi poi ripresi ampiamente dall'intervento seguente della dottoressa Paola Varese, colpita dal Covid 19 all'inizio di marzo, da poco guarita e solo da qualche giorno di nuovo a lavoro.

La Sua esperienza un'opportunità per un progetto.

(continua)

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domenica 17 maggio 2020

I GIORNI PER L'ARCOBALENO (n.71) (L'apparente impossibile)



Pareva impossibile la fine della quarantena, eppure tra avvisi e smentite, fake news e notizie certe, senza contare i numerosi "bollettini di guerra", ci siamo arrivati all'ultimo prima dell'alba. Non è ancora tutto chiaro, la foschia offusca la luce rosata del giorno tanto atteso, ma la notte non può durare per sempre.

Perché tutto passa, anche l'apparente impossibile.

Occorre affidarsi al Tempo, che chiede solo di dargli il "giusto tempo" e la docilità nell'attesa. E docili Noi siamo stati.

"Io resto a casa", finché "andrà tutto bene" e "passerà anche questo". E intanto abbiamo distrutto ciabatte, consumato chili di farina, ci siamo immersi nel da fare sempre e ad ogni costo, pur di non pensare che gli slogan potessero rimanere tali e tutto andasse al contrario di quanto auspicato.

Ora potrei uscire un po', ma ho perso l'abitudine e poi a forza di sentire "solo se necessario", lo vedo un azzardo perché continui ad andare bene... diciamo, andare meglio, giusto per scaramanzia.

C'è che disorientati per tutto il tempo, si rischia la timidezza di fronte alla ripresa, come per un nuovo sentimento dopo una delusione.

Passerà anche questo, ma non sarà facile sradicare la gramigna venuta fuori sia pur con l'erba tenera e novella.

Pensavo e mettevo ordine sul balcone, nella speranza di svestirmi di tristezza.

Alla vigilia di una nuova stagione ho cercato di staccare delicatamente le foglie ingiallite da piante di un inverno mai arrivato e di una strana primavera. C'erano pure dei rami completamente secchi, estirparli significava portar via le radici, li ho tagliati per quanto possibile. Il resto è lì a ricordarmi l'inverno mai arrivato e questa strana primavera non vissuta.

I GIORNI PER L'ARCOBALENO (n.70) (Sono giorni strani...)


Mancava poco, e finita la quarantena ce l'avrebbe fatta a mettersi al sole e ad abbracciare un albero, come sperava. Poi se n'è andato così, lasciando un vuoto senza note, un tempo sospeso in aria come la mano del pianista al termine di un'esecuzione sofferta.
Abbiamo perso un "grande", Ezio Bosso non è più. Ha lasciato ricca eredità a Chi avrà compreso e imparato da ogni Sua parola, mai detta a caso sia pur semplice e vissuta nella comune quotidianità.
"Sono giorni strani...", così aveva definito questi della pandemia, non li viveva in modo poi tanto diverso dai Suoi soliti dal 2011 in poi, quando fu colpito da una malattia neurodegenerativa...
"La malattia mi ha allenato a soste forzate ben peggiori. Stavolta però non è il mio corpo a trattenermi ma qualcosa di esterno, collettivo, misterioso. Sono giorni strani, il tempo e lo spazio si sono fatti elastici, a volte le ore sono eterne, a volte volano. A volte ti senti in prigione..."
Parole quanto mai vere per esprimere uno stato d'animo comune persistente per tutto il tempo di quarantena. Il proprio "problema" diventa un'opportunità, quasi un privilegio mentre ciò che accade intorno, alla collettività, è misterioso. Il maestro Bosso però non è spaventato, ha la musica che fa da terapia, è arte e poesia insieme, ed è vita perché necessaria come il respiro.
Stasera ho rivisto la Sua esibizione a Sanremo 2016, "Following a bird"...
Seguendo un uccellino si era perso, ma in compenso aveva imparato a seguire.
Bisogna riflettere sul significato dei termini, "perdere" non è negativo.
Perdere i pregiudizi, le paure, il dolore, avvicina e unisce. Ed è armonia... musica.
E la Musica non si può fare che in un solo modo, come la Vita. Insieme.

venerdì 15 maggio 2020

I GIORNI PER L'ARCOBALENO (n.69) ( Fin dove "tracciare il solco" - Valori e Mission)


Anche il decimo incontro on line è andato.
Grazie alla Nostra life coach Tiziana che mette il Suo prezioso tempo a disposizione, manteniamo costanti ed attivi i contatti tra Noi, e viva la motivazione che rafforza l'essere insieme. Lo "scopo"... qual è per ognuno?... e per l'intero gruppo? È la "mission", che non si perde all'orizzonte e neppure sbiadisce.
Come la bussola serve per l'orientamento, un obiettivo o meglio la scoperta di un "perché" nella propria vita è indispensabile per non vagare di continuo e poi smarrirsi.
Da dove si parte? Dalla scoperta dei propri valori, individuarli costituisce una forte leva motivazionale.
I valori della vita che scegliamo sono quindi la bussola che darà una direzione al nostro futuro.
Decisioni ne prendiamo tutti i giorni.
E ogni decisione, nel bene o nel male, porta la nostra vita in una certa direzione.
Le nostre decisioni dipendono da quelli che noi decidiamo essere i valori più profondi, i "valori personali".
I valori sono diversi per ognuno ma confrontandosi per una buona relazione è possibile trovare un punto in comune. Non è un "compromesso" ma stabilire un "ponte valoriale".
I comportamenti, le convinzioni, le scelte spesso dipendono dal perseguire valori non ben individuati, bisognerà perciò dar loro "nome" e stabilire una "priorità" da cui non si può prescindere per non metterli a rischio. Un valore va salvaguardato a costo di sacrifici.
È importante conoscere la propria scala di valori.
Avere dei valori ben definiti ci porta ad avere una vita equilibrata e a muoverci nella direzione della persona che vogliamo diventare.
Quando i valori vissuti come obbligo, condizionamento sono in contrasto con sogni e obiettivi, la motivazione cala e può venir meno il senso della vita.
Sui valori che rappresentano le "radici" della vita di relazione, è utile e lo sarà ancor più per Noi volontari, esercitarsi praticamente.
Procederemo seguendo uno schema preciso.
Individuare i propri VALORI.
Definirne i CRITERI.
Stabilire le modalità per concretizzarli in AZIONI.
Questi pensieri - relazione terminano con il mio decimo fiocco on line.
È una porta socchiusa sul futuro...
"Non sapendo quando l'alba arriverà, tengo aperta ogni porta".
- Emily Dickinson -

I GIORNI PER L'ARCOBALENO (n.68) (Beky)




Penso che per tutto il tempo della pandemia se non fossi stata, pur non esercitando, la volontaria di sempre, mi sarei immalinconita molto di più. Ogni giorno ho inviato messaggi, risposto, ho tenuto vivo il contatto con quella parte di mondo che ora esula dalla famiglia e spazia in quell'ambito che io definisco "di chi mi appartiene."
Persa del tutto l'abitudine di mantenere le distanze con un generico "voi", per me sono tutti amici, fratelli anche le persone appena conosciute, quindi il "tu" è d'obbligo, e per quelli che conosco da tempo c'è la volontà di partecipare alle loro gioie e al dolore, alleviandolo con una presenza discreta e serena.
E poi ci sono dei momenti in cui davvero mi sento importante perché utile tra le mani di "Qualcuno" a portar conforto. Sono le "dioincidenze", ed è quindi la canzone preferita di una moglie che non c'è più, che tramite me ignara, arriva al marito rimasto solo. Ed è una stella marina in un messaggio che fa esultare lo stesso...
Mi manda allora la foto di una stella che apparteneva a Lei.
- Che bella... sembra viva.
- Beky! Beh! Ha solo 25 anni!!!
- Mamma mia! Davvero...?
- Sì. Ma quel Beky è partito da solo!!!
- Però potrebbe essere il nome della stella. - Beky... suona bene! Magari l'ha suggerito proprio Lei. Non dimentichiamo che è sempre presente...
- Per la verità è un soprannome che ha dato ad una sua amica!!
- ... e ora lo vuole come nome per la stella. È qualcosa che le appartiene... sarà così.
Una citazione rammenta che non si può "entrare" nella vita di qualcuno se non si è certi di essere un dono. Come una sorpresa inaspettata, che si rivela assai gradita e di cui poi ci si accorge non poter fare a meno.
E se è vero che non si può piacere a Tutti, altrettanto lo è accorgersene per tempo, ed "uscire" come si è entrati, da presenza discreta in punta di piedi. O altrimenti restare, in un angolo ed aspettare.