lunedì 30 settembre 2019

"UNA SCELTA DI VITA"


Una proposta che mi ha allettato subito, fare da protagonista durante la Festa del Volontariato, di un progetto per le scolaresche.
"Biblioteca vivente", ed io sarei stata "il libro da sfogliare".
Un breve momento d'imbarazzo e poi siamo partiti alla grande. I ragazzi passavano davanti ai vari gazebo delle associazioni scelte per la biblioteca, e mostravano una preferenza chiedendo di poter sostare a leggere. Si trattava di rispondere alle loro domande riguardanti il tema esposto nel titolo, in pratica raccontarsi, narrare una storia.
Parlare di malattia in genere non è affatto semplice, della "nostra" manco a dirlo, a meno che non lo si faccia con "leggerezza", che non vuol dire certo "superficialità" ma lambire con "tocchi delicati" i vari momenti e le tappe successive. Mostrare i benefici dell'ottimismo, ridimensionare senza banalizzare, spiegare come si possa rinascere dopo la paura e il sentirsi morti dentro. Diciamo che dall'attenzione prestata, e da certi sguardi ho compreso di essere stata un "libro interessante ed avvincente", di quelli da leggere tutto d'un fiato. Mi hanno sorpreso le parole di una ragazzina al termine della "lettura"...
E' strano come per poter comprendere tante cose sia necessario passare per la malattia.
... o tutte le esperienze estreme, e invece non dovrebbe essere così, giuste priorità al più presto possibile... ho precisato.
Divertitevi pure, ma trovate sempre il tempo per curare la parte migliore di Voi, quella che non invecchia mai perché si rigenera ogni volta d'entusiasmo. Non chiudete gli occhi e date ascolto al circostante.
Si conclude quindi questa prima giornata della Festa del Volontariato, il banner del GAMA è momentaneamente riposto e altrove si sfila in passerella. Non Tutti possono fare tutto, e ognuno fa quello che sa e può, importante è perseguire il medesimo fine. "Una scelta di vita" in definitiva, non per riempire il proprio tempo ma per dargli un senso.
Notte Serena a Tutti, e a domani per la seconda giornata della Festa del Volontariato.

sabato 28 settembre 2019

" SIMPEMPATIA"


Aria di neologismo per questi pensieri prima di andare. Succede.
Già, succede quando un solo termine non è sufficiente ad esprimere ciò che si è provato e poi è rimasto nel Cuore e nei pensieri. A tarda sera poi, diciamo pure... quasi notte, qualche estrosità sarà pure concessa... comunque è che il silenzio concilia questo genere di cose. Un grande "complice", il silenzio.
Cerco momenti di silenzio per appartarmi ogni tanto coi pensieri. Mi piace respirarlo, il silenzio.
Da allora evito persino di accendere la televisione per non romperne l'incanto, e mi sento protetta in uno spazio tutto mio.
Non mi accorgo di essere sola perché mi fanno compagnia appunto i pensieri e il silenzio parla con le voci delle persone che incontro e mi prendono il Cuore, e poi mi conforta il calore dei ricordi che nonostante tutto non voglio cancellare, nessuno escluso.
Poi ci sono giorni che il caso e ancor più Qualcuno combina appuntamenti a Tua insaputa, come oggi... e all'improvviso realizzi perché ci sei e devi continuare ad esserci, per una sorta di... "simpempatia", per cui Chi ti entra nell'animo e nei pensieri è destinato a non uscirne più.
Simpempatia... un po'di simpatia e tanta empatia, questo è il clima che si è creato in una stanza dove si spende dolore e con forza si acquista speranza.
Un Amico... perché alla fine si diventa tutti amici, Chi sta da una parte e Chi dall'altra... fingeva di dormire, e poi ha aperto prima un occhio e poi l'altro a sentir parlare di amaretti. L'Amica del letto centrale invece, è stata presa dal digusto a sentir parlare di amaretti, dolcetti e biscotti. Con l'ultima paziente infine è stata piena sintonia, al primo scambio di sguardi e di battute, non proprio di spirito ma consapevoli di Chi sa dell'"argomento" e non lo teme, perché è pronto ad affrontarlo ad armi pari, con serenità e senza pietà fino in fondo.
Una lunga conversazione, in pratica un'ora piena a raccontarci. Un "incontro proficuo" a pelle e nel Cuore.

DONNE INCONSAPEVOLI E CORAGGIOSE




Ieri pomeriggio sono stata alla presentazione di "Solo Mia", un romanzo di Lisa Graziano, giovane scrittrice e giornalista che fa volontariato in carcere.
Personaggi centrali, non di fantasia, della storia sono cinque donne, vittime di violenza, che trovano nella detenzione la possibilità di riscatto. Loro si raccontano, riemergono così dolore, rabbia covata e poi esplosa, speranza ed impegno per risalire la china. Eppure nessuna... in particolare Mia... credeva potesse arrivare a tanto.
Ascoltando solo qualche accenno alla trama, ho provato grande tristezza e commozione, e pensato a tutte le vittime di femminicidi, donne che avevano allertato impaurite dalle minacce e donne inconsapevoli, forse assuefatte alla violenza verbale e a qualche ceffone, che fino all'ultimo avevano creduto che certe "cose estreme" possono succedere solo agli Altri, e magari avevano continuato pure ad amare Chi le usava e maltrattava.
Quando tocco questo argomento mi torna sempre in mente... Lei.
Nove anni fa, quando fui sottoposta al primo intervento, quello demolitore, tre o quattro donne si avvicinavano timide più volte al giorno alla mia stanza. Io le vedevo sbirciare e parlottare tra loro, erano incuriosite dalla "signora senza una mammella" ma col "cappellino". Fino a quando le invitai ad entrare, e col sorriso raccontai la mia storia. L'angoscia alla scoperta, l'ansia per un percorso lungo e dall'esito incerto, ma una speranza sempre forte e viva.
Restarono a guardarmi ammutolite, poi una prese la parola...
Meh, non sembra così tremendo, almeno come l'avete spiegato. Penso che lo posso sopportare, anche perché... quante ne ho passate nella vita mia! Gravidanze brutte, aborti... persino calci nella pancia quando ero incinta, e ho superato tutto.
Calci nella pancia?!
Sì, pure quelli... però il marito mio m'ha sempre voluto bene ed io a Lui.
Strano modo d'amare, pensai quel giorno... ma alcune donne sono così, la loro è una vera e propria cultura.
Insegnano l'amore, e diligenti ne conservano pure per sé.
Certe di non smarrirlo, sembra poi loro di toccare il cielo. Anche se gli uomini non sono angeli.
Ma per fortuna non tutti sono come quel marito, oggi ne ho incontrato uno così tenero che massaggiava i piedi della moglie in un modo che sembrava li accarezzasse...
Ehh...e mica mi fa solo questo - ha precisato Lei.
Da quanto insieme?
Quarantasette anni... si è affrettato a rispondere Lui
... che siete sposati? - domanda mia retorica e forse inutile. Succede a volte per colmare un vuoto da stupore o meraviglia.
Eccert'... ha replicato fiero l'uomo... Noi siamo ancora "normali".
E in quella normalità una sacrosanta e mai fuori moda verità.

giovedì 26 settembre 2019

UNA SCELTA NELLA SCELTA


Quanta importanza è data alla "Ricerca"? Tra sana alimentazione, prevenzione e sviluppo sostenibile, anche l’Università di Foggia prenderà parte alla Notte Europea dei Ricercatori in programma in tutta Europa venerdì prossimo (27 settembre). Università, Realtà imprenditoriale e Policlinico di Foggia... insieme a ridurre la distanza tra sviluppo tecnologico e corretti stili di vita, una distanza che può essere ridotta senza necessariamente dover rinunciare a qualcosa. Prima di vivere il suo momento centrale, il programma ha previsto un prologo artistico molto atteso grazie alla proiezione del cortometraggio "The Choice" (La scelta) del regista napoletano Giuseppe Alessio Nuzzo. Il racconto di una malattia, e della forza di reazione di chi la subisce e sceglie di curarsi nella propria città, al sud contrastando la migrazione passiva. Una storia vera che ha il volto dell’attrice Cristina Donadio, divenuta molto popolare in seguito alla fiction Gomorra, in cui recitava il ruolo di Scianel. Il corto o "film breve" come lo ha definito il regista – in concorso all’ultimo Festival di arte cinematografica di Venezia, è stato presentato stamattina alle ore 11, presso l’unità complessa di Radioterapia Oncologica dell'Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Foggia, alla presenza delle autorità locali, dei rappresentanti dell’Università di Foggia e dell'Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Foggia, quindi degli sponsor che hanno reso possibile la realizzazione del corto e di parte del suo cast. La proiezione è stata preceduta dai vari interventi riguardanti le criticità per fortuna in calo, i progressi nel campo terapeutico soprattutto in radioterapia, grazie ad importanti finanziamenti che consentiranno l'acquisto di un nuovo "acceleratore lineare" di ultima generazione, e infine si è dibattuto molto sull'umanizzazione delle cure e la centralità del paziente, sempre più presente e parte attiva persino ai convegni. Al termine della proiezione, gli interventi del giovane regista e di due interpreti. Un film che nella brevità ha mantenuto pathos, e si è avvalso di ogni tecnica cinematografica, passando dall'immediatezza del presente al ricordo tramite un flashback senza stacco di cinepresa. Efficaci le battute della protagonista che racconta a se stessa pensieri ed emozioni, partendo dalla premonizione di una zingara... "Dalla vita avrai tutto, gioia ma pure sfortuna". Tutto sommato cosa ovvia per ogni esistenza, ma che Lei in quel giorno dei tanti che vive tra lavoro e cure, sente come un fardello troppo pesante. Davvero un "giorno no".

LA VITA È VIVA




Giorni a "combinazioni" precise e coincidenti, perché siano ad ulteriore chiarimento per vivere e soffrire il giusto, ché anche dal dolore c'è da trarre il meglio.
Stamane un incontro al volo, quasi di sfuggita, ma da pelle d'oca per un racconto ed una frase conclusiva... la Vita è viva.
Pare cosa scontata, una vita non può essere altrimenti, ma intesa nel concetto generale, nell' "idea", allora si comprende che è viva fino all'ultimo respiro quando è piena, fitta di rincorse soprattutto dopo pause forzate.
Cadere e rialzarsi, raccogliere le forze e andare al recupero. Un impegno dopo l'altro, sentirsi gratificati dalla gratitudine stessa.
La Vita è viva, fatta di cambiamenti continui, tante pagine scritte con parole di getto, un "apri e chiudi parentesi", e poi si riprende il filo.
Sfide continue da affrontare, consapevoli di poter perdere ma rimettendoci il giusto e ricavando alla fine altrettanto.
Come corso d'acqua che pur scorrendo tra rocce ed erti sentieri si ingrossa e diventa mare.
Mentre questo giorno declina, pensando a Chi proprio oggi si è appartato nell'altra vita, accarezzo sogni e speranze, e mi chiedo...
Quanta vita c'è ancora in me?
La Vita c'è, perché sono Viva.

FATTI NON FUMMO PER RESTARE FERMI




Che senso avrebbe nascere, appartenere alla specie umana e non farle onore?
Potremmo benissimo essere piante o animali, che inconsapevoli pure una funzione ce l'hanno. E invece ognuno sa che ad esistenza degna occorre dare un "senso". E si sta male, e si è inquieti quando si è perso di vista ciò che dà un senso, ovvero lo "scopo" fino alla fine.
L'inquietudine e il senso di inadeguatezza accompagnano, si cerca allora aiuto, ma in modo tacito e con sufficienza il suggerimento arriva con un "lascia perdere, non è per Te, stai tanto bene così".
Situazione frequente, all'origine anche delle Nostre problematiche.
Quanti di Noi infatti si sono ritrovati nella palude della rinuncia continua, frenati per una nuova partenza?
Amo andare per metafore, le trovo coinvolgenti ed efficaci, e stasera a tal proposito mi viene in mente... "la sedia a dondolo".
Comodamente seduti a lato di una finestra aperta, da cui arrivano brezza e profumi.
Convinti che sia la condizione migliore per sé, si rinuncia a fare un passo, al massimo due per guardare fuori e apprezzare al meglio ciò che si percepisce solo come accenno.
Il dondolarsi monotono però alla lunga dà la nausea, meglio "armarsi di coraggio e partire", metafora nella metafora per dire... venir via da una situazione di stallo che non porta a niente.
C'è tutto un mondo fuori da scoprire, rischiando pure le comode certezze.
Nessuno dall'esterno potrà dare ciò che con determinazione si può conquistare da soli.
Il senso della vita alla fine è in questo, nel processo della sua scoperta e non nella scoperta stessa.

lunedì 23 settembre 2019

TUTTO A POSTO...?


Incontri nei corridoi, sull'autobus, per strada. Le lancette dell'orologio stampate negli occhi, la lista delle cose da fare nella mente. Resti positivamente sorpreso, provi gioia anche se vai di fretta. Sai comunque che non puoi non fermarti, a pensarci bene, non lo vuoi nemmeno perché quella persona non la vedevi da tempo, anzi ci avevi pensato proprio la sera prima. Pensieri e piccole incombenze si accalcano all'uscita, così che alla fine viene fuori un "Come va...?", no... forse meglio di no dopo l'ultima volta che non se la passava troppo bene, un "Tutto a posto...?" è quello che ci sta. Si... tutto a posto... un augurio, una certezza? È ciò che sembra, e magari lo è pure, poi un certo sguardo, il sorriso o una smorfia più delle parole faranno da conferma o smentita.
Tutto a posto?
Quante volte ci sentiamo rivolgere questa domanda, quante volte siamo Noi a farla.
È una di quelle domande retoriche che prevedono come risposta la domanda senza interrogativo.
Perciò, è tutto a posto...? Mi si chiede...
E' tutto a posto, più o meno, diciamo di si. Se non è a posto, facciamo in modo che lo sia. Ad esempio, per ciò che mi riguarda,
riprendo da dove ho cominciato. Conta la Speranza. Crederci.
Tutto il resto se c'è va benissimo, è una spinta in più.
Se qualcosa viene meno, me la caverò con quello che rimane.
Semplice, no?!
Tutto a posto, me ne convinco, e per sempre convinta resterò.

E SMORZERÒ LE LUCI...




...e chiuderò gli occhi mentre la notte scende sui pensieri miei. Ne fermerò qualcuno che mi accompagni verso il domani, ma proprio quello immediato, prossimo venturo. Meglio non accampar pretese, hai visto mai che ci si accorga che sono ancora qua... non si può mai sapere...
Ironia a parte, un'altra giornata scivola via.
Ogni settimana ha il suo sabato che poi altro non è che un giorno qualunque, più o meno programmato secondo buoni propositi, e manco tanto. Molto lavoro domestico, fornelli a tutto gas, da colmare lacune inevitabili e giustificate dal buon intento.
A sera se mi guardo allo specchio non mi riconosco, sembro stravolta ma poi penso alla notte prossima ventura e al giorno dopo, e agli altri ancora, uno alla volta... e mi incoraggio da sola con le parole dell'argentina Mafalda del fumetto... Ce la farò anche stravolta!
Mi sono alzata di buonora, oggi. Non ho fatto "sgolare" troppo la sveglia ché già ero in piedi... presto all'opera ma non prima di essermi vestita di silenzio. E questo si può solo quando in casa gli Altri dormono e qualche rumore lontano arriva dall'esterno come suono ovattato, quasi fosse da morbida seta frusciante.
E poi tra una faccenda e l'altra molti pensieri.
Pensieri di ordinaria quotidianità, pensieri di normalità "straordinaria", quella che affianca l'altra e per un certo tempo, breve o lungo che sia, pare prevaricare. Ormai è così, per me lo è, e comunque sono serena perché come "dono" sento di far parte di un Tutto "straordinario".

domenica 22 settembre 2019

SPRONARE... MOTIVARE... CONFORTARE




Della mia nuova vita è la cosa più valida, fa bene a me e non solo, regala consapevolezza in divenire, e soprattutto fa dimenticare ciò che di inutile o sbagliato ho fatto in passato.
Ho un presente impegnativo ma ricco di significati.
E' come un "percorso formativo" a più livelli. Si comincia dai rudimenti e... non si finisce mai. Dallo "studio" di se stessi all'"analisi" delle emozioni proprie in un contesto più ampio.
Non si finisce mai. E' vero. Ogni volta che sono tirata in ballo me ne rendo conto. Prove più difficili per "opportunità" altrettanto grandi. Di crescita fisica ed interiore, perché divento forte e resistente ma pure profonda e schiva. Tengo per me ciò che provo, come tesoro.
So di non essere compresa in pieno da Chi non ha lo stesso vissuto mio, anche se in quel tempo abbiamo condiviso i giorni, in parte le ansie. Ora i ricordi più vivi restano solo miei, mi brucia ancora la carne, il cuore batte all'impazzata, le lacrime tradiscono il resto della sofferenza, sbiadita solamente ma indelebile al pari di una cicatrice.
No. Non sono propriamente triste stasera, solo mi sento più carica di responsabilità, e come tale consapevole di non dover tradire la consegna.
I miei pensieri sono il resoconto di una giornata forte, al termine della quale mi ritrovo esausta come avessi sostenuto un esame a cui tenevo in modo particolare, e raggiunto appena la sufficienza.
Dovrò migliorare. Non prendermela troppo, soprassedere, e continuare a crederci.
Dovrò impegnarmi ancora a spronare in modo convincente, caricando di entusiasmo Chi ho di fronte.
Dovrò ricordare per motivare me stessa ogni giorno, elaborare per trarre argomenti che motivino a loro volta. Potercela fare fino alla fine, motivare Altri a farcela senza aspettare la "fine".
Poco fa ci ripensavo... deve esserci per forza Qualcuno che muove Tutto e Tutti, per un disegno infinitamente grande. Altrimenti oggi non sarei qui, a volte col compito che è pure desiderio di confortare. Confortare anche col semplice silenzio Chi nel silenzio sta vivendo la propria pena.

sabato 21 settembre 2019

"MIA"... NON PER VANITÀ




Stasera ho trovato questa "mia" foto di qualche anno fa, i capelli erano tornati tutti e il sorriso aveva preso ad essere più convincente.
Quando mio marito me la scattò, ricordo mi piacque così tanto che feci qualche ritocco, come si vede, e la postai. Fu un "successone social", e combinazione da quel giorno diventai "mia" per molti. Ché poi "mia" può essere diminutivo, vezzeggiativo di Maria, è soprattutto però... aggettivo o pronome possessivo femminile singolare.
Come si voglia intendere, a me sta bene.
È sempre segno di familiarità, legame stretto, affetto. Vuol dire essere ricordata per qualcosa di bello. Ed io non posso non esserne contenta.
Credo che Qualcuno tenga un'agenda per conto mio, a mia insaputa, per il mio bene. Che poi non è solo mio, diventa quasi "contagioso" pure restando silente. O quasi.
Un'agenda, dicevo... con degli appuntamenti fissati che mi ritrovo tutti insieme all'improvviso, ma non guastano né mi sconvolgono la giornata. Anzi. Così capita di sentire sottovoce... è arrivata Maria.
Maria... chi? La "mia" Maria.
Ed io non posso non gioirne. E non per vanità.
Un ultimo flashback...
Ricordi, Michele come mi definisti un giorno?
Lui mi guarda perplesso, poi il Suo sguardo si illumina mentre annuisce. Lo precedo... un "generatore di corrente" che rigenera ricaricandosi. Non l'ho mai dimenticato.
E non dimenticarlo mai. Perché Tu sei così, e devi continuare a esserlo, per il bene Tuo e non solo.
E poi sorridi, sorridi sempre. Si veicola così il bene che si rigenera.

giovedì 19 settembre 2019

DAL PARTICOLARE AL GENERALE


Saggiamente potrebbe bastare una grande gioia, ma davvero grande come ad esempio una rinascita, o diventare madre, o ritrovare un affetto perso, per far apprezzare in pieno la vita.
Un inizio singolare, in sintonia col titolo, una similitudine più che una metafora per raccontare questo Nostro Mercoledì.
Oggi, giorno di uscita tranquillo, non ci siamo allontanati molto andando ad Orsara, paese visitato più volte ma sempre con occhi diversi.
Resta uguale, invariata la sensazione di un tuffo nel passato, case in pietra, strade in salita, fragranze ed insegne antiche.
Siamo a fine estate, comunque stato d'animo nuovo, particolarmente predisposti al "particolare". Dal particolare al generale, dai fiori variopinti alle verande, dal profumo nell'aria fresca e leggera, dalla quiete nei vicoli... da tutto questo alla bellezza della natura e alla grandezza del Creato. Ringraziare di tanto "dono" è stato spontaneo quando ci siamo trovati nella grotta di San Michele, alla fine della discesa tra due lati di verde fitto bosco. Un bel borgo, pulito ed accogliente, un paese chiuso in un pugno. Pochi passanti, un gatto e un paio di cani, la giusta compagnia per non sentirsi completamente soli e ritrovare ugualmente se stessi.
Particolari che contano...

UN PO' "SOLDATO"... UN PO' PIERROT




Finalmente il termine giusto! Non più l'obsoleto guerriero che combatte una guerra odiosa, crudele, e che se potesse diserterebbe volentieri. Soldato. Questo si, rende l'idea. Se proprio vogliamo fare di questa lotta corpo a corpo un "fumetto", parliamo di esercito e soldati.
E mentre la moglie di quel paziente mi suggeriva ciò che da tempo cercavo, ho pensato a quando mi rasai quasi a zero come "soldato Jane", per soffrire meno. Strategia di inizio percorso, una delle tante, per mostrarmi fiera.
In possesso del termine più giusto, mi accarezzo i capelli nuovi, brizzolati, ma di nuovo "miei". Alcuna vanità, solo identità ritrovata, e l'opportunità di un altro impegno, non imposto e nemmeno cercato perché la Vita lo ha fatto per me.
L'impegno però spesso non viene apprezzato come converrebbe, perché non sono comprese le motivazioni né la persona. Mi ripeto comunque... non bisogna scoraggiarsi continuare si deve, soprattutto quando convinzione c'è in quel che si fa e si dice, perché viene dal Cuore.
Per questo non si deve permettere che alcuna distrazione prenda e porti via, mettendo a rischio ciò che si è conquistato.
Un po' "soldati", chiamati alle armi dalla Vita, costantemente "Pierrot", costretti ad essere doppi, perché sopravvissuti tra terra e cielo.
La cosa più affascinante di Pierrot, pagliaccio triste, è la sua ingenuità, o forse genuinità, non perde mai la fiducia. Dietro la sua felicità c’è una tristezza, dovuta ad un destino a volte troppo crudele, ma che non gli impedisce comunque di continuare a sperare, anche se a volte la delusione lo fa stare male. Pierrot è un personaggio che intenerisce e commuove, col suo doppio atteggiamento riproduce la "dualità" dell'animo umano, sentimenti ed emozioni comprese.
Per quanto riguarda poi il mio vissuto mutilante, non è stato affatto una passeggiata. Ne vado orgogliosa, sia ben inteso, ma come un soldato semplice che si è visto sacrificare un arto, ne ha ricevuto una pacca sulla spalla e una stretta di mano, e poi si sente dimenticato. Perché ormai gli Altri si sono abituati a vederlo con un "pezzo" in meno.

martedì 17 settembre 2019

RESILIENZA È CONOSCENZA E COMUNICAZIONE


11 Marzo 2011, il Giappone visse uno degli eventi più catastrofici della storia dell'umanità, terremoto e tsunami insieme, più di 15.000 morti e 10.000 tra feriti e dispersi. Eppure dopo solo sei giorni un importante nodo autostradale fu ricostruito e reso percorribile.
Grande prova di resilienza del popolo giapponese che fu capace di reagire ad un trauma di portata generale con forza e volontà uniche. In realtà queste non sarebbero state sufficienti se alla base non ci fossero stati studio e conoscenza del proprio territorio, analisi dettagliata di eventi pregressi, grande lavoro e metodo per contrastarne altri eventuali.
Resilienza è un termine sempre più ricorrente, preso in prestito dalla fisica lo ritroviamo in psicologia e persino nella quotidianità.
Per quello che riguarda Noi, "tumorati di Dio", da Lui aiutati a patto che gli diamo almeno una mano, la capacità di resistere, piegarci ad ogni colpo di vento senza spezzarci, resta la strategia più efficace.
Se lo conosci non lo temi, o almeno lo temi molto meno.
Conoscenza... Consapevolezza... Condivisione.
Le 3 "C" che contrastano fortemente il cancro. Gli strumenti giusti per essere "resilienti" fin dal momento della diagnosi, primo step di un forte trauma...
"Nelle situazioni post-traumatiche i malati avrebbero bisogno di essere aiutati a "pensare" e a "vivere" la loro esperienza, ottenendo, ad esempio, tutte le informazioni di cui necessitano. In questo senso, nel caso della malattia oncologica, la vicinanza di malati "esperti", che mettano a disposizione la propria esperienza, diventa un elemento concreto di resilienza al trauma..."
da "OLTRE IL CANCRO" Trasformare creativamente la malattia che temiamo di più
Marta Tibaldi Ed. Moretti e Vitali
Ogni tanto qualche consiglio dalla mia "biblioteca cancrocentrica".
Perché io ho scelto di contrastarlo così, cercando di lambire le sabbie mobili e scivolarvi su perché non mi risucchino. Almeno spero.

"SENZA FRETTA MA SENZA SOSTA" ( Goethe)


Una citazione, in sostanza un pensiero per affermare che pensare è vita che si rigenera.
Il "cogito" di cartesiana memoria che comprova l'esistenza. Quanto è gratificante la sensazione di esserci quando sosti a pensarci, perché in realtà non ti fermi.
Pesantuccio come concetto? È che a volte la banalità dilagante viene a noia, c'è bisogno di "sostanza" , e questa purtroppo a molti fa paura. Per fortuna non a Tutti.
Ci sono persone infatti, la cui frequentazione nel reale come nel virtuale, offre stimoli giusti alla riflessione, per cui non ti senti solo in una vana ricerca, e poi in modo naturale arrivi persino alla scoperta di lati nuovi di Te stesso.
Affinità elettive o principio fisico dei vasi comunicanti?
Certo è che non Tutti colgono al volo tale opportunità.
Preambolo questo per un commento ad un link condiviso da un amico.
In una società da cui echeggiano nostalgicamente deliri di onnipotenza da "pieni poteri", e dove quasi si impongono "relazioni liquide", personalmente spesso mi ritrovo in forte disagio, però per sopravvivere in particolare nell'ambito familiare, so di dover adattarmi in maniera consapevole.
"Il dono piu’ grande della genitorialità consiste nel rispettare il segreto del figlio: il luogo della differenza e della difformità del suo desiderio rispetto a quello dei genitori. I figli non sono prolungamenti narcistici e hanno il diritto all’eresia di discostarsi dai genitori”...
È vero, è un loro "diritto" e Noi genitori abbiamo il "dovere" di approcciare con discrezione alle manifestazioni mal celate di quel "segreto", per comprenderli e pure per capirne di più.
Nessuno è depositario di verità e perfezione, dal confronto aperto o meno, è sempre possibile migliorarsi entrambi, e magari arrivare ad essere per qualche verso orgogliosi, i genitori dei figli e viceversa.
Trovo sia un modo nuovo di gestire il perenne conflitto generazionale, a vantaggio dell'equilibrio generale.
Eppure, rigorosa come sono sempre stata, sostenitrice di condotta pseudo irreprensibile, non avrei mai pensato di poter raggiungere il traguardo della flessibilità.
Merito del mio vissuto certamente, ma anche di compagni di viaggio che affiancano senza fretta, ma senza sosta.

lunedì 16 settembre 2019

PAZIENZA "SEMPREVERDE"




Pazienza sempreverde perché non si perde facilmente. Il tempo passa e resta uguale, anzi a dirla tutta è anche meglio, perché frutto di continuo allenamento.
Quindi come si fa ad essere sempre paziente? Semplice è il segreto, un po' come quello di Pulcinella, concentrarsi su se stessi e il momento che si vive, e quello che si vuole veramente.
Non è l'equivalente di una "formula magica", è solo come la vedo io da un po' di anni.
Ho temuto di perdere il bene più prezioso, e per nasconderlo ho calato il capo.
Durante le cure poi a prevalere fu il sentimento della gratitudine, e imparai ad amare in senso assoluto e generale.
Negli anni a seguire è stato un continuo perfezionamento di "stile", nel senso che più mi porgevo al prossimo con gentilezza, altrettanta ne ricevevo... o almeno così mi sembrava.
Reale o apparente comunque portava ad uno stato di benessere e di pace, che ho fatto mio e ora induce a trasmetterlo ad Altri.
A Chi si lamenta delle lunghe attese dico...
Non guardare di continuo l'orologio, le lancette hanno spazio limitato come pure tempo, Tu aspetta il Tuo, e intanto pensa che almeno ne hai abbastanza per pensare.
E a Chi continua spazientito a scuotere il capo in senso di diniego, replico... se proprio devi, fallo in su e giù. Ti verrà fuori spontaneo un bel sorriso.
Così tutto si risolve, e riguardo a questo mi fermo qui.
Ogni giorno siamo chiamati all'esercizio di una virtù. Sempre facile non è, però possibile. Oggi appunto... per me tanta santa Pazienza, ma anche ieri e forse pure domani.
La Pazienza e la buona memoria sono le qualità di cui posso vantarmi. La buona memoria non conosce flessioni, la Pazienza a volte sfugge, ma solo per un momento, un passaggio rapido di nuvola nel cielo sereno, perché poi torna sollecitata dalla comprensione e dall'affetto, grande che provo per Tutti, ma tutti davvero. Ed è una "costante" questa delle mie relazioni.
Mi elogiano per la grande pazienza, forse qualcuno la intenderà per altro. Solo io so quale esercizio comporta e quanto sentimento sincero l'alimenta. Perciò anche per oggi è andata. Allenamento superato.

domenica 15 settembre 2019

PERCHÉ SE NON SI METTE CUORE...


Non si può, non si riuscirebbe nell'intento, non basterebbe la buona volontà. Certe volte davvero prende lo sgomento, che si risolve solo se a monte, già al momento della scelta di vita si è messo il Cuore.
Il "prossimo" non è uno qualunque, il prossimo è in Te. È colui che riconosci in quel momento aver bisogno di Te, pure se si veste di sfrontatezza, lancia parole insensate che sanno di sfida, si riempie la bocca di caramelle e poi dice che ti sei dimenticato di lui.
Il prossimo è lo sfiduciato col mezzo sorriso per far credere che è rassegnato, il prossimo è Chi ti chiede di rovistare nelle Sue tasche alla ricerca dell'ultima pasticca per la tosse. È tutto questo, ed anche di più, e comunque bisogna assecondare, andare incontro, aiutare.
Altro che "alleviare le sofferenze"... così come aveva affermato un giorno una dottoressa venuta in reparto per un consulto. E pensare che l'aveva detto proprio a me... siete una dei volontari? Che bravi siete ad alleviare le sofferenze...
Ed io che da subito eliminai dal mio "frasario" questa espressione, avevo replicato senza esitare... beh, più che alleviare, Noi facciamo compagnia, camminiamo al fianco per un pezzo del percorso. Sosteniamo fino al "passaggio", qualunque esso sia... finché la "bufera" sarà passata.
E Lei, pure se "addetta ai lavori" era rimasta basita, perché non sempre si è in grado di comprendere, anche se si dovrebbe. Ma quello del cancro è un mito duro da sfatare, soprattutto per Chi cura, mentre dall'altra parte si vive sulla propria pelle e lo si combatte fino all'ultimo respiro, con la convinzione che non può essere sempre un bollettino di guerra, e che alla fine si può sopravvivere anche "con una gamba sola". Ed è una fortuna che siamo in tanti a pensarla così, e a ricavarne risorse e nuove energie per sostenere Chi è più debole, vulnerabile in tutti sensi.
Ricordo quando nel mio solito girovagare per il web, trovai una preghiera del volontario attribuita a Madre Teresa. Me ne innamorai e ne feci "tenerezza" da donare. Da leggere e rileggere, e poi imparare e fare propria, perché fosse ricchezza da investire più volte.
 MANDAMI QUALCUNO DA AMARE
Signore,
quando la mia croce diventa pesante,
fammi condividere la croce di un altro;
quando non ho tempo,
dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;
quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare;
quando ho bisogno della comprensione degli altri,
dammi qualcuno che ha bisogno della mia;
quando ho bisogno che ci si occupi di me,
mandami qualcuno di cui occuparmi;
quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona.
Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli...
- Madre Teresa di Calcutta -

sabato 14 settembre 2019

UN TOCCO DI LEGGEREZZA




Se la Vita è un gioco da prendere sul serio, vero è pure che ogni tanto un tocco di leggerezza non guasta. Per allontanare le preoccupazioni, i pensieri asfissianti, per puro "relax della mente" e di conseguenza anche di tutto il corpo. Certe giornate ed occasioni si prestano a tutto questo, come un compleanno ad esempio, o un onomastico... proprio come il mio, "il nome di Maria", il 12 Settembre.
Oggi solite occupazioni, forse anche di più... ma con leggerezza, grazie agli auguri ricevuti e ai pensieri dedicati che superano sempre le aspettative in quanto a stima e affetto. È sempre bello e rassicurante sentirsi pensati.
Il 12 settembre ormai anche quest'anno è passato, auguri quindi, pensieri e fiori pure. Qualcosa in più, si sa... perché ora c'è altro.
E anche per il nome che porto... devo dire che finalmente mi piace, mentre un tempo non lo "gradivo" affatto, perché era così comune che quando fuori casa si rivolgevano a me, rispondevano almeno altre due con me... e sia chiaro, si parla sempre di spazi ristretti.
Poi... anche in questo caso tutto si è capovolto dopo la malattia.
E miracolosamente il "mio Nome" suonava in modo diverso, aveva una musicalità che non avevo mai notato prima e mi piaceva ripeterlo se mi veniva chiesto.
Adesso... quando mi presento, più di una persona replica... non poteva essere altrimenti, non potevi chiamarti che così, e sono l'unica a voltarsi, perché come chiamano me non chiamano nessuna.
E c'è pure un 20% di persone che azzarda e traduce il mio nome, con un tocco "english" niente male... Mary, sfatando un grosso mito... che un nome comune come il mio non possa essere originale.
Quando nacqui, tantissimi anni fa, mio padre fu il solo ad osare, rendere "straniero" il nome più italiano che c'è, e di rimando mamma e nonna lo riportarono al "giusto rango" arricchendolo di diminutivi e vezzeggiativi... stucchevoli? Diciamo pure da "voltastomaco". Col trascorrere del tempo gli restituirono dignità come da anagrafe, e così mi restò.
Poi... per dar conferma ai cambiamenti che sarebbero stati, con la malattia il nome si modificò ancora.
E fu... Mary per coraggio e seriosa sia pur per gioco, Maria sempre.

venerdì 13 settembre 2019

DALLA PRIMA PAGINA IN POI...




La Vita, quante volte è stato detto... è come un libro con i fogli bianchi su cui scrivere. Ogni giorno un rigo o un trafiletto, poi insieme paragrafi e capitoli. Sia fiaba, romanzo o libro di testo su cui ripassare gli errori evidenziandoli, e tralasciando i refusi ché non dipendono da Te. All'inizio trama semplice e descrittiva, che si complica per gli accadimenti vari, le situazioni diverse, ma si arricchisce pure di tanti "personaggi" che animano le "Nostre pagine", di cui siamo si, protagonisti ma non di certo unici interpreti.
Introduzione al "Libro della Vita", e poi a seguire un ricordo, quando feci conoscenza con un paziente che la prima volta fingeva di dormire e poi di scatto aprì gli occhi alla parola, scrittura...
Voglio scrivere un libro...
Perché no...?! Comincia...
Voglio scrivere un libro sulla vita.
Del suo mattino, la giovinezza... come era un tempo, e come è adesso.
Del giorno, periodo intenso del massimo fiorire... come era un tempo, e come è adesso.
E infine del tramonto... così come sono io adesso.
Non mi piace parlare di tramonti quando si tratta della Vita... replicai a quel punto... mi sa troppo di fine, qualcosa che muore. Meglio pensare del giorno che volge alla sera. E' bella la sera soprattutto quando si tinge di rosa, fa ben sperare nel dì che segue.
Sai che non c'avevo pensato? Forse hai ragione. Mi piace la Vita fatta di giorni che volgono a sera, si ha la sensazione che durino di più, quindi...
Quindi... aggiunsi... è speranza che non muore, al massimo riposa e poi riprende con un'alba senza fine.
È così, ad un' "ultima pagina" vera e propria non si giunge mai, al massimo ce n'è una bianca che separa la prima parte dalla seconda, un'altra dalla terza e così via, e in definitiva Chi pure stanco non aspetterebbe il domani per continuare, e non la parola, "fine"?

mercoledì 11 settembre 2019

PASSO DOPO PASSO...


A periodi di quiete apparente si alternano altri di temporanee turbolenze, quasi rumoreggiare sordo, tuonare in lontananza.
Quando ad un certo punto si crea il caos e per forza di cose si deve cambiare.
Sintesi questa di una qualsiasi esistenza, dal primo momento di consapevolezza fino al suo termine.
Non tutti i cambiamenti però avvengono per propria volontà, spesso anzi quando si vuole non si può, e poi succede qualcosa all'improvviso che fa voltare pagina.
Così si torna a parlare di "cambiamento", di svolte più o meno brusche che portano a nuovo assestamento. Migliore o peggiore?
Lo stabilisce Chi lo vive, in base al carattere, al temperamento, comunque è sempre cosa buona perché molte volte smuove acque ferme da troppo tempo e provoca reazione. Una nuova vita.
Succede all'improvviso, abbiamo detto, magari è qualcosa che si è desiderato, nel tempo è parso allontanarsi, e poi è lì davanti, e spaventa ma solo perché rappresenta ciò che non si conosce, l'ignoto e prima c'è pure tanto da superare, a partire da se stessi.
Eventi felici o traumatici, poca è la differenza, comporta sempre fatica quando la "svolta" è drastica.
Ma alla fine impari a conoscerti, e scopri Chi davvero sei.
All'inizio non è semplice, soprattutto quando a lungo c'è stata la forte dipendenza da uno stato di cose, non ci si sente mai abbastanza pronti per un salto di qualità che pur da tempo si desiderava, poi si comprende il valore dell'impegno, dei sacrifici e avanza la "timida ribellione", cauta ma costante che porta all'affermazione di sé.
E' un magico momento, a volte coincide con una pausa, una sorta di "anno sabbatico" prima di ricominciare con vitalità nuova.

LA VITA CHE VORREI (noi diventiamo ciò a cui tendiamo)


Il bello della condivisione per Chi sa vedere, sono i numerosi spunti di riflessione che se ne traggono, sempre diversi, e poi i ricordi, belli e meno belli, i primi accarezzano, gli altri sono una "ripassata" delle sofferenze e degli errori. Si elaborano tutti, si metabolizzano, se ne esce quasi del tutto Persona nuova.
Oggi la lettura di un articolo di Alessandro D'Avenia, introduttivo ad una serie intitolata, "Ultimo Banco", ha fatto sì che mi ci ritrovassi se non come un "copia incolla", quasi.
Ogni vita può essere descritta in parte o tutta come il "posto" scelto prima ed occupato poi. Ci sono persone da primo banco e molti da ultimo per motivazioni diverse.
Per buona parte della vita io mi sono relegata all'ultimo banco, ma non per fare ciò che mi piaceva, credendo invece che il mio posto potesse essere solo quello.
Parlare...? Ero di una timidezza sfiancante.
Giocare...? Ho sempre pensato di essere nata adulta.
Ero all'ultimo banco a mettere ordine tra fogli, penna e calamaio e... sognare. Poi ho continuato ad essere adulta e a vivere una vita che solo in parte poteva essere mia. Avevo studiato, come si suol dire... "fatto le scuole alte", e mi ritrovai a lavare piatti e cambiare pannolini, tra notti in bianco e giornate a sognare... sempre sognare... ad occhi aperti, un po' per il sonno perso un po' per le aspirazioni riposte chissà dove.
Sentivo di non essere il meglio che potevo, ma ancora non sapevo perfettamente come e quando sarebbe stato "quel momento".
Perché prima o poi arriva, lo dice una vaga inquietudine, il rincorrersi dei pensieri, il senso di vuoto da colmare.
Ad un certo punto, dopo un colpo ben assestato, credo di aver cominciato a capire.
L'ultimo banco mi stava stretto. Quelli che mi erano davanti m'impedivano la vista, ed io volevo vedere, guardare oltre. Mi sono fatta forza perché non si pensasse fossi stata "bocciata" per sempre.
Forse ora sono sulla buona strada, ma certa sarò solo quando l'avrò percorsa quasi tutta. Quando potrò finalmente dire di essere "diventata ciò a cui tendevo".

lunedì 9 settembre 2019

APPASSIONARSI...




Come qualcosa che prende e non ti lascia più. Occupa i pensieri ma non domina, anzi li migliora, ne fa una selezione, elimina il vacuo e inutile. E poi fa agire, progredire in crescita interiore, e non l'avresti mai detto... ciò che non ti ha ucciso ti avrebbe reso più forte e soprattutto "più umano".
È lasciarsi affascinare dalle personalità messe a nudo nei momenti di difficoltà, vulnerabili e nella massima fragilità. Come statuine di vetro soffiato in una vetrinetta coi quattro lati di cristallo. Trasparenti da guardarci dentro ogni riflesso. Ne resti incantato.
Ed è appassionarsi. All'inizio può sembrare un termine improprio, come ci si può sentire attratti nel dolore, tra precarietà e smania di venir fuori da un incubo, addormentarsi e destarsi dopo cent'anni e più?
Ma la Passione nello specifico e per quello che mi riguarda, include l'argomento... e non me lo sono cercato... le situazioni, ma pure le persone con la loro sofferenza, il modo diverso di viverla e uguale speranza di superarla.
Io mi sento totalmente con Loro, e quando sono lì, dove ogni sentimento manca di filtri e le emozioni sono immediate, è "di Noi" che parlo perché in quel momento "vivo" da quella parte di speciale universo.
E tutto scorre assai naturalmente. Incontri e conversazioni, sorrisi e a volte lacrime, cui non sempre si può replicare con le parole. E sono i gesti, allora a venire in aiuto, persino uno stringersi nelle spalle, come dire... vorrei prendere su di me un po' della Tua sofferenza... mi dispiace. Oppure una carezza lieve su un ginocchio, sulla mano o su una guancia.

domenica 8 settembre 2019

DAL PRIMO GIORNO CHE...




Io non contraddico mai, assecondo le parole, i discorsi. L'ascolto è fatto di questo, è così che diventa empatico. Viene spontaneo porgere orecchio, e qualunque cosa detta va recepita nel modo giusto, considerati il luogo, la situazione e la persona, e poi accolta e fatta propria. Senza alcuna interferenza.
Vedi, Lei è così, spontanea. Me ne sono resa conto dal primo giorno che l'ho conosciuta e siamo andate a prendere insieme un caffè...
In realtà io ricordo benissimo che quel primo caffè tra Noi non c'è mai stato, ma faccio finta di niente perché Lei possa continuare. Interviene invece la sorella...
Guarda che con Maria il caffè non l'hai mai preso...
Possibile?! E perché lo ricordo allora?...
E lo sguardo si fa smarrito. Timidamente oso...
Ma è così importante? Magari avrai pensato che ti avrebbe fatto piacere prendere un caffè insieme, avrai persino immaginato il bar e le cose da dirci. E se l'avessi sognato, eh!? A volte i sogni sono veri veri, tanto da essere ricordati come fatti realmente accaduti...
Lentamente lo sguardo torna limpido, sorridente...
Forse si, mi pare sia andata come dici. Ma quando ci siamo incontrate Noi?
Quella volta che aspettavi la visita, prima che ti fosse detto del trattamento, non avresti voluto farlo, ricordi...?
Si...
Eri tesa, nervosa, scansavi tutti. Capii che il momento non era giusto. I Tuoi occhi erano terrorizzati. Da quel primo giorno che ci conoscemmo, poi però non fu più così.
Ora ricordo... andò proprio in questo modo.
E di nuovo rivolta alla sorella...
Vedi che ho ragione? Lei è proprio così... naturale. Ascolta e dice, ma sa come dire. Mi piacerebbe averla come sorella.
Due sguardi s'incontrano, il mio e della sorella, ma stavolta, considerati il luogo, la situazione e la persona, il silenzio è d'obbligo.