sabato 30 novembre 2019

QUANDO FORTE E' IL SENSO DI APPARTENENZA...



Diventa grande responsabilità, porta pensieri rivolti non solo a sé e a volte purtroppo anche ad esasperazioni, per cui l'equivoco è in agguato e di conseguenza pure la demotivazione.
Perché? Non per Tutti è lo stesso. In realtà dovrebbe esserlo, ma poiché non è bene mettersi in posizione di giudizio, naturalmente parlo per me.
Sarà per "deformazione" che mi porto da sempre, mi si esortava... tanto per usare un eufemismo... a dare l'esempio, ed ora che l'invito è decaduto per decorrenza di tempo e termini, lo sento mio, non mi costa niente, anzi mi motiva e dà un senso all'esistenza.
Non dimentico nessuno, neppure Chi non c'è più. Ho la rubrica del telefono piena di nomi che mi riportano alle "storie", storie di vita che non possono di certo essere cancellate con un "click", così mi sento ricca di quel bene che non fa desiderare nient'altro.
Quando noto che qualcuno manca per un tempo che non reputo ragionevole, "mi prende" il pensiero. E' un misto di lieve ansia e forte languore, un peso sulle spalle, un carico... allora cerco di capire, informarmi e incoraggiare. E poi un vago senso di benessere da donare.
Torno a leggere quest'ultime righe e mi sembrano note in crescendo di un sentimento gratuito, alla fine nessun onere gravoso. Per fortuna, altrimenti non potrei affrontare e superare certe giornate deludenti e demotivanti.
Così mi basta un abbraccio come quello che mi è stato regalato stasera, e un "mi sei mancata tanto" per compensare il resto.
Non si cerca gratificazione, ma solo puro affetto, mai grandi discorsi e solo poche parole. Tutto quel che c'è per sentirsi dentro l'appartenenza a un "Che", sena un vero perché.


venerdì 29 novembre 2019

PAUSA E POI...


Per quanto ci si sforzi di essere sempre protagonisti degli eventi che ci riguardano, succede a volte di smarrirsi, perdere il filo. Il filo della memoria e di un ideale discorso, per cui si ha l'impressione di balbettare, e quindi si aspetta e si spera. Tutto passa, si sa ma il "come" fa la differenza.
Per Chi è credente la Fede è una marcia in più, l'ancora di salvezza. Che sia tutto vero o meno nell'immediato poco importa, la convinzione che lo sia fa da "motore".
Ma Dio dov'è...? È facile trovarlo senza neppure cercarlo, lodarlo quando siamo contenti perché ci va tutto alla grande...
E poi...? Nelle avversità neghiamo la Sua esistenza perché incapaci di percepirne la presenza.
Penso che Dio sia una parte di ognuno. Occorrono occhi per vederlo e orecchi per sentirne la voce, sempre e in ogni dove. Ciò non toglie che ogni tanto c'è bisogno del raccoglimento nei luoghi di culto, anche al di fuori delle celebrazioni liturgiche, pure tra le poche persone che come Te hanno sentito lo stesso "bisogno". Una pausa per ricominciare, poter continuare.
Oggi per Noi, un mercoledì di "pausa speciale", io in particolare ne ho sentito la necessità. Siamo stati a San Giovanni Rotondo, nelle tre chiese dedicate a San Pio, contando i passi lungo il viale che vi conduce.
Nubi e sereno si alternavano nel cielo, mentre mutavano anche i profumi nell'aria.
Legna arsa nel camino, umida resina gocciolante dai pini..
Nella Chiesa della Madonna delle Grazie intenso odore di incenso, e una scritta che stranamente non avevo mai notato prima. Mi ha fatto sussultare e poi mi ha rasserenato...
"Amate i malati con la tenerezza di una madre".
Domani sarà... di certo per questo, a domani...

mercoledì 27 novembre 2019

UNA FOGLIA TRA I CAPELLI



Pareva dovesse essere una giornata tranquilla...
Ma come, non lo è forse stata?
Certo, anche troppo. Quando dall'inizio per una cosa semplice, normale, un tocco delicato ma insolito perché distintamente percepito, si comprende che altro sarà.
Botta e risposta tra Me e me, ripensando a stamattina mentre mi avviavo verso l'ospedale.
Appena scesa dall'autobus, dal primo albero sulla strada si stacca una foglia, gialla e accartocciata, ondeggia e si posa tra i capelli. Ne distinguo la durezza anche se considero la cosa come atto gentile di questi ultimi spiccioli d'autunno. Sorrido alla quiete di una tiepida giornata, quasi fosse solo per me...
Chiedo ad un'infermiera... Ascolta, sei già stata su... come sta?
No, non ancora... Aspetta, devo dirti altro. E intanto mi prende la mano... potrebbe pure non aver aggiunto altro, avrei capito lo stesso. Mancava solo il nome, ma tanto sarebbe stato lo stesso. La sconfitta... o almeno ciò che sembra tale...di uno solo diventa la sconfitta di Tutti.
All'improvviso mi prende lo scoramento.
Se vuoi, puoi salire, oggi qui è tranquillo.
Giornata tranquilla, posto tranquillo... solo io non mi sento affatto tranquilla. Andare su, con un macigno sul Cuore e far finta di niente. E' vero, per me è esercizio continuo, mi faccio da sola anche delle simulate per non perdere il "vizio" di soffrire senza darlo a vedere, però... quand'è così, e non si può mica sempre farsi violenza.
Ma ancora una volta, respiro profondo, indosso il sorriso e salgo al quarto piano da quell'Amica che ha subito l'intervento qualche giorno fa. Altro dolore, mentre cerco di cogliere al volo ogni cenno di speranza e porgerlo con la mano stanca.
Ci sono giorni in cui si va a gonfie vele, altri che non avresti mai voluto vivere, spettatore impotente ed inerme. Eppure se dovessi scegliere, ancora e sempre non sarebbe che questo. Voglia di farmi male? Spesso ciò che fa bene comporta della sofferenza, è il riscatto di una rinascita in attesa di quel che sarà, lontano nel tempo o... chissà.
Adesso spero almeno nella notte, che sia serena e riporti la pace... la tranquillità.


"AMO IL MONDO ATTRAVERSO TE, AMO IN TE ANCHE ME STESSO" - ( Erich Fromm)


Espressione d'amore, citazione alle ultime battute di un interessante incontro, svoltosi all'interno dell'elegante cornice della Sala Fedora del Teatro Giordano, incontro-dibattito dedicato alla giornata contro la violenza sulle donne, violenza in tutte le forme, fisica, sessuale, verbale, psicologica, economica...
Inizialmente doveva essere la presentazione dell'ultimo romanzo di Lisa Graziano, "Solo Mia", storie vere di donne, violate, maltrattate, private della dignità, poi a data fissata, il testo si è rivelato punto di partenza e di riferimento assai significativo, per cui l'autrice stessa è stata sensibile moderatrice del dibattito tra gli esponenti delle autorità locali e i rappresentanti della giustizia e delle varie associazioni di volontariato.
Tra un intervento e l'altro sono stati letti brani del romanzo, molto forti e d'impatto emotivo, che hanno evidenziato, qualora ce ne fosse stato bisogno, l'entità del fenomeno della violenza di genere, che di riflesso riguarda anche i minori, costretti ad assistere.
La violenza sulle donne è soprattutto di carattere culturale ed educativo, affonda le sue radici nell'atavica convinzione della superiorità dell'uomo, per cui di generazione in generazione i figli maschi sono stati educati al diritto di prevaricare sulle sorelle e le compagne di vita, che a loro volta sentivano la pressione ingiusta di un dovere imposto non solo dalla famiglia ma dall'intera società.
Oggi molto è cambiato, grazie anche alle donne che sempre più numerose trovano il coraggio di denunciare, mettendo a rischio la propria vita e quella delle persone care più vicine, coi sensi di colpa, tra odio e perdono, anelando ad una vita serena, quasi fosse un premio e non un diritto.
Dal punto di vista legale, la donna che denuncia sia pure tra tante remore, può considerarsi "protetta".
Alla "repressione" del reato, segue la "tutela" della persona offesa, e poi la "prevenzione" educando i bambini in genere al rispetto reciproco fin dalle scuole elementari.
Ma il fenomeno non riguarda solo la donna che va incoraggiata e difesa, tocca anche l'uomo che nega sempre la violenza per primo a se stesso. Se qualcosa si nega, non esiste. E quando si ammette, la si giustifica o mistifica sotto le sembianze di amore. Anche il maschio va aiutato non solo con la repressione, ma con un percorso che gli impedisca di ricadere, quindi con il "recupero". Si convincerà così che amore non è possesso, imparerà ad apprezzare la compagna che si afferma e a non sentirsi inferiore a Lei per questo. Sarà armonia come Amore universale intende...
Se io amassi veramente una persona, io amerei il mondo, amerei la vita. Se posso dire a un altro "ti amo", devo essere in grado di dire "amo tutti in te, amo il mondo attraverso te, amo in te anche me stesso". ( Erich Fromm)

martedì 26 novembre 2019

CHE OGNI MOMENTO SIA IL PIU' POSITIVO



Così il meglio dovrà sempre arrivare, e in questa serena aspettativa accogliere quel che succede.
Circondati di persone positive e non ti ammalerai, e qualora Tu sia stato già malato, ancor di più fermati con Chi ti fa sentire bene.
E nel caso ti accerchiassero quelli negativi che più negativi non si può? Chiudi gli occhi e fingi di dormire. Metafora che sta per... ignora come fossero sagome vuote, evanescenti, ricordi volutamente archiviati.
La positività non si rincorre perché paura e disperazione la mettono in fuga, piuttosto si cerca e si trova nella gratitudine per le tante cose affatto scontate. Apro gli occhi al mattino, respiro profondo e consapevole... ci sono. Vivo. Essere venuto al mondo è il primo miracolo, vederlo replicare per giorni, mesi e anni, diventa ossigeno, luce, materia per gli organi di senso, e lode per  l'animo.
Niente è scontato e la Vita non manca ogni tanto di ricordarcelo, direttamente o tramite storie che nel senso sono tutte uguali.
Da carte sparigliate il gioco si riprende puntando alto, il tutto per tutto.
Gabriele Andriulli è un giovane culturista che in seguito ad un incidente stradale riporta lo schiacciamento del midollo. Finisce sulla sedia a rotelle ma non si arrende, continua ad allenarsi, e si esibisce in esercizi difficilissimi già per Chi è normalmente abile. Ci riesce perché ha accolto ciò che gli è successo. E' così quando ci si sente "diversamente normale" senza piangersi addosso.
Penso adesso ai tanti che si lamentano di continuo per situazioni che si rivelano reversibili, e davvero mi dispiace per loro perché...
"Ciò che conta è tutto ciò che succede nella vita vada abbracciato, dobbiamo accogliere il dolore perché, è brutto da dire, ma ci avvicina alla consapevolezza dell'essere".

domenica 24 novembre 2019

TRASPARENZE DI FINE AUTUNNO



Ma davvero come passa il tempo, novembre va veloce verso la conclusione e con dicembre non sarà più l'Autunno.
Dicembre, con un anno in più e altri da vivere ancora, almeno spero.
Non posso farci niente, giuro mi sforzo, ma succede sempre una volta che s'approssima dicembre, torna la memoria indietro e diventa presente che non passa.
Questa settimana dobbiamo farlo, svuotiamo quell'acquario che non serve più, così potremo avere più spazio per il presepe...
E mentre sulla via di casa Lui parlava e progettava, io ricordavo quel giorno che andai a ritirare il piccolo acquario, da me voluto per demotivare la mia inquietudine e al contrario motivare un inizio di serenità. In pochi giorni lo popolai di pesci tropicali dai colori vivaci, sempre attivi e veloci, salivano in prossimità della superficie e poi giù sul fondo incrociandosi tra loro. Stare lì a guardarli rilassava molto, ma quando tornavo alla mia normalità sentivo che questa mi apparteneva sempre meno.
Come sospesa tra un passato non del tutto elaborato e un presente percepito di passaggio, avvertivo la precarietà del futuro immediato alla pari della difficile risoluzione di un'incognita. E in effetti ciò che seguì fu un'equazione a più di una.
Sono trascorsi dieci anni da quel dicembre, ed ora quell'acquario sta per non esserci più, scaramanticamente vorrei tenerlo, ma avrebbe senso... vuoto, con luci fulminate che non sono più in commercio, così come pompa e filtro? No, è vero... non serve più, come è superfluo ricordare il momento in cui... e pure il suo perché, che poi non c'è, visto che tutto, e in particolare ciò che è destinato a dare una svolta all'esistenza, va come deve andare. Poi non resta che elaborare senza dimenticare, e infine far tesoro dell' "insegnamento" per i giorni che restano.
Arrivati al cancello di casa, alzo lo sguardo all'albero proprio lì davanti, ha ancora tutte le foglie attaccate, strano... perché sono completamente gialle. Forse legate al ricordo dell'estate lontana, leggere e trasparenti per non essere di peso.

COL CUORE A META'...



Metà di qua e metà di là, dalla parte di Chi strappa la vita, arranca e non s'arrende, ma pure di Chi se la conquista e la tiene ben stretta.
E se ieri è stata giornata grigia emotivamente, oggi raggi di sole filtrati a viva forza hanno riportato luce nel mio spazio azzurro, che alla fine è più che un'oasi della mente, è l'esito di tanto lavoro su me stessa per aiutarmi ed aiutare.
Si dice che una mano toglie e l'altra dà, aggiungo pure, mantenendo la metafora, se l'una schiaffeggia  l'altra accarezza, e meno male che è così, altrimenti non potrei continuare a...
Continuare a mettere giorni insieme, a viverli nella piena consapevolezza che non appartengono a me sola, a superare le paure che ogni tanto si affacciano, perché è naturale, succede anche a Chi le sa nascondere, a tal punto che gli Altri non facciano più caso a Te e a quante ne hai passate. Ma questo è irrilevante, anzi è un punto a vantaggio, è una marcia in più a dimostrare quanto le difficoltà facciano crescere.
Così ieri qualche notizia di quelle che non vorresti mai ricevere, un pensiero e un'ansia in più, perché anche se non riguarda personalmente è come lo fosse, e infine il tornare indietro ormai a dieci anni fa, proprio di questi tempi quando tutto cominciò, il totale insieme di cose mi aveva tolto la parola. Non riuscendo ad esprimere un pensiero sereno, preferivo restare in silenzio... cosa stranissima per me.
Oggi poi, finalmente un po' di sereno. Speranza, e gioia per un sogno realizzato, una testimonianza forte di resilienza. La Vita vince sempre, nonostante tutto, se Mente e Cuore decidono di essere insieme.

venerdì 22 novembre 2019

LA PAZIENZA DI ACCETTARE

"O Dio, concedimi il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare,
la pazienza di accettare quelle che non posso,
e la saggezza di saper distinguere le une dalle altre".
Stasera mi piace cominciare così, con la Preghiera della serenità, e avrei detto tutto ciò che è da dire sulla "Pazienza", quella importante, che per comprenderne il senso si dovrà andare all'etimologia della parola. Sopportare... portare addosso un peso e farci l'abitudine, o almeno provarci.
Devi portare pazienza... si dice di solito, e d'impulso sarebbe da replicare... ancora!?! Che cos'altro dovrei che già non (sop)porto?
Cerca di avere pazienza... ho detto stamattina ad un marito che aveva la moglie in sala operatoria ed è venuto da Noi perché non sapeva dove andare per l'attesa. Avrebbe potuto restare dietro la porta o nei pressi, ma sarebbe stato da solo, ed è chiaro che solo non voleva essere per non perderla, la pazienza.
Non è tipo dal facile scatto di nervi, è sempre sorridente pur se a denti stretti, però per questo temeva di sentirsela sfuggire dentro, la pazienza e non se lo può permettere. E per trattenerla ha ripetuto praticamente a se stesso perché nessuno gliel'aveva chiesto... se non l'ho persa in dieci anni, la pazienza, niente ormai potrebbe... e si è fermato, abbracciandosi da solo con le braccia conserte. O forse tratteneva la pazienza.
Poco prima avevo conosciuto una giovane donna al Suo "primo appuntamento", dallo sguardo paziente  e dall'atteggiamento sereno, pareva quasi una "veterana" dell'esperienza. Ne parlava con estrema serenità, come è giusto ma altrettanto raro sentire, perché è cosa tosta accettare la malattia, dalla diagnosi in poi, e possono gli Altri darsi anche un gran da fare a rassicurare, incoraggiare, se non si ha la pazienza di accettare e di conseguenza adattarsi ai cambiamenti, sarà un continuo patire.
Pazienza e patire, uguale radice ma tutt'altro essere e sentire.

giovedì 21 novembre 2019

A NATALE PUOI...


Non si è ancora concluso novembre che già si ha voglia di Natale, ché poi si sa, è tutta nell'attesa quella magia che prende ad ogni età, non ha molto a che fare con lo spirito cristiano, ma è come una parentesi da favola che distrae e fa sognare.
Quindi per Noi al ritorno dei "Nostri Mercoledì"... metti un paio d'ore o poco più in auto e ci ritroviamo per quattro passi in un castello che ha mille anni, a respirare aria di Natale in anteprima.
Limatola ogni anno è tradizione, come il panettone, le cartellate, l'albero e il presepe.
Ogni volta non è mai come la prima, perché manca la curiosità e lo stupore di ciò che non si è mai visto, però dà calore come riunirsi in famiglia e solo per questo, sentirsi bene.
Il Castello di Limatola... che cos'è?
Qualcosa di vecchio e di nuovo, qualcosa di antico e di moderno in una suggestiva cornice medievale. Definirlo mercatino di Natale è molto riduttivo, è aggirarsi di corte in corte, di sala in sala tra profumi speziati e odore di cuoio conciato. Presepi da tavolo e a muro, grandi da perdersi con lo sguardo e piccoli da stare in un ditale, alberi di ogni tipo e specie, addobbati in modo classico o curioso. È imbattersi in giocolieri, trovarsi di fronte ad armature, scendere scalinate come dama e cavaliere.
È zuppa di verza o di fagioli e tagliere di formaggi e salumi per ristoro e vin brulé per scaldarsi dopo la pioggia.
Tra sfere di vetro soffiato, bambole di pezza e presepi in miniatura, l'atmosfera giusta per ricordare con tenera nostalgia e poi condividere con emozione.
Con lo sguardo stupito, e presa da colori e profumi, la fantasia spicca il volo. Come da bambini quando la realtà non sempre piace, basta chiudere gli occhi e si sogna, così la Vita con la normalità del quotidiano viene incontro, facendo scoprire con piacere di poter sognare ancora, e pure ad occhi aperti.
E a Limatola ogni particolare lo trattiene la fantasia, per farne dolce nota della realtà.
Perché è così sempre... a Natale puoi.

mercoledì 20 novembre 2019

ANONIMO VENEZIANO



Quella gondola sul televisore a valvole mi è rimasta nel cuore. Da bambina mi faceva sognare ad occhi aperti, quando poi come premio me la illuminavano, il sogno diventava fantasiosa realtà.
Quando mi sposerò andrò a Venezia per il viaggio di nozze.
Fu il pensiero che animò il desiderio di matrimonio e non avevo nemmeno il fidanzato, mi accompagnò poi per tutto il periodo del fidanzamento fino all'agognato giorno.
Conclusione... a Venezia non andai e non ci fu alcun viaggio di nozze. Della serie... l'uomo propone e Dio dispone, nel caso specifico Dio non c'entrò ma una serie di circostanze fecero andare in fumo il sogno di una ragazza degli anni '70, quando le tappe preferite di una luna di miele erano quattro massimo cinque, rigorosamente nella Nostra bella Italia.
Venezia era la cornice più bella per un nuovo inizio a due. Era il merletto a tombolo che rifiniva il lenzuolo della "prima notte", e piazza San Marco lo sfondo immancabile di ogni scatto, coi colombi che volavano intorno, rispettosi degli abiti nuovi di due innamorati ancora increduli di quella vera lucida al dito. Cose semplici così, rese importanti da quel contesto ricco di bellezze e poesia.
E la laguna...? Quante volte ad occhi chiusi avevo immaginato di navigarla su una gondola, lo sciabordio dell'acqua come complice colonna sonora. Rilassante immagine liquida che faceva cornice nella cornice di un sogno.
A Venezia non sono mai stata, ma spero di andarci un giorno, se il tempo, e il senno recuperato di alcuni lo consentiranno. Vedere lo scempio di quest'ultimo periodo a causa dei picchi di alta marea, la bellezza di secoli di cultura ed arte messa a rischio per superficialità e trascuratezza, è motivo di grande dolore. Dove mai è finito l'orgoglio della Nostra bella Italia che non sa prendersi cura più di ciò che le fu caro un tempo?
Si è perso tutto, l'amore per il bello, la custodia del proprio, la carezza di un sogno.
Che Venezia non sia una nuova Atlantide, immaginata e raccontata dai nipoti ai pronipoti.

"INTELLIGENTE" DI SUCCESSO




Secondo tema degli incontri del GAMA per quest'anno, dopo l'Autostima, l'Intelligenza Emotiva, una delle sette intelligenze di cui è dotato l'uomo.
Cervello e Cuore in connessione nella capacità di riconoscere e comprendere le emozioni in Noi e negli Altri, riuscendo poi ad utilizzare tale consapevolezza nell'agire e nelle relazioni.
Quando affermo, sono emozionato, che cosa intendo? Semplicemente sono preso da un'intensa reazione affettiva, acuta e di breve durata, in risposta ad uno stimolo interno o esterno, piacevole o spiacevole che mi provoca delle modificazioni a livello somatico, psichico e vegetativo. All'improvviso e per un momento si attiva una reazione immediata e non sempre controllabile allo stimolo che l'ha provocata. Potrà essere una parola inopportuna al momento sbagliato, un tono di voce male interpretato, un riferimento ad un passato scomodo, anche l'aspettativa disattesa, qualsiasi cosa può causare un'emozione con conseguenze inaspettate.
Da emozioni di base, quali la Gioia, l'Approvazione, la Paura, la Sorpresa, la Tristezza, il Disgusto, la Rabbia, ne derivano molte altre, tutte sfumature dipendenti dall'intensità.
Le emozioni sono utili? Diciamo che sono fondamentali perché svolgono una funzione di coordinamento tra la Mente e il Corpo e organizzano la percezione, il pensiero, la memoria, la fisiologia, le interazioni sociali, i comportamenti.
- Le emozioni sono informazioni
- Non possono essere ignorate
- Non possono essere nascoste
- Le emozioni sono contagiose (connessione empatica)
- Seguono sequenze logiche che bisogna imparare a riconoscere
- Potenziano le decisioni.
Grazie all'empatia si riconosce lo stato emotivo altrui. Il contagio emotivo permette di interagire in modo più produttivo con se stessi e gli Altri. Tutto questo costituisce l'Intelligenza emotiva, ovvero la capacità di percepire, identificare e riconoscere le proprie emozioni e quelle degli Altri, nel momento in cui si fanno palesi, e nel saperle gestire in modo costruttivo.
Secondo Goleman, alla base dell'Intelligenza Emotiva necessariamente deve esserci l'Autoconsapevolezza, ovvero riconoscere le emozioni e le loro manifestazioni prestando attenzione ai propri stati interiori. L'incapacità di leggere le emozioni altrui è detta "Alessitimia".
La persona con buona intelligenza emotiva ha sufficienti competenze prestazionali ed eccellenti competenze emotive. E' un trascinatore, che sa coinvolgere e convincere, E' "leadership", come posizione di preminenza con funzione di guida in uno schieramento politico o culturale, o in una attività o in un'impresa. E' un "intelligente di successo".
C'è una differenza sostanziale tra emozioni, stati d'animo e sentimenti.
I sentimenti hanno la caratteristica di essere persistenti nella nostra vita, mentre le emozioni sono un sentito intenso e di breve durata. Gli stati d'animo infine sono emozioni non elaborate, in un certo senso sfumate, per cui... la paura diventa ansia, apprensione, la rabbia diventa collera, irritazione, frustrazione, impotenza, la tristezza diventa magone, malinconia, nostalgia, depressione, la gioia diventa euforia, allegrezza, entusiasmo, il disgusto diventa fastidio, avversione, odio.
Gli stati d'animo se gestiti in modo inadeguato e persistenti diventano pericolosi.

martedì 19 novembre 2019

SE RIESCI A TRADURRE IN PAROLE CIO' CHE SENTI, TI APPARTIENE (Daniel Goleman)



Io scrivo perché scrivere mi piace. Non mi reputo una scrittrice, e non ne ho la pretesa, piuttosto "traduttrice" di sensazioni e sentimenti. E' chiaro che sono gli Altri a definirmi tale, perché "gioco con le parole"  nel senso buono del termine e riesco ad "interpretare"quel che provano Tutti o quasi, almeno quelli che sostano per capire e  così diventare consapevoli.
Io lo sono diventata, consapevole ed è stato un lungo processo, ancora in atto e che non finirà, perché in continuo aggiornamento. Ad esempio di recente ho scoperto che quanto più la mia luna è storta per contrarietà, malessere ed altro, ancora meglio rendo a parole. Già, perchè scrivendo o con la condivisione sono portata a guardarmi dentro, farmi delle domande e rispondermi in tutta sincerità, e quel che viene fuori è la "reale immagine" di me, coi pregi e i difetti. E mi lodo e mi rimprovero. Consolido i primi, e cerco di correggere i refusi da carattere e gli esiti infelici dell'esperienza dolorosa.
Alla fine credo di cavarmela abbastanza, sul momento e mirando al successivo traguardo che non è mai lo stesso, ed è la Vita a propormelo ogni volta.
Un tempo pensavo di non essere "capace", o a malapena "sufficiente" ma non sempre, poi un giorno scelsi di "osare" e mi scoprii "assai" capace. E non finì lì, e non finisce ancora, ché quando si comincia con la consapevolezza si ha sempre voglia di continuare, pure se la meta è nota, certa per tutti. Ma stranamente e all'improvviso paura più non fa, perché si intuisce prima e poi diventa forza la possibilità di "aggiustarsi" il modo di arrivarci.
Io continuerò a parlare di me e di Altri, di sofferenza ma pure tanta gioia, perché siamo tutto e il contrario di tutto, però l'importante è riconoscersi/riconoscerlo.

Sono forte, perché conosco le mie debolezze.
Sono bellissima, perché consapevole dei miei difetti.
Sono intrepida, perché distinguo l'illusione dalla realtà.
Sono saggia, perché ho imparato dai miei errori.
Sono una donna che ama, perché ho provato la forte indifferenza.
E... posso ridere, perché ho conosciuto la tristezza.

domenica 17 novembre 2019

IL PENSIERO DEDICATO



E' difficile essere sempre compresi, anzi diciamo pure che non lo si è quasi mai, per questo a volte freno il mio entusiasmo, mi trattengo dall'esternare esplicitamente le emozioni.
Una sensibilità già particolare in partenza, dopo il dolore può diventare un boomerang, torna contro ed esaspera ciò che prova nel bene e nel male. La gioia diventa euforia e le contrarietà danno spazio alla delusione. Non si può piacere a Tutti, alcune scelte possono non essere condivisibili, questo è ovvio, però... però ci sta che un pensiero dedicato vada solo in un certo modo, perché è così, tra Cielo e terra deve lambire la fisicità.
Ricordo... era da poco venuta a mancare mia madre, mi sentivo come svuotata, avrei voluto tornare indietro almeno di qualche mese per recuperare, forse illudendomi di poterla trattenere, così una notte la sognai. Era nella Sua camera da letto e preparava la valigia come in procinto di partire.
Resta... le dicevo... aspetta qualche giorno...
Non posso, devo andare...
Nell'aspetto più giovane e per niente sofferente come negli ultimi tempi, mi faceva specie tanta fretta, e quella luce negli occhi poi gliel'avevo vista solo quando parlava di Noi, Suoi figli, con Noi quando scherzava e rideva... ed ora non poteva restare?
Se la persona cara non c'è più, il bisogno maggiore, ciò che manca è la "fisicità". Non poterla vedere, non sentirne la voce, non avvertirne la presenza anche silenziosa, mozza il respiro...
Ed io nel sogno imploravo mia madre di restare, per abbracciarla ancora e goire della Sua risata...
Quando mi vorrai, pensami... ed io ti prenderò in braccio e ti cullerò come quando eri piccola.
Fu la Sua risposta, quella che avrei voluto sentire, ed è ciò che faccio da allora quando non è giornata, sono delusa o non sto bene fisicamente. La penso, la chiamo a mezza voce... mamma... e in "quel nome" ritrovo la fisicità che mi manca da tempo, sempre molto e che mi fa sentire bene, quel che basta almeno per un momento.

sabato 16 novembre 2019

"ACCANTO"

Procedere insieme per un tratto di strada, cercando di rendere meno duro il cammino. Come dire... sono qui e soffro con Te e con Te piango.
Questo l'esordio del celebrante alla messa con cui il GAMA ha inteso ricordare gli Amici che non ce l'hanno fatta, poche parole a sintetizzare spirito e mission della Nostra associazione. Non servono infatti tante parole per sollevare dalla sofferenza, Noi volontari lo sappiamo bene, sicuramente serve però la "presenza", esserci per un sorriso, una carezza... restare accanto.
Oggi si rifugge da qualsiasi sofferenza, si rifiuta il dolore e non si tiene conto che fanno parte della vita che così va vissuta nella sua pienezza. Dio sarà presente nei momenti belli e meno belli, spettatore gioioso o supporto prezioso. In sostanza si tratta di vivere ogni realtà della Nostra esistenza e ogni attimo del tempo "nel Signore". Non è un discorso difficile, né una richiesta impossibile e nemmeno un duro sacrificio, è molto più semplice di quanto sembri.
Vale la pena ricordare un celebre aneddoto della vita di San Luigi Gonzaga.
Si racconta che mentre stava giocando con altri ragazzi qualcuno domandò loro...
Che cosa fareste, se vi dicessero che tra due minuti morirete?
Tutti cercarono una buona risposta, ad esempio...
Andrei in chiesa a pregare.
Luigi invece, che era un bambino come gli altri, ma già a buon punto del Suo percorso per diventare santo proprio per la gioiosa semplicità che lo caratterizzava, rispose...
Io continuerei a giocare!
Perché era quello che Dio voleva da lui in quel momento, la Sua gioia era quella che l'amore di Dio gli mandava, e lui doveva viverla pienamente.
Non grandi cose alla fine ci vengono chieste, essere insieme, restare accanto, condividere l'amore che ci fu donato. Farne eredità tramite ricordo sereno.

venerdì 15 novembre 2019

RICORDA DA DOVE SEI PARTITO...



"Ricorda da dove sei partito"... una frase tatuata sul braccio di un giovane paziente, in tempi non sospetti, quasi una premonizione e poi un incoraggiamento a non mollare. E non mollerà, perché dopo la rabbia e lo scoramento, ha i "muscoli" giusti per continuare. Il Cuore innanzitutto, e gli occhi buoni e l'infinita dolcezza che non contrastano con la forza della mascolinità.
Sospesa... strattonata indietro e lanciata lontano, come brecciolina da una fionda. Al pari di quel giovane uomo rivedo me e il proiettarmi in avanti.
Sono fatta così, ormai mi si conosce, quattro parole e subito diventano l'incipit per un racconto di ricordi.
Rammento bene da dove son partita... ed era il tempo che le quattro pareti care e pur strette mi abbracciavano forte da togliermi il respiro.
Ricordo pure come ho cominciato... con uno "spintone" e una "caduta", e tanto dolore e molta fatica per rialzarmi.
Perché non avrei mai voluto restare a terra, con la mia debolezza palese e una fragilità incompresa.
Ora sono in piedi, e così spero di restare a lungo, e non voglio dimenticare. Ché quest'ultima parte del mio passato sia promemoria se caso mai perdessi l'orientamento, sbagliassi direzione. Sarà la bussola che segna sempre il nord, dove non c'è calore e soprattutto soffre il Cuore... saprò così da dove partire ancora e poi ricominciare.

COMINCIO DA ME... E POI...

Non è proprio egoismo, e neppure sano egoismo, è cercare di guardarsi dall'esterno nel modo più obiettivo possibile, correggere sfasature, dar colore a qualche ombra, e piacersi. E imparare a sfruttare i propri punti di forza, e alla fine scoprire che si è molto di più di quanto si fosse pensato, almeno fino a quel momento. Una vera e propria "dichiarazione d'amore". Comincia una "storia importante" con Te stesso, seguirà una "lunga luna di miele", la consapevolezza, che ti porterà a vedere ed apprezzare i "luoghi" nascosti del Tuo essere. Scoprirai di "esserci" e non solo per Te.
Non potrai amare gli Altri, se non ami Te stesso. Affermazione veritiera che sembrerebbe ribaltare quella cristiana, ama il prossimo tuo come te stesso, ed invece altro non è di quella che l'anticipazione scontata. Come dire... chi è nato prima, l'uovo o la gallina?... quando in pratica sono la stessa cosa, imprescindibili l'uno dall'altra.
Così il "prossimo" non è uno qualunque, il prossimo è in Te. E' colui che in un momento qualsiasi riconosci aver bisogno di Te, e paradossalmente Tu hai bisogno di Lui per verificare quanto ti conosci, apprezzi, ti ami.
Personalmente mi reputo assai fortunata, dopo un lungo periodo di indifferenza per me stessa, fui costretta a "notarmi", per cui seguì un lungo "corteggiamento" favorito dalle circostanze, e poi finalmente l'"unione" per sempre. I frutti ci sono stati e ancora ci sono.
Oggi, a differenza di un tempo, mi sento piuttosto sicura, certo alti e bassi non mancano, però il voltar pagina in fretta, il saper ridimensionare fatti e persone, cercando di trarne sempre il meglio, mi permettono di cedere il passo senza per questo sminuirmi. Resto quel che sono, con lo sguardo fisso all'orizzonte, oltre...

giovedì 14 novembre 2019

DIRITTO E ROVESCIO FINCHE' VA



Da ragazzina imparai presto a lavorare a maglia, anche all'uncinetto, cose d'altri tempi, e in effetti fu la mia nonna materna, grande maestra delle arti domestiche, ad impartirci i sani principi di una brava donna di casa. Veramente cominciò per farci stare tranquille, belle e sedute al tavolo della cucina, con i ferri da calza tra le mani, concentrate e silenziose. Con me non ce ne sarebbe stato bisogno, ero già di mio così, avrei preferito starmene coi miei ritagli dalle riviste e poi a leggere e scrivere, ma facevo parte del "pacchetto" e non mi era consentito fare la separatista. E allora imparai, e come primo lavoro decisi per una sciarpa lunga e stretta, tanto stretta da sembrare quasi un nastro, forse solo un tantino più largo, diciamo un nastro-fascia, e infatti nel corso del lavoro cambiai intento, direzione, obiettivo, e la sciarpa diventò una fascia per i capelli. O meglio sarebbe diventata tale se ad un certo punto non fossi stata presa dalla noia mortale, causa del continuo sbagliare punti, far scappare maglie di qua e di là, che poi ad acchiapparle era un'impresa, tra mani sudate e accavallarsi delle dita... ma Chi me lo faceva fare? Non è mica detto che le mani d'oro siano in dotazione dalla nascita?
Comunque... quell'opera passò alla storia come la mia "prima incompiuta", ne seguirono altre, pullover con una sola manica, gilet senza bordino alla scollatura, e poi... beh, meglio fermarsi, non è il caso che guasti ulteriormente la mia reputazione. Non ero più ragazzina e la noia non c'entrava più, solo che lavorando a maglia non mi accorgevo subito che un punto non era al diritto ma al suo contrario, diverso dagli altri, così alla fine tornavo indietro, sfilavo tutto e ricominciavo daccapo. Mi sembrava di aver perso tempo, non consideravo la saggia massima che sbagliando s'impara, l'opera ai miei occhi, condizionati dalla mente, pareva difettata... e difettata restava.

mercoledì 13 novembre 2019

DALL'AUTOSTIMA AL VOLONTARIATO... IL PASSO E' BREVE



Se una buona stima di sé porta in un certo periodo della vita a fare cose mai pensate prima, come ad esempio diventare volontario ospedaliero, è anche vero il contrario, per cui fare bene agli Altri diventa un toccasana per Chi dà e Chi riceve, a tutto beneficio dell'autostima di entrambi.
Stasera al gruppo GAMA ultimo incontro sull'autostima. Dopo la rapida lettura di un "compito a casa", alleggerito da un racconto per metafore, vivace è stato il confronto tra i presenti. Un evento traumatico cambia il corso di una vita, la segna in modo definitivo, e lo può fare in positivo o al negativo. Non c'è una percentuale netta, perché molte variabili entrano in gioco pur in presenza  dello stesso discriminante. Conta molto come ci si è vissuti prima della malattia. Una pregressa alta autostima potrebbe avere un brusco crollo al momento della diagnosi, come la scarsa stima di sé un forte scossone a causa del provvidenziale istinto di sopravvivenza. In quest'ultimo caso, dopo aver elaborato e metabolizzato l'"evento", è frequente la scelta del Volontariato.
Per essere volontari bisogna avere grande fiducia in se stessi, chiudere perciò con un eventuale passato di frustrazione e scarsa autostima, rivalutando il proprio valore, le capacità ed anche competenze inaspettate, come sensibilità, predisposizione all'ascolto e solidarietà.
E' infatti un rapporto profondo, di fiducia e intima sintonia, quello che si stabilisce tra volontario e paziente, soprattutto quando la malattia a volte fa sentire sospesi, tra ansie e dubbi, ad un filo, a parole mormorate sottovoce.
Il tumore non è una malattia come le altre, altrettanto gravi, e coloro che ne vengono colpiti sono di conseguenza malati diversi. Lo sconcerto che prende all'inizio, quando se ne viene a conoscenza, l'evoluzione diversa per ogni caso, la durezza delle terapie, il forte senso di precarietà fanno sì che si cerchi un rapporto che è qualcosa in più, la condivisione di ogni pensiero, timore, e quando c'è anche di gioia.
Un malato oncologico non vuole essere dimenticato, e d'altra parte si resta nei Suoi pensieri come un amico, una spalla su cui piangere, una mano da stringere per prendere forza e dimostrare gratitudine.
Ma come può essere accolto un "guaritore ferito" da un paziente in trattamento, e quanto bene farà il primo, se è davvero un bene, raccontare del Suo pregresso?
Certamente troverà buona considerazione, perché ben "informato" dei fatti e degli effetti e per questo consapevole, ed entrambi si troveranno a raccontarsi come soldati che hanno combattuto in trincea ma per guerre diverse. Ma quando palesarsi, all'inizio di un percorso o è più opportuno in seguito, o con Chi magari affronta una recidiva? Probabilmente dopo una diagnosi, un intervento si è troppo concentrati su se stessi per accogliere, accettare, e anche raccontare la propria storia. E c'è pure il rischio che ogni parola sia pure in buona fede, passi per banalità scontata e irritante. 
Il compito di Chi approccia al volontariato oncologico, abbia vissuto la malattia o meno, è davvero difficile e richiede grande abilità nel gestire le emozioni. Il Volontario quindi a giusta ragione, può definirsi "professionista della sensibilità e delle emozioni".

lunedì 11 novembre 2019

IL MIO PIU' GRANDE SUCCESSO... LA TORTA DI MELE



La torta di mele è solo il punto di partenza per un'argomentazione più ampia, da un particolare apparentemente insignificante che appartiene al quotidiano al bilancio di anni di vita prima di cominciare davvero con maggiore consapevolezza.
Qualche passo indietro e... beh, sono una discreta cuoca, mi cimento anche in ricette elaborate ma sono un disastro coi dolci. Le chiare d'uovo e la panna non montano, la farina resta a grumi e il pan di spagna implode senza pietà. Tutto questo da sempre, per cui col tempo "mi convinsi" di essere una negata cronica e "rinunciai". Qualche volta poi provai coi biscotti, ricetta semplice con quattro soli ingredienti... niente da fare, sbagliavo e bruciavo anche quelli. Mi dissi... fermati, e "non andai oltre".
I miei bambini chiedevano la torta per il compleanno, la ciambella da portare a scuola... io "cambiavo argomento" e li accontentavo rivolgendomi altrove. All'inizio mostravano la propria delusione, poi evidentemente rassegnati, non chiesero più nulla.
Un giorno però notai su una rivista una ricetta per la torta di mele. Pensai, sarà forse il caso ad offrirmi una possibilità di riscatto, e per la prima volta dopo tanto, "osai". E il dolce miracolosamente riuscì. Ottima lievitazione, giusta cottura, bontà assoluta, ottenne il "consenso generale" e questo fece "da sprone" perché continuassi. La torta di mele è diventato il dolce preferito dei miei figli, però solo quella fatta da me, tanto che la promuovono tuttora da grandi.
Insomma questo inatteso "successo" rappresenta in un certo senso, la "svolta" della mia vita. E non è un caso che fu il dolce che condivisi con le persone che mi avevano curato, per festeggiare un "nuovo inizio", la rinascita.
Prima e dopo la malattia.
Scarsa fiducia in me stessa e insicurezza. False convinzioni e facili rinunce. Mancanza di coraggio e inquietudine. Le cause dei miei insuccessi nella vita prima della malattia. Il dopo fu evoluzione.
Ho imparato ad osare... ora o mai più, a non cercare ossessivamente il consenso altrui... non si può piacere a tutti, e poi a spronarmi da sola... perché l'insuccesso ci sta, altrimenti non potrei provare ancora ad essere migliore di quel che sono.

CIO' CHE NON E' ETERNO E' NIENTE (San Giovanni Bosco)



Ci pensavo ieri notte, prima di addormentarmi...  l'ultimo pensiero deve essere sempre e necessariamente positivo. Per quella famosa "qualità di vita" che può avere origine fin dalle piccole cose, come può essere dormire bene e fare bei sogni, svegliarsi sorridenti ed entusiasti a prescindere.
E così è stato, ma stasera non saprei, ho questa citazione sotto gli occhi, mi martella da stamattina, e a momenti alterni assume significato diverso. 
Ciò che non è eterno è niente. Palindroma e assai profonda offre spunti di riflessione.
Chissà se ha pure un senso averla trovata in questo mese di ricordo perpetuo e alla vigilia di un evento annuale dedicato alle persone che abbiamo seguito e non ce l'hanno fatta.
Ciò che non è eterno non è niente. E mi tornano in mente le parole di Chi mi curò e che alla mia domanda... finirà e quando?... rispose... niente è per sempre, e pure la cosa peggiore ha una fine.
Allora pensai... certo, ma bisogna vedere come finisce... e poi un po' ero triste e subito dopo euforica, ora alla luce della citazione odierna, mi ritrovo serena. Sono fuori, almeno per il momento lo sono, trascorsi quasi dieci anni  quindi si può azzardare che quel che fu era niente, e altrettanto si può, pensando a quel che sarà, quando tra dieci o venti o trenta e mi fermo qui, finirà questa vita mia  e continuerà per altra via. Intanto farò come ho fatto finora, dando un senso a tutto, magari oggi è visto come poco o niente, ma poi potrebbe essere d'esempio, un ricordo e in questo modo diventare eterno.
Nessuno può essere lasciato solo... nella sua solitudine. Una carezza, un abbraccio, un piccolo segno visibile... a lui qualcuno tiene, in modo esclusivo tutto speciale, e il vuoto si colma, non esiste paura, si ravviva la speranza. Quello che più si teme è l'essere dimenticati, cadere nell'oblio. Ricordo che anche la mamma di mio marito, pur non sapendo di essere ammalata di cancro, in un momento critico di grande dolore venne fuori con una domanda inaspettata... ma vi dimenticherete di me?
Non ci fu risposta, nessuna era possibile e d'altra parte come si può "archiviare" un essere umano?
Ci pensai anch'io un giorno, non ci sarei stata più e tutti a poco a poco mi avrebbero scordato. Mi faceva male questo pensiero, non poteva essere. Pure lontana avrei voluto continuare a vivere, perché non si muore mai del tutto se si continua ad essere presenti nella memoria altrui. Ecco, è così che la speranza vive anche quando tutto finisce, la vita continua in un'altra dimensione, tutt'uno con un altro mondo che luogo non ha, e Chi non ha fede sarà convinto comunque di restare su questa terra se avrà lasciato anche solo un segno del Suo passaggio.

domenica 10 novembre 2019

SENTIRSI A CASA



Da quando tutto cominciò, per tutto il tempo che mi vide al centro e poi a seguire durante questa lunga esperienza, ho colto dapprima come intuizione e poi consapevolezza, un punto focale, una nota essenziale per non arrendersi all'evento ma assecondarlo, cavalcandone quasi l'onda.
Come fosse persona viva, procedere di pari passo ma prendendone le distanze.
Ovunque porti, nonostante la fastidiosa presenza e i disagi, sentirsi a casa.
Ci sei tu, ma soprattutto ci sono anch'io e ti tengo a bada pensandoti quando mi dicono di farlo quel poco di tanto, quindi volto pagina.
E poi sentirsi a casa, guardando con occhi familiari quei corridoi e le stanze, salendo quelle scale sapendone il numero e la misurata altezza. Alla fine sentirsi a casa più che a casa propria solo perché non ci si sente estranei ma sempre disponibili a donare e ricevere i pregi della normale quotidianità in una situazione anomala ma se accettata, comunque parallela.
E ci si incontra per la prima volta, eppure pare sia una vita intera...
E ci si rivede dopo mesi ed è gioia, ma pure "riconoscersi" come fosse per la prima volta.
E' insomma un rigenerarsi continuo, essere vicini e lontani e infine non lasciarsi mai. Tenere a mente i volti e le voci, soprattutto queste... chissà perché, non si scordano mai e riportano come nota melodia i tanti ricordi di una situazione antica.
Quanto impegno per sentirsi e far sentire a casa...
Liberare mente e Cuore, mettere in ordine i pensieri e le parole giuste e misurate. Rattoppare qualche strappo e adornare le proprie cicatrici perché sia credibilità e fiducia piena per un animo in pena.

sabato 9 novembre 2019

PIOVE... GOVERNO LADRO



Al mio cestino attingono Tutti, se non a piene mani almeno con gli occhi, a cogliere i sapori di mandorle e noci e caramelle dolci ma non troppo, o a colorarsi l'animo coi fiocchi di tenerezza poiché a questi davvero nessuno dice no. Le mini-pergamene dai nastrini arcobaleno sembrano messaggi personalizzati, certi giorni vanno quasi a ruba, e poi alla lettura... un ampio sorriso e la frase... è proprio per me. E magia... veramente sono uno per ognuno, come anelli di una catena di speranza, immagine poetica di serenità illimitata.
Si chiede o si fa intendere di non voler parlare sempre di malattia e terapie ed effetti collaterali? E Noi parliamo d'altro, facendo scivolare gli argomenti dolcemente, senza bruschi arresti e riprese forzate che potrebbero creare imbarazzo ed allontanamento. Siamo Tutti nella stessa barca a remi alterni perché per Noi troppo pesanti, siamo Tutti sotto il medesimo cielo a guardare le stelle quando ci sono o le nuvole che minacciano pioggia, per cui all'improvviso...
Piove... governo ladro!
Perché ormai sono decenni che ogni governo in carica è responsabile degli accidenti che capitano, qualsiasi accidente, a volte persino di salute. E' un'esagerazione, si capisce... per non accettare, nascondere la testa sotto la sabbia o tenerla bella alta tra le nuvole, e così far finta di ignorare che tanto "tutto va come deve andare", e invece meglio sarebbe trovare il modo di non prendersela con nessuno ed adattarsi a brevi passi per non inciampare e poi cadere. Strategie, niente altro che strategie.
Chi non vive l'esperienza di volontario in oncologia, non può immaginare di quante cose si parla, si discute e persino si ride. Certo, devono esserci i presupposti, condizioni e stati d'animo, però generalmente il tempo passa in fretta, e non è raro sentirsi chiedere alla fine... ma domani ci siete? Ove il domani, ovvero il giorno dopo ha gran valore, pare quasi l'infinito.
Stamattina ad esempio, il mio giovane collega Rocco ed io abbiamo conversato coi pazienti delle tasse sempre nuove e a non finire, di ottimo olio di olive coratine e dell'ultimo gelato creato da Rocco, al gusto di "grano cotto". Due ore passate in un lampo, con il sorriso, pensando meno al percorso e molto più a qualche piccolo programma per la sera, o al massimo domani, ché poi dovrebbe essere così per Tutti, contare solo sul domani prossimo ed effettivo. Darsi appuntamento per il "Qui e Ora", da vivere insieme qui o altrove.

venerdì 8 novembre 2019

IL COESISTERE DEGLI OPPOSTI PER LA CURA (quarta parte) - LE PAROLE E GLI SGUARDI CHE CURANO



Risale a Cartesio la separazione drastica fra emozione e intelletto che per secoli ispirò la ricerca e fu principio da non violare. Ma oggi la realtà appare diversa, e la funzionalità emotiva strettamente collegata con l'agire razionale. In campo medico, per quanto riguarda la "cura", la cosa non può essere sottovalutata.
La teoria medica occidentale esalta le capacità e le abilità connesse alla dimensione tecnica a scapito della capacità e dell'abilità di curare. Il medico resta concentrato più sul funzionamento di una singola parte del corpo ma perde la visione d'insieme, rischia di non cogliere più gli interrogativi che il malato gli pone e si pone. In questo modo il "con-tatto" viene meno perché solo lambito. Il rapporto medico-paziente, nella riduzione del malato alla sua malattia, viene spersonalizzato, ed ogni specialista si limita ad interessarsi e curare l'organo colpito.
Il corpo non è un oggetto da cui il proprietario può distaccarsi per poterlo depositare nel luogo di cura. In questo modo vengono adottate due possibili strategie di adattamento, anestesia  e trattamento impersonale, non come fosse una persona ma piuttosto come un oggetto che qualcuno ha dimenticato.
Il medico contemporaneo si trova a trattare intrecci di corpo e anima, grovigli di dolore fisico e paure, a tranquillizzare e a misurarsi con l'aspettativa smisurata dei pazienti che vogliono cancellare sofferenza ed angoscia, tutto questo possedendo tecnica specializzata ma settoriale che di certo non può bastare a tanta richiesta. Allora assume un atteggiamento "impermeabile", ovvero utilizza il proprio ruolo come armatura per garantire la distanza e la difesa, e nello stesso tempo un intervento "professionale" perché "oggettivo".
Purtroppo in questo modo si stabiliscono con l'ammalato rapporti di tipo tecnico-oggettivo a scapito  della soggettività del paziente, eliminando i sentimenti, il calore umano, privilegiando atteggiamenti freddi e distaccati. Si distribuisce su più medici la responsabilità del malato, ognuno lo vede come una "parte" e nessuno come "tutto".
La malattia non è un evento che colpisce e riguarda unicamente il corpo degli individui, ma è un "processo" che riguarda anche la loro biografia, la loro identità e le loro relazioni e, dunque, essa è parte della multiforme ma unitaria esperienza umana che possiede caratteristiche sia fisiche che ermeneutiche.
In un'opera del surrealista Magritte alla solidità  e alla durezza del granito si contrappone la leggerezza e la morbidezza della nuvola. Sono due forze in gioco che si equivalgono anche se una roccia nel cielo è una presenza inquietante. Riporta alla normalità il quarto di luna, elemento di equilibrio, rassicurante.


mercoledì 6 novembre 2019

"BELLO" COME SUA MADRE



Per me, quando mi si dice che assomiglio a mia madre, è una grande gioia, è una soddisfazione, come fossi l'esito di un buon lavoro. E' sempre stato così, maggiormente oggi che Lei non è più. E' segno di continuità, quasi portassi in me e fosse visibile la Sua testimonianza. Ovviamente non si tratta solo di somiglianza fisica, anche se basterebbe questa per farmi sentire unica dopo di Lei.
Durante l'ultimo periodo della Sua vita, un momento di grande sofferenza, le mie sorelle ed io fummo molto presenti, e a Chi andava a farle visita ci presentava con molto orgoglio, ognuna in modo diverso ma con identica fierezza. Quando si trattava di me, in particolare sottolineava... questa è la mia figlia "grande", e a me piaceva pensare che mi reputasse grande per altri motivi oltre la primogenitura, anche perché lo diceva in un modo...
E il tempo non cancella certe emozioni quando dopo anni ci si ritrova in situazioni analoghe ma da spettatore.
Breve storia di un figlio orgoglioso. Si... proprio così. Stamane ho conosciuto il figlio di una paziente che incontro ogni martedì. Non lo avevo mai visto prima.
Tu sei il figlio di Rosa?
Si, perché non si vede?
Caspita che si vede, siete identici!
Allora sono bello, perché mia madre è la mamma più bella che io conosca.
Detta così, può sembrare cosa da niente, ma l'enfasi e lo sguardo sono stati tali che mi è venuto spontaneo...
Quant'è bello...
riferendomi al sano e bello amor filiale, ma Lui...
L'ho detto, no? Sono bello perché sono uguale a mia madre.
Rosa intanto si era sdraiata per la terapia, arrossita per il complimento del figlio ma più sorridente rispetto alle altre volte.
Basta poco, spesso solo qualche parola, magari neppure quella, forse chiedere qualche giorno di ferie e tornare a casa per "esserci", con una carezza e lo sguardo giusto. E ogni vuoto è colmato.

martedì 5 novembre 2019

VIVERE PER MERAVIGLIA



Ma anche vivere di meraviglie, come fermare il tempo perché accorgersi finalmente di non averne abbastanza da sprecare trascurando ciò che circonda, senza pensare dando tutto per scontato e non solo, non degnandolo neppure di uno sguardo.
E invece bisognerebbe cominciare proprio da qui, considerando la meraviglia di avere occhi per vedere ma pure per guardare e ancor più osservare, per riflettere e così capire di quale miracolo siamo privilegiati. Ogni giorno di vita.
Mi piace pensare ai miracoli come semplici ed ordinarie meraviglie che accadono a Tutti ma di cui pochi si accorgono. Non riescono a vederli perché troppo presi da se stessi nel vortice del fare, dell'aver fretta di arrivare, seguendo un programma reputato il migliore possibile, quando l'unico possibile da rispettare è quello di non avere programmi, perché la vita va da sé seguendo il proprio. Niente male dopo tutto, considerate le opportunità offerte anche sotto mentite spoglie a saper guardare, ad aver fiducia e non disperare.
Difficile da credere? Basta aprirsi alla Meraviglia.
Possibile? Macché... sarebbe un miracolo!
E con l'esclamazione in automatico escludiamo a priori una possibilità. Sotto l'influenza di false credenze, di non valere abbastanza, essere nati sotto una cattiva stella, che i miracoli sono solo per pochi eletti e non è manco cosa certa, ci convinciamo che siamo vittime che tirano la carretta ad occhi bassi per tutta la vita. E non è affatto così. Quegli occhi appunto, finché saranno bassi a guardare il terreno senza orme come potranno accorgersi del miracolo delle stelle, lì nel cielo a rischiarare la notte più buia?

lunedì 4 novembre 2019

IL COESISTERE DEGLI OPPOSTI PER LA CURA (terza parte) - IL CON-TATTO



Le psicoterapie sono prevalentemente verbali e partono dal principio che si puo’ guarire grazie alla parola. Ma si puo’ anche partire dal corpo, sede di affetti, di emozioni e mezzo di relazione
, per migliorare morale e psiche. 
Il Con-tatto è psicoterapia a mediazione corporea. Può seguire due correnti scientifiche, della fisiologia muscolare (analitici), e dell'ipnosi terapeutica (globali).
Il Rilassamento analitico parte dal corpo reale per comprendere e il corpo vissuto, il corpo fantasmatico, il corpo emozione. In medicina dicesi "il corpo a corpo"(psicoanalisi attiva).
Concetto che meglio si comprende attraverso un percorso quasi "poetico", considerata la stretta relazione tra corpo-mente-animo.
"Mi tieni nelle tue mani e mi leggi allo stesso modo di un libro
sai ciò che io ignoro
e mi dici le cose che io non dico
mi conosco in te più che in me stesso" (J. Sabines)

"E galleggio sul mare dell'inquietudine che ha da tempo ricoperto la mia coscienza,
in attesa di una carezza anonima
che mi raccolga
lasciandomi asciugare
nel palmo della sua mano". (F. Pessoa)

Le "mani"... quanto sono importanti le mani? senza le mani sarebbe impossibile vivere. Le mani servono a creare, a difenderci, ad accarezzare. Le mani, diramazione del cervello, diventano il mezzo della relazione con l'esterno.

"... Spezzate i vincoli, che v'inceppano, allungate la mano per afferrare l'ignoto, avventurarsi nel buio". (G. Spainer Rawlings)
"O mano minuta insegnami ad abbracciare un uomo come la sete abbraccia l'acqua". (Ocean Vuong)

Le mani portano all'"abbraccio", all'unità e ad annullare la solitudine. Le mani colmano il vuoto.

"Quando saremo due non avremo metà, saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno, uno sarà l'eguale di nessuno e l'unità consisterà nel due.
Quando saremo due cambierà nome pure l'universo, diventerà diverso". (E. De Luca)

Con-Tatto è ascoltare con il tatto, il tatto che fa sbocciare vissuti e immagini, risveglio dei sensi, è un sussulto per il pensiero, perché la carezza è risveglio dell'intersoggettività, non deve essere cattura, possesso, sottomissione ma dono di coscienza, regalo di intenzione, è parola indirizzata all'altro, alle sue peculiarità
Toccare commuove e smuove e rimanda alla carezza materna, quella che trasmette un sogno e che è respiro  per l'anima.

domenica 3 novembre 2019

AI PIEDI DI UN BONSAI



Tornata a casa, avevo appena posato la borsa sul divano, e gli occhi sono andati al piccolo alberello sul davanzale. Un bonsai, niente di speciale, uno di quelli tutti uguali che puoi trovare al centro commerciale tra le merendine in offerta e le pile di quadernoni da scuola elementare, ma facile da tenere oltre che ornamentale. Il mio poi, ai piedi ha pure un ciuffo di erba spontanea, pare valerianella che oggi proprio oggi ha messo qualche fiorellino bianco. Ma che miracolo è...?
Me lo sono chiesto perché ce l'ho visto, ero di ritorno da un funerale, e un funerale il 2 novembre, nonostante l'assonanza non è cosa di tutti i giorni. In quei fiorellini bianchi, improvvisi ed inaspettati ho visto un segno di continuità.
Non si va via mai del tutto, e sotto altra forma si continua ad essere, in un angolo e solo per Chi ha occhi per vedere e lucidi e sereni pensieri.
Una Mamma non è più, una mamma "senza età", ché ogni giorno pensi possa essere l'ultimo per Lei, eppure quando il momento arriva sembra sia arrivato troppo presto e sempre all'improvviso.
Non c'è tempo giusto o età "adatta" per perdere l'affetto più grande della vita, si soffre, anche se non si pensava possibile... enormemente, e quello che si prova nell'immediato è disorientamento e la "quasi certezza" d'aver perso tempo ed occasioni giuste.
Vorresti poter tornare indietro e recuperare tutto quanto... le carezze e i baci da bambino, i rimbrotti e le raccomandazioni di quando eri più grande.
E poi senti un vuoto dentro... un vuoto fisico perché quella voce ed anche il silenzio compagno delle lacrime non potrai udire più.
Ti accorgi che manca tutto di Lei.
E ti appigli ai ricordi, quelli belli... e ti sforzi fino a far scoppiare la testa per riprodurre il tono della Sua voce perché possa continuare in Te, e chiudi gli occhi per rammentare ogni particolare fisico e non scordarlo più. L'ultimo scintillio della candela prima del buio.
Resta poi il dolore, un disagio latente... perché gira il mondo che avrebbe dovuto fermarsi almeno per un attimo.
E' volata in Cielo una mamma... è una cosa importante che merita rispetto.
Ma non è così o meglio è cosi che si rispetta una Vita che non c'è più, continuando a Vivere per la Vita stessa.
Del resto siamo Tutti in cammino verso una meta, prima o poi c'arriveremo.
Lungo il cammino qualcuno si ferma, è stanco.
Noi andiamo avanti, voltandoci indietro ogni tanto finché non lo perdiamo di vista.
Sereni... perché dopo il riposo riprenderà il cammino, a passo lento e stanco... ma lo riprenderà verso quella meta, dove tempo non è ma esiste l'Attesa.

sabato 2 novembre 2019

IL COESISTERE DEGLI OPPOSTI PER LA CURA (seconda parte) LA MINDFULNESS



Merita un'argomentazione a parte. La Mindfulness. Ovvero vivere ed essere tutt'uno col momento presente, non in maniera giudicante bensì in armonia.
La Mindfulness... che cos'è o meglio ancora che cosa non è?
Non è una tecnica di rilassamento.
Non è un'attività paranormale.
Non è un pensare a pensieri sublimi.
Non è un modo per tirarsi su.
Non è un modo per fuggire la realtà...

... piuttosto reagire ad essa, assecondandola.

"Hai mai fatto l'esperienza di fermarti del tutto,
di essere così totalmente nel tuo corpo,
di essere così totalmente nella tua vita
che quel che già sapevi e quel che non sai
e quel ch'è stato e quel che ancora dev'essere,
e le cose come stanno proprio ora
non ti danno neanche un filo d'ansia o disaccordo?
Sarebbe un momento di presenza totale,
al di là della lotta, al di là della mera
accettazione,
al di là della voglia di scappare o
sistemar le cose o tuffarcisi dentro a
testa bassa:
un mommento di puro essere, fuori dal tempo,
un momento di pura vista, pura
percezione,
un momento nel quale la vita si limita a
essere,
e quell'"essere" ti prende, ti afferra con
tutti i sensi,
tutti i ricordi, fin dentro i geni,
in ciò che più ami,
e ti dice: benvenuto a casa".
- Jon Kabat-Zinn -

... a casa, nella Tua dimora. Nel Tuo "essere".

Una poesia proposta al convegno di psiconcologia, da leggere attentamente. Così come ho fatto io la notte scorsa perché... stranamente e insolitamente... non riuscivo a prender sonno, e sono stata travolta dai ricordi e oppressa da qualche rimpianto. Allora mi sono fermata concentrandomi sul respiro. Il ticchettio dell'orologio mi riconduceva al tempo presente, al fatto che alle tre e mezza avrei dovuto essere a letto e dormire, ma intanto non avrei potuto vivere quell'esperienza per me insolita e che quasi sicuramente non si ripeterà più, perché mancheranno gli stessi presupposti da cui era scaturita. E in un attimo non è stato più disagio.
Dopo aver realizzato che comunque tutto passa e non si ripete, sono tornata a letto e mi sono addormentata.
Fu così che la mia Consapevolezza si arricchì di un altro tassello.