giovedì 30 gennaio 2020

QUALCOSA DI BUONO


Qualcosa di buono viene fuori sempre, anche se non si crede possibile, pure in una giornata programmata che non piace per niente. Conviene tener conto di un'eventualità piacevole, oppure pensare a un che di fruibile e mettercelo apposta come "parentesi" o "asterisco", pausa o ricordo per continuare ed arrivare a sera.
Oggi penultimo appuntamento per il follow up, e alcuna voglia di andarci, ma intanto... Così pensavo ieri nel più assoluto silenzio, senza fare domande né cercare risposte.
Scontato "pensare in silenzio"? Per molti lo sarà, non per me solita fare soliloqui, rivolgere domande a Chi mi sta accanto e darmi da sola le risposte. Non è prevaricazione, solo consapevole presa di coscienza per esonerare l'Altro, tanto più che non capirebbe dove sta il problema.
Sveglia che non era ancora giorno, ho svolto il "minimo sindacale" che la casa impone, e con mio marito ci siamo avviati verso l'ospedale. Stavolta ha voluto accompagnarmi, senza giornale... e faccio finta non sapesse che c'era poco da aspettare. Conviene, a me e in questo modo cancello il "non buono" pregresso. Si deve voltare pagina o no? Allora facciamo in modo che non ci resti appiccicata alle dita. Ripeto... conviene.
Finito l'esame, ho proposto una ricca colazione al bar dell'ospedale, seduti al tavolino come fossimo in vacanza.
Perché al bar dell'ospedale? Perché la mia dolce metà familiarizzasse con l'altra "faccia" della mia vita, fatta di storie dolorose ma pure momenti di svago. Non ho voluto essere troppo cattiva, l'ho avviato con dolcezza. Cappuccino, cornetto e una carezza.

HIGHLANDER




Ma sei di ferro, d'acciaio inossidabile, dimmi come fai... sei instancabile.
Mi guardo intorno e cerco la persona cui penso possano essere rivolte queste parole...
Vedi che dico a Te.
Che poi sarei io, quindi dici a me!? Ma perché, non mi pare dopo tutto di fare chissà cosa.
Mi soffermo a riflettere su ogni singola parola.
Di ferro? Sono tutta arrugginita... d'acciaio? Sono più che ossidata, le analisi parlano chiaro, ora ci si mette pure la tiroide, dicono che ha preso a funzionare meno.
Oddio... non sarà che comincio a perder colpi e a rallentare?
No, non penso... rallenti pure la tiroide con le dovute cautele, importante è che il cervello continui ad andare veloce, perché c'è tanto da fare, e poi io voglio darmi da fare, cosa che implica la piena consapevolezza. Questione di coscienza.
Benedetta coscienza che si porta dietro sempre un esasperato senso di responsabilità, di conseguenza la coerenza è d'obbligo.
Per non perdere il filo della riflessione parola per parola...
La coerenza...? Che cosa sarebbe la coerenza se dovessi immaginarla? La vedo bene come cosa di tutti i giorni, magari un abito, pure firmato. Non adorno di fronzoli, molto semplice e a taglia unica. Chi lo indossa dovrebbe farlo con convinzione, renderlo bello senza ipocrisie.
Pensiero ed azione poi dovranno essere in sintonia sempre.
Giusto un esempio, io credo di essere abbastanza coerente con il "pensiero motivante" al centro di quest'ultimo quarto di vita.
Quello che faccio e come lo faccio nasce da un profondo desiderio e da un'esperienza che ha permesso di metterlo in atto. Tutto nell'intimo, per niente proclamato. Resto coerente. Non mi interessa altro. Potessi farlo sotto altro nome, lo farei senz'altro.
E' bello ogni volta andare via e lasciare qualcuno che finalmente sorride. Tutto acquista un senso, e basta così.

martedì 28 gennaio 2020

PER-DONO... UNA SCELTA D'AMORE




Pensavo... davvero un bell'incontro quello di stasera, col GAMA si è affrontato il tema del Perdono, quello con la maiuscola, che dona pace su due fronti, che può risolvere conflitti importanti e incomprensioni di ordinaria quotidianità.
Chi perdona, campa cent'anni... potrebbe essere un efficace slogan, e ancora... Migliora la qualità della tua vita, perdona! Del sano stile di vita un aspetto certamente da promuovere.
Dalla proiezione di alcune parti scelte dal cortometraggio di Thomas Torelli, "Choose Love" alla condivisione di esperienze personali di perdono.
Perdonare rende più leggeri e liberi, perché emozioni negative quali rabbia, rancore, frustrazione ed odio riescono a sciogliersi, evidenziando la bellezza di un animo compassionevole. Perché tutto questo accada occorre mettersi in ascolto sia di se stessi che della persona con cui ci relazioniamo, capiremo così che esiste un modo alternativo per reagire all'offesa. Così come afferma Daniel Lumera in "I 7 Passi del Perdono". Interessante dello stesso la teoria della "Dieta ed Emozioni". Nel cibo così come nell'uomo c'è un'energia, una frequenza particolare, per cui dei vari elementi non si conteranno le "calorie" ma i "megahertz", tutto questo tenuto in considerazione può portare a guarigioni altrimenti inspiegabili.
Nutrizione ed emozione, alimento e pensiero si fondono in un'unica grande ricetta per dare pace e salute in qualsiasi situazione da affrontare e superare.
Perdonare quindi è anche una scelta di convenienza, conviene. Si pensi pure ad importanti momenti storici di un popolo, a Nelson Mandela ad esempio, che dopo 27 anni di ingiusta prigionia capì che l’unico modo per creare un nuovo Sud Africa era quello dell’integrazione e del perdono. Vendicare gli innumerevoli soprusi avrebbe creato una spirale di odio che avrebbe portato la nazione allo sfacelo, lui scelse l’amore e questo fu di esempio per milioni di persone.
E ancora... in conflitto continuo con volontà ed indecisione, tra amore e rancori apparentemente sopiti, quante volte rendiamo la Nostra vita un percorso ad ostacoli su una strada senza luce, perché privata della serenità. Anche se all'inizio comporta uno sforzo notevole, il Perdono è ciò che serve a rendere la vita meno difficile.
Perdonare nel quotidiano, capire entro i propri limiti gli altrui limiti. E sempre di Amore si tratta, puro e incondizionato, e nel silenzio lasciare andar via ciò che non serve.

"IL MIO PROSSIMO"




Un titolo accattivante per uno spettacolo coinvolgente che impone riflessioni continue, l'una derivante dall'altra, come reazione chimica a catena.
Il mio prossimo... dedicato ad Antonella Meccariello, insegnante dolce e sensibile, scomparsa di recente. Organizzato da suor Ida, Sua collega, si sono alternati sul palco del teatro "Umberto Giordano" giovani ballerini, musicisti e cantanti. Non sono mancati gli interventi toccanti di Chi ha avuto il piacere di conoscerla.
Una scaletta preparata con cura ed un unico filo conduttore, intuibile ma alla fine determinato da sé.
La Musica e la "Voce del Silenzio", l'Armonia e l'Amore che ne è espressione, e poi il Cambiamento, cui non sempre facile è adattarsi.
Ma Chi è alla fine il "mio prossimo"? La definizione è nel termine stesso. E' Chi ci sta accanto, Chi incontriamo nei percorsi di vita, è la persona in difficoltà cui prestiamo aiuto, è Chi ci aiuta nei momenti difficili. "Love and Care"... amare e prendersi cura, nella reciprocità del Bene.
Perché per amare l'Altro bisogna prima imparare ad amare se stessi, e nel modo più completo è nell'amore di Dio. "Ama il prossimo tuo come Te stesso", il primo grande comandamento che racchiude tutti gli altri.
Al termine della serata sono uscita dal teatro con mente e Cuore in subbuglio, ho preso ad interrogarmi, consapevole che le risposte sono solo il punto di partenza per continuare ad "esserci" fino all'ultimo dei miei giorni.
Chi è il mio prossimo?
E' Chi mi sta vicino da oltre 40 anni, di cui comprendo e apprezzo i tentativi di capirmi, pure se non ci riesce.
E' Chi condivide con me la dura esperienza del donare un sorriso alla sofferenza.
Il mio prossimo sono le persone che mi accolgono e mi insegnano a vivere. A ricordare e rimettermi in riga quando dimentico.
Il "mio prossimo" è come me stesso. Prenderei mai a schiaffi me stesso? A volte sarebbe il caso, ma se sono "pietoso" verso di me, come potrei non esserlo con l'Altro da me?
"Il tuo prossimo
è lo sconosciuto che è in te, reso visibile.
Il suo volto si riflette nelle acque
tranquille,
e in quelle acque, se osservi bene,
scorgerai il tuo stesso volto"
- Khalil Gibran -

lunedì 27 gennaio 2020

LA FARFALLA NON CONTA GLI ANNI MA GLI ISTANTI




Oggi preparavo i fiocchi di tenerezza per il prossimo incontro. Per abitudine do sempre una rapida occhiata ai pensieri passati, anche tra tanti messaggi inviati al mattino. Lo faccio per non ripetermi ma pure per trarne spunto.
Il dito scorre sui nomi, ad un certo punto si ferma. Vado sulla chat corrispondente... una data, 2 aprile 2017. Da quel giorno un'intenso scambio di messaggi e conversazioni in reparto, dall' insieme la storia di una ragazza mai del tutto adulta, fragile che sognava di danzare da "Etoile" su un grande palco, o possedere ancora un paio di scarpette rosa...
Io non l'ho più dimenticata.
Chi entra nella vita di qualcuno, pur sfiorandola solo, non ne esce più.
Poiché una "storia" non può esaurirsi in poche righe, parlerò pure di fiocchi col nastrino celeste che ormai da due anni restano sul fondo di un cestino, oltre che di scarpette da ballerina guardate da lontano con un sospiro. Glielo devo perché anelava alla rinascita, e scrivere di Lei un minimo lo permette.
Quando la conobbi provai molta pena tanto era spaventata e sfiduciata, poi piano piano si era ripresa, ogni tanto gli occhi ancora le si riempivano di lacrime però non affondava più la testa nel cuscino, sedeva a letto sempre più dritta e sorrideva qualche volta in più. In seguito prese a farmi tenerezza per tanti motivi, uno era la scelta dei bigliettini esclusivamente legati dal nastrino celeste. Celeste perché era il colore che la riportava al Suo unico figlio. Per lui tanto amore e una lunga storia.
Dici che ce la farò?... mi chiedeva ogni tanto... perché non dovresti farcela, certo che ce la farai... le rispondevo. Ed intanto per agevolare alla Speranza il suo percorso, le proposi, perché creatura sensibile, di fare qualcosa insieme. Sapeva esternare così bene con le parole ciò che provava, perché non tentare di scrivere, o anche solo condividere un testo di altri, particolarmente sentito come affine a sé? Ci provò appena, come tenta un uccellino implume, poi più nulla...
Ricordo un messaggio a commento di un mio pensiero, annesso un paio di "scarpette rosa". Lei aveva danzato e poi smesso con l'arrivo della malattia, quindi aveva fatto voto di non riprendere più, chiedendo la grazia della guarigione.
Era notte e Lei spesso restava sveglia per pensare e sperare. Sognava ad occhi aperti di poter continuare a vivere...
- Come sono belle queste scarpette, mi emozionano tantissimo e mi fanno tornare indietro con il pensiero, quanto mi piace l'arte della danza e ballare. Ma non importa se non ballerò più, importante è che io stia meglio.
- Tornerai a ballare, perché Dio te lo permetterà... buonanotte, Tesoro.
In una grigia giornata di novembre andò via in punta di piedi, certamente accolta dagli Angeli come Etoile del Paradiso.

domenica 26 gennaio 2020

ALLENARSI ALLA PAZIENZA




La pazienza. Ce l'hai o non ce l'hai, ma non è virtù innata, bensì adottabile in ogni situazione che la richieda.
Quanto sei paziente... non so come fai...
Lo sento ripetere spesso, rivolto a me e a qualche altro, non a molti in verità, perché si è pigri anche in questo, "allenarsi" alla pazienza.
Si ha sempre fretta, vittime del tempo, dei presunti privilegi altrui, ma alla fine solo oppressi da se stessi.
Eppure le occasioni per diventare "forti" di pazienza non mancano. Serve stabilire delle priorità, rispettare le precedenze, essere bravi a dilatare i tempi. E soprattutto dopo non farsene una colpa, pensando di essere stati sciocchi o deboli.
Pazienza, se non riesci a fare tutto. Pazienza, se qualcuno si fa furbo.
Non importa, se perdi "un pezzo di vita", lo recupererai col tempo e tanta, tanta pazienza.
Ad ogni allenamento ti fai i "muscoli", come è giusto per un "maratoneta" della Vita.
Ho imparato che la pazienza richiede molta pratica, in compenso regala lucido pensiero e serenità.
E' cosa verificabile, di ordinaria quotidianità.
Oggi dovevo sottopormi ad un prelievo, sono arrivata al laboratorio alle nove e chiamavano il B 14, mentre io staccavo il B 79. Ho preferito non contare la differenza. Ho inviato i miei messaggi mattutini, ho risposto ad altri, e intanto ascoltavo e osservavo...
Perché state là, se siete arrivato adesso?
E Chi lo dice...? Stavo già, ero dietro. Non mi avete visto.
E voi signora...?
Io sono in gravidanza, non si vede perché sono all'inizio, però lo sono e c'ho la precedenza.
Ma vi siete mai accorti di quanto si possa apprendere in una sala d'attesa? Basta non farsi prendere dall'ansia, e si scoprirà la magica "virtù del guardarsi intorno".
Così dalle nove sono entrata per il prelievo alle undici, in compenso si è allargata la mia visuale sul panorama di varia umanità.
Bicchiere mezzo pieno... rovescio della medaglia, frasi fatte? Forse, ma anche verità.

venerdì 24 gennaio 2020

LE LETTURE CHE FANNO BENE




Quando la Vita impone lo "stop", il Tempo pare fermarsi. E come aspettando un bus che tarda o in sala d'attesa, oppure in coda a qualsiasi sportello, puoi spazientirti oppure cercare di occupare al meglio i lunghi minuti fino alla "ripresa".
Guardarsi intorno, inventarsi un passatempo momentaneo, progettare per un desiderio... ma anche leggere, si... leggere ci sta proprio bene.
Ricordo che ad ogni ricovero in ospedale portavo dietro un libro, mi è sempre piaciuto leggere, comperavo tanti libri ma non avevo mai tempo, ecco... la prima opportunità offerta dalla malattia, elementare e concreta fu quella di riprendere le antiche passioni.
Un libro è compagnia silenziosa e discreta, aspetta con pazienza là dove lo si posa e fa sognare per non essere dimenticato. L'amico ideale quando si è lontani da casa, perché ne colma la mancanza.
Quando cominciai la chemioterapia decisi che leggere di esperienze analoghe alla mia avrebbe aiutato, e acquistai dei libri, alcuni erano saggi, altri pur partendo dalla vita vissuta sembravano romanzi, dove la cruda realtà si stemperava nella vaga percezione della fantasia. E fu l'epoca in cui imparai che cambiare parrucca o look ogni giorno era come tornare bambina, giocare in quel momento e non pensare a come sarebbe stato da grande. E infatti al "dopo" non ci pensavo proprio, il Tempo trascorse in fretta ma io paradossalmente ero già avanti.
Naturalmente le mie letture non erano limitate all' "argomento del giorno", mi avvicinai ai romanzi rosa da me prima considerati stupidotti, e poi tornai al teatro e alla poesia, insomma... in borsa, sotto il braccio o in un sacchetto avevo sempre il mio bel libro da leggere con annessa orecchietta segnalibro.
Così oggi ho ricordato il mio vissuto di lettrice accanita quando in reparto ho rivisto i ragazzi del servizio civile che curano la biblioteca in ospedale. Con la loro libreria mobile portano colore e serenità. Al Policlinico Riuniti di Foggia medicina per la mente e l'animo.
I tre ragazzi cordiali e sorridenti suggeriscono ai pazienti le letture più giuste al momento.
Le letture che fanno bene, le preferite, le più utili, quelle che comunque distraggono e ricreano.
Davvero un servizio intelligente.

SCENE DI ATTESA PER ARMONIA



E ce l'abbiamo fatta anche stavolta, ho ancora qualche appuntamento per il follow up, ma l'esame che temevo maggiormente è superato. Eco addome completo... che fatica! Non è invasivo, ma bere un litro d'acqua in breve tempo, di buon mattino e con il disagio che comporta, mi fa superare il limite della pazienza e della resistenza fisica. Aggiungiamo poi che ogni volta, pur avendo un referto precedente, per Chi esamina è una "scoperta importante", il resto si può ben immaginare.

Oggi c'è stato pure che credevano fossi una mia omonima, non so quante volte mi sono girata su un fianco e sull'altro e a pancia in su, meno male confortata almeno dal record per apnea, così come ha detto il medico, facilitatore senza successo.

Però dai, meglio evitare lamentele eccessive, guardiamo il bicchiere mezzo pieno, anzi vista l'età, lo considero di dimensioni ridotte, così per me sarà sempre stracolmo.

Frase fatta...? Allora per essere in tema, stasera ai soliti pensieri avrei dovuto dare un altro titolo, e ripetermi perché tante volte ricorrente. Nulla è per caso.

Condivido che è frase molto usata, per qualcuno addirittura scontata e obsoleta, però pure assai vera.

L'ecografia di oggi è durata a lungo, cinquanta minuti. A me non era mai capitato prima, poi si è rivelato il perché di un tempo che pareva dilatarsi apposta con ogni mezzo.

A parte il solito difetto di comunicazione, l'ironia fuori luogo e il sentirmi oggetto vivente in modalità autoptica perché gli specializzandi devono fare esperienza, alla fine tutto bene o quasi, quel che era è, nulla di nuovo da rilevare, se non un "calcolo non calcolo" perché in realtà era un riflesso di una piega nella cistifellea... insomma grazie a tutto questo è andato via il tempo che serviva ad una buona coincidenza per aiutare qualcuno.

Così operativa anche oggi, per caso, gratitudine e volontà divina.

giovedì 23 gennaio 2020

GLI ANIMI SEMPLICI ABBRACCIANO




Se per Natale ti arriva in regalo un piccolo cuore rosso, lavorato all'uncinetto, che cosa pensi?
Che pensiero delicato e... gentile soprattutto.
Se poi il cuore confezionato con amore non è l'unico, ma uno per ognuna delle persone che operano con Te, che cosa pensi?
Che animo gentile e generoso davvero.
Non sarà frequente, ma succede. Incontri così che fanno riappacificare col mondo e sperare che il "buono", inteso come bene incondizionato, possa esistere ancora nel profondo di ognuno.
Oggi ho rivisto l'Amica dei cuoricini. Una persona splendida dall'animo semplice, anzi è splendida proprio perché ha un animo semplice.
Ho scoperto che gli animi semplici entrano in sintonia con l'umiltà del loro porgersi. Lei è così, e poi sorridente di natura ed estremamente gentile, si scusa persino in anticipo nel caso arrechi disturbo.
Che dire... è creatura speciale che ha molto da insegnare anche nella comunicazione. Abbiamo conversato ancor prima di parlare.
L'Amica dei cuoricini mi ha fatto "ripassare" più di una lezione...
Se comunicassimo come dovremmo, sarebbe semplice chiarezza per animi alleggeriti.
Perché ci fu insegnato ad Accogliere... non solo a braccia aperte ma pure prendendo per mano, con un sorriso e una parola pacata.
Perché ci fu raccomandato di Ascoltare e non solo udire la sofferenza narrata, mettendoci in sintonia e in "compassione" con l'Altro, immagine speculare di Noi stessi.
Perché Accoglienza e Ascolto empatico sarebbero stati i primi passi per dare Aiuto a Chi ne avesse avuto bisogno, convinto di aver perso definitivamente la speranza.
Perché ci fu detto avremmo così accompagnato per un pezzo di strada duro e difficile, come compagni di viaggio a riempire di eternità ogni minuto.
E per concludere con un pensiero che non è mio...
Le parole e i gesti gentili fanno sentire "abbracciati", perché accolgono e danno calore, annullano la solitudine.
"Tu sei unico, e anch'io sono unica, ma se ti abbraccio non sei più solo e nemmeno io sono più sola"
- David Grossman - "L'Abbraccio"

martedì 21 gennaio 2020

LUNEDI'




Sabato, Domenica e Lunedì. Mi ricorda qualcosa, forse il titolo di un film o di una commedia in tre atti. Tre momenti di vita... per ricordare e tirare un sospiro di sollievo, essere in ansia e il cuore che va a modo suo, capire finalmente perché esserci dopo una tempesta, consapevole o meno il modo o la maniera.
Eccomi qua allora, e si conclude l'analisi di tre giorni, tempo per raccogliere forze fisiche ed emotive. Da martedì a venerdì saranno giorni intensi, essere per gli Altri ma pure per me stessa. Il follow up avanza e a tratti io resto ferma, come su una sedia a dondolo che dà il mal di mare.
E giusto per scuotermi ma pure riprendere un discorso precedente riguardo le cure, credo che una grande mano la dia ognuno a se stesso. Come si dice... ? Aiutati perché Dio ti aiuti, e poiché i medici sono strumenti nelle mani di Dio, ne consegue che ottimismo e fiducia in loro diventano efficace terapia, aggiungiamo infine qualche personale strategia e potremo guardare al futuro.
La mia fu ed è ancora la "scrittura", per cui mettendomi in gioco così ogni giorno e più volte al giorno, con annessi straordinari, quest'ultimo quarto di vita sta diventando un "capolavoro". Almeno per me.
E Voi...? Qual è la strategia che vi aiuta nel percorso della Vita? Perché non di sola malattia soffre l'uomo... non è così?
Intanto provo a riprendere la forma giusta per i giorni che mi aspettano, mi faccio un "promemoria" che serve.
- Metti penna su carta e scrivi i motivi per cui ti senti "a serenità alternata".
- Dai libero sfogo alla voce del Cuore, fai emergere angoscia e ansie... dai un "nome" a tutto questo. - - Poi rileggi quello che hai scritto... 1, 2, 3 volte o più.
Come in passato ti accorgerai di sentirti meno pressata, distante come vivessi un sogno e non la realtà. Avrai preso la giusta "lucida distanza" dal problema, e riuscirai a vederne pure la soluzione per ritrovare la serenità. O quanto meno a restare "indifferente" a tutto quanto. Meglio l'indifferenza che l'inquietudine. Piano piano, poi ritroverai equilibrio.
Mia cara, lo sai che pura "teoria" non è, ma assoluta verità. Come verità è che tutto passerà.

lunedì 20 gennaio 2020

DOMENICA...


E se sabato erano pensieri, soluzioni e aggiornamenti, tutto comunque assai reale, oggi è stata domenica da sogni. Si volta pagina pure ogni giorno per andare al passo con gli stati d'animo e i capricci della mente.
Posso confessarvelo? Sognare si deve, ma quando non c'è il sonno che accompagna, ad occhi aperti un po' rende fiacchi. Perché spaziano, qualcuno va oltre e come evanescente bolla di sapone scompare.
Così stasera sono parecchio stanca. Vi affiderò come al solito i miei pensieri per la buonanotte... e poi andrò a "posar le stanche ossa", come disse qualcuno assai più importante di me.
Non so quali saranno e forse verranno un po' così, stasera vado a braccio e spero solo siano almeno sensati, costruttivi... soprattutto la "chiusura", spero mi venga positiva. Perché dall'ultimo concetto o idea dipenderà il sogno... del mio sonno e non solo. E anche quello nuovo per quando riaprirò gli occhi, mentre pian piano la luce dell'alba si avvicinerà.
Dovremmo imporcelo come esercizio per la "positività consapevole", e poi ogni giorno chiedere a Noi stessi... qual è la prima cosa a cui ho pensato stamattina?... e quale l'ultima prima di addormentarmi?
E' importante che siano quasi sempre pensieri piacevoli e che non si ostinino a girare intorno a problemi e preoccupazioni. Perché... che cosa cambierebbe?
Muta invece molto la disposizione d'animo se non cediamo alla tirannia della mente, da essa ci astraiamo, trovando riparo nei bei ricordi o tuffandoci in entusiasmanti progetti.
Diventando consapevoli dei Nostri pensieri tra il "sogno della veglia" e il "sogno del sonno", ci creeremo giorno e notte di "alta qualità".
Un consiglio da mettere in pratica subito, domani stesso, quando non sarà più domenica e ritroveremo l'altra faccia della realtà che pressa.
Fingiamoci "artisti", sarà come vivere un "sogno blando" di quelli che non deludono perché sono simili a favole, fingiamoci artisti e i Nostri pensieri saranno il "dipinto" con cui inizieremo e finiremo la giornata.
E prima di addormentarci proviamo a dire "grazie", anche in silenzio, a qualcuno per qualcosa, per l'amore che ci viene donato e di cui siamo capaci.
Ah, non dimentichiamo pure di scegliere qualcosa di piacevole da fare domani.
Questa la tacita... quasi, e dolce buonanotte per stasera, come un bacio di sfuggita, da percepire appena.

SABATO...


... pensieri erranti, un po' di ansia, soluzioni e aggiornamenti di consapevolezza.
Ogni fine settimana va così, mentre sono immersa nell'altra parte della realtà che mi appartiene, sfaccendo e ripenso ai giorni appena trascorsi, con brevi cenni al passato che inevitabilmente ritorna. Sono in continua ricerca di motivazione che pure non manca, diciamo che intendo e m'impegno ad alimentarla sempre.
Per fortuna un aiuto dal Cielo arriva, e lo interpreto come segno positivo, Qualcuno vuole che continui perché del buono alla fine riesco a combinare. E così l'ansia si cheta.
Stamattina una risposta inaspettata ad uno dei miei messaggi mattutini, che in realtà replica non chiedono, perché sono un saluto, fanno riflettere... è vero, ma soprattutto sono pensati per dare compagnia, e sostegno quando è il caso...
Grazie per tutto quello che hai fatto e fai per Noi...
E così comprendo che è stato chiaro il "senso di continuità" che intendevo. Non sono poi tanto complicata, meno male... a volte sono severa con me stessa, e mi pongo certi dubbi...
Ecco, devo perdonarmi più spesso, e non sprecare le occasioni giuste.
E penso all'età che vivo, e a tratti mi sgomenta. Il tempo va in modo esponenziale, e mi rendo conto di non voler perderne nemmeno una briciola, consapevole che si accorcia ma di rimando diventa intenso di "profumo" ed emozioni.
Ieri una paziente sosteneva di essere contenta della "chance" avuta. Può curarsi, e ricominciare ogni giorno, comunque sia. Io lo chiamo "avviso di garanzia", e la penso uguale perché sono dieci anni che ho in dono l'opportunità di incontrare sempre qualcuno che mi ricorda quanto posso fare ancora, se me lo scordo o altri che non dovrebbero, me lo fanno dimenticare.
La vita è la cosa più bella che ho, e ringrazio Dio che mi regala altri giorni, da spendere come meglio posso.
Una bella conclusione per una giornata trascorsa così, in compagnia di me stessa. Ottimista per convinzione.

sabato 18 gennaio 2020

STRATEGIE DI SOPRAVVIVENZA




Che poi non è esattamente così, anzi è vivere davvero, pienamente.
Comunque, vada pure per strategie di sopravvivenza, perché senza non se ne uscirebbe vivi. Neppure per quel tempo destinato. Per questo a volte, è vero siamo "leoni dalle unghie spezzate" ma con l'animo che non smette mai di ruggire.
Oggi durante uno dei miei "incontri", fatti di conversazioni ad "occhi sgranati" perché assetati di meraviglia, ho compreso ancora una volta che non si finisce mai d'imparare. Ed io che pensavo di essere stata bravissima nell'affrontare e vivere la malattia...
Già, perché si trova sempre Chi supera ogni aspettativa.
Una giovane mamma che sta per iniziare il percorso delle terapie come può preparare il Suo bambino all'evento della caduta dei capelli? Glielo dice semplicemente, presentandolo come eventualità... forse... potrebbe, ma non è sicuro. Però notando perplessità se non addirittura sgomento...
No mamma, i capelli no, dai...
Allora gli dice...
Per guarire, magari mi privo di un braccio, eh... che ne pensi?
Nooo, un braccio no... e come faresti poi senza un braccio?
Va be', facciamo una gamba?!
E camminare...? Come potresti camminare?
Dammi un suggerimento allora...
Sai che ti dico mamma? Fatti cadere i capelli. Tanto poi ricrescono, e in più "funzioni" sempre.
Come non riportare questa "nota" quasi divertente che ridimensiona ciò che spesso è vissuto come un dramma, e non solo da Chi lo vive in prima persona? Sono contenta di averlo fatto.
Mentre tornavo a casa pensavo a me stessa parecchi anni fa, quando mai avrei pensato di poter parlare con facilità e disinvoltura di cancro, terapie... sopravvivenza. Un'esperienza così stravolge le ottiche, abbatte i limiti... muri creati dalla coscienza come alibi per non vedere, sapere, toccare con mano. Ora per me è tutto diverso, ne scrivo perfino, ne riporto le cronache, ne faccio scene di ordinaria quotidianità, e poi riprendo i ricordi e ne faccio condivisione ancora, ché spero possano tornare utili a tanti. Lo spero tanto, davvero...

SENZA MALINCONIA



E quello che fu struggente dolore si tramutò in malinconica nostalgia, oggi a distanza di quindici anni, è
 Ricordo dolce e senza tempo.
Avrai notato la maiuscola, Mamma... noti sempre tutto... mi piace abusarne quando si tratta di Te, e in questo caso poi è un "ricordo speciale".
Ah, a proposito... sai... certo che lo sai, sai sempre tutto... non trovavo più la Tua foto ricordino, la portavo sempre con me nella tasca della borsa, poi ho ripreso con la storia dell'abbinamento borsa - scarpe, e cambiando di continuo era rimasta in una delle tante. Stasera poi ho scoperto di aver perso il biglietto a corse multiple dell'autobus, e come una pazza ho cominciato a cercare in tutte le borse, nel caso trovassi un biglietto lasciato in passato, e dal passato invece sei riapparsa Tu, proprio oggi. Coincidenza... segno del destino? Chissà... quindici anni fa, in questa data volasti via, e ora per me è tempo di controlli. Uno più uno fa due, e mi sento più tranquilla. Mamma funzioni sempre come antiansia, antistress, blando sedativo... Mamma, la mia "dolce camomilla".
Mi è venuto un pensiero, ora mentre scrivo... la storia del presepe tutto l'anno, che guardo e mi fa sentire serena, deve essere legata a Te. Infatti le luci non sono ancora spente, voglio che restino accese ancora per un po'. Senza metterci intenzione, è andata così. Come tanti anni fa.
Il tempo trascorso ha lenito la tristezza, ne ha fatto prima gemme di malinconia, ora dolce serenità al Tuo pensiero. Un Ricordo dipinto a tinte tenui, un respiro nascosto tra le righe di quel testamento. Così cercherò di essere all'altezza sempre, degna di un'eredità mai estinta perché ben spesa.

giovedì 16 gennaio 2020

ACCOGLIENTI E ATTENTI... IL TUTTO SERIAMENTE



All'ultimo incontro del GAMA il numero dei partecipanti si è arricchito di nuovi Amici, contatti recenti. Sono stati accolti dai veterani con gioia, ascoltati con attenzione, con il proposito serio di accompagnarli e non farli sentire soli. Un bell'impegno preso tacitamente da ognuno, da portare avanti sempre ben motivati. Almeno si spera. Siamo umani, ovviamente e qualche errore o cedimento ci sta, ma importante è non perdere di vista l'obiettivo... prendersi cura di Chi affida il proprio dolore.
Premesso il margine di tolleranza, per non eccedere nel difetto ogni tanto sarà opportuno sottoporci ad una sorta di "test". Quesiti sempre gli stessi, alcuna risposta plurima, nessuna opzione.
Generalizzare non va bene, poiché siamo diversi pure ogni gruppo, nello specifico di auto mutuo aiuto, lo sarà. Ma andiamo per ordine...
Siamo accoglienti...? Certamente, ove "Accoglienza" non è semplice applauso, ma ascolto e comprensione. Gesti affettuosi ma discreti, e solo se l'Altro accetta.
Siamo attenti...? Questo "punto" è già più difficile, perché presume buona memoria, propensione ad "aver cura", cautela. Tante cose messe insieme che non ben dosate portano a fare poco o troppo.
Attenzione quindi... nel pieno senso del termine.
Siamo appropriati...? E qui davvero casca l'asino, l'appropriatezza a volte difetta, ci lasciamo trasportare...? Ebbene si... dall'euforia, dalla banalizzazione, dal "fuori tema" tanto che fa...
Ma ci si può aggiustare, a tutto c'è rimedio se si fa uso del buonsenso e tanta delicatezza.
E infine... siamo partecipi? Beh, a dirla tutta, per essere sinceri... non sempre. E' che bisogna sentirsi "uno di un Tutto", ed anche non stancarsi mai di esserlo.

FILI



Inizio con un'immagine. Una fitta rete di "fili intrecciati", ogni tanto un piccolo nodo che impone una sosta o meglio una pausa per ricordare, riflettere e comprendere.
Siamo Tutti connessi e non solo nel Presente, a volte la Vita pone sulla stessa strada persone perse nel tempo, le fa incontrare e c'è sempre un "perché".
I ricordi a volte riportano persino a momenti vissuti nell'infanzia, l'oasi felice dove trovare la serenità offuscata temporaneamente, oppure ci si ritrova a far da tramite da lontano, due compagne di scuola che non si vedono da oltre quarant'anni e pur si sentono vicine perché accomunate dalla stessa esperienza.
Che cosa non può fare un'esperienza estrema come la malattia, la "Nostra malattia". Potrebbe essere come vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, il lato positivo che non manca mai. Ritrovarsi.
Così stamattina ho incontrato una persona per me mai vista prima, che invece mi ha riconosciuto, e notando le mie perplessità ha pure declinato i primi vent'anni della mia vita. Addirittura i miei genitori erano stati i Suoi testimoni di nozze ed io stessa avevo partecipato alla festa di matrimonio.
Cinquant'anni! Sono fili resistenti quelli che legano persone lontane nello spazio e nel tempo. Forse lo diventano ancor più quando si agisce sempre per il bene o almeno non si è fatto mai del male, nel pieno rispetto dell'Altro.
E che dire poi della telefonata nel pomeriggio...?
Pronto... forse la conosco e Lei mi conosce. Mi ha dato il numero una sua compagna di liceo, ma dalla voce...
Ma certo che ti conosco, sei Tu...!
Così, rimesse insieme Noi conosciute di recente, da una mia compagna che non vedo dagli anni '70.
Foggia- Firenze- Foggia. Tre persone, un'unica linea.

mercoledì 15 gennaio 2020

LE "STORIE"



Primo incontro dell'anno per il gruppo GAMA dopo la pausa delle festività.
Ogni ripresa è un nuovo inizio, niente di più vero a gudicare lo spirito con cui ci siamo ritrovati, vecchie conoscenze e nuovi amici con la condivisione delle proprie esperienze. Un incontro quindi all'insegna del più autentico mutuo aiuto.
Nelle ultime settimane sono stati stabiliti contatti con persone venute a conoscenza di questa bella "realtà" sul territorio, il GAMA, un gruppo di supporto, operativo sul campo a 360°. Stasera hanno voluto esserne partecipi, inizialmente per curiosità poi sempre più in confidenza, mettendosi a nudo e in questo modo affidandosi alla "forza" del gruppo.
E sono state le "Storie", perché le abbiamo vissute. Quelle vere che fanno da "supporto", di lunghi percorsi e forte crescita. Incredibili, come quella di Rosetta... cinquant'anni di malattia e all'apparenza non mostrarli. Una forza d'animo e un coraggio rari, una resistenza fisica e una resilienza uniche.
E poi c'è lo sbigottimento e l'angoscia, l'incertezza e i timori che portano Nadia a "fuggire" da ben tre appuntamenti con la prima chemioterapia. E' l'"evitamento" dal problema stesso che mette in forse tutta la Sua esistenza, gli affetti e il proprio ruolo. Come un fiume in piena si è raccontata, meravigliandosi di se stessa e riconoscendo di aver trovato la forza nel dover confrontarsi. Al gruppo va il merito di aver contribuito pur inconsapevolmente alla ricostruzione di quell'identità in crisi, creduta persa per sempre.
E infine c'è la storia di Fabio, giovane marito e padre, già a buon punto del percorso perché ha eliminato il "problema", che comincia a rivedere tutto ciò dato per scontato fino al momento della diagnosi. Vive sulla propria pelle la malattia, consapevole che "appartiene"a lui e solo in parte potrà essere compreso da Chi lo ama, però nello stesso tempo riconosce la fortuna di avere qualcuno accanto con cui condividere ogni emozione nel bene e nel male.

lunedì 13 gennaio 2020

"AMATE LA VITA"




Un messaggio continuo, quasi martellante trasmesso pure senza parole ma sempre con il sorriso. Perché già poter sorridere è un gran regalo, perché aprire gli occhi e vedere che c'è un altro giorno da vivere, quando si crede negato, è una gioia pazzesca, quasi più folle di una condanna senza appello.
Qualcuno affermò che bisogna metterci un po' di follia nella vita per godersela a fondo, detta così pare frase fatta, invece quando la malattia sbarra la strada, passa il tempo e crolla il mondo, o ti lasci andare o da pazzo cerchi di "andare oltre". Oltre l'ostacolo... oltre Te stesso. E la vita, da Te così accomodata, te la godi lo stesso, ne godi le briciole, ne assapori tutto il gusto.
Giovanni Custodero, il giovane calciatore di 27 anni, affetto da sarcoma osseo, stanotte ha cessato di vivere, dopo aver scelto consapevolmente la sedazione profonda...
Non posso più permettere che il dolore prevalga su ciò che la sorte mi riserva...
Anche quest'ultima scelta fatta con una serenità ed un coraggio fuori dal comune, poi saluti e ringraziamenti come prima di un lungo viaggio, e la speranza di essere stato almeno di aiuto per qualcuno. Un grande esempio, un modello di vita nell'arco di pochi anni, quelli del dolore, della consapevolezza di non essere eterni.
Non sono pessimista, non lo sono mai stata, e ora meno che mai, ma credo che la vita quando si avvia verso la conclusione, diventi più rapida nella serena accettazione di un termine.
Si avverte che a breve qualcosa cambierà, e si vuole lasciare il ricordo, l'immagine bella che accompagna all'eternità.

DOPO LA PAUSA FESTIVA... CON PASSIONE

Si riprende, dopo un mese ricominciano gli incontri del GAMA. Ci ripresenteremo rinnovati, e perciò sarà indispensabile un surplus di entusiasmo, sempre grande motivazione e forte senso di responsabilità... insomma passione, ché quando c'è questa sicuramente non manca tutto il resto.
Nuove iniziative, altre conoscenze, tanti temi da trattare, e poi "essere accanto", per annullare o almeno ridimensionare la solitudine nella sofferenza, per sentirsi vicini l'uno con l'altro. L'impegno è grande... assolutamente perciò molta passione. Un termine che dà un senso all'esistenza.
Ho letto un pensiero di Oriana Fallaci...
"Per non assuefarsi, non rassegnarsi, non arrendersi, ci vuole passione. Per Vivere ci vuole Passione".
Avvertire visceralmente di esserci. Non è un caso, bensì una scelta. Ogni giorno, giorno per giorno seguendo gli eventi senza subirli. Una bella sfida, non c'è che dire.
Passione è sentimento che si condivide, si vive insieme. Sia dolce o doloroso non resta chiuso in sé ma si apre all'Altro, e se sofferenza c'è si arricchisce di una "preposizione" e diventa Compassione, nel senso etimologico e completo del termine. Vivo con Te questo "momento"... prendo su di me parte del Tuo dolore.
Ed è Vivere davvero. Perché non è solo per se stessi, ma fa bene perché migliora se stessi.
Di recente accennavo alla buona riuscita di un'impresa per cui inizialmente ci si sentiva inadeguati. La cosa poi va bene, un altro traguardo raggiunto... un'ulteriore tappa di crescita. Quasi un' "onnipotenza in piccolo" che rammenta... "a Sua immagine e somiglianza", e altro poi non è che essere strumenti nelle mani di Dio.
Una volta mi fu chiesto...
Non ci sarebbe la possibilità di un sostegno?
Certo, abbiamo un bravo psicologo, un professionista...
Si... d'accordo, però intendevo... qualcuno con cui parlare, sfogarsi, che viva con me certi "momenti dell'anno". Da quando Lui si è ammalato vivo male la situazione. Mi sento inadeguata, persa...
Vorrei... oh, come vorrei poter dividere con qualcuno forte, parte dei miei pensieri.
Qualcuno che vivesse insieme quei momenti con "passione umana" senza spreco di dolorosa pietà.

domenica 12 gennaio 2020

LA LUNA DIETRO LA TENDA



Che luna straordinaria in queste sere d'inverno, è piena, luminosa pare voler contrastare a viva forza le ore di buio della lunga stagione.
Mi soffermo a guardarla spesso, perché gli ultimi pensieri volano lassù, da una telefonata in poi, da quel saluto che mi lasciò senza parole, ora ritrovate e colme di speranza.
Serenità dopo l'inevitabile "punto fermo", voltare pagina quaggiù per ricominciare.
Ogni volta che va via qualcuno a cui mi sono molto affezionata, mi si sconvolge la vita. E' un perdere le forze, reagire, e ritrovarle rinvigorite... ed è certo che qualcosa di nuovo accadrà, una nuova prova per me, quasi un test per poter continuare. Una prova da sforzo, giusto per valutare la mia resistenza.
Così procedono i giorni da quella telefonata in poi, un filo di voce diventata eco nelle mie orecchie, parole lucide e per nulla disperate che non posso dimenticare. E tornano soprattutto in giornate articolate come quella odierna, quando pare che tutti gli aspetti della vita siano convocati per mostrarsi in fila, e ricordare...
Ci sono notizie che non ti aspetti, non sono belle ma neppure da disperarsi.
Imprese per cui pensavi non essere adeguato, e che alla fine risultano ben riuscite, tutto merito tuo... inaspettatamente.
E ci sono gli intoppi, i contrattempi, gli accidenti che ti rubano il tempo che tanto rincorri, adesso che senti scivolarlo tra le dita, e vorresti non perderne un granello.
Pensieri che sbirciano fuori, cercando un raggio di luna, mentre questa strizza l'occhio e poi torna a nascondersi dietro la tenda.

sabato 11 gennaio 2020

UN INVESTIMENTO SU CUI PUNTARE... LA "CITTADELLA DELLA SALUTE"


E' stato presentato oggi ufficialmente il "Policlinico Riuniti" di Foggia...
Io preferirei chiamarlo solo policlinico, ma i foggiani in qualche modo restano legati al vecchio ospedale, e allora vada pure per Policlinico Riuniti.
Si è espresso in questi termini il Presidente della regione, Michele Emiliano alla cui presenza ha avuto luogo una conferenza stampa di aggiornamento su ciò che è stato fatto ed altro in fase di completamento...
Siamo a metà del cammino. Le questioni complicate non si risolvono da un giorno all’altro. Bisogna avere una visione e per farlo bisogna ascoltare bene, avere occhi e orecchie sui territori.
Quando ho spostato... ha aggiunto Emiliano... uno dei manager più bravi di Puglia dal Policlinico di Bari, considerato un Totem nella sanità pugliese, a Foggia qualcuno ha pensato che lo volessi punire. Niente di più errato. Foggia è la città più a nord della Puglia, che per posizione ha più possibilità di attrarre investimenti e far partire elementi di crescita su molteplici fronti. Ci sono tante cose buone a Foggia, ma su tutte c’è l’università. I foggiani sono legatissimi all’università, è un sogno fatto anche di immagine e stima. Siamo partiti proprio da Foggia quando abbiamo immaginato di finanziare con bilancio ordinario le scuole di specializzazione e, questo tipo di investimento da parte di una Regione, non esiste in nessun’altra parte. La Regione ha bisogno di occhi e orecchie sul territorio che trasmettono input, che devono essere rielaborati e tradotti in una visione. Anche la mafia si batte con una visione, perché se manca, viene sostituita dalla logica del cavarsela in qualunque modo. In questo periodo si sta provando a intimidire un' intera città. Noi intendiamo rispondere con una nuova prospettiva di futuro.
Il direttore generale, Vitangelo Dattoli ha dato il resoconto del concorso da 24 mila iscritti. Numeri importanti che permetteranno nuove assunzioni e rilancio dell'azienda. Serviva un Piano di riordino da cui ripartire, che non ha chiuso ospedali, ma li ha riclassificati, aumentandone i posti letto. Da un piccolo elemento come può essere un concorso, all'assunzione di infermieri e medici, medici bravi cui si permetterà di tornare a casa, perché si tratta della vita di persone e non solo di immagine.
Alla conferenza stampa sono intervenuti il Direttore Generale del Policlinico Riuniti , Vitangelo Dattoli, il Rettore Università degli Studi di Foggia, Pierpaolo Limone, l'assessore al Bilancio Regione Puglia, Raffaele Piemontese. Quest'ultimo ha parlato del grande sforzo di investimento che la Regione Puglia ha fatto e fa sul Policlinico Riuniti di Foggia. Dai 7 milioni di euro l’anno con cui, dal bilancio autonomo regionale, sono finanziate le Scuole di Specializzazione Mediche, ai grandi investimenti che rivoluzionano i servizi per la salute della città di Foggia, della Capitanata e del nord della Puglia con la trasformazione in Policlinico degli Ospedali Riuniti. Numeri come i 1.000 posti auto che saranno organizzati nelle due grandi aree parcheggio protette, illuminate, coperte da una rete di videosorveglianza, con sistemi di pagamento automatizzati, o i 50 milioni di euro per realizzare la "Torre dei Laboratori" che prende il posto delle attuali palazzine degli ambulatori e degli laboratori che saranno abbattute.
Da un concorso quindi gestito senza preselezione e che sarà utilizzato a livello regionale in maniera massiccia a cominciare dal mese di febbraio, al completamento del DEU (Dipartimento Emergenze Urgenze), all'accorpamento dell'ospedale "F. Lastaria" di Lucera, altrimenti destinato alla chiusura, in attuazione di quanto disposto dalla Deliberazione di Giunta Regionale n. 674 del 9/4/2019.
La nuova denominazione come "Policlinico Riuniti" di Foggia intende sottolineare la complessità logistica tipica di un "campus", con attività di didattica e di ricerca in continua crescita.
Tanti numeri e belle speranze. A Noi ora tocca solo crederci. Perché... si sa... crederci sempre, e disperarsi mai.