sabato 29 settembre 2018

LE ATTESE


Durante la malattia impari tanto. Come per un "fermo immagine" sarai costretto a guardare ogni lato o aspetto della cosa, poi secondo il grado di pazienza, il carattere e la forza se calante o crescente, comprenderai il pieno significato di alcuni termini.
Resilienza è la capacità di affrontare e superare l'evento traumatico.
Positività è andare oltre gli schemi negativi di pensiero, e caricarsi di forza, questo sempre per superare il su citato evento traumatico.
Tralasciamo, perché più volte se ne è parlato, le modalità di cura, ovvie per togliere di mezzo ciò che passa per trauma, e risulta invece una subdola e continua minaccia.
Fin qui ci siamo, più o meno. Al termine, "attesa"... casca l'asino. Nessuno comprende più, soprattutto quando si prolunga e si moltiplica, aumentando di numero. Eppure si fa un bel tirocinio da quando tutto comincia.
Attesa... agli sportelli del CUP. Attesa... per ogni esame diagnostico. Attesa... per l'intervento, che se più di uno diventa un'eternità a causa delle liste... di attesa. Attesa... per l'istologico. Attesa... per la chemio. Insomma attese su attesa, arriva il momento che quando tutto è alle spalle, non si vuole aspettare più. Nemmeno di fronte a difficoltà logistiche di cui un vero responsabile non c'è, o è difficile da raggiungere se non dopo altra attesa.
Ma possiamo essere trattati così?
Ha quasi urlato stamattina un paziente in Follow Up in sala d'attesa, cominciando ad attirare l'attenzione degli altri che cercavano in qualche modo di ingannare il tempo. Qualche altra voce si è allineata, qualcuno ridacchiava, altri guardavano con la coda dell'occhio.
Ho cercato di ridimensionare il contagio negativo, rassicurando... ed è verità... che qualcosa sta cambiando. Si tratta solo di aspettare un altro po'. Una breve attesa? Certo, e per favore, risparmiatemi i "però"...

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