martedì 10 giugno 2014

COME FRECCE VIVE...

Una frase "eccezionalmente" serena, letta per caso su fb... e sono tornati dei ricordi. Non è una novità, è vero, questa dei ricordi, ma lo è quel genere di ricordi che allontano ogni volta a causa del magone che mi portano. Eppure riguardano mia figlia, e la frase che ho letto l'ha scritta proprio lei, anche se sul momento mi è sembrata fosse una citazione. Addirittura?... si, perché da quando è partita, quasi quattro anni fa pare che la serenità si sia imboscata o nella migliore dell'ipotesi, camuffata per non farsi trovare. Quindi lei continua a... cercarla, si adatta per convincerla, ma per quanto si adoperi non riesce a farsela amica. Non ancora.
E poco fa, dopo che quella frase mi è saltata agli occhi come inusitata e piacevole novità, ho ricordato quella mattina di fine ottobre, quando mia figlia partì non per uno dei suoi soliti viaggi, partì per non tornare o tornare quando avrebbe voluto o "lavoro permettendo".
 Eh già... il lavoro!... bella parola, quasi magica... dovrebbe essere un diritto, e invece oggi resta solo una parola e basta, nemmeno tanto bella ma irritante, magari solo magica perché nella magia davvero poco si può credere.
Lei andò via, infatti per poter realizzare i suoi sogni ed essere indipendente. Dopo essermi stata vicino durante la malattia, aveva deciso con determinazione e coraggio di porre fine al tempo che scorreva lento e improduttivo, sempre più ostile all'età che progrediva.
 Chi è madre sa bene cosa si prova in questi momenti di scelte definitive, in più all'epoca io mi sentivo ancora troppo vulnerabile e avevo bisogno di lei, ma il coraggio venne a cercarmi e mi aiutò a cambiare convinzioni radicate.
Compresi sia pure con difficoltà che indietro non si può tornare e nello stesso tempo non si può guardare troppo lontano tra timori ed incertezze per proteggere i figli, perché la vita è loro e solo loro sono gli artefici della vita stessa, con gli errori, le conquiste e i fallimenti. Inciamperanno, cadranno... ma in questo modo impareranno a stare in piedi.
Ricordo ancora di quel giorno la "carezza" sulla parrucca e un "bacio" non distratto, doni per me... considerato il carattere riservato e quasi schivo di mia figlia.
I mesi, diciamo pure gli anni sono trascorsi... ed io la vedo sempre meno, ma me ne sono fatta una ragione... i figli non sono "Nostri", ma frecce vive che mirano lontano ancora prima di arrivare. Ci è consentito solo sperare che la traiettoria sia quella giusta per loro.
E dopo questo ennesimo sfogo carico di emozione, forse bene è voltare pagina in fretta e rientrare in quella che è la mia attuale realtà, parentesi nella parentesi.
Torno indietro e soffoco il magone.










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