martedì 3 dicembre 2019

UN'EMOZIONE ALL'IMPROVVISO



Si ricordano sempre con enfasi i momenti importanti o solo significativi della propria vita, si ricordano perché nell'immediato si è provato qualcosa, un'emozione il cui ricordo non si è perso nel tempo, anzi ne ha trovato logica spiegazione.
In genere "lasciano il segno" tutte le "prime volte", il primo bacio, la nascita del primo figlio, addirittura ricordo il primo giorno che andai a scuola da sola perché nessuno poteva accompagnarmi ed io non volevo mancare e neppure arrivare in ritardo, così mia madre esasperata aprì la porta e la richiuse alle mie spalle. Mi sentii sola, però convinta di ciò che volevo, feci le scale con le gambe tremanti, il tragitto trafelata e sudata, ma riuscii ad arrivare a destinazione. Avevo dieci anni e la scuola era a trecento metri da casa. Quel giorno diventai "grande".
Grande lo ero veramente all'epoca del primo bacio, provai imbarazzo e nello stesso tempo batticuore, qualche anno dopo quando mi misero tra le braccia la prima figlia fu incredulità e stupore. Mi pareva strano che l'"autrice" fossi stata io, eppure ricordavo il primo "fremito d'ali" nella pancia la sera di qualche mese prima, le nausee e tutto il resto. Mi resi conto che l'istinto materno non è proprio cosa immediata, arriva presto o tardi, di sicuro quando senti la prima suzione.
Già, la prima suzione, attaccai mia figlia al seno destro, quello che si ammalò molti anni dopo. A tradirmi fu proprio la mammella più produttiva. Il giorno che ebbi il referto fu respiro corto, campo visivo altrettanto, voglia di scappare fuggendo, poi consapevole dell'inutilità di qualsiasi azione, provai l'insensibilità degli arti, superiori e inferiori. Il resto ormai è storia che per fortuna posso raccontare. Potrei fermarmi qui, ma un lampo all'improvviso mi prende mentre scrivo. Rivedo me, senza capelli, umiliata da quel senso di miseria che dà la sofferenza, piangere sommessa, certe notti... abbracciata all'uomo che amo.

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