domenica 8 dicembre 2019

NONNA MARIA



Il mio nome di battesimo fu tappa obbligata, a quei tempi era così, primo figlio maschio... come il nonno paterno, figlia femmina... come la nonna paterna. Un diritto/dovere di primogenitura che mi toccò pienamente visto che entrambe le nonne portavano il nome che mi accompagna da oltre sessant'anni, che ora ci sta data l'età, e suona pure bene se tra me sussurro... nonna Maria.
Stamattina eravamo in vena di ricordi belli, mio marito ed io, e ad entrambi è tornata in mente la "mia nonna Maria", la mamma di mia madre. Lui l'aveva conosciuta quando ci fidanzammo, era ancora una donna validissima che si faceva sentire, e come si suol dire... a chi dava e chi prometteva. Per Lei era diritto acquisito perché da sempre aveva abitato con Noi, aveva allevato i figli dell'unica figlia, avuta da un breve matrimonio, solo due anni. Vedova a 27, non si era più risposata. Donna forte e volitiva aveva resistito ad ogni genere di difficoltà, lavorato per darsi da vivere, respinto in modo energico e a volte pure violento tutte le "ambasciate" per un possibile secondo matrimonio.
Eh... mica vuoi rimanere così!?... le dicevano.
Così come?!... replicava Lei... fatevi i fatti vostri.
Trascorsero gli anni, visse il dolore della guerra, onestamente le alterne vicende dell'immediato dopoguerra. Si accollò con pochi soldi l'onere di una figlia sposata giovanissima e il peso di una mamma anziana quasi per niente autosufficiente.
Di mia nonna ricordo distintamente il profumo di biscotti quando avevo la febbre e mi cullava tra le braccia, e i rombi e i
quadrotti di zucchero caramellato. Io ero la Sua nipote preferita, forse perché la prima, e non ne faceva mistero contro la volontà di mia madre.
Il ricordo di Lei oggi mi ha commosso, anzi ci ha commosso... poi stasera tra le mie cose ho trovato un testo che parla di nonne... coincidenza ? Chissà... la Vita tramite varie connessioni ama parlarci così...

Lettera di una nonna a sua nipote


Io ti guardo mia caramia dolcissima figlia, mia nipote. Sei la figlia di mia figlia, la tua pelle è levigata, i tuoi occhi di velluto e i capelli come l’ebano.
 E guardo te, mia piccina, i tuoi occhi da orientale, il tuo sguardo seducente.
 Sei bella, sei la mia speranza.
Le tue radici affondano in me e il mio futuro affonda in te.
Io ti guardo, mia piccola e ti parlo, ti racconto del passato, del tempo in cui la tua mamma era come te e come te voleva sapere, voleva conoscere le verità assolute, voleva le risposte che non ci sono, ai perché di una bimba.
Ti consegno i miei ricordi, mia cara, perché vivano in te e non si spengano mai.
Nei racconti che io ti trasmetto c’è la storia della tua famiglia, c’è un filo conduttore che dalle generazioni di un tempo lontano passa attraverso la mia anima, attraverso quella della tua mamma e arriva fino a te. Nell’infinito ripetersi delle generazioni, in un momento qualunque tra passato e futuro, c’è una piccola isola del tempo dove hanno abitato i tuoi padri e i loro padri e dove tu vivi e vivranno i tuoi figli e i figli dei tuoi figli. Un’isola di cui tu serberai ricordo attraverso me e il ricordo è una fiamma che avvolge e rigenera il tempo perché con essa il passato rinasce a nuova vita.
Nascosti nel mio cuore ci sono i dolori e la fatica del mio corpo che ha perso lo slancio e l’agilità di un tempo e restano celati giù nel profondo, perché più forte è la gioia di vederti, la gioia di sapere che tu ci sarai domani, se anche io non ci sarò e io rivivrò in te.
Io ti guardo, mia piccola e ti sorrido, perché di me ti rimangano un ricordo e un’immagine di letizia ed allegria. Perché tu possa portare in te una piccola parte gioiosa di me.
Io ti guardo, mia piccola, mia figlia di mia figlia e sono felice.

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