giovedì 20 febbraio 2020

TRACCE NELLA VITA


Giornate pesanti, almeno per me. Pensieri da gestire, emozioni da controllare. Netta sensazione di non essere compresa, ma è storia vecchia, diciamo dall'inizio, ma proprio roba antica che ha circa la mia età.
Quando venivo punita senza spiegarmi quale fosse stata la mancanza, o meritavo un castigo, giusto perché dovevo essere d'esempio come modello d'ubbidienza, o ancora aspettavo Natale per un sorriso in cambio di una letterina con la porporina, subito riposta perché i brillantini non finissero nei piatti.
Comunque questo resta al Passato, a tratti discutibile, quindi giro pagina per un Presente pieno di tante cose che vorrei poter vivere lentamente, per recuperare frammenti di tempo e pure guadagnare qualche anno in più.
E oggi dovremmo aver concluso la serie delle giornate pesanti. Ha cominciato l'autista del bus stamattina che sparato come un treno ad alta velocità, pareva non fosse intenzionato a fermarsi...
Ehhhh, signora... dovete "invocare" la fermata.
Addirittura?!? E come, con una preghiera?
No, gesticolando!
Cosa logica, a Suo parere, ma di certo... per quanto mi sforzassi, io non riuscivo ad immaginarmi con una mano impegnata e l'altro arto difettato a fare una cosa del genere ad una fermata obbligatoria.
E va be', questa è la prima... poi su in reparto e subito dopo davanti ad una tazza di caffè a raccontarsi, perché non si aggiungesse sofferenza esagerata a dolore procurato.
Parlare in certi casi serve come l'acqua sulla lavagna, lava, pulisce, rende la "verginità" perduta, perché si possa scrivere ancora, ex novo.
Da reparto in reparto per evitare un dannoso ed inutile senso di colpa e poi ricominciare.
Si ricostruisce sulle macerie, magari recuperando qualche mattone salvo.
Un pomeriggio di chiarimenti, molte risorse in più, alla fine del giorno un'ultima invettiva, un messaggio strano, quasi un rimprovero.
Mi convinco davvero di non essere compresa, ma è storia vecchia, tracce che mi porto appresso, vivendo.

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