Per coinvolgere, far meditare la scrittura è mezzo efficace, in più fa da filtro potente alle emozioni più intense, sempre che non manchi buon senso ed equilibrio a Chi scrive.
Non si può comunque essere espliciti sempre, lo impongono il riserbo e il rispetto dell'Altro, e nello specifico anche il rischio di dire oltre il consentito e portare sgomento.
Ma palpita dentro come per forte pressione un urlo represso, urge a venir fuori, e alla fine lo fa simile a sussurro. E diventa metafora.
Stasera ricorro alla musica, ad un pezzo bellissimo...
HALLELUJAH.
È diventato un inno, o meglio si potrebbe adottare come tale. La musica è bella e ci sta, il testo argomenta su tutt'altra cosa, eppure a pelle lo si sente proprio.
Quel che appare, quel che è... ciò che invece dovrebbe essere.
E da un'altra parte poi...
Lamentarsi di quel che si ha, perché non si ha ciò che si vorrebbe.
Non esiste graduatoria o podio nel dolore, ma ci può essere differenza tra situazioni per difficoltà o altro.
Un esempio. Guardarsi allo specchio e da quel che appare, sognare di dare la vita, mentre al contrario si lotta per la propria.
Note stonate di un'unica melodia che cerca armonia all'infinito. E Dio solo sa quante di queste facciano male al Cuore di Chi ne sente tante.
Adattarsi, l'unico modo è questo, e forse si riuscirà ad apprezzare la musica dagli strumenti più sgangherati.
Qualcuno capirà il senso di queste parole, Altri non so. Per Tutti sarà da meditare.
Non si può comunque essere espliciti sempre, lo impongono il riserbo e il rispetto dell'Altro, e nello specifico anche il rischio di dire oltre il consentito e portare sgomento.
Ma palpita dentro come per forte pressione un urlo represso, urge a venir fuori, e alla fine lo fa simile a sussurro. E diventa metafora.
Stasera ricorro alla musica, ad un pezzo bellissimo...
HALLELUJAH.
È diventato un inno, o meglio si potrebbe adottare come tale. La musica è bella e ci sta, il testo argomenta su tutt'altra cosa, eppure a pelle lo si sente proprio.
Quel che appare, quel che è... ciò che invece dovrebbe essere.
E da un'altra parte poi...
Lamentarsi di quel che si ha, perché non si ha ciò che si vorrebbe.
Non esiste graduatoria o podio nel dolore, ma ci può essere differenza tra situazioni per difficoltà o altro.
Un esempio. Guardarsi allo specchio e da quel che appare, sognare di dare la vita, mentre al contrario si lotta per la propria.
Note stonate di un'unica melodia che cerca armonia all'infinito. E Dio solo sa quante di queste facciano male al Cuore di Chi ne sente tante.
Adattarsi, l'unico modo è questo, e forse si riuscirà ad apprezzare la musica dagli strumenti più sgangherati.
Qualcuno capirà il senso di queste parole, Altri non so. Per Tutti sarà da meditare.
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