sabato 29 febbraio 2020

CRONACA DI UNA GIORNATA "VIRALE"




Qual era il titolo di quel film?
"L'amore al tempo del colera", qualcuno lo ricorderà di certo, in questo periodo siamo più o meno così, col senso di precarietà che strattona e quello fisico del fiato sul collo. Risultato? Irritazione e quando va bene immobilità.
Un esempio che mi riguarda da vicino. Da un po' di giorni la protesi fa le bizze, pare un' "anima a sé", pare perché non sono proprio certa, tante volte l'ho riferito a Chi di dovere, altrettante mi è stato risposto...
Non è possibile, è tutto nella tua mente...
così mi sono convinta da otto anni or sono che non pensandoci il disagio passerà. E a volte passa, a volte no, ed intanto nell'attesa, come al tempo della ricostruzione, non trovo pace col reggiseno. Con grande speranza ne ho comprato una serie nuova. Con coppe e senza coppe, bretelle strette regolabili e bretelle larghe fisse, e bianco e nero e beige. Mi stressa solo elencarli, non vi dico che cosa è stato indossarli la prima volta. Una contorsionista da "Tu si che vales", e alla fine pure con scarso esito. Che dire...? Ho dovuto adattarmi, con un tipo almeno il disagio si è ridotto, e quindi va bene uguale, sono stati soldi spesi quasi bene.
Provavo i nuovi acquisti e la TV scandiva gli ultimi numeri e dava fiato alle trombe dell'enfasi. Coronavirus a tutto spiano. Ma quando finirà? Qui siamo ancora tranquilli, ma... meglio essere previdenti e cauti, e intanto ci muoviamo come sulle uova, temendo di schiacciarne qualcuno prima o poi.
Oggi una paziente ha detto...
Meno male che sei venuta, pensavo che con questa confusione... Avevo bisogno di parlare con qualcuno.
E ha raccontato dell'esito della TAC, non proprio buono.
Già, con una mia collega siamo state in reparto, con la mascherina perché la portavano tutti per disposizione del responsabile di Oncologia. Noi non eravamo obbligate, ma ad un certo punto ci siamo sentite "diverse" o meglio inadeguate al contesto, e l'abbiamo indossata. Finalmente "normali" per il momento che stiamo vivendo.
Tornata a casa ho pensato a quanto tutto sia relativo, e in particolare i concetti di "normalità" e "diversità". Alla fine si tratta di "accettare" un cambiamento, e "adattarsi". Ed è sempre la Vita a decidere, l'uomo può solo imparare volta per volta a gestire in modo nuovo se stesso.

3 commenti:

  1. Ciao Mary: non sempre è facile adattarsi alla realtà, specie quando ci fa brutti scherzi, ma credo esistano tecniche di ricostruzione che non obbligano all'uso di protesi. Certo bisognerebbe aver voglia di affrontare un altro intervento... A vote possiamo solo scegliere il meno peggio ed accettare le cose così come sono. Mi iscrivo tra i tuoi fallower: tornerò a trovarti. Buon fine settimana.

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  2. Purtroppo tra qualche anno dovrò necessariamente affrontare un altro intervento,la cosa non mi entusiasma e per il momento cerco di non pensarci. Alla fine però, nonostante i vari disagi, sono ugualmente contenta. Sono viva, anzi sono rinata dieci anni fa.
    Benvenuta tra i miei follower e grazie di tutto.

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    1. Immagino, ma supererai anche quello. Credilo! :-)

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