giovedì 13 febbraio 2020

AFFIANCATI E A BRACCIA TESE...




... per essere certi di non perdersi per la via. La relazione d'aiuto funziona così, vicini ma col giusto distacco, il margine per non inciampare.
Il Volontariato in oncologia è quanto di più difficile possa esserci, qualcuno arriva a definirlo "di frontiera", che per me significa dare ambivalenza all' "andare oltre". Cautela nel procedere, parsimonia nel concedersi senza pretese di riscontro.
E mi torna in mente un' esperienza degli inizi...
Come ti chiami?
Se te lo dico, te ne vai?
Ma sicuro... è solo per salutarti se t'incontro.
E saputo il nome, subito via... senza neppure ripetere quel nome. Già, certe volte va anche così se non peggio. A "cazzotti sui denti", come ha detto di recente un vecchio amico, senza manifestare dolore, aggiungo io... altrimenti si prende il resto. E sia ben inteso, tutto questo ci sta, ed è giusto perché fa parte della "stadiazione" e della modalità di viverla. Non siamo Tutti uguali.
Ci resti male, è vero... ma non devi darlo a vedere e fare in fretta ad archiviare.
Chi intende portare aiuto dovrà controllare in modo serio e continuativo i propri stati d'animo ed eventuali timori e reazioni, come la paura di generare dolore, la solidarietà nella sofferenza, la paura di sentirsi accusati, di non sapere, di esprimere emozioni e mostrare palesemente le proprie paure.
Sintonia con il paziente e Chi lo accompagna, curare non solo le modalità ma anche la condizione generale, non dimenticando di esaminare insieme l'importanza dell'ovvio cambiamento e non proporlo.
Alla base del Nostro "servizio" di volontari, lo sappiamo Tutti, c'è l'Ascolto. Personalmente non voglio dimenticarlo, perché ci scappa a volte qualche parola di troppo. Così ho preso un appunto, e ogni tanto, anzi spesso me lo rileggo, come promemoria ma pure monito...
"Quando ti chiedo di ascoltarmi e tu cominci a darmi consigli, non hai fatto ciò che ti ho chiesto.
Quando ti chiedo di ascoltarmi e tu inizi a dirmi perché non dovrei sentirmi in quel modo, stai calpestando i miei sentimenti.
Allora ti prego di ascoltarmi e di non fare altro che starmi a sentire.
E se vuoi parlare, aspetta un minuto che giunga il tuo turno e io ti ascolto".
Pensavo non aver da imparare altro, e invece non era così.
Quel che si dona "involontariamente", col solo entusiasmo del Cuore ha bisogno di consapevolezza e anche di qualcosa in più di un briciolo di competenza.
Per spiegarmi meglio, con un esempio semplice, se fino ad un certo punto sono stata "una volontaria prodigio", sapendo "leggere" perchè seguivo il Cuore, poi ho dovuto imparare a "scrivere" con l'aiuto delle regole, a "correggere" gli errori riconoscendo i miei limiti.

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