domenica 2 dicembre 2018

CARILLON E CALENDARI DELL'AVVENTO


Stamani un po' di tempo mi è avanzato e ho messo qua e là qualche segno di Natale, giusto qualcosa tanto per incominciare. Su una mensola nell'armadio, da un angolo nascosto ho tirato fuori un vecchio carillon dalle note natalizie. Ballerine piroettanti, candidi puttini, i carillon mi sono sempre piaciuti fino alle lacrime, perché ascoltando mi commuovevo e mi commuovo ancora, segno di fragilità residua e resistente, quella che serve.
Le melodie sono sempre le stesse, anche se note e tonalità sono diverse. Perché la modalità dell'ascolto ogni volta è uguale.
Astratta dal contesto, semplicemente incantata. Affascinata. Emotivamente sospesa a mezz'aria, in un'atmosfera che sa di magica infanzia, ritrovo una sorta di primitiva autenticità che tra le altre cose è pure garbata sincerità.
Una luna scheggiata che gira e suona, e tanta nostalgia.
Stasera quel motivo era già "tormentone" natalizio, di questo Natale, come non lo avessi mai sentito prima. Così sorseggiavo la prima delle tisane dell'Avvento, confezionate in bustine colorate dentro una scatola a finestrelle, e il pensiero è andato al calendarietto ogni anno attaccato alla parete della cameretta dei miei figli quando erano bambini. Ora sono grandi e il calendario dell'Avvento non lo compero più, un po' mi manca anche se c'è sempre motivo di trepida ansia d'attesa. Diversa solo qualche aspettativa nella solita magica aria di festa.

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