lunedì 14 febbraio 2022

IL GRANDE PROGETTO (n.96) (Se prego...)

Se prego è perché ne sento il bisogno, e posso farlo in qualsiasi momento che tale necessità si presenta.
È chiedere ed abbandonarsi, è per disperazione ma pure segno di grande fiducia.
Bisogno di parlare con Qualcuno che capisca anche senza parole, che ascolti senza giudicare.
Pregare altro non è che parlare sottovoce con Chi ti ama, e ricevere come risposta serenità e tenerezza.
Percepire una carezza sull'anima, un tepore avvolgente. Vorrà pur dire qualcosa.
Ora è aspettare sereni, sperando di tornare alla normalità.
Dice papa Francesco, c’è differenza tra il “dire preghiere” e “pregare”. Non perché il “dire preghiere” vada archiviato, ma soprattutto oggi, quando pare nulla essere sicuro, una preghiera ridotta a ripetizione di formule o lontana da quello che viviamo non può bastarci.
Forse una sfida fondamentale dei nostri tempi è proprio imparare a legare preghiera e vita, così da non stancarsi mai né di Dio, né della preghiera.
Questa consapevolezza mi fa serena, mi riporta a quando pareva avessi scordato il "Padre Nostro", non mi fermavo in quel mio contatto con Dio ma procedevo a modo mio.
Ho capito pure il grande valore della Speranza, nella ricerca continua delle motivazioni, nel legame tra causa ed effetto di ogni evento della vita.
Penso che credere al futuro, cercare la felicità, voglia dire essenzialmente aprirsi all’intreccio della fede e della speranza nella vita quotidiana. In fondo, il centro della nostra fede è il messaggio della speranza, il credere che non si finisce mai di essere.
Bisogna solo permettere a Dio di raggiungerci, proprio dove tutto sembra finito.
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