venerdì 4 febbraio 2022

IL GRANDE PROGETTO (n.86) (Per altre e più possibilità)

La Malattia o qualsiasi esperienza estrema lascia più fragili, ove fragilità sta per sensibilità manifesta in diversi modi.
Irritabilità e improvvisa pacatezza, voglia di attenzioni e desiderio di donarne, per proteggere e farsi proteggere.
Tutto e il suo contrario per sentirci accolti proprio quando siamo i primi a rifiutare Noi stessi.
Ed è già nell'ambito familiare che si palesa tutto quanto, nella coppia ad esempio, soprattutto se il coniuge cosiddetto sano non regge il colpo, diventa indifferente o addirittura fugge, perché ha paura o non vuol pensare a tanto stravolgimento.
Chi resta allora, sentendosi abbandonato, si chiude o mette fuori il peggio di sé.
Brutta e triste storia.
Per Noi... per la Nostra coppia vale una storia a sé.
La prima immagine che mi torna alla memoria è lo sguardo carico d'ansia ma anche di speranza di mio marito al ritorno a casa dopo la mammografia e la diagnosi.
A casa lo trovai ad aspettare spaventato e incredulo, muto di mille parole.
Quel giorno non pranzammo, era sabato e nel pomeriggio come sempre al supermercato per la spesa, perché la consapevolezza di una situazione dura, difficile doveva essere di aiuto ad affrontare tutto subito e poi... poi superare.
Insieme?
Oggi, dopo dodici anni non saprei dire se l'abbiamo vissuta e superata "insieme" come si potrebbe comunemente credere. So solo che quello sguardo dell'inizio non fece altro che accompagnarmi nelle varie tappe della mia storia e in un certo senso pure mi condizionò, perché d'un tratto mi resi conto che non solo dovevo darmi da fare perché il "problema" era soprattutto mio ma avevo da proteggere quello che avevo costruito in tanti anni, un rapporto a cui tenevo tantissimo, all'intera famiglia che era e sarebbe stata la mia unica certezza in quei momenti difficili.
Fu tutt'uno decidere di proteggerlo quell'Amore e di vivere perciò quasi da sola la malattia.
Decisi insomma di accogliere me stessa perché gli Altri mi accogliessero. Saggia decisione che dà ancora i suoi frutti, anche al di fuori dell'ambiente familiare.
In una struttura sanitaria ad esempio, quasi come a casa.
Signora, mi sa che ci siamo visti da poco, non è così?
Un giovane infermiere stamattina, mentre mi preparava per il prelievo.
Hai buona memoria... ho replicato.
Perché l'ultima volta in effetti fu un'assolata giornata d'agosto, sei mesi fa. Non molto ma abbastanza per Chi ne vede tanti di volti.
Beh, con quella semplice frase per me è stata l'accoglienza giusta, come un abbraccio rassicurante.
Il prelievo è andato bene, veloce e indolore. Vene profonde e in parte bruciate messe ko da tanta gentilezza.
Che dire? Sono persona che pensa, non giudica, ma apprezza e ringrazia sempre. Perché niente è scontato, si sa. Il vissuto insegna.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante albero e attività all'aperto

1 commento:

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