domenica 13 febbraio 2022

IL GRANDE PROGETTO (n.95) (Accogliere la sofferenza)

Si conclude la Giornata Mondiale del Malato. Qualche cenno, poche celebrazioni, perché ancora destabilizzati da un'altalenante pandemia, comunque occasione fortemente sentita.
Soprattutto da coloro che hanno vissuto la malattia sulla propria pelle, ne portano i segni, e all'epoca con essa si identificarono.
E poiché ci sarà sempre qualcuno che continuerà a farlo, per aiutarlo, sostenerlo e confortarlo, come il vecchio saggio gli direi...
Se Tu non pensi alla malattia, se non parli della malattia, la malattia non penserà a Te, e mai sarà per Te.
E con lui resterei per distrarlo dal pensiero assillante.
Accogliere la sofferenza...
potrebbe essere il "primo comandamento" del volontario, il quale dovrà averlo sempre ben presente come traguardo ma pure come mezzo.
Essere uno per l'altro, solidale nel dare risposte concrete, cercare di capire dove è la sofferenza, quale è la sua natura, portare "solatio", ovvero conforto giacché se c'è dolore per il corpo soffre anche la psiche, ed è di più semplice risoluzione il male fisico che quello provato dall'animo.
Chi soffre, spesso, si chiude in se stesso, diventa tutt'uno con la malattia, mentre dovrebbe dedicarsi alla malattia come altro da sé.
Quanto è difficile, eppure è la strategia giusta.
E quando non si riesce?
C'è bisogno di ascolto ed accoglienza, di atteggiamenti di valorizzazione.
Come in un nido, stretti in un abbraccio,
protetti da una sorta di famiglia.
La malattia si affronta, si attraversa... va via.
Affrontarla, attraversarla non da soli aiuta.
Aiuta a mandarla via.
Tutto questo ho imparato a percepirlo e coltivarlo.
Perché si crei armonia e quindi sia efficace la relazione d'aiuto, credo sia opportuno prendersi cura del singolo in quel singolo momento.
E spiegherò meglio il riferimento al concetto di "famiglia".
Capita che un componente, soprattutto uno dei figli attraversi un periodo poco felice. Come ci si comporta in questo caso? L'attenzione, le cure, ogni energia saranno concentrate, focalizzate su di lui, perché passi il momento e intanto non si senta solo, quasi abbandonato.
In un gruppo di mutuo-aiuto dovrebbe essere altrettanto. Stare accanto alla "creatura", soccorrerla nel bisogno.
Camminare insieme sotto la pioggia perché conforto sia proprio nel toccare la mano dell'altro e sentirla fradicia della stessa acqua.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e attività all'aperto

1 commento:

  1. Ci siamo bagnati e ci bagnamo. E' una consapevolezza nuova, il comprendere che nessuno è immune. E che però nulla può farla franca senza essere combattuto. Dobbiamo impegnarci, tirare su le maniche, ma anche fare amicizia con la malattia, il dolore, la sofferenza. Creare empatia, complicità, comprensione. Uno stile di vita.

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