mercoledì 24 maggio 2023
NON FINIRE MAI DI ESSERCI (n. 58) (Annotare e supportare col Cuore)
Affrontare una malattia oncologica senza supporto psicologico è impensabile.
È una malattia familiare, ovvero coinvolge un'intera famiglia, e per questo tutti i membri andrebbero seguiti diversamente e in modo adeguato dallo psiconcologo.
Lo psiconcologo è una figura professionale inquadrata nel team multidisciplinare. Non è solo uno psicologo, è formato per approcciare al paziente oncologico, in più ha particolare predisposizione all'ascolto empatico.
Lo specialista deve perciò caratterizzarsi da un lato per la conoscenza scientifica e l'abilità tecnica e dall'altro per l'ETHOS umanitario. L'ethos è un atteggiamento verso qualcuno, e in quanto atteggiamento, esso è una postura, un modo di disporre la persona. L'approccio della psicoterapia deve basarsi sulla fondamentale distinzione tra corpo anatomico, e l'altro corpo-vissuto, fisico e non solo, pure emozioni, sentimenti e ricordi.
Nulla avviene per caso, meno che mai la malattia, che affonda le sue radici nelle varie cause note (ambientali, genetiche, alimentari, ecc.) ma non solo, pure nell'inconscio, andando indietro nel tempo, dal momento della nascita in poi.
Di solito lo psiconcologo incontra il paziente con una certa periodicità, si instaura perciò una vera e propria relazione che si sviluppa nel tempo tramite il "colloquio".
Lo scopo è che ognuno trovi il proprio modo di esprimersi creativamente all'interno dei limiti conosciuti e stabiliti. Ovviamente si dovrà stabilire un buon rapporto, in modo da poter esplorare e centrare il problema, e portare alla luce il necessario "cambiamento". Come la persona si sente rispetto a tale possibilità, quale importanza viene attribuita, e quanta fiducia viene riposta nella buona riuscita.
Chi soffre, spesso, si chiude in se stesso, diventa tutt'uno con la malattia, mentre dovrebbe dedicarsi alla malattia come altro da sé.
Quanto è difficile, eppure è la strategia giusta.
E quando non si riesce?
C'è bisogno di ascolto ed accoglienza, di atteggiamenti di valorizzazione.
La malattia si affronta, si attraversa... va via.
Affrontarla, attraversarla non da soli aiuta.
Aiuta a mandarla via.
Tutto questo ho imparato a percepirlo e coltivarlo.
Perché si crei armonia e quindi sia efficace la relazione d'aiuto, sarà opportuno prendersi cura del singolo in quel singolo momento.
"Quando una persona capisce di essere sentita profondamente, i suoi occhi si riempiono di lacrime. Io credo che, in un senso molto reale, pianga di gioia. È come se stesse dicendo: Grazie a Dio, qualcuno mi ascolta. Qualcuno capisce cosa mi sta accadendo"
- Carlo Rogers -
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