domenica 14 gennaio 2018

INTUITO ED ALLENAMENTO...


... e aggiungerei pure flessibilità ed un minimo di incoscienza, e poi è cosa fatta. Si potrà sopravvivere ai superficiali e vani tentativi di comunicazione da parte di uno dei tanti medici che capitano sulla Nostra strada ad un certo punto della vita. Non si generalizza ovviamente, qualcuno valido in tal senso c'è ma è "perla rara", per cui se capita per le mani converrà tenerlo ben stretto, e tranquilli, ogni cura funzionerà a dovere. La fiducia assoluta nel proprio medico infatti, è basilare, a lui ci si affida in modo totale soprattutto se sarà stato chiaro e avrà mostrato per primo di credere in ciò che afferma.
La "cronaca semiseria" della mia ecografia intendeva mettere in rilievo appunto questo, come modalità confuse, tra il dire e il non dire o il dire troppo e pure enfatizzando, possano generare in Chi in quel momento pare "vittima", ansia, agitazione, inquietudine e disappunto. In realtà a me non è stato riferito nulla di inesatto, il mio fegato steatosico è realtà inconfutabile, ma perché farla apparire più grave di quel che è?
Diciamo che per fortuna non difetto di intuito, e per ovvie ragioni neppure di allenamento, sono infatti problemi e termini che ascolto ogni giorno, flessibile poi lo sono diventata per istinto di sopravvivenza come pure un po' forzatamente incosciente, perché alla fine è meglio non sapere oltre il consentito. Consapevoli ma non addottorati, perché non ci compete.
Confrontarsi con la sofferenza è dura cosa per ogni medico, lo è a tutti i livelli e per ogni tipo di patologia, ma è chiaro che lo è ancora di più per una malattia che nel terzo millennio ancora terrorizza. Il cancro fa paura per la durata, le cure, ma soprattutto per l'esito incerto.
Già il medico di famiglia che sempre più spesso è colui che avanza l'ipotesi di una diagnosi drammatica, deve fare i conti con la comunicazione personalizzata, e le giuste modalità che considerino la diversità individuale. Seguire la "persona" e non solo curare il "malato". Si tratta di trasmettere notizie che alterano drammaticamente e negativamente le prospettive future, quindi necessitano di un luogo adeguato e un clima di accoglienza e protezione. Che non ci si senta improvvisamente "stigmatizzati", e per questo avulsi dalla realtà di sempre e catapultati in un'altra che appare "non propria". Si potrà valutare il grado di impatto della malattia su di un paziente solo se la si inserisce nel contesto della sua vita. Bisognerà entrare nell'animo e nella psiche di Chi è di fronte a rapportarsi con qualcosa che non avrebbe mai pensato, in punta di piedi, cercando di capire quanto di quella situazione egli sia in grado di comprendere, e quale sia lo stile di parole. Poi vorrà davvero essere informato di tutto, compresi i dettagli? O solo di una parte... o addirittura nulla? Comunque un referente dovrà pure esserci.
L'approccio con la malattia è sempre traumatico, tendenzialmente offusca la lucidità, in un attimo è come se ci si trovasse davanti un grosso tronco o una frana, che impedisce il proseguimento del percorso abituale. A questo punto il medico dovrebbe cercare di riportare l'equilibrio identificando le risposte del paziente. E mi chiedo, ed è un'opinione del tutto personale... è opportuno che sia il medico a fare tante domande o non sarebbe meglio che ascoltasse, osservasse cercando di leggere tra le righe?
La Comunicazione dovrebbe essere "disciplina fondamentale" nel piano di studi di Chi intende diventare medico, uno di quegli esami "tosti" al pari di Anatomia, perché serve poco conoscere il nome dell'ultimo ossicino del piede se non si è in grado di comprendere ed interpretare pensieri confusi ed angosciati, e di entrare con delicatezza tra le pieghe dell'animo di Chi in quel momento è di fronte.

1 commento:

  1. L'approccio con la malattia è sempre un trauma, anche se non si tratta di cancro...... Quello che ho io non si vede, fa ancora più paura. Mi sono trovata al pronto soccorso, tante ore a fare esami, tutti negativi per fortuna...... ma è la mente da curare, e ora mi ritrovo a seguire una terapia che mi rende poco lucida, confusa, mi faranno ritrovare la luce? Un abbraccio mia cara amica. Grazie... ♥

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