Si torna alla normalità, riprendono gli incontri del GAMA.
Oggi, un ritorno dal forte impatto, al pari del ricominciare a scuola, passate le feste, direttamente con un compito in classe a sorpresa o anche fissato in precedenza ma sottovalutato, come se il momento, in questo modo potesse mai arrivare. E invece tutto arriva, compresa la "resa dei conti" con le emozioni, le stesse provate un tempo, elaborate e considerate del tutto metabolizzate, cosa solo in parte rispondente alla realtà, perché metabolizzare non vuol dire di certo archiviare, e quindi basterà aver ricreato la situazione o un "momento" di questa, magari caratterizzato da una "parola chiave", che l'antica emozione verrà fuori come nuova, sia pure sotto altra veste perché ora potrà permetterselo.
Prima delle festività era stata decisione condivisa quella di mettere in scena delle "simulate" al fine di elaborare concretamente il sentimento della "rabbia" che sempre accompagna pur in forma diversa, l'impatto con la malattia. Avremmo dovuto prepararci in modo adeguato, ricordando e analizzando, provando a raccontarci a voce o per iscritto, per poi arrivare pronti a questo nuovo... per Noi... esperimento o meglio esercizio. L'euforia delle feste però ha portato distrazione in generale, e comprensibilmente anche nello specifico, così che al momento che si doveva mettere in atto ciò che in potenza da Tutti pareva essere stato accettato, deciso e approvato, non poche sono state le difficoltà. E' anche vero che il "Role Playing", volgarmente "gioco di ruoli", è un tipo di tecnica che naturalmente in un primo tempo porta a reagire o con diffidenza oppure con entusiasmo. Il primo tipo di risposta trova la sua origine nell’automatica assimilazione del significato di “ simulata “ a quello di “ finzione “, pertanto la proposta viene percepita come una forzatura, piuttosto inutile e per certi versi anche irriguardosa, oppure meno spesso come opportunità unica per arrivare a capo di qualcosa che in modo latente ma costante pare disturbare la serenità a fatica conquistata dopo tanto dolore.
Nel nostro caso, alla fine e a seguito di vari tentativi, si è riusciti in una simulata "a tre personaggi", il Medico, il Paziente e il suo Caregiver. I ruoli sono stati a tempo e scambievoli tra loro. Il percorso, un "crescendo" emozionante. La conclusione, un finale aperto e inaspettato...
Oggi, un ritorno dal forte impatto, al pari del ricominciare a scuola, passate le feste, direttamente con un compito in classe a sorpresa o anche fissato in precedenza ma sottovalutato, come se il momento, in questo modo potesse mai arrivare. E invece tutto arriva, compresa la "resa dei conti" con le emozioni, le stesse provate un tempo, elaborate e considerate del tutto metabolizzate, cosa solo in parte rispondente alla realtà, perché metabolizzare non vuol dire di certo archiviare, e quindi basterà aver ricreato la situazione o un "momento" di questa, magari caratterizzato da una "parola chiave", che l'antica emozione verrà fuori come nuova, sia pure sotto altra veste perché ora potrà permetterselo.
Prima delle festività era stata decisione condivisa quella di mettere in scena delle "simulate" al fine di elaborare concretamente il sentimento della "rabbia" che sempre accompagna pur in forma diversa, l'impatto con la malattia. Avremmo dovuto prepararci in modo adeguato, ricordando e analizzando, provando a raccontarci a voce o per iscritto, per poi arrivare pronti a questo nuovo... per Noi... esperimento o meglio esercizio. L'euforia delle feste però ha portato distrazione in generale, e comprensibilmente anche nello specifico, così che al momento che si doveva mettere in atto ciò che in potenza da Tutti pareva essere stato accettato, deciso e approvato, non poche sono state le difficoltà. E' anche vero che il "Role Playing", volgarmente "gioco di ruoli", è un tipo di tecnica che naturalmente in un primo tempo porta a reagire o con diffidenza oppure con entusiasmo. Il primo tipo di risposta trova la sua origine nell’automatica assimilazione del significato di “ simulata “ a quello di “ finzione “, pertanto la proposta viene percepita come una forzatura, piuttosto inutile e per certi versi anche irriguardosa, oppure meno spesso come opportunità unica per arrivare a capo di qualcosa che in modo latente ma costante pare disturbare la serenità a fatica conquistata dopo tanto dolore.
Nel nostro caso, alla fine e a seguito di vari tentativi, si è riusciti in una simulata "a tre personaggi", il Medico, il Paziente e il suo Caregiver. I ruoli sono stati a tempo e scambievoli tra loro. Il percorso, un "crescendo" emozionante. La conclusione, un finale aperto e inaspettato...
(continua...)
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