sabato 6 novembre 2021

UNA "CERTA" SPERANZA (n.98) (Per pudore...)


... nella dignità e compostezza, preziose per Chi ha imparato a volersi bene davvero.
Un ricordo mio personale.
Dopo aver scoperto l'odioso bozzo e intuito la sua natura, cominciai ad evitare la gente, perché guardandomi negli occhi non capisse il mio dubbio e la sofferenza.
Mi nascondevo per pudore della nuova condizione di malata di cancro.
E quando l'incontro era inevitabile, mi curvavo a voler quasi nascondere la parte di me che mi aveva tradito.
Non mi sono però mai sentita vittima né guerriera, perché ho sempre pensato che battaglie e guerre fossero altre. Anzi trovavo quei termini irritanti, e continuo a considerarli tali.
Perché un tumore è una guerra che non si sceglie di combattere, e non c'è alcuna chiamata alle armi. Ti trovi, e vai avanti. E spesso ti nascondi sperando che il nemico ti risparmi e l'amico pure ti lasci stare.
Perché non potrà mai comprendere la voglia che prende di dormire, per non vedere né sentire, e poter svegliarsi solo quando il buio avrà lasciato spazio alla luce.
Parole che possono risultare alquanto "stonate", perché scritte da me che ormai...
Ma è proprio quest'ultimo termine, ormai, che stona perché quando si entra in un vortice si può finire sbattuti alle pareti per forza centrifuga ma sempre lì si resta, a volte ad occhi aperti, altre volutamente chiusi facendo finta sia mai successo niente.
Tante volte abbiamo ripetuto quanto importante fossero dignità e compostezza nella sofferenza, ma restiamo ugualmente mortificati per un rifiuto, una chiusura.
Comprendiamo la prima ma perdiamo di vista che compostezza è pure voler celarsi alla vista altrui.
Come animali feriti che non mostrano il dolore, e si danno il tempo giusto, per riprendersi o andare via...
Potrebbe essere un'immagine raffigurante rosa

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