Non per dovere ma perché lo sento, perché il Cuore ce lo metto tutto, e bugia non è.
È che mi prende sentimento ed immedesimazione, è come polline di un fiore quando lo sfiori, resta attaccato alle dita.
Empatia, si chiama così, e se empatico sei non puoi non esserlo, anche se lo volessi per soffrire meno.
Quando mi dicono, ormai sei dall'altra parte, mi chiedo, ma di che?... della barricata?...della frontiera? Forse solo oltre gli ostacoli di un percorso che credo aver portato a termine, perché, è chiaro... il "traguardo" è sempre lo stesso ma il modo di arrivarci può essere diverso.
E mentre ad occhi chiusi cerco di riprendermi, penso alle persone incontrate, conosciute in questi anni. Le guardo sfilare come anime in cerca di quiete, e dai volti percepisco l'età di ogni storia.
Quanta umanità, ferita, martoriata nel corpo e nell'animo, privata di legittime aspirazioni e naturali progetti di vita... non si può immaginare, o forse si... immaginare si può, ma credere no... se non ci si è passati.
E penso che è vita fino all'ultimo respiro, degna di rispetto dei tempi e pause di silenzio. Cambiano i bisogni e mute sono le esigenze, lievi carezze e voci modulate su note di infinita tenerezza.
Per empatia sento tutto questo, così mi tocca e non posso tirarmi indietro, anche se non so se sono capace o meno.
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