domenica 28 giugno 2020

ABITUDINE O ASSUEFAZIONE?




Quasi quattro mesi fa fummo costretti dal nemico invisibile a restare in casa, come braccati chiudevamo la porta alle spalle al minimo rumore sul pianerottolo, per necessità uscivamo al primo levar di una serranda o col favore della sera inoltrata solo per una boccata d'aria. È stata dura, personalmente ho anche pianto, non ho dormito, ma poi passato il primo, il secondo, e pure il terzo momento, l'animo si è arreso e la mente adattata. Sono iniziati così i "rassicuranti rituali" di sopravvivenza che prendevano il posto delle "illusorie certezze". Sono diventate le piccole e originali abitudini tra le protettive pareti domestiche, la sicurezza di essere intoccabili, invulnerabili, invincibili.
Qualche giorno fa Ale, una giovane paziente mi ha chiesto...
- Com'è passata per Te la quarantena?
C'ho pensato un po'...
- Sai quando Ti pare di essere sul punto di cadere?
Un po' quello che succede mentre sogni di cadere.
All'improvviso sale il cuore in gola... Ti svegli di soprassalto... ed è tutto finito.
Ed infatti quel periodo sarebbe finito se non ci fossero ancora... metaforicamente parlando... quegli sprazzi di "dormiveglia" che non fanno acquietare.
Continuano così... esco o non esco non lo so... vado o non vado forse si però, e poi la mini lista della spesa a mente prima di addormentarmi, di quest'ultima unico vantaggio, inutile il conteggio delle famose pecore.
Insomma, abitudine o assuefazione?
Prendiamo a casa mia ancora il sabato sera. Ormai l'uso si è radicato. Tra le quattro pareti familiari e rassicuranti
ineguagliabile, sublime supporto...
il profumo della pizza nel forno.
È ritorno ad un passato recente che siamo riusciti a rendere sereno, si spera pure
appuntamento per un immediato futuro.
Per ora carezza del presente che non mente.

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