lunedì 23 ottobre 2017

SOLO REALTA'


Scrivo a tarda sera quando resto in compagnia di me stessa, scrivo ciò che mi succede, la ricca esperienza, le contrarietà che deludono, la forza che raccolgo ogni volta per continuare. Scrivo la realtà e sono sincera, quando però a distanza di tempo rileggo con spirito critico le "sentite pagine", pare che io molto in fretta passi di palo in frasca non tanto per l'argomento, ché questo è logico, quanto per stato d'animo. E con la scrittura è alto il rischio di sembrare "cantafavole" che coglie e raccoglie e di sé veramente poco e niente dice. Per quello che mi riguarda così non è, comunque...
Ad esempio, stamattina appena alzata e ancora in pigiama ho "pensato un pensiero" di getto e immediatamente l'ho buttato giù. Prime ore di una domenica qualunque, me la prendevo comoda, ed ho scritto...
"Con quel po' di pigrizia comincia la domenica mia. Molto ho fatto e tanto c'è da fare, è tutto nella mente. Nulla da dimenticare"...
Dopo qualche ora ho riletto, e mi è sembrato come certi promemoria di cose da fare e non dimenticare assolutamente. In effetti lo era, perché le faccende soprattutto nei giorni di festa sembrano moltiplicarsi, poi riletto più volte, il senso è cambiato come fosse un messaggio in codice. Perché la coscienza spesso lo fa, e dal più profondo emergono piccoli e grandi turbamenti che guastano la serenità con grande fatica conquistata.
Ho compreso allora che inconsciamente è stato voler riportare una sorta di equilibrio. La festa dell'altra sera, il ricordo delle perdite di un paio di mesi fa e il pensiero a Chi ancora non smette di lottare.
Non è la prima volta che succede, e quando provo queste sensazioni devo fare un gran lavoro. Darmi coraggio e contemporaneamente, annullare i latenti "sensi di colpa".
So bene che non dipende da me lo "stop" alla stadiazione della malattia... ché nulla è definitivo ed è giusto che mi goda il "momento fortunato", dato che il domani non è dato conoscere, però...
Però... è più forte di me perché anche se è passata, pare sempre essere guardati da lontano se non addirittura, sentire una "scimmia sulle spalle", e il senso di responsabilità che sembra colpa ne aggrava il peso.
Visto, come è facile passare dalla gioia alla malinconia, dal sorriso alla commozione? E se nel parlarsi ci sono pure gli occhi a comunicare, con la scrittura restano le parole soltanto "testimoni" della realtà.

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