Stasera sono andata a rifornire il mio cestino dei primi cioccolatini della stagione. Rigorosamente cioccolata fondente con la più alta percentuale di cacao, senza grassi né zuccheri aggiunti.
- Siete molto coraggiosa, signora. Perché questa cioccolata è davvero "forte".
- No, non è per me...
E avrei voluto non aggiungere altro...
- E allora speriamo che gradisca la persona cui è destinata.
Così ho dovuto spiegare perché a questo punto sentivo di farlo. Le parole, le solite che vorrei non più pronunciare perché fanno parte di un "piccolo tesoro" mio ma da dispensare a piccole dosi solo tra persone che possono capire ed apprezzare e trattenerne un po', forse un pezzo di storia da aggiungere alla propria...
- E' un duro "lavoro" il vostro. Comunque complimenti.
Lavoro?! E Chi dice sia un lavoro? Io non l'ho detto mai né pensato, trovo il termine inappropriato e non solo perché non c'è retribuzione. E' un servizio prestato che poi torna indietro subito, nell'immediato perché lenisce le ansie inutili, fa sbiadire le sciocche malinconie e dà senso all'esistenza con il valore dell'"esserci" per l'Altro. Pare poco? E' dare e avere nello stesso tempo, una ricchezza immensa. Inteso così il servizio non stanca mai, altrimenti avviene una sorta di selezione naturale perché quando la sfida è forte solo i forti l'accettano e la portano a termine fino alla fine.
Quindi quella cioccolata davvero forte è proprio per Chi è "giusto", e potrei assaporarla pure io, non più giusta di tanti ma abbastanza da non voler ritirarmi almeno finché Dio me lo consentirà.
Rielaborando poi l'episodio di stasera, ho pensato al mio vissuto e mi sono sentita piccolissima di fronte al dolore altrui. La mia storia che all'inizio pareva fatto eccezionale, oggi appartiene a manifesta normalità anzi ancora meno, un periodo travagliato e nulla più. E quasi mi vergogno di aver permesso tanto "clamore" all'epoca. E' così che dalla mia immagine l'attento interesse passa alle situazioni altrui che diventano mie di riflesso. Storie nella storia.
- Siete molto coraggiosa, signora. Perché questa cioccolata è davvero "forte".
- No, non è per me...
E avrei voluto non aggiungere altro...
- E allora speriamo che gradisca la persona cui è destinata.
Così ho dovuto spiegare perché a questo punto sentivo di farlo. Le parole, le solite che vorrei non più pronunciare perché fanno parte di un "piccolo tesoro" mio ma da dispensare a piccole dosi solo tra persone che possono capire ed apprezzare e trattenerne un po', forse un pezzo di storia da aggiungere alla propria...
- E' un duro "lavoro" il vostro. Comunque complimenti.
Lavoro?! E Chi dice sia un lavoro? Io non l'ho detto mai né pensato, trovo il termine inappropriato e non solo perché non c'è retribuzione. E' un servizio prestato che poi torna indietro subito, nell'immediato perché lenisce le ansie inutili, fa sbiadire le sciocche malinconie e dà senso all'esistenza con il valore dell'"esserci" per l'Altro. Pare poco? E' dare e avere nello stesso tempo, una ricchezza immensa. Inteso così il servizio non stanca mai, altrimenti avviene una sorta di selezione naturale perché quando la sfida è forte solo i forti l'accettano e la portano a termine fino alla fine.
Quindi quella cioccolata davvero forte è proprio per Chi è "giusto", e potrei assaporarla pure io, non più giusta di tanti ma abbastanza da non voler ritirarmi almeno finché Dio me lo consentirà.
Rielaborando poi l'episodio di stasera, ho pensato al mio vissuto e mi sono sentita piccolissima di fronte al dolore altrui. La mia storia che all'inizio pareva fatto eccezionale, oggi appartiene a manifesta normalità anzi ancora meno, un periodo travagliato e nulla più. E quasi mi vergogno di aver permesso tanto "clamore" all'epoca. E' così che dalla mia immagine l'attento interesse passa alle situazioni altrui che diventano mie di riflesso. Storie nella storia.
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