Quando si parla di emozioni legate alla malattia è uno scatenarsi di altre, come un vento a mulinello che da terra solleva una foglia e dietro ne trascina altre vorticosamente.
Così dalla rabbia, attraverso la conveniente e mite accettazione, passando tra euforia e senso di impotenza, poi rassegnazione, si arriva infine alla stanchezza, quando la "storia" supera il tempo presupposto e quello futuro diventa sempre più un'incognita.
Dopo l'altra sera, stamane l'incontro ravvicinato con una paziente a distanza di tre anni, alle prese con una recidiva. Due interventi seri, chemio e radio, due minacce di setticemia, ed ora ancora chemio...
Sono stanca... mi ha detto, ed io invece la ricordavo così come l'avevo vista allora, coraggiosa, oserei dire euforica mentre pensava a come affrontare l'inevitabile caduta dei capelli.
Da quel giorno non l'avevo più rivista, e più volte mi ero chiesta come mai neppure di sfuggita. E oggi proprio oggi, all'indomani di un "discorso" solo in apparenza chiaro, che sempre resta nebuloso o al massimo mutevole come lo sono gli esseri umani stessi.
Sono stanca... e a quel punto mi è sorto il ragionevole dubbio... e se a me non fosse andata come fino ad ora, sarei stata stanca anch'io, avrei avuto sempre la "forza" di sorridere? O più verosimilmente arrabbiata, delusa, al massimo avrei sfidato ogni giorno la vita e pure Chi mi si presentava davanti?
Chi lo sa... forse posso solo immaginarlo, per un momento e poi allontanarlo, perché certi pensieri meglio non farli sostare troppo a lungo. Ugualmente però posso sostenere ciò che ho sempre detto, la rabbia è un sentimento che non mi appartiene né fu emozione che aprì le porte al percorso di malattia. Non è da eroi e neppure da santi, anzi... e sempre stasera qualcuno me ne ha dato conferma...
"Quando mi è stata data la notizia del tumore, sai ... io non ho provato rabbia. Mai provato rabbia. Sai che cosa ho pensato, tornando in macchina verso casa? Piangevo... ma nello stesso tempo ho pensato alla mia carissima amica Paola che era mancata qualche mese prima e che mi aveva procurato un grande dolore, che io non ero migliore di lei o di tanti altri che non ce la fanno e quindi dovevo accettare questa cosa che mi stava succedendo. Questo è stato il mio pensiero, e ancora oggi la penso così.Anche mio padre è mancato a 52 anni, quando noi avevamo ancora bisogno di lui. Allora si, ho provato rabbia, e rabbia ho provato quando ho saputo di Paola, la mia amica di infanzia che lasciava tre figlie ancora piccole. Ma quando ho saputo di me, no... non ho provato rabbia. Curioso... considerando che come hai scritto nella sintesi che mi hai mandato, è un sentimento istintivo alla notizia..."
La rabbia... più forte della paura?
Così dalla rabbia, attraverso la conveniente e mite accettazione, passando tra euforia e senso di impotenza, poi rassegnazione, si arriva infine alla stanchezza, quando la "storia" supera il tempo presupposto e quello futuro diventa sempre più un'incognita.
Dopo l'altra sera, stamane l'incontro ravvicinato con una paziente a distanza di tre anni, alle prese con una recidiva. Due interventi seri, chemio e radio, due minacce di setticemia, ed ora ancora chemio...
Sono stanca... mi ha detto, ed io invece la ricordavo così come l'avevo vista allora, coraggiosa, oserei dire euforica mentre pensava a come affrontare l'inevitabile caduta dei capelli.
Da quel giorno non l'avevo più rivista, e più volte mi ero chiesta come mai neppure di sfuggita. E oggi proprio oggi, all'indomani di un "discorso" solo in apparenza chiaro, che sempre resta nebuloso o al massimo mutevole come lo sono gli esseri umani stessi.
Sono stanca... e a quel punto mi è sorto il ragionevole dubbio... e se a me non fosse andata come fino ad ora, sarei stata stanca anch'io, avrei avuto sempre la "forza" di sorridere? O più verosimilmente arrabbiata, delusa, al massimo avrei sfidato ogni giorno la vita e pure Chi mi si presentava davanti?
Chi lo sa... forse posso solo immaginarlo, per un momento e poi allontanarlo, perché certi pensieri meglio non farli sostare troppo a lungo. Ugualmente però posso sostenere ciò che ho sempre detto, la rabbia è un sentimento che non mi appartiene né fu emozione che aprì le porte al percorso di malattia. Non è da eroi e neppure da santi, anzi... e sempre stasera qualcuno me ne ha dato conferma...
"Quando mi è stata data la notizia del tumore, sai ... io non ho provato rabbia. Mai provato rabbia. Sai che cosa ho pensato, tornando in macchina verso casa? Piangevo... ma nello stesso tempo ho pensato alla mia carissima amica Paola che era mancata qualche mese prima e che mi aveva procurato un grande dolore, che io non ero migliore di lei o di tanti altri che non ce la fanno e quindi dovevo accettare questa cosa che mi stava succedendo. Questo è stato il mio pensiero, e ancora oggi la penso così.Anche mio padre è mancato a 52 anni, quando noi avevamo ancora bisogno di lui. Allora si, ho provato rabbia, e rabbia ho provato quando ho saputo di Paola, la mia amica di infanzia che lasciava tre figlie ancora piccole. Ma quando ho saputo di me, no... non ho provato rabbia. Curioso... considerando che come hai scritto nella sintesi che mi hai mandato, è un sentimento istintivo alla notizia..."
La rabbia... più forte della paura?
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