A Rocchetta Sant'Antonio, sulla parte più alta c'è un castello spettacolare che domina il paese e la valle sottostante. La torre merlata a forma di scafo di nave fu chiaramente costruita a scopo strategico e di controllo, il resto della struttura appartenente al XVI secolo lascia attoniti per maestosità, precisione e anche per un certo alone fiabesco. Trovarsi lì è come capitare per caso nel bel mezzo di una storia destinata a diventare leggenda, di quelle che poi condivise diventano veritiere e quindi finiscono per sostituirsi alla realtà. Personaggi fissi... il duca, il conte o chi per lui... la dama e il cavaliere... e il cavallo, si perché un cavallo in una leggenda non manca mai.
Intorno a quel castello, con quei personaggi e avvalendosi di un presunto "ius primae noctis", il simpatico proprietario del bar-cinema-teatro-discoteca, aveva imbastito una leggenda per farsi bello e corteggiare da giovane le ragazze che gli capitavano a tiro.
Arrivato sul posto con quella del momento, raccontava sempre la storia di un amore tradito e conseguente fuga su un cavallo ancora con la catena che lo legava al muro. Quando la narrazione arrivava al punto che il tradimento era stato scoperto e i rei puniti con la morte, compreso il povero cavallo, vittima innocente, la ragazza mostrava un iniziale coinvolgimento che si completava con...
- ... da allora, si dice che ogni notte si ode nei paraggi del castello e risuona nella valle un sinistro rumore di catena. La catena del cavallo in corsa.
Hai capito, il furbacchione?! Che fantasia...
Certo che ascoltare questo spaccato di vita giovanile è stato per Noi come leggere un paragrafo di quelle brochure divulgative di una pro loco. Davvero un modo originale per promuovere una località già attraente di per sé. Strade lastricate all'antica e in salita, botteghe vecchie e negozi nuovi, vasi lungo i marciapiedi dove trovano locazione piante dall'improbabile convivenza, piccoli olivi o addirittura dracena e basilico insieme, questo a profumare e dare speranza di vita all'incredibile. Come una leggenda.
Intorno a quel castello, con quei personaggi e avvalendosi di un presunto "ius primae noctis", il simpatico proprietario del bar-cinema-teatro-discoteca, aveva imbastito una leggenda per farsi bello e corteggiare da giovane le ragazze che gli capitavano a tiro.
Arrivato sul posto con quella del momento, raccontava sempre la storia di un amore tradito e conseguente fuga su un cavallo ancora con la catena che lo legava al muro. Quando la narrazione arrivava al punto che il tradimento era stato scoperto e i rei puniti con la morte, compreso il povero cavallo, vittima innocente, la ragazza mostrava un iniziale coinvolgimento che si completava con...
- ... da allora, si dice che ogni notte si ode nei paraggi del castello e risuona nella valle un sinistro rumore di catena. La catena del cavallo in corsa.
Hai capito, il furbacchione?! Che fantasia...
Certo che ascoltare questo spaccato di vita giovanile è stato per Noi come leggere un paragrafo di quelle brochure divulgative di una pro loco. Davvero un modo originale per promuovere una località già attraente di per sé. Strade lastricate all'antica e in salita, botteghe vecchie e negozi nuovi, vasi lungo i marciapiedi dove trovano locazione piante dall'improbabile convivenza, piccoli olivi o addirittura dracena e basilico insieme, questo a profumare e dare speranza di vita all'incredibile. Come una leggenda.
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