Da giorni dovevo fare una telefonata importante, ad un mio parente che qualche settimana fa ha perso tutto, proprio tutto davvero. In un incendio divampato di notte... la casa e un figlio. Un tetto comunque si trova, un figlio... no. Resta il vuoto, e se non fosse per necessità non avrebbe senso neppure cercare un luogo dove stare. Lasciarsi andare in abulia, quasi morte apparente per non essere sovrastati dalla disperazione o immaginare fisicamente il Dolore, dargli corpo e volto per combatterlo alla pari. Io la penso così.
Sopravvivere ad un figlio è cosa contro natura, quando poi la perdita avviene in modo violento la si vive con il senso di una profonda ingiustizia.
Il giorno della disgrazia avevo mandato un sms molto meditato, pensavo non fosse il caso che tormentassi a voce anch'io con frasi messe insieme così, pure a tratti sconnesse perché... è inutile negarlo... la cosa mi aveva sconvolto non poco. Mi riservavo però di telefonare non appena il "clamore" fosse calato, quando non se ne parlava più se non in termini legali, di perizie e risarcimenti. Dolore su dolore, visto che un'esistenza intera alle spalle non ha prezzo tanto meno una vita spezzata.
Per tutto il tempo fino ad oggi ho provato più volte, e il destinatario risultava sempre irraggiungibile. Mi dispiaceva si... e no, perché non riuscivo a pensare nemmeno ad un "esordio".
Noi siamo al mondo per la Vita, e non dobbiamo dimenticarlo mai.
E in presenza della morte, del dolore di Chi resta... che fare?... ma soprattutto che cosa dire?
Nulla...
La sofferenza ha bisogno di ben altro che parole, ovviamente, per quanto confortanti possano essere. A volte appaiono solo semplice retorica e non sufficienti a lenire un dolore profondo.
Poi dovrebbe capitare la "parola giusta" al momento giusto, e il senso di ciò che dolorosamente accade, sarebbe chiaro.
Non so se oggi alla fine ci sono riuscita, almeno a confortare un po'. Al telefono sono stata trattenuta meno di quello che credevo, pensieri incompleti, qualcuno solo accennato, parole che parevano sospiri.
E' così che accade a volte quando il dolore è al di sopra dell'umana comprensione, diventa comprensibile Dolore che taglia corto, troncando i pensieri e mozzando le parole.
Sopravvivere ad un figlio è cosa contro natura, quando poi la perdita avviene in modo violento la si vive con il senso di una profonda ingiustizia.
Il giorno della disgrazia avevo mandato un sms molto meditato, pensavo non fosse il caso che tormentassi a voce anch'io con frasi messe insieme così, pure a tratti sconnesse perché... è inutile negarlo... la cosa mi aveva sconvolto non poco. Mi riservavo però di telefonare non appena il "clamore" fosse calato, quando non se ne parlava più se non in termini legali, di perizie e risarcimenti. Dolore su dolore, visto che un'esistenza intera alle spalle non ha prezzo tanto meno una vita spezzata.
Per tutto il tempo fino ad oggi ho provato più volte, e il destinatario risultava sempre irraggiungibile. Mi dispiaceva si... e no, perché non riuscivo a pensare nemmeno ad un "esordio".
Noi siamo al mondo per la Vita, e non dobbiamo dimenticarlo mai.
E in presenza della morte, del dolore di Chi resta... che fare?... ma soprattutto che cosa dire?
Nulla...
La sofferenza ha bisogno di ben altro che parole, ovviamente, per quanto confortanti possano essere. A volte appaiono solo semplice retorica e non sufficienti a lenire un dolore profondo.
Poi dovrebbe capitare la "parola giusta" al momento giusto, e il senso di ciò che dolorosamente accade, sarebbe chiaro.
Non so se oggi alla fine ci sono riuscita, almeno a confortare un po'. Al telefono sono stata trattenuta meno di quello che credevo, pensieri incompleti, qualcuno solo accennato, parole che parevano sospiri.
E' così che accade a volte quando il dolore è al di sopra dell'umana comprensione, diventa comprensibile Dolore che taglia corto, troncando i pensieri e mozzando le parole.
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