Sono persona credente, e proclamo la mia fede vivendola secondo cristiani dettami che potrebbero essere senza alcuna differenza pure laici. Spero, rispetto l'Altro da me non solo con le parole ma non distogliendone mai lo sguardo. Fede... Speranza... Carità, quindi e nient'altro. Tutto da Cuore a Cuore per comandamento ma fino ad un certo punto. Peserebbe se fosse solo per osservanza di leggi, invece a motivare è spirito di buona emulazione, se vero è... ed io ne sono convinta... siamo fatti ad immagine e somiglianza divina. E vorrei fermarmi qui, e venir fuori dall'ambito prettamente religioso perché i miei pensieri prima di andare possano arrivare a Tutti, non solo a Chi crede.
Punto di partenza sono le parole che ho ascoltato durante l'omelia odierna. Una frase soprattutto... il perché della sofferenza, di tanta sofferenza che non si spiega.
Perché...? Perché ci sono i peccati da scontare.
Mi si sono rizzati i capelli. Potrò pure non avere ragione, resta il fatto che non condivido tale opinione, anzi la reputo di stampo terroristico. Antiquata, inutile e fuorviante. E del "Padre misericordioso" della scorsa domenica che ne è stato? Lo hanno fatto imboscare?
Credo che ad allontanare l'uomo dalla Chiesa, sia la Chiesa stessa con tante contraddizioni. Dice di accogliere e si mostra selettiva, di perdonare e poi si pone in atteggiamento di giudizio categorico e condanna.
Posso dire la mia? Magari sbaglio, ma so per certo perché provato a pelle sulla mia pelle, che pensarla e viverla così come dirò mi ha fatto accettare sofferenza e conseguenze, ne ha dato spiegazione persino logica, e alla fine ha ridimensionato a tal punto il dolore residuo, trasformandolo in gioia. E non è eresia.
La sofferenza nasce dalla natura stessa dell'essere umano, creatura complessa nel fisico e imprevedibile per mente ed animo, nell'insieme fragile e di continuo a rischio. Indifeso quindi da se stesso. Cade tante volte ma altrettante si rialza, ed ognuna è un'opportunità che se vorrà saprà cogliere. Ha potenzialità e strumenti per farlo, e sarà semplice conquista su se stesso se non va oltre, e invece tassello di un progetto se intuisce fortemente che c'è la mano di Dio. E non sarebbe questa forse gioia grande?
Punto di partenza sono le parole che ho ascoltato durante l'omelia odierna. Una frase soprattutto... il perché della sofferenza, di tanta sofferenza che non si spiega.
Perché...? Perché ci sono i peccati da scontare.
Mi si sono rizzati i capelli. Potrò pure non avere ragione, resta il fatto che non condivido tale opinione, anzi la reputo di stampo terroristico. Antiquata, inutile e fuorviante. E del "Padre misericordioso" della scorsa domenica che ne è stato? Lo hanno fatto imboscare?
Credo che ad allontanare l'uomo dalla Chiesa, sia la Chiesa stessa con tante contraddizioni. Dice di accogliere e si mostra selettiva, di perdonare e poi si pone in atteggiamento di giudizio categorico e condanna.
Posso dire la mia? Magari sbaglio, ma so per certo perché provato a pelle sulla mia pelle, che pensarla e viverla così come dirò mi ha fatto accettare sofferenza e conseguenze, ne ha dato spiegazione persino logica, e alla fine ha ridimensionato a tal punto il dolore residuo, trasformandolo in gioia. E non è eresia.
La sofferenza nasce dalla natura stessa dell'essere umano, creatura complessa nel fisico e imprevedibile per mente ed animo, nell'insieme fragile e di continuo a rischio. Indifeso quindi da se stesso. Cade tante volte ma altrettante si rialza, ed ognuna è un'opportunità che se vorrà saprà cogliere. Ha potenzialità e strumenti per farlo, e sarà semplice conquista su se stesso se non va oltre, e invece tassello di un progetto se intuisce fortemente che c'è la mano di Dio. E non sarebbe questa forse gioia grande?
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