Un giorno a caso, prendiamo oggi. Se penso a stamattina, mi pare non solo un'altra giornata ma pure tutt'altro momento storico. Carica di entusiasmo ed energia mi muovevo svelta per casa, avevo fretta di sbrigarmi per andare in ospedale. Non mi soffermavo sulle inezie, cercavo di sorridere delle cose irritanti... tutto si ridimensionava nell'ottica del "benessere ad ogni costo". E posso dire che scopo era raggiunto.
Poi in ospedale qualcosa è cambiato, e se da una parte sono stata contenta per il poco che ho donato, dall'altra mi è venuto il magone per qualcosa che non ho fatto. O meglio... per cui non posso mai fare niente. Impedire che tutto vada storto e non ce la si possa fare.
E un volto bianco dalla visibile sofferenza... e la notizia di una perdita, all'improvviso...
Ciao, carissima... come va?
Vi ricordate di me?... mio marito purtroppo non ce l'ha fatta.
Mi chiedo ancora, e sto quasi per chiuderla 'sta giornata strana, perché mi sono fermata e non limitata al saluto "giusto per...", ho rinnovato un dolore. Ho persino fatto cadere un paio di occhiali nella stretta di un abbraccio. Quando ti mancano le parole...
Poi mi sono scusata, e mi è stato detto...
Un paio di occhiali si può comprare di nuovo...
E poi più nulla. Solo due occhi lucidi.
Quello che ho visto e udito mi ha completamente preso, tanto da portarmi l'attenzione altrove, frastornata come al centro di un Luna Park. Non ci si abitua mai. E come si potrebbe?
Credo che Tutti dovrebbero almeno per una volta passare per quei corridoi, entrare in una sola di quelle stanze. E poi non dimenticare finché campano.
Eppure capita che qualcuno sia persino passato per la malattia, e abbia voluto "annegare" dolore e ricordi. Lo si capisce da un eccessivo spirito goliardico fuori luogo, una spensieratezza che ferisce ma non diverte.
Non so... spero che a me non succeda mai, nemmeno quando sono su di giri.
E tra un po', a luce spenta prima di dormire, penserò tra me una preghiera ed un ringraziamento.
Perché sia accorta...
Grazie per quel dono unico, comprendere quando è il caso di fare un passo indietro.
Non varcare qualsiasi limite e non far soffrire,
rompendo l'equilibrio di una serenità che accomuna.
Poi in ospedale qualcosa è cambiato, e se da una parte sono stata contenta per il poco che ho donato, dall'altra mi è venuto il magone per qualcosa che non ho fatto. O meglio... per cui non posso mai fare niente. Impedire che tutto vada storto e non ce la si possa fare.
E un volto bianco dalla visibile sofferenza... e la notizia di una perdita, all'improvviso...
Ciao, carissima... come va?
Vi ricordate di me?... mio marito purtroppo non ce l'ha fatta.
Mi chiedo ancora, e sto quasi per chiuderla 'sta giornata strana, perché mi sono fermata e non limitata al saluto "giusto per...", ho rinnovato un dolore. Ho persino fatto cadere un paio di occhiali nella stretta di un abbraccio. Quando ti mancano le parole...
Poi mi sono scusata, e mi è stato detto...
Un paio di occhiali si può comprare di nuovo...
E poi più nulla. Solo due occhi lucidi.
Quello che ho visto e udito mi ha completamente preso, tanto da portarmi l'attenzione altrove, frastornata come al centro di un Luna Park. Non ci si abitua mai. E come si potrebbe?
Credo che Tutti dovrebbero almeno per una volta passare per quei corridoi, entrare in una sola di quelle stanze. E poi non dimenticare finché campano.
Eppure capita che qualcuno sia persino passato per la malattia, e abbia voluto "annegare" dolore e ricordi. Lo si capisce da un eccessivo spirito goliardico fuori luogo, una spensieratezza che ferisce ma non diverte.
Non so... spero che a me non succeda mai, nemmeno quando sono su di giri.
E tra un po', a luce spenta prima di dormire, penserò tra me una preghiera ed un ringraziamento.
Perché sia accorta...
Grazie per quel dono unico, comprendere quando è il caso di fare un passo indietro.
Non varcare qualsiasi limite e non far soffrire,
rompendo l'equilibrio di una serenità che accomuna.
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