A volte mi pare essere tornata indietro, con l'aggravante dell'età che avanza e di un vissuto che ha lasciato segni profondi, chiamiamole pure cicatrici.
Risultato... ipersensibilità, insofferenza, pazienza altalenante...
È che vorrei essere impermeabile, forse indifferente, pensare solo ai fatti miei.
Silenziosa quindi, e magari anche un po' ipocrita, a tutto vantaggio della mia salute.
E invece...
Non tutto va bene per Tutti. Parlare o tacere? Come far sentire la propria vicinanza senza esagerare in modalità e tono?
Davvero difficile perché basta una parola inappropriata o di troppo e si sfora o si sbrocca, e al contrario se ci si avvale del silenzio come forma di rispetto, c'è il rischio di passare per indifferenti. Come comportarsi allora?
Tener conto della sensibilità è importante, ma altrettanto lo è considerare sentimenti ed emozioni.
E al vissuto spesso intriso di sofferenza e ingiustizie non si pensa?
Quanti interrogativi prima di poter essere sicuri di far sentire la "presenza" nei tempi e nella modalità che il caso richiede.
Una nostra amica sta per essere operata ad un tumore in testa ingrossato da poco. E' in confusione, si esprime e si muove a fatica. Pensiamo - speriamo - sia dovuto alla depressione, alla stanchezza, alla paura.. - il marito è allo stremo, pur standole accanto h 24.. speriamo si risolva.. la vita sa essere devastante.. intanto si prega, poco altro, e restiamo accanto, anche in silenzio.. ma lei lo sente..
RispondiEliminaPerfetto, Franco. Il silenzio spesso è la miglior risposta a qualsiasi domanda, il conforto, il sostegno che si desidera.
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