Obbligata a vivere due realtà parallele, mi è stato concesso poi di continuare. Lo considero un privilegio perché così ho compreso e vado consolidando la consapevolezza che l'esistenza non solo può ma anzi deve essere condotta in "accomodamento continuo", ben fermi nel tempo presente di cui apprezzare ogni momento di serenità e ridimensionare quelli peggiori cercando il senso di tutto. Senza rimpianti e neppure illusioni, un passo alla volta e lasciando la parola, "fine" al destino o Chi per esso.
Una riflessione che nasce dall'incontro con due persone dall'atteggiamento diverso ma non proprio opposto. Da un sorriso mai smesso nel tempo, e da uno sguardo lucido di lacrime appena accennate perché dal tempo deluso. Denominatore comune, una "vita ibernata" in attesa di tornare alla luce.
Non so se è immaginabile cosa io possa provare quando percepisco l'esigenza celata di una risposta. Vorrei donare almeno qualche certezza e non solo rassicurare, alla fine cerco di cavarmela coi miei "fiocchi" che riesco ad adattare a qualsiasi situazione, perché non solo si può ma anzi si deve.
Oggi era presente pure un'infermiera che quasi non capacitata, sorridendo ha esclamato... che giri di parole, però.
E quel "però" mi ha gratificato, manco mi avesse dato del "genio", anche se un pizzico di genialità è indispensabile se devi dare una spiegazione a "ciambelle che non riescono col buco" e "treni in ritardo". L'importante però è il fine, che nello specifico è dare speranza ad un presente che nel migliore dei casi è così così, ed io ci riesco quasi sempre. Perché su tale percorso non solo si può ma anzi si deve continuare, e quando non si regge deve essere subito, lì pronto il braccio cui poggiarsi.
L'aver vissuto la sofferenza in prima persona, accettandola come un'eventualità divenuta reale e perciò del tutto naturale, mi permette di essere insieme ed accanto ad Altri che vivono quella che fu la mia condizione, in reciproco aiuto considerando quel momento non scelto comunque passeggero e accettando un unico e grande significato. Dare meritatamente all' "ADESSO" il tempo, come fu per il Passato e sarà per il Futuro.
Un Passato che ci vide come persone diverse ed un Futuro diverso tutto da scoprire.
Una riflessione che nasce dall'incontro con due persone dall'atteggiamento diverso ma non proprio opposto. Da un sorriso mai smesso nel tempo, e da uno sguardo lucido di lacrime appena accennate perché dal tempo deluso. Denominatore comune, una "vita ibernata" in attesa di tornare alla luce.
Non so se è immaginabile cosa io possa provare quando percepisco l'esigenza celata di una risposta. Vorrei donare almeno qualche certezza e non solo rassicurare, alla fine cerco di cavarmela coi miei "fiocchi" che riesco ad adattare a qualsiasi situazione, perché non solo si può ma anzi si deve.
Oggi era presente pure un'infermiera che quasi non capacitata, sorridendo ha esclamato... che giri di parole, però.
E quel "però" mi ha gratificato, manco mi avesse dato del "genio", anche se un pizzico di genialità è indispensabile se devi dare una spiegazione a "ciambelle che non riescono col buco" e "treni in ritardo". L'importante però è il fine, che nello specifico è dare speranza ad un presente che nel migliore dei casi è così così, ed io ci riesco quasi sempre. Perché su tale percorso non solo si può ma anzi si deve continuare, e quando non si regge deve essere subito, lì pronto il braccio cui poggiarsi.
L'aver vissuto la sofferenza in prima persona, accettandola come un'eventualità divenuta reale e perciò del tutto naturale, mi permette di essere insieme ed accanto ad Altri che vivono quella che fu la mia condizione, in reciproco aiuto considerando quel momento non scelto comunque passeggero e accettando un unico e grande significato. Dare meritatamente all' "ADESSO" il tempo, come fu per il Passato e sarà per il Futuro.
Un Passato che ci vide come persone diverse ed un Futuro diverso tutto da scoprire.
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