Mentre il mondo va, qualcosa accade e nessuno o quasi se ne accorge.
Aforisma? No. Sintetica e personale conclusione di una giornata in cui certe vicende note cozzavano stridenti con quelle altrui e persino con tutto ciò che era intorno.
Ma procediamo con ordine e pure con una punta di stizza. Quanto mi dà fastidio ricevere notizie di un certo peso per vie traverse, all'improvviso e pure in ritardo.
Così scopro che giusto un mese fa, mentre cenavo fuori perché era l'anniversario del mio matrimonio, qualcuno a cui mi ero tanto affezionata volava via. Ed io ero ignara di tutto, e magari l'avrò pure pensata quell'Amica mia, convinta che fosse lì nel Suo giardino a dar da mangiare ai tanti gattini di cui si prendeva cura.
Ma perché deve andare così? So che è normale, naturale, la vita continua... ma come può continuare se non si ferma almeno un momento? Quei famosi tre minuti di silenzio...
Certo, sarebbero un'assurdità... di tre in tre, per tutto ciò che accade non si riprenderebbe più a parlare, ridere e nemmeno lavorare, accudire, curare.
E quell'essere ogni persona uno di un Tutto, allora? Come fa il "Tutto" ad andare avanti senza almeno accorgersi della piccolissima parte che non c'è più?
Per me... contraddizione esistenziale.
Poi perché sentissi forte il disagio fin sulla pelle, mentre stasera inumidivo friselline e tagliavo pomodori per la cena, un'altra delle persone cui tengo moltissimo veniva portata in terapia intensiva dopo un drenaggio al cuore. E a me nell'arco di un momento è parso immeritato privilegio ciò che stavo facendo.
Sicuramente Chi si vanta di essere sempre al massimo della lucidità consentita, sentenzierebbe... Sbagli a pensarla così, ti fai del male, non reggerai...
Bene, io l'ho sempre pensata così, anche prima che mi ammalassi ma senza soffermarmi troppo, dopo... e non posso farci niente... accompagnando mal di stomaco al pensiero.
Nel giorno della diagnosi che stravolse la mia vita, uscendo dall'ospedale presi a vedere come avessi il paraocchi. Era un modo involontario per evitare la realtà intorno, che nonostante quel che mi stava succedendo, osava essere senza pietà sempre la stessa.
Ero fuori di testa...? Di certo momentaneamente astratta dalla mia vita di sempre e con grandi, eccessive pretese.
Così ci sei solo Tu in questo periodo come volontaria? E le altre, sono al mare...?
Mi ha chiesto stamane una paziente che vedevo per la seconda volta...
E mentre Noi stiamo qui, e al mare non possiamo andare, loro vanno al mare. Ma come fanno? Ci lasciano indietro e non ci pensano.
Le ho risposto allora a mezza voce... oggi sono venuta io. Puoi perdonarci?
Aforisma? No. Sintetica e personale conclusione di una giornata in cui certe vicende note cozzavano stridenti con quelle altrui e persino con tutto ciò che era intorno.
Ma procediamo con ordine e pure con una punta di stizza. Quanto mi dà fastidio ricevere notizie di un certo peso per vie traverse, all'improvviso e pure in ritardo.
Così scopro che giusto un mese fa, mentre cenavo fuori perché era l'anniversario del mio matrimonio, qualcuno a cui mi ero tanto affezionata volava via. Ed io ero ignara di tutto, e magari l'avrò pure pensata quell'Amica mia, convinta che fosse lì nel Suo giardino a dar da mangiare ai tanti gattini di cui si prendeva cura.
Ma perché deve andare così? So che è normale, naturale, la vita continua... ma come può continuare se non si ferma almeno un momento? Quei famosi tre minuti di silenzio...
Certo, sarebbero un'assurdità... di tre in tre, per tutto ciò che accade non si riprenderebbe più a parlare, ridere e nemmeno lavorare, accudire, curare.
E quell'essere ogni persona uno di un Tutto, allora? Come fa il "Tutto" ad andare avanti senza almeno accorgersi della piccolissima parte che non c'è più?
Per me... contraddizione esistenziale.
Poi perché sentissi forte il disagio fin sulla pelle, mentre stasera inumidivo friselline e tagliavo pomodori per la cena, un'altra delle persone cui tengo moltissimo veniva portata in terapia intensiva dopo un drenaggio al cuore. E a me nell'arco di un momento è parso immeritato privilegio ciò che stavo facendo.
Sicuramente Chi si vanta di essere sempre al massimo della lucidità consentita, sentenzierebbe... Sbagli a pensarla così, ti fai del male, non reggerai...
Bene, io l'ho sempre pensata così, anche prima che mi ammalassi ma senza soffermarmi troppo, dopo... e non posso farci niente... accompagnando mal di stomaco al pensiero.
Nel giorno della diagnosi che stravolse la mia vita, uscendo dall'ospedale presi a vedere come avessi il paraocchi. Era un modo involontario per evitare la realtà intorno, che nonostante quel che mi stava succedendo, osava essere senza pietà sempre la stessa.
Ero fuori di testa...? Di certo momentaneamente astratta dalla mia vita di sempre e con grandi, eccessive pretese.
Così ci sei solo Tu in questo periodo come volontaria? E le altre, sono al mare...?
Mi ha chiesto stamane una paziente che vedevo per la seconda volta...
E mentre Noi stiamo qui, e al mare non possiamo andare, loro vanno al mare. Ma come fanno? Ci lasciano indietro e non ci pensano.
Le ho risposto allora a mezza voce... oggi sono venuta io. Puoi perdonarci?
Cara Mary, passo sempre per leggerti, spesso me ne vado senza lasciarti un commento, oggi questo post mi dice che devo dirti che questa è la vita,oggi siamo qui che ci scambiamo le nostre opinioni, domani forse guardiamo tutto dall'alto.
RispondiEliminaCiao e buona giornata, anche se sta piovendo con un abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Grazie, Tomaso... buonanotte con un abbraccio.
EliminaMary