Di questo quinto appuntamento con il corso per volontari prenderò ad insegnamento e non solo, pure come ricchezza personale, l'espressione... sereni e rasserenanti. Già perché rappresenta in sintesi come devono essere dei volontari consapevoli, che non si improvvisano, tengono a formarsi, e poi si confrontano per primi con se stessi. Ove sono carenti, si impegnano a colmare. Quando cadono in errore, si correggono senza "fustigarsi", per poi riprendere con serenità.
Serenità... la prima "dote" da trasmettere, perché è quella che si contrappone silente e benefica a Dolore e Sofferenza. Il Dolore, fisico, acuto e dalla sensazione immediata. La Sofferenza, che coinvolge anche l'animo e si prolunga nel tempo.
Il Dolore è un linguaggio, un codice affettivo, che comunica e necessita di risposte che apportino sollievo. Spesso è l'occasione-tramite per una "comunicazione" e scambio all'interno di una relazione a volte cercata ma comunque necessaria.
I volontari devono imparare ad interpretare tale linguaggio per diventare strumenti di sostegno. Un supporto a Chi chiede aiuto senza esprimerlo a parole. Dovranno essere sempre se stessi, ma pure intuitivi, accorti nella scelta delle parole, e soprattutto empatici. Quindi impostare la "relazione" in modo giusto, e verificare se si è davvero capaci di porre se stessi nella mente di Chi sta di fronte, sforzandosi di guardare le cose dal suo punto di vista.
Evitare un atteggiamento indifferente o distaccato, impersonale, freddo. Ma anche quello ispirato al pietismo, in quanto può far perdere il controllo della situazione stessa.
Essere vicino... e la "continuità relazionale" è molto importante... ad un paziente che ha un iter di malattia con un'evoluzione spesso negativa comporta il crearsi e l'accumularsi di tensioni emotive molto intense. I pazienti tenderanno a proiettare su chi lo assiste la propria angoscia di morte che deve essere rielaborata per poter tornare alla malattia in maniera positiva. Da solo probabilmente un volontario non riuscirà, sarà necessario perciò avere la possibilità di lavorare in ambito multidisciplinare, sapere a Chi rivolgersi nei momenti inevitabili di disorientamento.
(continua...)
Serenità... la prima "dote" da trasmettere, perché è quella che si contrappone silente e benefica a Dolore e Sofferenza. Il Dolore, fisico, acuto e dalla sensazione immediata. La Sofferenza, che coinvolge anche l'animo e si prolunga nel tempo.
Il Dolore è un linguaggio, un codice affettivo, che comunica e necessita di risposte che apportino sollievo. Spesso è l'occasione-tramite per una "comunicazione" e scambio all'interno di una relazione a volte cercata ma comunque necessaria.
I volontari devono imparare ad interpretare tale linguaggio per diventare strumenti di sostegno. Un supporto a Chi chiede aiuto senza esprimerlo a parole. Dovranno essere sempre se stessi, ma pure intuitivi, accorti nella scelta delle parole, e soprattutto empatici. Quindi impostare la "relazione" in modo giusto, e verificare se si è davvero capaci di porre se stessi nella mente di Chi sta di fronte, sforzandosi di guardare le cose dal suo punto di vista.
Evitare un atteggiamento indifferente o distaccato, impersonale, freddo. Ma anche quello ispirato al pietismo, in quanto può far perdere il controllo della situazione stessa.
Essere vicino... e la "continuità relazionale" è molto importante... ad un paziente che ha un iter di malattia con un'evoluzione spesso negativa comporta il crearsi e l'accumularsi di tensioni emotive molto intense. I pazienti tenderanno a proiettare su chi lo assiste la propria angoscia di morte che deve essere rielaborata per poter tornare alla malattia in maniera positiva. Da solo probabilmente un volontario non riuscirà, sarà necessario perciò avere la possibilità di lavorare in ambito multidisciplinare, sapere a Chi rivolgersi nei momenti inevitabili di disorientamento.
(continua...)
Cara Mary, oggi sono qui per il mio caro saluto.
RispondiEliminaAuguro a te una buona domenica delle palme, con tutto il cuore.
Tomaso
Ricambio l'augurio, con un abbraccio stretto.
EliminaMary