Secondo appuntamento con il corso per i volontari, tema... le cure palliative, il diritto a non soffrire.
Negli ultimi anni, e in particolare dal 2010 si parla e si tratta il difficile argomento del Dolore, quello con la maiuscola, il dolore cronico, oncologico e non solo.
Sarà stata questione legata all'antico falso retaggio religioso che vedeva nella sofferenza un imprescindibile aspetto della condizione umana, perché fosse addirittura necessario arrivare ad una legge per stabilire il diritto a non soffrire. La Legge n.38 del 15 marzo 2010. In base a questa vengono stabiliti dei veri protocolli da applicare in continuità di cura nei vari luoghi che ospitano la "persona" che soffre. Dall'ospedale al proprio domicilio, senza escludere case di riabilitazione, strutture per anziani ed hospice... al centro il Dolore ed intorno Medici di Medicina Generale, Territorio, Specialisti.
Si parla di sofferenza cronica riguardante più patologie, ogni dolore che supera la durata di sei mesi che diventa a sua volta patologia, e quindi va curata, perché influenza negativamente il benessere e la funzionalità del paziente. Trattare il dolore diventa quindi un dovere etico di ogni medico ed operatore sanitario.
Menzione a parte merita il Dolore Neoplastico, perché è un'esperienza soggettiva di natura multidimensionale complessa derivante dall'integrazione di più componenti. Sensoriale, Cognitiva, Affettiva. Con il coinvolgimento della psiche, ovvero una sorta di "disintegrazione" che si ha pensando alla propria morte, che porta la mente al limite della follia. Il 70% dei malati di cancro presenta dolore. Con il progredire della malattia, la presenza di metastasi aumenta l'eventuale necessità delle cure palliative, anche se andranno previste sin dal momento della diagnosi, Quando non si può guarire, curare diventa "prendersi cura". Questo prevede diverse "figure professionali", dal Medico di famiglia, specialisti, psicologi ed infermieri fino ai volontari cui spetterà il compito di accompagnare e supportare con competenze acquisite tramite formazione ed informazione.
Ma torniamo alla famosa legge n.38, " dell'accesso alle cure palliative e terapia del dolore", il cui art.1 sancisce le finalità. "La presente legge tutela il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore. E' garantito l'accesso alle cure palliative e terapia del dolore nell'ambito dei LEA (Livelli Essenziali Assistenza).
Sono comunque ancora presenti delle criticità. Pregiudizio riguardo l'uso degli oppiacei o approssimazioni nel pratico utilizzo di questi farmaci, nella gestione del dolore oncologico da parte di molti medici, scarsa comunicazione tra Ospedale e Territorio con l'ovvio scaricarsi di responsabilità, mancata diagnosi e/o errato trattamento del DEI (Dolore Episodico Intenso).
In conclusione, occorre educare ed informare paziente e famiglia circa il significato delle cure, la gestione di eventuali effetti collaterali, la scelta opportuna della tecnica antalgica che potrà essere invasiva (farmaci) o meno (radioterapia).
Preparazione culturale - Disponibilità personale alla sofferenza - Formazione alla terapia del dolore.
Queste le basi indispensabili per un diritto sacrosanto dell'essere umano, che deve difendere qualità di vita e dignità fino all'ultimo.
Negli ultimi anni, e in particolare dal 2010 si parla e si tratta il difficile argomento del Dolore, quello con la maiuscola, il dolore cronico, oncologico e non solo.
Sarà stata questione legata all'antico falso retaggio religioso che vedeva nella sofferenza un imprescindibile aspetto della condizione umana, perché fosse addirittura necessario arrivare ad una legge per stabilire il diritto a non soffrire. La Legge n.38 del 15 marzo 2010. In base a questa vengono stabiliti dei veri protocolli da applicare in continuità di cura nei vari luoghi che ospitano la "persona" che soffre. Dall'ospedale al proprio domicilio, senza escludere case di riabilitazione, strutture per anziani ed hospice... al centro il Dolore ed intorno Medici di Medicina Generale, Territorio, Specialisti.
Si parla di sofferenza cronica riguardante più patologie, ogni dolore che supera la durata di sei mesi che diventa a sua volta patologia, e quindi va curata, perché influenza negativamente il benessere e la funzionalità del paziente. Trattare il dolore diventa quindi un dovere etico di ogni medico ed operatore sanitario.
Menzione a parte merita il Dolore Neoplastico, perché è un'esperienza soggettiva di natura multidimensionale complessa derivante dall'integrazione di più componenti. Sensoriale, Cognitiva, Affettiva. Con il coinvolgimento della psiche, ovvero una sorta di "disintegrazione" che si ha pensando alla propria morte, che porta la mente al limite della follia. Il 70% dei malati di cancro presenta dolore. Con il progredire della malattia, la presenza di metastasi aumenta l'eventuale necessità delle cure palliative, anche se andranno previste sin dal momento della diagnosi, Quando non si può guarire, curare diventa "prendersi cura". Questo prevede diverse "figure professionali", dal Medico di famiglia, specialisti, psicologi ed infermieri fino ai volontari cui spetterà il compito di accompagnare e supportare con competenze acquisite tramite formazione ed informazione.
Ma torniamo alla famosa legge n.38, " dell'accesso alle cure palliative e terapia del dolore", il cui art.1 sancisce le finalità. "La presente legge tutela il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore. E' garantito l'accesso alle cure palliative e terapia del dolore nell'ambito dei LEA (Livelli Essenziali Assistenza).
Sono comunque ancora presenti delle criticità. Pregiudizio riguardo l'uso degli oppiacei o approssimazioni nel pratico utilizzo di questi farmaci, nella gestione del dolore oncologico da parte di molti medici, scarsa comunicazione tra Ospedale e Territorio con l'ovvio scaricarsi di responsabilità, mancata diagnosi e/o errato trattamento del DEI (Dolore Episodico Intenso).
In conclusione, occorre educare ed informare paziente e famiglia circa il significato delle cure, la gestione di eventuali effetti collaterali, la scelta opportuna della tecnica antalgica che potrà essere invasiva (farmaci) o meno (radioterapia).
Preparazione culturale - Disponibilità personale alla sofferenza - Formazione alla terapia del dolore.
Queste le basi indispensabili per un diritto sacrosanto dell'essere umano, che deve difendere qualità di vita e dignità fino all'ultimo.
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