Questi sono i giorni soliti di ogni anno. Quando cominciò tutto quanto, e sia pure in forma diversa, tutte le volte rivivo sulla pelle e nell'animo, momento per momento.
Confesso, vado in crisi e divento una "lagna" per me stessa. Mi si affaccia di continuo l'ansia da privilegio, e a nulla serve ripetere a me stessa... se Dio ha voluto così...
E mi fermo, perché il pensiero si blocca ed ho paura di offendere il buon Padre e i "fratelli" che di favori non ne hanno per niente.
Ieri è stata una di quelle giornate in cui pareva si fosse concentrata tutta la negatività possibile. E ieri io ricordavo la prima mammografia della mia vita, quella col fiato sospeso e le parole che si smorzavano in gola. Quasi a sottolineare che nonostante l'angoscia e il dolore di quel giorno io fossi ancora qui, solo con qualche acciacco che forse manco per niente c'entra con la malattia, mi giunge un pianto disperato, un lamento accorato, una notizia a cui non ho saputo replicare in alcun modo. Sai quando ti mancano proprio le parole? E così sono rimasta... senza parole. Ché poi siccome dovevo scrivere almeno qualcosa, ne sono uscita fuori con quattro righe che a rileggerle non solo non mi sono piaciute, hanno lasciato indifferente pure me. Succede. Caduta di stile, e non solo letterario.
Così mi sono chiesta per l'ennesima volta se davvero sono all'altezza di ciò che faccio, e questo pensiero unito allo stato d'animo per la non lieta ricorrenza mi hanno tenuto compagnia fino a sera ed oltre... anche stamattina. Quando giunta in ospedale qualcuno mi ha chiamato che non ero ancora dentro, dicendo che ora poteva rientrare a casa contento, perché non vedendomi aveva pensato non stessi bene. Chi sta male davvero si preoccupa per me... è meraviglioso, per me lo è tanto.
E poi su, nelle stanze... un sorriso, Chi mi cerca... Chi mi aspetta. Il mio nome che nessuno dimentica.
E tutto acquista un senso. Come sempre, anche se in forma diversa.
Confesso, vado in crisi e divento una "lagna" per me stessa. Mi si affaccia di continuo l'ansia da privilegio, e a nulla serve ripetere a me stessa... se Dio ha voluto così...
E mi fermo, perché il pensiero si blocca ed ho paura di offendere il buon Padre e i "fratelli" che di favori non ne hanno per niente.
Ieri è stata una di quelle giornate in cui pareva si fosse concentrata tutta la negatività possibile. E ieri io ricordavo la prima mammografia della mia vita, quella col fiato sospeso e le parole che si smorzavano in gola. Quasi a sottolineare che nonostante l'angoscia e il dolore di quel giorno io fossi ancora qui, solo con qualche acciacco che forse manco per niente c'entra con la malattia, mi giunge un pianto disperato, un lamento accorato, una notizia a cui non ho saputo replicare in alcun modo. Sai quando ti mancano proprio le parole? E così sono rimasta... senza parole. Ché poi siccome dovevo scrivere almeno qualcosa, ne sono uscita fuori con quattro righe che a rileggerle non solo non mi sono piaciute, hanno lasciato indifferente pure me. Succede. Caduta di stile, e non solo letterario.
Così mi sono chiesta per l'ennesima volta se davvero sono all'altezza di ciò che faccio, e questo pensiero unito allo stato d'animo per la non lieta ricorrenza mi hanno tenuto compagnia fino a sera ed oltre... anche stamattina. Quando giunta in ospedale qualcuno mi ha chiamato che non ero ancora dentro, dicendo che ora poteva rientrare a casa contento, perché non vedendomi aveva pensato non stessi bene. Chi sta male davvero si preoccupa per me... è meraviglioso, per me lo è tanto.
E poi su, nelle stanze... un sorriso, Chi mi cerca... Chi mi aspetta. Il mio nome che nessuno dimentica.
E tutto acquista un senso. Come sempre, anche se in forma diversa.
Vedi che sei all'altezza Mary. Spesso arrivano i brutti pensieri, ma con quello che fai, scacci via tutti i ricordi brutti......perchè siamo in tanti ad aver bisogno di TE. Un super abbraccio affettuoso.
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