Penso a quel giorno che mi balenò l'idea di mettere tra caramelle e noci quei benedetti fiocchi, benedetti davvero a giudicare da come sono richiesti, e pure apprezzati.
Le parole restano parole in tempi "normali", lasciano il tempo che trovano, spesso vengono scordate. Ma quando la Vita pone il freno ed obbliga a guardare fisso davanti a sé, diventano fardello pesante se "mal dette", e tesoro se arricchite di spiccioli di speranza.
Attirano quei fiocchi colorati, incuriosiscono pure, e quando invito a prenderne uno il sorriso non manca. Si torna alla curiosità da bambini, quando si indugiava davanti ad un vassoio di dolci nell'imbarazzo della scelta. Poi magari ci si trova in mano il primo che capita, e non quello che si era pensato. E' il caso, un segno del destino... ciò che in quel momento occorre sentirsi dire, per superare il momento stesso.
E Lei, moglie da mezzo secolo di quell'uomo che faceva una trasfusione, ha preso dal mio cestino un fiocco giallo, che per la grandezza del biglietto pareva avesse molto da dire, o raccontare, forse insegnare. Dipende dalla disposizione d'animo di Chi legge, è sempre così. Ha poi dispiegato per intero quel rotolino e ha letto ad alta voce, e si parlava della gioia e del dolore che della Vita sono le due facce, e come sia importante dare loro il giusto valore perché solo così acquistano senso. Si apprezzino le piccole gioie perché nel dolore il ricordo di esse leniranno la sofferenza, sarà spiraglio di speranza pensando al futuro, quando tutto sarà passato.
Lei ha letto, e poi esclamato... è proprio ' na pagina di Bibbia. Sai quando prendi il libro, e come ti suggeriscono di fare, lo apri a caso? Trovi sempre la parola giusta, quella che fa per Te. Perché è "benedetta". Tu ci porti ' sti biglietti, come fossero appunto benedetti.
Mi sono commossa. Mi capita spesso quando mi si parla così. E stavo andando via, quando mi sono sentita chiamare come faceva solo mia madre, con un diminutivo che era pure un nomignolo. Mi sono fermata sulla soglia, in quel momento il ricordo mi teneva compagnia. Mentre l'uomo, suo marito da mezzo secolo, mi salutava con la mano, ripetendo quel diminutivo che era pure un nomignolo.
Le parole restano parole in tempi "normali", lasciano il tempo che trovano, spesso vengono scordate. Ma quando la Vita pone il freno ed obbliga a guardare fisso davanti a sé, diventano fardello pesante se "mal dette", e tesoro se arricchite di spiccioli di speranza.
Attirano quei fiocchi colorati, incuriosiscono pure, e quando invito a prenderne uno il sorriso non manca. Si torna alla curiosità da bambini, quando si indugiava davanti ad un vassoio di dolci nell'imbarazzo della scelta. Poi magari ci si trova in mano il primo che capita, e non quello che si era pensato. E' il caso, un segno del destino... ciò che in quel momento occorre sentirsi dire, per superare il momento stesso.
E Lei, moglie da mezzo secolo di quell'uomo che faceva una trasfusione, ha preso dal mio cestino un fiocco giallo, che per la grandezza del biglietto pareva avesse molto da dire, o raccontare, forse insegnare. Dipende dalla disposizione d'animo di Chi legge, è sempre così. Ha poi dispiegato per intero quel rotolino e ha letto ad alta voce, e si parlava della gioia e del dolore che della Vita sono le due facce, e come sia importante dare loro il giusto valore perché solo così acquistano senso. Si apprezzino le piccole gioie perché nel dolore il ricordo di esse leniranno la sofferenza, sarà spiraglio di speranza pensando al futuro, quando tutto sarà passato.
Lei ha letto, e poi esclamato... è proprio ' na pagina di Bibbia. Sai quando prendi il libro, e come ti suggeriscono di fare, lo apri a caso? Trovi sempre la parola giusta, quella che fa per Te. Perché è "benedetta". Tu ci porti ' sti biglietti, come fossero appunto benedetti.
Mi sono commossa. Mi capita spesso quando mi si parla così. E stavo andando via, quando mi sono sentita chiamare come faceva solo mia madre, con un diminutivo che era pure un nomignolo. Mi sono fermata sulla soglia, in quel momento il ricordo mi teneva compagnia. Mentre l'uomo, suo marito da mezzo secolo, mi salutava con la mano, ripetendo quel diminutivo che era pure un nomignolo.
"che sia benedetta, per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta... ", la canzone di Fiorella Mannoia mi è venuta in mente, con la parola Benedetta. Grazie Mary per quello che mi fai provare con i tuoi racconti. Buona domenica.
RispondiEliminaCiao, Ale... un grande, fortissimo abbraccio tutto per Te.
EliminaMary