Emoticon heart
Col tempo si recupera un po' ma qualcosa resta ed è inevitabile. Perché la prima grande forzatura la fa la malattia stessa che apre il varco alla suscettibilità e al frequente cambiamento di umore, senza contare l'ansia e la paura.
Si diventa vulnerabili al massimo, con l'animo che si fa sensibile al suono di una parola, sottile come carta velina che si lacera al semplice tocco.
Col tempo ti abitui all'idea e ti fai più forte quel tanto che basta per ritrovare equilibrio e reinserirti nel mondo dei cosiddetti "sani". Ma quante remore ancora, e quanti ricordi di cui, a tratti provi addirittura vergogna.
Ricordo all'inizio, il giorno prima di cominciare la neo-adiuvante... ero terrorizzata. Litigai furiosamente con mio padre, che tra l'altro era malato anche Lui, perché voleva impormi di consultare più medici. E quello stesso giorno, sempre in preda ad un impeto che non mi riconoscevo, diedi una gomitata a mia sorella. Poi dissi, urlando... la vita è mia e non mi voglio curare più. Seguirono pentimento e lacrime e tanta debolezza. Scusa... scusate tutti, avrei voluto dire, perché in Cuor mio questo provavo, ma le parole morivano in gola. E ancora solo lacrime e tanta debolezza.
Tanti anni prima fui vicina alla mamma di mio marito...
L'aveva colpita un carcinoma ovarico, era ad uno stadio molto avanzato e non fu possibile l'intervento... poteva contare solo su di me.
Per tutto il percorso soffrì di nausea costante ed inappetenza, aveva voglie continue e rapidamente mutevoli. Era diventata capricciosa.
Una volta mi chiese di cucinare per lei riso e lenticchie, naturalmente mi precipitai ad esaudire questo suo desiderio, ma cucinai a modo mio, ovvero aggiunsi una foglia di alloro e poi condii con olio crudo. Apriti Cielo... me ne disse di tutti i colori, la cosa più gentile fu che non sapevo cucinare. Non reagii ovviamente, ma lei si fece cupa e con gli occhi umidi...
Scusa... diceva con lo sguardo, e poi si prese la testa tra le mani.
Quando la malattia colpì me, ho ricordato spesso questo episodio, e ancora non lo dimentico.
Ci sono situazioni e momenti così particolari che coltivare risentimenti non ha senso... ed è la consapevolezza che porta a scusare se stessi e gli Altri. Non esistono azioni scorrette in assoluto, molte sono percepite come tali, e perdonare si può se inquadrate nelle mutevoli vicende dell'esistenza.
Si diventa vulnerabili al massimo, con l'animo che si fa sensibile al suono di una parola, sottile come carta velina che si lacera al semplice tocco.
Col tempo ti abitui all'idea e ti fai più forte quel tanto che basta per ritrovare equilibrio e reinserirti nel mondo dei cosiddetti "sani". Ma quante remore ancora, e quanti ricordi di cui, a tratti provi addirittura vergogna.
Ricordo all'inizio, il giorno prima di cominciare la neo-adiuvante... ero terrorizzata. Litigai furiosamente con mio padre, che tra l'altro era malato anche Lui, perché voleva impormi di consultare più medici. E quello stesso giorno, sempre in preda ad un impeto che non mi riconoscevo, diedi una gomitata a mia sorella. Poi dissi, urlando... la vita è mia e non mi voglio curare più. Seguirono pentimento e lacrime e tanta debolezza. Scusa... scusate tutti, avrei voluto dire, perché in Cuor mio questo provavo, ma le parole morivano in gola. E ancora solo lacrime e tanta debolezza.
Tanti anni prima fui vicina alla mamma di mio marito...
L'aveva colpita un carcinoma ovarico, era ad uno stadio molto avanzato e non fu possibile l'intervento... poteva contare solo su di me.
Per tutto il percorso soffrì di nausea costante ed inappetenza, aveva voglie continue e rapidamente mutevoli. Era diventata capricciosa.
Una volta mi chiese di cucinare per lei riso e lenticchie, naturalmente mi precipitai ad esaudire questo suo desiderio, ma cucinai a modo mio, ovvero aggiunsi una foglia di alloro e poi condii con olio crudo. Apriti Cielo... me ne disse di tutti i colori, la cosa più gentile fu che non sapevo cucinare. Non reagii ovviamente, ma lei si fece cupa e con gli occhi umidi...
Scusa... diceva con lo sguardo, e poi si prese la testa tra le mani.
Quando la malattia colpì me, ho ricordato spesso questo episodio, e ancora non lo dimentico.
Ci sono situazioni e momenti così particolari che coltivare risentimenti non ha senso... ed è la consapevolezza che porta a scusare se stessi e gli Altri. Non esistono azioni scorrette in assoluto, molte sono percepite come tali, e perdonare si può se inquadrate nelle mutevoli vicende dell'esistenza.
La rabbia è normale, quando scaturisce dalla paura. Non ci si deve sentire colpevoli per questo, un abbraccio
RispondiEliminaColpevoli, no... cara Paola ma di quella rabbia e del senso di miseria provati un tempo, poi si ha pudore.
RispondiEliminaUn caro saluto.
Mary