Cerca di passare buone feste... cerca.
L'avevo salutata così, mentre mi rendevo conto di essere in ritardo pauroso, per giunta non avevo con me il cellulare e mio marito non avrebbe potuto allertarmi quelle 3 o 4 volte, come sempre fa mentre paziente mi aspetta in auto.
In fretta giù per le scale... di corsa lungo il corridoio, fino all'uscita. Pioveva a dirotto, ed io riparata da uno striminzito ombrellino da borsetta e incurante di ogni pozzanghera, mi dirigevo verso l'uscita. Da lontano ho scorto una nuca brizzolata nota che voltandosi ha rivelato un volto senza ombra di dubbi... e con una smorfia.
Scusa... e ho abbozzato un mezzo sorriso.
No, non può essere, TU non sei normale... è stata la risposta pacata a forza.
Ma... non ho guardato l'orologio.
Appunto, non sei normale...
Ed è finita lì, ormai abituato alla personalissima normalità della Sua compagna che sarei io, sereno comunque perché tanto sa che indietro non si torna... IO non torno indietro.
Ovviamente in ritardo su tutto, anche nel pranzo... ho mangiato pochissimo, come fossi già sazia. Non era una novità, col passar del tempo mi sto convincendo di un reale collegamento tra cuore e stomaco. L'esperienza in reparto mi riempie talmente a livello emotivo da non far sentire il più elementare stimolo per la sopravvivenza. Eppure non mi sento angosciata affatto, solo appagata e con la necessità di metabolizzare ciò che ho preso, o per meglio dire... "appreso". E spesso non finisce lì... avviene subito appresso qualcosa che sembra essere la naturale prosecuzione, perché si affianca per un confronto ed un ulteriore insegnamento.
Per non finire mai...
(continua...)
L'avevo salutata così, mentre mi rendevo conto di essere in ritardo pauroso, per giunta non avevo con me il cellulare e mio marito non avrebbe potuto allertarmi quelle 3 o 4 volte, come sempre fa mentre paziente mi aspetta in auto.
In fretta giù per le scale... di corsa lungo il corridoio, fino all'uscita. Pioveva a dirotto, ed io riparata da uno striminzito ombrellino da borsetta e incurante di ogni pozzanghera, mi dirigevo verso l'uscita. Da lontano ho scorto una nuca brizzolata nota che voltandosi ha rivelato un volto senza ombra di dubbi... e con una smorfia.
Scusa... e ho abbozzato un mezzo sorriso.
No, non può essere, TU non sei normale... è stata la risposta pacata a forza.
Ma... non ho guardato l'orologio.
Appunto, non sei normale...
Ed è finita lì, ormai abituato alla personalissima normalità della Sua compagna che sarei io, sereno comunque perché tanto sa che indietro non si torna... IO non torno indietro.
Ovviamente in ritardo su tutto, anche nel pranzo... ho mangiato pochissimo, come fossi già sazia. Non era una novità, col passar del tempo mi sto convincendo di un reale collegamento tra cuore e stomaco. L'esperienza in reparto mi riempie talmente a livello emotivo da non far sentire il più elementare stimolo per la sopravvivenza. Eppure non mi sento angosciata affatto, solo appagata e con la necessità di metabolizzare ciò che ho preso, o per meglio dire... "appreso". E spesso non finisce lì... avviene subito appresso qualcosa che sembra essere la naturale prosecuzione, perché si affianca per un confronto ed un ulteriore insegnamento.
Per non finire mai...
(continua...)
Bellissima storia,brava Mary!!!
RispondiEliminaGrazie, Olga... buona serata e un abbraccio di vero Cuore.
EliminaMary