Ieri dicevo... sul lungomare mentre tornavamo all'auto, ha catturato la Nostra attenzione un gruppo di anatre che nuotavano raccolte nell'ampio bacino di acqua salmastra. Evidentemente anche loro avevano notato Noi, perché all'improvviso sono venute fuori come alla vista di un miraggio, perché abituate a recuperare sempre qualche briciola da Chi le osserva con tanta insistenza. Stavolta purtroppo per loro è andata male per quel verso, però è stata l'opportunità per cercare riparo tra i sassi sull'arenile prima che il tempo si guastasse del tutto.
Le guardavo attentamente, ne sono rimasta incantata. Si muovevano tutte insieme, prima in fila indiana, poi in una specie di girotondo, una beccava l'altra che rompeva la fila e alla fine allineate di fronte al mare. Tutte a guardare nella medesima direzione. Questo si, che è "fare gruppo", ho pensato, dovremmo prendere esempio dagli animali, come è pure guardare api e formiche intente all'opera, sempre insieme, sempre compatte, senza mai perdere di vista l'obiettivo. E per Noi, esseri dall'intelligenza superiore, consapevoli delle proprie scelte? Avviene lo stesso quando proponiamo di aggregarci?
Una domanda precisa...
Che senso di appartenenza ha ciascun componente di un gruppo?
Premettiamo che uno dei traguardi è il raggiungimento del giusto equilibrio tra indipendenza e appartenenza ad un gruppo. Vivere in gruppo in modo sano non è un compito semplice ed è fondamentale perché nel soggetto si formi l’identità sociale. L’Io come individualità cresce così in parallelo con un "Noi" variegato.
L’adesione al piccolo gruppo è una delle forme di socialità più comuni per l’essere umano. Il piccolo gruppo è numericamente ridotto, ma è costituito da persone che sono legate da un qualche vincolo di appartenenza. Il raggiungimento di un obiettivo o un destino comune, e in questo caso sono le vicende personali e le relazioni interpersonali ad essere talmente significative da cementare il gruppo.
Ad esempio per quanto riguarda il Nostro gruppo di auto mutuo aiuto, tanto particolare perché considerato "gruppo di frontiera", l'interdipendenza del compito e quella del destino comune si unificano in quella sola della "reciprocità". Persone che condividendo un percorso comune, un vissuto di dolore si prefiggono di arrivare comunque ad un traguardo nel migliore modo possibile.
Per questo dovrebbero essere partecipi Tutti Insieme a qualsiasi momento, difficile o gioioso del singolo. E quel singolo di rimando, sentirsi "uno del Tutto". Alla fine risulta basilare il concetto che è pure l'ideale di solidarietà tra i singoli componenti.
Credo sia opportuno prendersi cura del singolo nel singolo momento che necessita. Non è un gioco di parole e mi spiego meglio facendo riferimento al concetto di "famiglia".
Capita che un componente, soprattutto uno dei figli attraversi un periodo poco felice per un motivo qualsiasi, in questo caso come ci si comporta? L'attenzione, le cure, ogni energia saranno concentrate perché passi il momento e il soggetto non si senta solo e in un certo senso, abbandonato.
In un gruppo di mutuo-aiuto dovrebbe essere altrettanto. Stare accanto alla "creatura", soccorrerla nel bisogno. Camminare insieme "sotto la pioggia" perché il conforto sia proprio nel toccare la mano dell'altro e sentirla fradicia della stessa acqua.
Le guardavo attentamente, ne sono rimasta incantata. Si muovevano tutte insieme, prima in fila indiana, poi in una specie di girotondo, una beccava l'altra che rompeva la fila e alla fine allineate di fronte al mare. Tutte a guardare nella medesima direzione. Questo si, che è "fare gruppo", ho pensato, dovremmo prendere esempio dagli animali, come è pure guardare api e formiche intente all'opera, sempre insieme, sempre compatte, senza mai perdere di vista l'obiettivo. E per Noi, esseri dall'intelligenza superiore, consapevoli delle proprie scelte? Avviene lo stesso quando proponiamo di aggregarci?
Una domanda precisa...
Che senso di appartenenza ha ciascun componente di un gruppo?
Premettiamo che uno dei traguardi è il raggiungimento del giusto equilibrio tra indipendenza e appartenenza ad un gruppo. Vivere in gruppo in modo sano non è un compito semplice ed è fondamentale perché nel soggetto si formi l’identità sociale. L’Io come individualità cresce così in parallelo con un "Noi" variegato.
L’adesione al piccolo gruppo è una delle forme di socialità più comuni per l’essere umano. Il piccolo gruppo è numericamente ridotto, ma è costituito da persone che sono legate da un qualche vincolo di appartenenza. Il raggiungimento di un obiettivo o un destino comune, e in questo caso sono le vicende personali e le relazioni interpersonali ad essere talmente significative da cementare il gruppo.
Ad esempio per quanto riguarda il Nostro gruppo di auto mutuo aiuto, tanto particolare perché considerato "gruppo di frontiera", l'interdipendenza del compito e quella del destino comune si unificano in quella sola della "reciprocità". Persone che condividendo un percorso comune, un vissuto di dolore si prefiggono di arrivare comunque ad un traguardo nel migliore modo possibile.
Per questo dovrebbero essere partecipi Tutti Insieme a qualsiasi momento, difficile o gioioso del singolo. E quel singolo di rimando, sentirsi "uno del Tutto". Alla fine risulta basilare il concetto che è pure l'ideale di solidarietà tra i singoli componenti.
Credo sia opportuno prendersi cura del singolo nel singolo momento che necessita. Non è un gioco di parole e mi spiego meglio facendo riferimento al concetto di "famiglia".
Capita che un componente, soprattutto uno dei figli attraversi un periodo poco felice per un motivo qualsiasi, in questo caso come ci si comporta? L'attenzione, le cure, ogni energia saranno concentrate perché passi il momento e il soggetto non si senta solo e in un certo senso, abbandonato.
In un gruppo di mutuo-aiuto dovrebbe essere altrettanto. Stare accanto alla "creatura", soccorrerla nel bisogno. Camminare insieme "sotto la pioggia" perché il conforto sia proprio nel toccare la mano dell'altro e sentirla fradicia della stessa acqua.
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