... che manco è il mio preferito, eppure non vedo l'ora di indossarlo. Perché mi riporta a Lei, al Suo ricordo antico.
Ho trascorso gran parte di questi ultimi giorni praticamente da sola. Capita, quando i figli sono grandi e prendono la loro strada, e d'altra parte non vuoi stare col fiato sul collo di nessuno, marito compreso. Così nei giorni che non sono in ospedale mi ritrovo a fare cento pensieri e a ricavarne altrettante riflessioni, che si concludono sempre con... va bene così, sono comunque contenta di quel che sono. Ora. Anzi è come se fossi da sette anni in qua.
Ciò che era motivo di cruccio e turbamento non è più, e forse proprio nulla più mi cruccia e mi tormenta.
Bella affermazione è venuta fuori, al solito estemporanea. E' quasi da farne un "mantra". Ci penserò.
Però, ad essere sincera, ogni rinnovata consapevolezza nasconde dietro una "scoperta". Dico davvero. Come trovare all'improvviso, e senza esplicita volontà, qualcosa che avevo nascosto perché il tempo facesse il suo corso. Perché dimenticassi o fosse mitigata una certa sofferenza.
Al solito, quando devo fare ordine "dentro" e fuori, spulciavo nell'armadio, scartavo e riponevo. Poi... all'improvviso salta fuori, ma è improprio dirlo perché era appesa ad una gruccia, una camicetta gialla. Non mia, ma di mia madre. Con un maglioncino a righe ed un plaid di pile, erano le uniche cose appartenute a Lei che avevo preso dalla Nostra casa. Subito avevo conservato tutto nel posto più sicuro... al sicuro da chi e perché, non so. Comunque quella camicetta gialla era appesa nel mio armadio, come era finita lì, non so neanche questo.
L'ho presa, sfilata dalla gruccia, ad uno ad uno ho levato i bottoni dalle loro asole. Venivano via da soli. D'impulso ho voluto provarla, magari mi stava pure. Anche se il giallo è un colore che non mi piace. Però... dai, è solo una prova. Un guardarsi allo specchio per vedere... o rivedere? Chissà...
Così l'ho indossata ad occhi chiusi e poi mi sono guardata. E mi sono rivista con quel che avevo nascosto. In me tornata la dolce somiglianza amata.
E cruccio non è più, e la sofferenza mitigata.
Ho trascorso gran parte di questi ultimi giorni praticamente da sola. Capita, quando i figli sono grandi e prendono la loro strada, e d'altra parte non vuoi stare col fiato sul collo di nessuno, marito compreso. Così nei giorni che non sono in ospedale mi ritrovo a fare cento pensieri e a ricavarne altrettante riflessioni, che si concludono sempre con... va bene così, sono comunque contenta di quel che sono. Ora. Anzi è come se fossi da sette anni in qua.
Ciò che era motivo di cruccio e turbamento non è più, e forse proprio nulla più mi cruccia e mi tormenta.
Bella affermazione è venuta fuori, al solito estemporanea. E' quasi da farne un "mantra". Ci penserò.
Però, ad essere sincera, ogni rinnovata consapevolezza nasconde dietro una "scoperta". Dico davvero. Come trovare all'improvviso, e senza esplicita volontà, qualcosa che avevo nascosto perché il tempo facesse il suo corso. Perché dimenticassi o fosse mitigata una certa sofferenza.
Al solito, quando devo fare ordine "dentro" e fuori, spulciavo nell'armadio, scartavo e riponevo. Poi... all'improvviso salta fuori, ma è improprio dirlo perché era appesa ad una gruccia, una camicetta gialla. Non mia, ma di mia madre. Con un maglioncino a righe ed un plaid di pile, erano le uniche cose appartenute a Lei che avevo preso dalla Nostra casa. Subito avevo conservato tutto nel posto più sicuro... al sicuro da chi e perché, non so. Comunque quella camicetta gialla era appesa nel mio armadio, come era finita lì, non so neanche questo.
L'ho presa, sfilata dalla gruccia, ad uno ad uno ho levato i bottoni dalle loro asole. Venivano via da soli. D'impulso ho voluto provarla, magari mi stava pure. Anche se il giallo è un colore che non mi piace. Però... dai, è solo una prova. Un guardarsi allo specchio per vedere... o rivedere? Chissà...
Così l'ho indossata ad occhi chiusi e poi mi sono guardata. E mi sono rivista con quel che avevo nascosto. In me tornata la dolce somiglianza amata.
E cruccio non è più, e la sofferenza mitigata.
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