Ogni giornata vissuta nella sua pienezza è fatta di esperienze. Così quando volge alla naturale conclusione è quasi istintivo, spontaneo un pensiero che ne riassuma il contenuto e resti a memoria, quale insegnamento.
Il tragitto di parole sofferte è da Cuore a Cuore. Solo per il Dolore.
Così ho scritto stasera, prima di cominciare qui, seduta nel silenzio della notte che avanza.
Le parole sofferte sono quelle che non vorresti pronunciare, poi succede il contrario e il risultato è che fanno male prima a Te stesso. Nel loro percorso lineare, diretto non risparmiano nessuno perché nascono da un Cuore ferito e partono per ferirne un altro. Oppure da uno compassionevole che vorrebbe portare sollievo e conforto, ma non ne ha completa facoltà. In entrambi i casi sono evidenti i limiti umani.
Parole esagerate, rovesciate addosso per liberarsi di un peso. Parole trattenute a stento per sollevare da un peso, un'ansia nota che si vorrebbe cancellata del tutto.
E' strano poi quando le due cose capitano nello stesso giorno, quasi contemporaneamente. Inevitabile è sentirsi sdoppiati, non riconoscersi più. Sono quella che non si trattiene e va ad oltranza, pare incurante sia pur sofferente? O colei che per troppa cura soffre e si trattiene a stento?
Quanto dolore c'è dietro questi atteggiamenti, ma anche "durante" e "dopo" perché è violentata la propria natura, l'innata in ogni essere umano... l'esprimersi con parole "in piena" senza remore né fare del male. La "maschera tragica" a due facce è "ingombro" pesante da indossare, soprattutto dopo la dolorosa esperienza che un giorno ti vide dall'altra parte.
Il tragitto di parole sofferte è da Cuore a Cuore. Solo per il Dolore.
Così ho scritto stasera, prima di cominciare qui, seduta nel silenzio della notte che avanza.
Le parole sofferte sono quelle che non vorresti pronunciare, poi succede il contrario e il risultato è che fanno male prima a Te stesso. Nel loro percorso lineare, diretto non risparmiano nessuno perché nascono da un Cuore ferito e partono per ferirne un altro. Oppure da uno compassionevole che vorrebbe portare sollievo e conforto, ma non ne ha completa facoltà. In entrambi i casi sono evidenti i limiti umani.
Parole esagerate, rovesciate addosso per liberarsi di un peso. Parole trattenute a stento per sollevare da un peso, un'ansia nota che si vorrebbe cancellata del tutto.
E' strano poi quando le due cose capitano nello stesso giorno, quasi contemporaneamente. Inevitabile è sentirsi sdoppiati, non riconoscersi più. Sono quella che non si trattiene e va ad oltranza, pare incurante sia pur sofferente? O colei che per troppa cura soffre e si trattiene a stento?
Quanto dolore c'è dietro questi atteggiamenti, ma anche "durante" e "dopo" perché è violentata la propria natura, l'innata in ogni essere umano... l'esprimersi con parole "in piena" senza remore né fare del male. La "maschera tragica" a due facce è "ingombro" pesante da indossare, soprattutto dopo la dolorosa esperienza che un giorno ti vide dall'altra parte.
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