Sai a che pensavo stasera quando tante cose, nemmeno pensieri, si accavallavano in mente?
Pensavo ad un periodo, proprio questi giorni che precedono l' "importante anniversario", e alle "occasioni mancate". Quelle in generale che possono riguardare Tutti, e alle mie particolari prima dell'evento. Già, perché poi me ne sono guardata bene, sono stata accorta a non saltarne una, altrimenti serena non avrei mai potuto essere.
Sai quale fu il mio primo pensiero subito dopo aver realizzato che cosa mi stava succedendo sei anni fa?
Nell'immediato sentii che non ce l'avrei fatta, quindi cercai in mente, tra i ricordi più o meno recenti, qualche "conto in sospeso", questione non risolta, screzio non archiviato in buona pace. Chissà... temevo di finire all'inferno?
In verità credo da sempre poco a questa cosa, al Paradiso e Purgatorio e Inferno come luoghi. Ho avuto presto una visione ampia e matura di quel che sarà. Del resto se l'Anima è simile ad afflato divino, spirito senza materia, come potrebbe collocarsi in uno spazio definito?
Perciò allora ciò che temevo era di non poter vivere in pace un momento di grande paura e dolore. Sentii il bisogno del perdono. Da donare a me e poi... concedere. Da concedermi e poi... donare.
Un dono dalla reciprocità perfetta.
La diagnosi mi arrivò in tempo di Quaresima, manco a farlo apposta, e fu per me tempo duro e forte.
Ricordo quella IV domenica... ero ricoverata in ospedale in attesa che decidessero il da farsi. Scesi con le mie compagne di stanza nella cappella per la Santa Messa. Ero frastornata, impaurita e stanca per tanti pensieri ed emozioni contrastanti, e un latente senso di colpa che non sapevo individuare né localizzare in un momento preciso della mia esistenza.
Quando fu il momento del Vangelo, alla lettura della parabola del figliol prodigo mi sentii profondamente toccata da quelle parole. Anche io in un momento di grande vulnerabilità, ero nella casa del Padre, ai suoi piedi per chiedere pietà, conforto e aiuto ed Egli mi accoglieva a braccia aperte. Mi sentivo serena, presa com'ero da una grande sensazione di dolcezza e di fiducia in Dio che mi era accanto e mi aiutava.
Non c'è vita senza morte ed io morivo a tutto ciò che di me era stato precedentemente per poter vivere in maniera rinnovata dopo che tutto fosse passato.
Prima la mia vita era stata un insieme di occasioni mancate per mia unica responsabilità. Pigrizia, scarsa autostima... timore di mettersi in gioco.
Ora mi veniva offerta una seconda possibilità, tornare indietro e ricominciare. Non sapevo per quanto tempo, ma ero certa che glielo dovevo. A Lui che tendeva una mano perché mi rialzassi. Finalmente e per sempre.
Pensavo ad un periodo, proprio questi giorni che precedono l' "importante anniversario", e alle "occasioni mancate". Quelle in generale che possono riguardare Tutti, e alle mie particolari prima dell'evento. Già, perché poi me ne sono guardata bene, sono stata accorta a non saltarne una, altrimenti serena non avrei mai potuto essere.
Sai quale fu il mio primo pensiero subito dopo aver realizzato che cosa mi stava succedendo sei anni fa?
Nell'immediato sentii che non ce l'avrei fatta, quindi cercai in mente, tra i ricordi più o meno recenti, qualche "conto in sospeso", questione non risolta, screzio non archiviato in buona pace. Chissà... temevo di finire all'inferno?
In verità credo da sempre poco a questa cosa, al Paradiso e Purgatorio e Inferno come luoghi. Ho avuto presto una visione ampia e matura di quel che sarà. Del resto se l'Anima è simile ad afflato divino, spirito senza materia, come potrebbe collocarsi in uno spazio definito?
Perciò allora ciò che temevo era di non poter vivere in pace un momento di grande paura e dolore. Sentii il bisogno del perdono. Da donare a me e poi... concedere. Da concedermi e poi... donare.
Un dono dalla reciprocità perfetta.
La diagnosi mi arrivò in tempo di Quaresima, manco a farlo apposta, e fu per me tempo duro e forte.
Ricordo quella IV domenica... ero ricoverata in ospedale in attesa che decidessero il da farsi. Scesi con le mie compagne di stanza nella cappella per la Santa Messa. Ero frastornata, impaurita e stanca per tanti pensieri ed emozioni contrastanti, e un latente senso di colpa che non sapevo individuare né localizzare in un momento preciso della mia esistenza.
Quando fu il momento del Vangelo, alla lettura della parabola del figliol prodigo mi sentii profondamente toccata da quelle parole. Anche io in un momento di grande vulnerabilità, ero nella casa del Padre, ai suoi piedi per chiedere pietà, conforto e aiuto ed Egli mi accoglieva a braccia aperte. Mi sentivo serena, presa com'ero da una grande sensazione di dolcezza e di fiducia in Dio che mi era accanto e mi aiutava.
Non c'è vita senza morte ed io morivo a tutto ciò che di me era stato precedentemente per poter vivere in maniera rinnovata dopo che tutto fosse passato.
Prima la mia vita era stata un insieme di occasioni mancate per mia unica responsabilità. Pigrizia, scarsa autostima... timore di mettersi in gioco.
Ora mi veniva offerta una seconda possibilità, tornare indietro e ricominciare. Non sapevo per quanto tempo, ma ero certa che glielo dovevo. A Lui che tendeva una mano perché mi rialzassi. Finalmente e per sempre.
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