Emoticon heart
Sofferenza più importante e grave di un'altra non esiste. Me ne sto rendendo conto in questo seguito di vita che se pur breve sarà rispetto alla precedente, avrà raggiunto intensità e spessore di tutta quanta messa insieme. E proprio per le riflessioni cui mi portano le esperienze di dolore vissute in empatia.
La quotidianità in reparto mi vede "sorridente" sempre ma non sempre con la stessa facilità.
Mi predispongo comunque all'Ascolto per essere accolta anche nel silenzio, perché occorre tener conto che nella maggioranza dei casi Chi è di fronte vive un momento di angoscia e profondo disinteresse per ciò che lo circonda, e si arrovella nel cercare in se stesso risposte che non arrivano.
A questo punto sarà pure inutile tentare di fornirne almeno qualcuna, perché nessuna potrà essere esauriente, e poi a volte manco servono le parole e basterà una presenza silenziosa che comunque rassicura.
Silenzio o parola giusta al momento giusto? Resta un compito di una difficoltà inaudita, in quanto non esistono regole precise, le differenze culturali e di personalità possono incidere e così ciò che può fare star meglio una persona malata non è affatto di aiuto per un'altra. Senza contare le "fluttuazioni" degli stati d'animo per ogni giorno che arriva. O l'alternarsi delle vicende e le speranze logicamente disilluse, e anche fatti nuovi che arrivano a sconvolgere già il non immaginabile.
Una signora in terapia stamane ha sorriso a malapena, rifiutando l'invito delle volontarie per il make up, ha sorriso e pianto insieme perché da appena una settimana ha perso il compagno di una vita, per giunta a causa dello stesso tumore. Quale altra pena potrebbe superare questa?
Eppure ci sono altri dolori, grandi sofferenze fisiche, psicologiche e morali degne di uguale considerazione. Pensiamo a tutte le malattie croniche, degenerative, debilitanti per alcune delle quali non esiste alcuna cura, nemmeno i tentativi.
Pensiamo a quelle mamme che vivono il "dolore contro natura" della perdita di un figlio, a Chi vive nella solitudine assoluta la malattia e dà volto ad ogni fantasma che l'accompagna.
Non c'è da stabilire livello o grado per la sofferenza... è per Chi la vive, la "summa" dei dolori, all'apice di tutte le sensazioni.
Non c'è "podio" per il Dolore, che resterà unico, difficile, nell'immediato devastante, ma troverà sempre risoluzione nel benefico trascorrere del tempo.
La quotidianità in reparto mi vede "sorridente" sempre ma non sempre con la stessa facilità.
Mi predispongo comunque all'Ascolto per essere accolta anche nel silenzio, perché occorre tener conto che nella maggioranza dei casi Chi è di fronte vive un momento di angoscia e profondo disinteresse per ciò che lo circonda, e si arrovella nel cercare in se stesso risposte che non arrivano.
A questo punto sarà pure inutile tentare di fornirne almeno qualcuna, perché nessuna potrà essere esauriente, e poi a volte manco servono le parole e basterà una presenza silenziosa che comunque rassicura.
Silenzio o parola giusta al momento giusto? Resta un compito di una difficoltà inaudita, in quanto non esistono regole precise, le differenze culturali e di personalità possono incidere e così ciò che può fare star meglio una persona malata non è affatto di aiuto per un'altra. Senza contare le "fluttuazioni" degli stati d'animo per ogni giorno che arriva. O l'alternarsi delle vicende e le speranze logicamente disilluse, e anche fatti nuovi che arrivano a sconvolgere già il non immaginabile.
Una signora in terapia stamane ha sorriso a malapena, rifiutando l'invito delle volontarie per il make up, ha sorriso e pianto insieme perché da appena una settimana ha perso il compagno di una vita, per giunta a causa dello stesso tumore. Quale altra pena potrebbe superare questa?
Eppure ci sono altri dolori, grandi sofferenze fisiche, psicologiche e morali degne di uguale considerazione. Pensiamo a tutte le malattie croniche, degenerative, debilitanti per alcune delle quali non esiste alcuna cura, nemmeno i tentativi.
Pensiamo a quelle mamme che vivono il "dolore contro natura" della perdita di un figlio, a Chi vive nella solitudine assoluta la malattia e dà volto ad ogni fantasma che l'accompagna.
Non c'è da stabilire livello o grado per la sofferenza... è per Chi la vive, la "summa" dei dolori, all'apice di tutte le sensazioni.
Non c'è "podio" per il Dolore, che resterà unico, difficile, nell'immediato devastante, ma troverà sempre risoluzione nel benefico trascorrere del tempo.
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