lunedì 21 marzo 2016

NULLA SI PUO'... dedicato a Teresa M.

Emoticon heart

Si è staccata dal gruppo, si è fermata anche se non voleva perché non ce la faceva più. Forse non poteva essere diversamente. Ogni tanto però... ne sono certa... guarda indietro, comunque tanta è la strada che ha percorso e questo la consola, riprenderà il suo cammino quando avrà riposato.
E il resto del gruppo cosa fa? Qualcuno si sofferma a guardarla, ma non più di tanto perché pensa alla sua di strada, altri non si accorgono proprio di ciò che è successo, sono troppo presi dall'incubo del loro passato, ne hanno vissute tante... meglio non pensarci e tirarsi su, la vita è così breve. Pochi si fermano con lei, solo per un po' ma intensamente, vorrebbero bloccare il tempo che corre via senza riguardo ma poi riprendono ad andare con un vago senso di colpa.
"Pensavo vi foste dimenticate di me", ma come si può, sarebbe come dimenticare se stessi, tale è il legame che si crea in situazioni come questa, forse è la paura di constatare fino a che punto può arrivare la vita che stende un velo sulla coscienza, fa chiudere gli occhi e riaprendoli dà l'impressione che dopo tutto non è successo niente perché non riguarda te e tutto continua.
Come lo scorrere inarrestabile dell'acqua di una cascata, il sorgere e il tramontare del sole, la nascita e l'appassirsi di un fiore, la violetta, che perde così il profumo ma rimane umile e modesta nel ricordo.
Non abbandonerà quei figli il ricordo di una mamma forte, fortissima che si è lasciata andare per non essere un fardello troppo pesante quando il corpo ha esaurito ogni energia. Loro avrebbero voluto trattenerla, impedire alla Morte di portarla via... purtroppo la Nostra volontà nulla può in confronto a quella ancor più grande di Chi tutto può...

STORIA DI UNA MADRE
Una madre sedeva accanto al suo bambino, era molto triste e temeva che morisse.
Bussarono alla porta ed entrò una vecchietta che cercava un po' di ristoro, perché fuori tutto era coperto di neve e di ghiaccio e il vento soffiava da tagliare il viso.
«Credi che lo perderò?» chiese. «Il Signore non vorrà togliermelo!»
La vecchia che era la morte in persona, fece un cenno molto strano che poteva significare si o no. La madre abbassò lo sguardo e le lacrime le scorsero lungo il viso, la testa le si appesantì, e si assopì, ma solo per un istante, poi sussultò, con un brivido di freddo. «Che è successo?», esclamò guardando da ogni parte. La vecchia se n’era andata, e anche il suo bambino era sparito.
La povera madre si precipitò fuori casa chiamando il suo bambino.
Là fuori, nella neve, si trovava una donna con un lungo abito nero che le disse, «La morte è stata a casa tua, l’ho vista uscire di corsa col tuo bambino. Va più veloce del vento e non riporta mai quello che ha preso».
«Dimmi da che parte è andata», implorò la madre.
Ma la donna rimase muta e immobile, e la madre, torcendosi le mani, pianse. Infine le disse, «Vai a destra e inoltrati nel buio bosco di abeti, lì ho visto dirigersi la morte col tuo bambino».
Nel bosco le strade si incrociavano e la povera donna non seppe più da che parte andare. Vide un rovo, senza più fiori né foglie...
«Hai forse visto passare la morte e il mio bambino?»
«Sì» rispose il rovo «ma non ti dirò da che parte sono andati se non mi riscalderai sul tuo cuore. Sto morendo di freddo e sono tutto gelato».
E lei strinse forte al petto il rovo, affinché questo si riscaldasse, le spine le penetrarono nella carne e da lì sgorgarono grosse gocce di sangue, ma al rovo spuntarono in quella gelida notte invernale nuove foglioline verdi e sbocciarono fiori. Il rovo le indicò poi la strada.
Lei giunse a un grande lago, che non era gelato tanto da poterla reggere, ma neppure era tanto basso che potesse attraversarlo a guado. Allora si chinò per bere tutta l’acqua del lago, non era una cosa possibile per un essere umano, ma poteva sempre avvenire un miracolo.
«No, è impossibile!» le disse il lago «cerchiamo invece di metterci d’accordo. Io colleziono perle e i tuoi occhi sono le perle più lucenti che abbia mai visto. Se piangerai tanto da farli cadere dentro di me, ti porterò sull’altra riva, alla grande serra dove la morte abita e coltiva alberi e piante, ognuno di loro è una vita umana.»
«Oh, cosa non darei per raggiungere mio figlio!» esclamò la madre piangendo, e pianse finché gli occhi caddero nel lago trasformandosi in due perle preziose. Il lago allora la sollevò, e volò in un colpo solo fino all’altra riva.
«Dove posso trovare la morte, che s’è presa il mio bambino?», chiese la madre.
«Qui non è ancora arrivata» rispose la vecchia becchina che faceva la guardia alla grande serra della morte. «Io non lo conosco. Tu sai che ogni essere umano ha il suo albero della vita o il suo fiore, a seconda di come ciascuno è fatto. Apparentemente sono come le altre piante della natura, ma hanno un cuore che batte. Anche il cuore dei bambini batte. Forse saprai riconoscere quello di tuo figlio. Ma che cosa mi dai, perché ti dica che altro devi fare?»
«Non ho nulla da darti» disse la madre afflitta, rispose la donna, « Mi puoi dare i tuoi lunghi capelli neri. Avrai i miei capelli bianchi in cambio»
E così le diede i suoi bei capelli neri e ricevette quelli della vecchia, bianchi come la neve.
Entrarono nella grande serra della morte, dove fiori e piante crescevano mescolati in modo strano. C’erano grandi piante in vasi molto piccoli, che soffocavano e sembrava che stessero per spezzare il vaso, c’erano anche da molte parti piccoli fiori insignificanti piantati nella terra, circondati dal muschio, ben custoditi e curati. La madre afflitta si chinava sulle piante più piccole e ascoltava il loro cuore che batteva, e tra milioni di cuori riconobbe quello del suo bambino.
«È questo!» gridò, e tese la mano verso un piccolo croco azzurro, debolmente piegato da un lato.
«Non toccare il fiore!» gridò la vecchia «mettiti qui e quando la morte arriverà, e sarà qui tra poco, impediscile di strappare la pianta minacciando di strappare tutti gli altri fiori. Avrà paura, perché ne risponde davanti al Signore, e nessuno può sradicarli senza il suo permesso.»
Improvvisamente soffiò un’aria gelida per il salone e la madre cieca capì che la morte stava arrivando.
«Come hai fatto a arrivare fin qui?» le chiese «come hai potuto arrivare prima di me?»
«Sono una madre!» rispose lei.
E la morte tese la sua lunga mano verso quel fiorellino delicato, ma lei vi tenne sopra le mani sfiorandolo quasi e temendo di toccare uno solo dei suoi petali. Allora la morte soffiò su quelle mani, e lei sentì che era ben più fredda del vento gelato, e le sue mani ricaddero inerti.
«Tu non puoi nulla contro di me», disse la morte.
«Ma lo può il Signore!» rispose la madre.
«Io faccio ciò che Lui vuole», replicò la morte. «Io sono il suo giardiniere. Colgo tutte le sue piante e i suoi fiori e li ripianto nel grande giardino del paradiso, in una terra sconosciuta»
«Rendimi mio figlio!» supplicò la madre piangendo, e improvvisamente afferrò due bei fiori che si trovavano lì vicino e gridò alla morte: «Strapperò tutti i tuoi fiori! Sono disperata!».
«Non toccarli!» disse la morte. «Dici di essere infelice e ora vuoi rendere un’altra madre altrettanto infelice?»
«Un’altra madre?» chiese la povera donna, lasciando immediatamente i due fiori.
«Ecco i tuoi occhi, li ho ripescati dal lago» disse la morte, «Riprendili, ora vedrai meglio di prima. Guarda nel pozzo profondo qui vicino. Io chiamerò per nome i due fiori che tu volevi strappare, così potrai vedere il loro futuro».
La madre guardò nel pozzo. Era una gioia osservare come uno dei fiori diventasse una benedizione per il mondo, e quanta gioia e felicità si spandesse intorno a lui. Poi guardò la vita dell’altro fiore, ed era solo dolore e miseria, orrore e infelicità.
«Entrambi sono volontà di Dio, sappi che uno dei due fiori è quello di tuo figlio, hai visto il destino di tuo figlio, il suo futuro»
La madre gridò di terrore: «Quale dei due era mio figlio? Dimmelo! Salva mio figlio da tutta quella miseria! Portalo via, piuttosto! Portalo nel regno di Dio. Dimentica le mie lacrime, dimentica le mie preghiere e tutto quello che ho detto e fatto».
La madre si gettò in ginocchio e pregò il Signore, «Non ascoltarmi, se prego contro la tua volontà, che è la migliore».
E piegò il capo in grembo.
La morte se ne andò col bambino in quel paese sconosciuto.

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