Gli occhi li avevo chiusi anche ieri sera per addormentarmi, poi riaperti più volte durante la notte al pensiero che avremmo dovuto alzarci prima del solito e senza... energia.
Eh già, "storia di una sospensione annunciata", giusto il tempo per qualche legittima imprecazione prima di cominciare senza... energia elettrica.
Sarebbe mancata di buon mattino fino al primo pomeriggio, e Noi c'eravamo ben organizzati... doccia appena svegli, cancello e portone aperti, cappuccino e cornetto dal bar per colazione.
Nonostante ciò qualcosa di quel "sistema" di cui diciamo non essere più schiavi, è andato in tilt, e oggi è stata lo stesso una giornata strana, come vissuta in sogno... come non vissuta.
Stamattina al solito sono stata in ospedale con i miei Amici, tra "quelli che contano", poi con un'Amica cara che deve ritrovare la forza del suo splendido sorriso, e dopo ancora a casa e al telefono con mia figlia e pure con un'altra persona, che non volendo mi ha riportato ad una realtà non proprio rose e fiori, che solo in apparenza non mi appartiene. E sono tornati rimpianto e solitudine, e ricordi, di quelli che il pensar comune vuole cancellati.
Mi viene da dire che stavo meglio quando stavo peggio.
Ma perché l'essere umano si ricorda dell'altro solo quando è tragedia? Perché è costretto o per curiosità, poi chiude la porta dietro di sé e tutto è come prima... non lo riguarda.
Vero è che ognuno ha la Sua vita... ed allora se di nuovo fosse tragedia vorrei Tutti fuori dalla mia, a costo di una grande sofferenza.
Per trovarmi da sola a riflettere e riscattare qualche mia leggerezza ... per cadere e rialzarmi con la stessa facilità con cui ogni sera mi addormento per svegliarmi di nuovo al mattino.
L'ho letto da qualche parte e mi ha colpito perché in quelle poche parole non c'è soltanto la saggezza indiana ma un'intrinseca serenità, la comprensione del senso della Vita...
"Ogni notte, quando vado a letto, muoio. E l'indomani mattina, quando mi risveglio nasco di nuovo."
(Mahatma Gandhi)
... e così cade o almeno si ridimensiona il mito della Morte che non fa più paura.
Man mano che i miei pensieri trovano risposte, esco fuori dal sogno e mi pare sempre più reale questo giorno, anche se ormai alla fine.
Ecco che cosa mi è mancato oggi... isolarmi coi pensieri e dar loro voce. Le tensioni accumulate non giovano alla mente, la malattia mi ha insegnato a scaricarle gradatamente ma con costanza anche se con inevitabile sofferenza, ma allora si trattava di ME... ed era più semplice. Chiudere gli occhi e fare un salto a piè pari... oltre poteva esserci il vuoto o un soffice prato... l'aspettativa era la stessa.
Quando poi d'altro tipo è l'ansia e venuta meno la causa, si dissolve... Ti senti come svuotata... un sacco pieno per metà che a mala pena si regge dopo essere stato preso a calci.
Ancora una volta... di nuovo.
Possibile che solo in me sono rimasti certi ricordi?
Eh già, "storia di una sospensione annunciata", giusto il tempo per qualche legittima imprecazione prima di cominciare senza... energia elettrica.
Sarebbe mancata di buon mattino fino al primo pomeriggio, e Noi c'eravamo ben organizzati... doccia appena svegli, cancello e portone aperti, cappuccino e cornetto dal bar per colazione.
Nonostante ciò qualcosa di quel "sistema" di cui diciamo non essere più schiavi, è andato in tilt, e oggi è stata lo stesso una giornata strana, come vissuta in sogno... come non vissuta.
Stamattina al solito sono stata in ospedale con i miei Amici, tra "quelli che contano", poi con un'Amica cara che deve ritrovare la forza del suo splendido sorriso, e dopo ancora a casa e al telefono con mia figlia e pure con un'altra persona, che non volendo mi ha riportato ad una realtà non proprio rose e fiori, che solo in apparenza non mi appartiene. E sono tornati rimpianto e solitudine, e ricordi, di quelli che il pensar comune vuole cancellati.
Mi viene da dire che stavo meglio quando stavo peggio.
Ma perché l'essere umano si ricorda dell'altro solo quando è tragedia? Perché è costretto o per curiosità, poi chiude la porta dietro di sé e tutto è come prima... non lo riguarda.
Vero è che ognuno ha la Sua vita... ed allora se di nuovo fosse tragedia vorrei Tutti fuori dalla mia, a costo di una grande sofferenza.
Per trovarmi da sola a riflettere e riscattare qualche mia leggerezza ... per cadere e rialzarmi con la stessa facilità con cui ogni sera mi addormento per svegliarmi di nuovo al mattino.
L'ho letto da qualche parte e mi ha colpito perché in quelle poche parole non c'è soltanto la saggezza indiana ma un'intrinseca serenità, la comprensione del senso della Vita...
"Ogni notte, quando vado a letto, muoio. E l'indomani mattina, quando mi risveglio nasco di nuovo."
(Mahatma Gandhi)
... e così cade o almeno si ridimensiona il mito della Morte che non fa più paura.
Man mano che i miei pensieri trovano risposte, esco fuori dal sogno e mi pare sempre più reale questo giorno, anche se ormai alla fine.
Ecco che cosa mi è mancato oggi... isolarmi coi pensieri e dar loro voce. Le tensioni accumulate non giovano alla mente, la malattia mi ha insegnato a scaricarle gradatamente ma con costanza anche se con inevitabile sofferenza, ma allora si trattava di ME... ed era più semplice. Chiudere gli occhi e fare un salto a piè pari... oltre poteva esserci il vuoto o un soffice prato... l'aspettativa era la stessa.
Quando poi d'altro tipo è l'ansia e venuta meno la causa, si dissolve... Ti senti come svuotata... un sacco pieno per metà che a mala pena si regge dopo essere stato preso a calci.
Ancora una volta... di nuovo.
Possibile che solo in me sono rimasti certi ricordi?
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