Quel giorno era andato via con un mezzo saluto, anche perché io lo avevo "congedato" in malo modo. Dopo un paio d'ore era tornato, e in mano aveva una foto... dove l'aveva recuperata, non lo so. Nemmeno la ricordavo più.
Scherzosamente e con un pizzico di ironia, tutto fatto per sdrammatizzare e riportare equilibrio, si avvicina e mirando la foto, esclama... "Ma dove è finita la dolcezza che mi ha fatto di te innamorare?... "
A questo punto l'ho guardato al di sopra delle mie lenti da miope... e Lui poi ha replicato... "Beh, meno male... gli occhi sono sempre quelli, dolci da impazzire...", ho abbozzato prima un mezzo sorriso che subito dopo è diventato ampio, quasi una risata.
Non posso dargli torto, a volte non mi riconosco neppure io... poi ritorno in me, è vero... però intanto una "mezza delusione" l'ho data a Lui e a me.
E' che Noi, 048 non per vocazione, siamo imprevedibili, lunatici, in alcuni casi persino difficili da gestire, e questo a qualsiasi stadiazione di malattia. Durante o dopo, cambia poco... giusto qualche sfumatura.
Presi dal continuo senso di precarietà, vulnerabili oltre misura, sempre tesi come corde di violino, pronte a spezzarsi al primo "pizzicare" un po' più energico o sbagliato. Tutto questo siamo Noi, ed io che mi riconosco in pieno, offro il mio appoggio a quelle mogli e pure a qualche marito che lamentano un cambiamento, il sentirsi all'improvviso "estranei" ai compagni scelti per la vita.
So che cosa succede nella mente e nell'animo di Chi accetta e subito dopo non accetta più... si passa dall'euforia alla tristezza profonda, dalla sonora risata alle copiose lacrime. Prende l'ansia e lo sconforto... la paura di quel che sarà.
Necessita davvero un gran lavoro su se stessi, e solo da "protagonisti". Chi è accanto può far da "suggeritore", ma solo quando ci si dimentica chiaramente la "battuta".
Con garbo, senza strafare e mai stancarsi. E sempre con la "santa pazienza" dovuta, in nome di quel che era e si è poi "apparentemente" smarrito.
Scherzosamente e con un pizzico di ironia, tutto fatto per sdrammatizzare e riportare equilibrio, si avvicina e mirando la foto, esclama... "Ma dove è finita la dolcezza che mi ha fatto di te innamorare?... "
A questo punto l'ho guardato al di sopra delle mie lenti da miope... e Lui poi ha replicato... "Beh, meno male... gli occhi sono sempre quelli, dolci da impazzire...", ho abbozzato prima un mezzo sorriso che subito dopo è diventato ampio, quasi una risata.
Non posso dargli torto, a volte non mi riconosco neppure io... poi ritorno in me, è vero... però intanto una "mezza delusione" l'ho data a Lui e a me.
E' che Noi, 048 non per vocazione, siamo imprevedibili, lunatici, in alcuni casi persino difficili da gestire, e questo a qualsiasi stadiazione di malattia. Durante o dopo, cambia poco... giusto qualche sfumatura.
Presi dal continuo senso di precarietà, vulnerabili oltre misura, sempre tesi come corde di violino, pronte a spezzarsi al primo "pizzicare" un po' più energico o sbagliato. Tutto questo siamo Noi, ed io che mi riconosco in pieno, offro il mio appoggio a quelle mogli e pure a qualche marito che lamentano un cambiamento, il sentirsi all'improvviso "estranei" ai compagni scelti per la vita.
So che cosa succede nella mente e nell'animo di Chi accetta e subito dopo non accetta più... si passa dall'euforia alla tristezza profonda, dalla sonora risata alle copiose lacrime. Prende l'ansia e lo sconforto... la paura di quel che sarà.
Necessita davvero un gran lavoro su se stessi, e solo da "protagonisti". Chi è accanto può far da "suggeritore", ma solo quando ci si dimentica chiaramente la "battuta".
Con garbo, senza strafare e mai stancarsi. E sempre con la "santa pazienza" dovuta, in nome di quel che era e si è poi "apparentemente" smarrito.
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