Oggi per qualcuno a me vicino è iniziato un nuovo conto alla rovescia.
Un po' malinconico, a tratti sgarbato, persino aggressivo. Quasi fosse pressato dall'assillo che tutto possa cambiare.
Viviamo, e per poterlo fare siamo convinti aver bisogno di certezze, ma l'unica valida da cui partire è la conoscenza di sé.
Tutte le altre non sono certezze, bensì convinzioni se non convenzioni.
Pare strano, il "non attaccamento" regala certezze. Prima tra tutte, che non è mai la fine ma sempre un nuovo inizio.
Per arrivarci occorre lasciar andare ciò a cui si è molto attaccati e che proprio per questo appesantisce e non serve, e trattenere il poco che fa bene ma uguale per tutti non è.
Lasciar andare è come perdere qualcosa coscientemente...
"L’arte di perdere non è difficile da imparare;così tante cose sembrano pervase dall’intenzionedi essere perdute, che la loro perdita non è un disastro. Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta il turbamento delle chiavi perdute, dell’ora sprecata. L’arte di perdere non è difficile da imparare. Poi pratica lo smarrimento sempre più, perdi in fretta: luoghi, e nomi, e destinazioni verso cui volevi viaggiare. Nessuna di queste cose causerà disastri".
- Elizabeth Bishop -
Che bella metafora, alleggerisce di fondo.
Lasciar andare non è privarsi di nulla, ma capire davvero di che cosa si ha bisogno, così da eliminare il superfluo o sostituirlo con qualcosa di nuovo, diverso. E sentirsi finalmente come prima, se non meglio.
Un tempo fui persona che non si liberava neppure dei cocci rotti, in seguito il timore di dover perdere ben altro e non solo quelli portò a sbarazzarmi di ciò che fosse materialmente fragile.
Così la mia persona, pure fragile ma leggera, ora è agli occhi altrui più preziosa.
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