sabato 21 dicembre 2024

CORSI E RICORSI (n.14) (L'empatia è una qualità, una virtù o cos'altro?)

In realtà fa parte della natura umana, si può essere più o meno empatici, comunque è una capacità che si può sviluppare ed allenare. Non equivale alla simpatia, e prima di tentare un qualsiasi approccio empatico bisognerebbe spogliarsi del proprio "bagaglio" per poter poi sobbarcarsi di una parte di quello altrui. Cosa difficile per un medico, costretto dalla professione stessa a mantenere un certo distacco, anche se non guasterebbero garbo, dolcezza, pazienza. Che dire... bisogna passare per la sofferenza per comprendere pienamente il primo bisogno di Chi incappa nella malattia? Una certa differenza la fa aver vissuto un'esperienza simile, a cominciare dall'ascolto e dell'accoglienza. Quel giorno che varchiamo la "soglia", cerchiamo un volto, un appiglio
. Inconsciamente scegliamo un Angelo custode. E magari capiterà il meno adatto, ma per Noi sarà sempre e solo l'unico. Semplicemente perché il primo. "... quando ci imbattiamo in un medico che ha umanità, consapevolezza di sé e di noi... che riesce a rappresentare se stesso e noi in una reciproca relazione... tutto diventa più leggero e la speranza si riaccende, perché sentiamo che esistiamo per l'altro, la nostra vita non gli è indifferente. Ci sentiamo contenuti e protetti, e naturalmente di questo abbiamo bisogno, perché la malattia ci rende fragili..." (Marta Tibaldi - "Oltre il cancro") Non è facile però essere compresi, spesso l'instabile e difficile situazione emotiva del singolo va a scontrarsi con la realtà quotidiana di Chi "opera" e deve, per poter continuare, evitare il proprio coinvolgimento emotivo. Difendersi per non crollare. Mentre a Noi improvvisamente risulterà indifferente e menefreghista. Ovvero... disillusione.

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