Una della Mente, l'altra del Cuore interagenti tra loro. Dovrebbero pure essere in perfetto equilibrio, dovrebbero, perché spesso questo non accade e tutto diventa più difficile.
E incontro ogni volta Lei, con le Sue parole crociate e gli occhi lucidi. Chissà quante caselle riuscirà a riempire, sempre che riesca qualche volta coi pensieri vuoti. Stamattina era in piedi dietro una porta per cercare di capire. E dice che si sente combattuta tra l'agire che non sempre le viene facile, picchi di forza, molto simile ad aggressività, necessaria per contrastare la negatività di pensiero, e il dolore che si porta dentro e appare anche fuori. Io non posso fare a meno di fermarmi a parlare con Lei... vorrei poterla aiutare in quello che è il ruolo di caregiver di un uomo che è stanco, e mai ha accettato la malattia.
Un giorno Lui fu un po' più loquace e si lasciò andare in un'esternazione che parve una dichiarazione d'amore. Senza di Lei, non potrei. Per me è vitale.
E Lei era lì, si commosse e si rianimò, prese coraggio e...
Aiutami ad aiutarti... e poi sorrise, sperando in un futuro, dalla durata imprevedibile ma migliore.
E a proposito di compagne caregiver, ce n'è un'altra che incontro spesso, serena sempre all'apparenza ma con una forte sofferenza interiore. Una volta confessò quasi con vergogna di non essersi sentita mai amata da Suo marito. Carattere duro e ombroso, riservato per un passato intimamente doloroso.
Di recente però mi ha raccontato che quando Lei gli prende le mani livide per la chemio e le massaggia, Lui risponde con una carezza. Cosa mai fatta prima.
Vedi...? Forse è questa la chiave per uscirne fuori.
Avrebbe replicato.
Lui l'ha guardata senza dire niente.
Ma perché fa così... io voglio aiutarlo.
Mi ha detto lei in tono piagnucoloso ma sincero.
Forse perché già si sente umiliato così, e poi è riuscito appena ad essere quello che sentiva già prima della malattia, ma non metteva fuori. Tu allora, fai così... ricambia la carezza, sosta su quelle mani, e non parlare. Recupera il tempo perso finora, segui il Cuore senza dimenticare i "discorsi" della Mente.
E incontro ogni volta Lei, con le Sue parole crociate e gli occhi lucidi. Chissà quante caselle riuscirà a riempire, sempre che riesca qualche volta coi pensieri vuoti. Stamattina era in piedi dietro una porta per cercare di capire. E dice che si sente combattuta tra l'agire che non sempre le viene facile, picchi di forza, molto simile ad aggressività, necessaria per contrastare la negatività di pensiero, e il dolore che si porta dentro e appare anche fuori. Io non posso fare a meno di fermarmi a parlare con Lei... vorrei poterla aiutare in quello che è il ruolo di caregiver di un uomo che è stanco, e mai ha accettato la malattia.
Un giorno Lui fu un po' più loquace e si lasciò andare in un'esternazione che parve una dichiarazione d'amore. Senza di Lei, non potrei. Per me è vitale.
E Lei era lì, si commosse e si rianimò, prese coraggio e...
Aiutami ad aiutarti... e poi sorrise, sperando in un futuro, dalla durata imprevedibile ma migliore.
E a proposito di compagne caregiver, ce n'è un'altra che incontro spesso, serena sempre all'apparenza ma con una forte sofferenza interiore. Una volta confessò quasi con vergogna di non essersi sentita mai amata da Suo marito. Carattere duro e ombroso, riservato per un passato intimamente doloroso.
Di recente però mi ha raccontato che quando Lei gli prende le mani livide per la chemio e le massaggia, Lui risponde con una carezza. Cosa mai fatta prima.
Vedi...? Forse è questa la chiave per uscirne fuori.
Avrebbe replicato.
Lui l'ha guardata senza dire niente.
Ma perché fa così... io voglio aiutarlo.
Mi ha detto lei in tono piagnucoloso ma sincero.
Forse perché già si sente umiliato così, e poi è riuscito appena ad essere quello che sentiva già prima della malattia, ma non metteva fuori. Tu allora, fai così... ricambia la carezza, sosta su quelle mani, e non parlare. Recupera il tempo perso finora, segui il Cuore senza dimenticare i "discorsi" della Mente.
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